SALVAGO, Bernardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

SALVAGO, Bernardo

Andrea Lercari

– Nacque a Moneglia (Genova) nel 1641 da Giuseppe di Leonardo e da Luigina Piazza di Battista.

«Uomo di singolare industria nei maneggi politici» (Storia del bombardamento..., 1877, p. 277), è stato talvolta erroneamente considerato membro dell’illustre casata patrizia genovese, del cui stemma («D’oro alla rotella di nero caricata di un leone d’argento») faceva uso, come si desume da alcuni sigilli in ceralacca rossa utilizzati nella sua corrispondenza. Apparteneva invece a un’omonima famiglia di Moneglia, nella Riviera ligure di Levante, con legami di parentela e amicizia tra le più distinte famiglie rivierasche e nell’ambito del patriziato genovese. Durante i secoli delle lotte di fazione che da Genova si erano estese a tutto il Dominio, Moneglia era stata un centro nevralgico, diviso dal corso del torrente San Lorenzo in due borghi, di Ponente, occupato dai guelfi o ‘neri’, e di Levante, dei ghibellini o ‘bianchi’. I Salvago erano stati sempre una famiglia guelfa del borgo di Ponente, anche se al momento della nascita di Bernardo avevano stabilito la propria residenza in un palazzo nel cosiddetto borgo di mezzo proprio sulla sponda a Levante del torrente San Lorenzo, presso il ponte che collegava i due nuclei abitati.

Dopo la prematura scomparsa del padre, autorevole giureconsulto, Salvago fu avviato alla vita ecclesiastica: il 29 aprile 1662 il fratello maggiore, Andrea, sapendo che Bernardo, chierico con gli Ordini minori in quel momento assente da Moneglia, era intenzionato a prendere gli Ordini sacri, gli assegnò beni immobili per il valore di 4600 lire genovesi quale patrimonio ecclesiastico, con la clausola che ne avrebbe fruito a vita e che dopo la sua morte sarebbero tornati alla famiglia. In seguito Salvago non abbracciò il sacerdozio, ma si addottorò in legge come il padre ed entrò a far parte dell’alta burocrazia della Repubblica di Genova. Tra il 1672 e il 1681 fu presente come segretario e incaricato d’affari dell’ambasciata genovese a Parigi, probabilmente scelto anche con il favore di Paris Maria Salvago, ivi ambasciatore nel 1672 e nel 1675, in anni di crescenti tensioni e dissapori tra re Luigi XIV e la Repubblica.

La lunga permanenza nella capitale francese fornì a Salvago una grande competenza in materia internazionale e la conoscenza della diplomazia europea. A causa dell’inasprirsi dei rapporti tra i due Stati, nel dicembre del 1681 dovette fare rientro a Genova su espressa richiesta del monarca, il quale lo congedò comunque con onore. Rientrato in patria, dal 1682 al 1695 fu uno dei tre cancellieri del Senato e segretari di Stato. In città fece anche parte di un gruppo di letterati e poeti dilettanti vicini al Collegio dei gesuiti e interessati anche alle nuove scienze, i quali si riunivano nell’osservatorio astronomico costruito da Paris Maria Salvago, amico di Bernardo.

Per le sue competenze professionali e le sue qualità personali fu chiamato a rivestire incarichi diplomatici in due momenti di particolare difficoltà della Repubblica, nei quali esercitò un ruolo in parte nascosto ma assai apprezzato dai governanti genovesi. Nel gennaio del 1684 fu inviato a Londra per chiedere a re Carlo II Inghilterra d’intercedere in favore della Repubblica presso Luigi XIV, che in maggio avrebbe inviato la sua flotta a colpire la capitale genovese con il celebre devastante bombardamento. Dopo questo tragico evento, la sua azione presso il sovrano francese fu improntata a ottenere un’attenuazione delle mortificanti condizioni imposte alla Repubblica per stabilire la pace. Intanto, la tregua siglata il 10 agosto a Ratisbona tra Spagna e Francia destò in Genova grande preoccupazione, perché una clausola lasciava a Luigi XIV libertà di azione militare contro il Dominio genovese. Il governo inviò quindi Salvago alla Corte di Vienna, dove si stava preparando il trattato di pace tra i due regni, perché si adoperasse in supporto del ministro residente, Giulio Spinola, al fine di fare inserire nel documento clausole a tutela della Repubblica.

Al suo arrivo a Vienna, il 10 settembre, il trattato era già stato stilato ed egli rientrò quindi rapidamente a Londra per ottenere appoggio agli interessi genovesi. Arrivò nella capitale inglese il 4 ottobre, rimanendovi sino all’agosto del 1685, quando tornò in patria, passando per Parigi. Durante il soggiorno londinese fu più volte ricevuto dal sovrano e appoggiò l’operato del patrizio Nicolò Agostino Pallavicino, inviato straordinario della Repubblica a re Carlo.

Tornato a Genova, diede alle stampe un memoriale relativo al bombardamento francese, la Risposta al Signor N. sopra la Relazione francese intitolata Giornale di ciò che dall’Armala navale del Re e stato eseguito dinanti Genova nel mese di Maggio scaduto 1684 (s.l. s.d.). Tra il 1694 e il 1695 fu inviato a Milano e a Madrid, mentre era in corso la cosiddetta guerra della Grande Alleanza (1688-97), combattuta dalla Francia contro Inghilterra, Austria e altre potenze loro alleate. Oltre alle questioni di carattere navale che avevano interessato il Mar Ligure e i consueti problemi derivanti dai passaggi di truppe, il principale oggetto delle due missioni di Salvago fu l’annosa questione del mancato rispetto del monopolio genovese sul commercio del sale nel Marchesato del Finale, l’antico e strategico feudo dei marchesi del Carretto nella Riviera ligure di Ponente passato sotto la Corona spagnola nel 1602 e dipendente dallo Stato di Milano. Le trattative condotte da Salvago si tradussero nel trattato siglato il 10 marzo 1696 tra il re di Spagna e la Repubblica, molto vantaggioso per quest’ultima e favorito dal timore che Genova potesse avvicinarsi all’orbita francese.

Ammalatosi gravemente, Salvago si era però spento alla corte di Madrid il 19 agosto 1695.

Con il proprio testamento, redatto il 16 agosto, aveva nominato procuratore ad votum post mortem il fratello fra Giovanni Battista dei minori osservanti del convento di Moneglia, presente a corte, con ampia facoltà di mutare le disposizioni e dettare un vero e proprio testamento per disporre dei suoi beni. Uniche volontà da lui espresse furono di essere sepolto nella chiesa dell’Ospedale degli italiani dei Ss. Pietro e Paolo e le nomine dei fedecommissari, lo stesso fra Giovanni Battista e i patrizi genovesi Paris Maria Salvago e Giuseppe Della Rovere, e dell’erede, il capitano Nicolò Godano, suo nipote ex sorore.

Fra il 10 e il 12 ottobre 1695, in Genova, Nicolò compì tutti gli atti necessari per prendere possesso dell’eredità dello zio e per redigerne l’inventario e, dopo alcuni dissapori con lo zio, Andrea Salvago, il 9 febbraio 1696 ottenne definitivamente l’ingente eredità monegliese, dichiarando che, in onore del defunto zio Bernardo, lui e la sua discendenza avrebbero assunto il cognome de Salvaghis. Dell’eredità di Salvago faceva parte anche un credito di 150 scudi d’argento nei confronti della Comunità di Moneglia, alla quale egli aveva prestato la cospicua somma senza interessi e senza mai richiederne la restituzione.

Fonti e Bibl.: Moneglia, Archivio della parrocchia di S. Croce, Atti di battesimo, matrimonio e morte (1626-1659), cc. 59r (18 marzo 1641), 143r (21 aprile 1653); Archivio di Stato di Genova, Archivio Segreto, 1924, Litterarum, anni 1684-1685; 1926, Litterarum, anni 1676-1678; 1928, Litterarum, anno 1678; 1931, Litterarum, anni 1681-1682; 1935, Litterarum, anni 1684-1685; 2194, Lettere Ministri Francia, docc. 24 giugno-14 agosto 1672; 2196, Lettere Ministri Francia, docc. 27 dicembre 1674 - 16 dicembre 1675; 2197, Lettere Ministri Francia, docc. 3 gennaio 1676-27 dicembre 1677; 2198, Lettere Ministri Francia, docc. 3 gennaio-16 settembre 1678; 2199, Lettere Ministri Francia, docc. 20 gennaio 1679-27 settembre 1680; 2199, Lettere Ministri Francia, docc. 24 gennaio-4 dicembre 1681; 2275, Lettere Ministri Inghilterra, docc. 1° gennaio 1684-27 luglio 1685; 2305, Lettere Ministri Milano, docc. 8 luglio-21 settembre 1694, 11 giugno-30 ottobre 1694; 2464, Lettere Ministri Spagna, docc. 3 gennaio-30 giugno 1695; 2707 F, Instructiones et relationes, doc. 164 (24-28 agosto 1684); 2710, Istruzioni a Ministri, doc. 11 (3 giugno 1694); 2714, Istruzioni a Ministri, doc. 4 (13 dicembre 1694); Notai antichi, 9628, Domenico Ponte, docc. 10 e 12 ottobre 1695; 9629, Domenico Ponte, docc. 9 febbraio 1696; Notai di Chiavari, 1385, Giorgio Comeglio, docc. 43 (18 febbraio 1651), 541 (24 novembre 1652), 542-543 (27 novembre 1652); 5045, Michele Piazza, docc. 593-594 (29 aprile 1662); 4969, Giovanni Antonio Comeglio, docc. 180 (26 aprile 1711-12 maggio 1712), 224 (27 agosto 1711) e 329 (13 maggio-4 settembre 1712); Sala Senarega, 2156, Atti del Senato, doc. 19 novembre 1649; 2742, ibid., doc. 194 (25 aprile 1697).

Indice universale della storia, e ragione d’ogni poesia scritta dall’abate Francesco Saverio Quadrio, Milano 1752, p. 183; Annali della Repubblica di Genova del secolo decimo ottavo descritti da Filippo Casoni, VI, Genova 1800, pp. 227, 242 s.; C. Desimoni, Notizie di Paris Maria Salvago e del suo Osservatorio astronomico in Carbonara, II, in Giornale ligustico di archeologia, storia e belle arti, III (1876), pp. 41-65 (in partic. pp. 42, 46); M. Spinola, Dissertazione intorno alle negoziazioni diplomatiche tra la repubblica di Genova ed il Re Luigi XIV negli anni 1684 e 1685, in Giornale ligustico di archeologia, storia e belle arti, IV (1877), pp. 129-198 (in partic. pp. 162 s., 170); Storia del bombardamento di Genova nell’anno MDCLXXXIV. Libro inedito degli annali di Filippo Casoni, Genova 1877, pp. 73, 92-98, 107 s., 115-117, 166-173, 227-232; A. Centi, Cenni storici di Moneglia, Genova 1899, pp. 110 s.; V. Vitale, Diplomatici e consoli della Repubblica di Genova, in Atti della Società ligure di storia patria, LXIII (1934-1935), pp. 63, 120, 145 s., 184, 192; A.M. Ranuzzi, Lettere da Parigi a Domenico Federici (1683-1687), a cura di F.M. Cecchini, Roma 1988, passim; E. Graziosi, La prearcardia: 1680-1700, in La letteratura ligure. La Repubblica aristocratica, II, Genova 1992, pp. 210, 217 s.; R. Balestrieri, L’ambiente di Paris Maria Salvago (1643-1724), in Atti del XXX Congresso nazionale della Società italiana degli storici della fisica e dell’astronomia... 2010, a cura di R. Mantovani, Urbino 2012, pp. 109-117 (in partic. p. 116); A. Lercari, La Società monegliese (secoli XVI-XVIII). Note d’Archivio e spunti di ricerca, in L’Oratorio dei Disciplinanti di Moneglia. Testimonianza di fede e di arte nella storia di una Comunità, Atti del Convegno..., Moneglia... 2008, a cura di G. Algeri - V. Polonio, Chiavari 2012, pp. 143-172 (in partic. pp. 157-162).

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