BES

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi BES dell'anno: 1959 - 1994

BES (v. vol. II, p. 66)

A. M. Bisi

Egitto. - Benché divinità diffusissima e di grande popolarità, l'origine e la genesi di B. restano ancora materia di discussione. Un'impostazione corretta del problema impone di distinguere preliminarmente tra la presenza, sin dalle epoche più antiche, di una o più divinità, spesso naniformi, sempre grottesche e con caratteristiche ferine, con funzione essenzialmente apotropaica e magica, e l'individuazione precisa di tale divinità come Bes. Alla luce dei dati disponibili, sembra preferibile non etichettare come B. le iconografie anteriori al Nuovo Regno, e attribuirle semmai ad Aḥa, il demone «combattente», attestato con certezza sin dal Medio Regno e, forse, diretto precursore di Bes.

Accanto ai più diffusi tipi iconografici legati alla funzione apotropaica di B., particolarmente rivolta alla protezione del mondo infantile e femminile, è attestata un'iconografia connessa con la danza e con la musica o, in termini più generali, con la dea Ḥatḥor e il mito dell'occhio solare. Nelle rappresentazioni connesse a questo tema B. è raffigurato per lo più di profilo, in atto di danzare e suonare (tamburini, flauti, crotali, lira). La danza e la musica svolgevano infatti un ruolo importante nei rituali di placamento della dea infuriata, immagine del sole invernale.

Al ciclo solare va ricondotta un'ulteriore serie di iconografie, forse già implicite in alcune rappresentazioni del Nuovo Regno: per taluni, infatti, il B. alato non va addebitato a influssi orientali ma spiegato nell'ambito del sincretismo con il dio solare Horus. B. è probabilmente sin dalle origini una forma popolare del dio solare.

Bibl.: H. Bonnet, in RÄRG, 1952, pp. 101-109, s.v.; G. Roeder, Ägyptische Bronzefiguren, Staatliche Museen Berlin, Berlino 1956, p. 91 ss.; F. Jesi, Bès Initiateur, in Aegyptus, XXXVIII, 1958, pp. 171-183; A. Delatte, Ph. Derchain, Les intailles magiques gréco-égyptiennes, Parigi 1964, pp. 126-131; H. Al- tenmiiller, Die Apotropaia und die Götter Mittelägyptens (diss.), Monaco 1964- 1965; id., in LÄ, I, 5, 1975, s.v.; E. Hornung, E. Staehlin, Skarabäen und andere Siegelamulette aus Basler Sammlungen, Magonza 1976, pp. 124-126; M. C. Guidotti, Ipotesi di significato e tipologia dei vasi egizi di epoca tarda raffiguranti il dio Bes, in EgVicOr, VI, 1983, pp. 33-61; J. Leclant, A propos d'une terrecuite de Bès à l'oryx ..., in Hommages à Lucien Lerat, Parigi 1984, pp. 401-419; M. Malaise, Bès et Béset ..., in «Anges et Démons». Actes du Colloque de Liège et de Louvain-La-Neuve 1987, Lovanio 1989, pp. 53-67.

L'origine autoctona di B. è stata propugnata da J. Romano, The Origin of the Bes-Image, in BEgNewYork, II, 1980, pp. 39-56. Per un ampio catalogo commentato delle iconografie di età greco-romana, v. V. Tran Tarn Tinh, in LIMC, III, ι, 1986, pp. 98-108, s.v. (M. C. Betrò*)

Levante. - Le prime rappresentazioni del dio egiziano dalle chiare valenze apotropaiche appaiono in Siria nel Medio Bronzo, come mostra una statuetta in calcare del XIX-XVIII sec. a.C. rinvenuta nel «Tempio degli Obelischi» a Biblo. Nel Bronzo Recente, oltre che nei sigilli a cilindro paleosiriani (a partire dal XVI sec. a.C.), B. appare in veste ancora fedele ai prototipi egiziani, con serpenti in pugno o urei che fuoriescono dalla bocca, fra gli avori di Megiddo (1350-1150 a.C.), che annoverano anche la variante alata, rara in Egitto e di probabile ispirazione vicino-orientale.

Non è da escludere il confluire dell'iconografia del Khumbaba mesopotamico, demone dal volto orrifico segnato di rughe che stanno forse a simboleggiare dei tatuaggi a scopo magico-rituale, in una più tarda variante di B., particolarmente diffusa a Cipro fra il VII e il V sec. a.C., e in cui A. Hermary vede il dio indigeno Màlika, ricordato da Esichio: sono rappresentativi di questa iconografia le due statue colossali in calcare da Amatunte, oggi a Istanbul e a Limassol, il sarcofago pure da Amatunte a New York e alcune terrecotte provenienti dallo stesso centro eteo-cipriota. In molti di questi documenti amatusî B. mostra l'aggiunta di piccole corna sul capo, che possono essere ispirate a quelle di un altro demone mesopotamico dai tratti leonini, Pazuzu.

Un prezioso contributo all'iconografia del B. cipriota viene da una stele di Palekastro (Kition), della metà del VII sec. a.C., in cui una testa mostruosa dalle orecchie leonine e dal rictus orrifico, simile a quella di Khumbaba, reca una dedica in fenicio a Rešef-Šed, divinità salutare del pantheon semitico nordoccidentale, in cui è confluito un più antico dio cipriota (più tardi assimilato ad Apollo). Da Chytroi e da Kyrenia vengono due rilievi coevi alla stele di Palekastro, con un mostro alato per metà uomo e per metà leone, testa di B. e coda di serpente, che soggioga un toro.

Sempre a Cipro e in Fenicia, fra il VII e il VI sec. a.C., si affermano altre due varianti di B. in cui il dio egiziano si carica di molteplici valenze simboliche e apotropaiche proprie di altre figure divine: negli avorî di Nimrud e su un ortostato di Tell Ḥalaf, B. appare in lotta con altri personaggi che lo trafiggono con la spada, riecheggiando lo schema iconografico paleobabilonese dell'uccisione di Khumbaba; nella coppa in argento dorato da Idalion un personaggio dai tratti ferini simile a B. fronteggia alternatamente un leone o un grifone rampante, o reca come spoglia un leoncino sulle spalle e un'oca per il collo. Su altre placche d'argento cipriote da Marion e da Tamassos, e più ancora in una numerosa serie di scarabei e scaraboidi in diaspro e altre pietre dure, prodotti in Fenicia e a Cipro tra la fine del VII e il V sec. a.C., B. è rappresentato come «signore degli animali» fiancheggiato da leoni o in lotta contro un leone rampante sotto il disco solare alato, riprendendo il motivo del combattimento di Gilgameš, che nell'area fenicia si applica anche alle imprese di Melqart, successivamente identificato con Eracle. Il sincretismo fra B. e queste ultime due figure è favorito dalla presenza della pelle di ghepardo o di leone come uno degli elementi caratterizzanti tutte queste divinità. Talora nella glittica a stampo fenicia B. è ridotto a una gigantesca testa dai tratti ferini e con corona piumata, che ha lo stesso valore protettivo del gorgòneion, più tardi pure presente nella stessa classe di oggetti.

Caratteristiche della Palestina di età persiana, anche se il tipo sembra ispirarsi a una categoria di vasi egiziani del Nuovo Regno (Deir el-Medīna) che conoscono la massima diffusione in età saitica e tolemaica, sono delle olle con applicati bocca, occhi e baffi arricciati che riprendono i tratti facciali di B.: provengono da Tell el-Ḥesi, Tell Gemme, Samaria, Tell Mevorakh e Deve Hüyük in Siria, ove furono introdotti dalla guarnigione persiana installatasi nel sito intorno alla metà del V sec. a.C.

Della persistenza di B. in Fenicia in età ellenistico-romana testimoniano le terrecotte di Kharayeb, mentre l'ampia irradiazione della sua immagine sulla scia dei traffici fenici è documentata da un lato dai rilievi di Karatepe, in cui il dio è accompagnato da scimmie, dall'altro dalla presenza di B. nel repertorio delle colonie fenicie d'Occidente. B. è particolarmente popolare in Sardegna, ove varie statue in arenaria di epoca punico-ellenistica lo rappresentano nudo, col corpo flaccido coperto solo da un cortissimo perizoma e con la corona di penne sul capo che nella statua rinvenuta nel tempio di Bithia, dedicato a una divinità salutare, assume l'aspetto di una tavoletta rettangolare. Una figura intera di B. compare su una placca fittile di Tharros, influenzata, come una matrice di Cartagine, dall'iconografia del Sileno. Assai interessante è l'interpretazione che del busto di B. danno altri due monumenti sardi, una stele dal tofet di Sulcis e una placchetta d'osso da Monte Sirai.

Una metopa del mausoleo Β di Sabratha perpetua anche nell'Africa punica della prima età ellenistica lo schema del B. fenicio-cipriota che afferra i leoni per le zampe posteriori.

Bibl.: B. a Cipro e in Fenicia: V. Wilson, The Iconography of Bes with Particular Reference to the Cypriot Evidence, in Levant, VII, 1975, pp. 77-113; W. Culican, Phoenician Demons, in JNES, XXXV, 1976, pp. 21-24; A. M. Bisi, Da Bes a Herakles, in RStFen, VIII, 1980, pp. 19-42; A. Hermary, in LIMC, III, i, 1986, pp. 108-112, s.v. Bes (Cypri et in Phoenicia).

Vasi palestinesi: E. Stern, Bes Vases from Palestine and Syria, in IsrExplJ, XXVI, 1976, pp. 183-187; J. A. Blakely, F. L. Horton, South Palestinian Bes Vessels of the Persian Period, in Levant, XVIII, 1986, pp. 111-119.

Monumenti sardi: S. Moscati, Il Bes di Monte Sirai, in RendLinc, s. VIII, XXXIV) 1979) PP· 233-238; P. Agus, Il Bes di Bitia, in RStFen, XI, 1983, pp. 41-47.

Metopa di Sabratha: A. Di Vita, Influences grecques et tradition orientale dans l'art punique de Tripolitaine, in MEFRA, LXXX, 1968, p. 20 ss.