BIBBIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

BIBBIA (VI, p. 879)

Alberto Vaccari

Grandi scoperte e rilevanti progressi sono stati fatti di recente negli studî biblici; accenniamo rapidamente ai principalissimi. Gli scavi in Oriente hanno aperto orizzonti nuovi. Le tavolette esumate sul posto dell'antica Ugarit, a Ras Shamra (App. I, p. 960 e in questa App.) hanno offerto agli studiosi abbondante e prezioso materiale linguistico, letterario e storico-culturale di comparazione e d'illustrazione per lo studio della Bibbia, ma d'interpretazione non facile e poco progredita.

In Palestina l'esplorazione di Tell Duweir, a nord-est di Gaza, ha fruttato l'identificazione di quella località con l'importante città di Lachis e un buon numero di ostraka degli ultimi anni del regno di Giuda (verso 187 a. C.), note e letterine interessanti per la scrittura e gli avvenimenti di quei tempi.

Per il testo ebraico del Vecchio Testamento segna una svolta la terza edizione della Biblia Hebraica di R. Kittel (Stoccarda 1929-37), fondata, per merito principalmente di P. Kahle, su manoscritti antichi della recensione di Aaron ben Asher (sec. X), non più sulla stampa di Jacob ben Chayim (1525).

Alla tradizione della Bibbia greca, specie del Nuovo Testamento, notevoli accrescimenti hanno apportato i numerosi papiri acquistati dalle biblioteche d'Europa e d'America. Per antichità vanno segnalati un frammento del Deuteronomio del sec. II a. C. ed uno del vangelo di S. Giovanni della prima metà del sec. II d. C. nella Rylands Library di Manchester; per copia e bontà di testi è divenuta celebre la collezione di Chester Beatty a Londra. Di gran valore nel suo genere è pure un brano di pergamena trovato fra le rovine di Dura-Europo (v. XIII, p. 290 e App. I, p. 530) con nove righe del Diatessaron di Taziano in greco, unico frammento a noi giunto di quell'opera insigne, nella lingua originale.

Di questi nuovi materiali s'è avvantaggiata la critica testuale del Nuovo Testamento. La ricerca è stata proseguita nella direzione del tipo detto cesariense, nel quale si son venuti distinguendo due gruppi: uno (codici Θ, 545,700) più propriamente cesariense perché più stretto ad Origene ed Eusebio, l'altro (papiro 45, cod. 28 e le due famiglie capeggiate dai codd. 1 e 13) da dirsi piuttosto precesariense, testo cui si annette grande valore per accertare la genuina lezione.

Per l'uso corrente, al disagio creatosi da quando la maggioranza dei critici rigettò la nuova notazione dei manoscritti introdotta da H. v. Soden (mentre non si può trascurare il suo ricchissimo apparato, e la sua ramificata classificazione da nuove ricerche riceveva conferma), rimediò l'edizione del P. A. Merk (Roma 1933; 6ª ed. 1948), che in un ampio e denso apparato critico ordinato secondo la classificazione del von Soden nota i codici con l'ultimo e perfezionato sistema di R. Gregory. Con diverso criterio una commissione inglese si propose di rifare, ammodernandola, l'opera di C. Tischendorf. Ne sono usciti, per cura di E. Legg, Marco (Oxford 1935) e Matteo (ib. 1940).

Anche migliore la situazione in fatto di edizioni, per la versione greca del Vecchio Testamento (LXX). La grande edizione di Cambridge (Brooke-Mc Lean) nel 1947 ha cominciato, con Ester, Giuditta, Tobia, il suo 3° volume. In Germania il Septuaginta-Unternehmen ha iniziato coi Salmi (Gottinga 1931), seguiti da i Maccabei (1936), Isaia (1939) e Profeti minori (1940), l'edizione critica da lungo intrapresa: esame di tutta la tradizione manoscritta, classificazione dei codici, metodico emendamento del testo, apparato di varianti condensato con l'uso di sigle per le classi. Per l'uso corrente A. Rahlfs ha pubblicato un'edizione manuale di tutto il Vecchio Testamento, con testo criticamente emendato e varianti dei principali codici unciali (Stoccarda 1935).

Dell'edizione critica della Volgata i monaci benedettini della abbazia di S. Girolamo, eretta proprio per quell'opera da Pio XI (1933), pubblicarono nel decennio 1936-45 quattro volumi, dai Numeri a tutti i Re. L'edizione di Oxford del Nuovo Testamento latino fu completata nel 1941 con gli Ebrei nella sua seconda parte, che comprende l'epistolario paolino.

Dell'antica versione latina del Nuovo Testamento, A. Jülicher ha iniziato, col titolo di Itala, un'utilissima edizione, che pone insieme sott'occhio le due forme, itala (o europea) ed africana, con le varianti di tutti i manoscritti a noi giunti. Sono usciti sinora Matteo (1938) e Marco (1940).

Per gli studî biblici nella Chiesa cattolica due atti renderanno memorabile il pontificato di Pio XII: la nuova traduzione dei Salmi dall'ebraico in latino autorizzata con Motu proprio del 24 marzo 1945 per la recita, privata e pubblica, dell'Ufficio divino e l'enciclica Divino atlante Spiritu del 30 settembre 1943 sul miglior modo di promuovere gli studî biblici. Tra le norme ivi raccomandate meritano speciale rilievo l'esortazione a risalire ai testi originali della Bibbia e a praticare la critica testuale; l'invito ai cattolici cultori di scienze fisiche ed archeologiche a fornire, col serio e ponderato studio delle loro discipline, solide e sicure conclusioni agli esegeti nei punti di contatto con la Bibbia; per la retta intelligenza e interpretazione dei sacri libri la necessità di ben conoscere i generi letterarî di uso nelle antiche letterature orientali. Circa il Pentateuco, è da vedere il responso della Commissione biblica pontificia del 16 gennaio 1948 (in Acta Apostol. Sedis, XL, 1948, pp. 45-48).

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