BICCHIERE

Enciclopedia Italiana (1930)

BICCHIERE (fr. verre "vetro"; sp. copa, vaso; ted. Glas; ingl. glass "vetro"; dall'antico tedesco pechhar, becher, onde anche "pècchero")


Vasi di forma e capacità adatta a recare alle labbra il liquido per bere conobbe l'antichità, e Greci e Romani n'ebbero di varie fogge e materie, distinti con nomi diversi (v. calice, cantaro, chous, coppa, Karchesion, Kylix, patera, poculo, rhyton, scifo). Anche oggi, del resto, le fogge variano assai, pur restando pochi i tipi fondamentali; e tutti distinguono il calice, o bicchiere a calice, dal bicchiere comune, senza piede. E si fanno anche oggi di metallo, sia prezioso come l'oro e l'argento (è quasi di prammatica farne dono a un neonato), sia leggiero e infrangibile, come l'alluminio: un bicchiere di questo metallo, sia particolarmente appiattito, sia pieghevole a cannocchiale, fa ormai parte del corredo di ogni escursionista. Ma la materia più comunemente usata è il vetro o il cristallo: e qui, non meno che nel bicchiere o nella coppa (v.) d'oro o d'argento, ha campo di sbizzarrirsi la fantasia dell'artefice o la moda, che in questi ultimi anni ha favorito un notevole incremento dell'arte vetraria (v. vetro). Così, appunto, la parola "vetro" ha finito per designare, in varie lingue, lo stesso bicchiere.

Giovanni da Uzzano, nella sua Pratica della marcatura (1442), ricorda il "manghanese da fare bicchieri"; il cronista piacentino Giovanni de' Mussi ricorda già che nella sua città, intorno al 1390, ciascun commensale aveva uno o due recipienti di vetro, per il vino e per l'acqua. Dovevano essere però ancora oggetti di lusso, e usati da benestanti, se nell'inventario di Carlo VI di Francia (1399), si trovano un gobelet et une couppe de voirre blanc, garniz, è vero, d'argent doré.

Bicchieri si chiamano anche quelli, di grandezze differenti, che s'adoperano per analisi o esperienze nei gabinetti di chimica. Sono generalmente muniti d'un becco, che rende più facile vuotarne il contenuto senza pericolo che il liquido si spanda. Quelli in cui devono aver luogo precipitazioni, conviene che siano conici, con orlo più o meno largo, fondo ristretto, ma arrotondato, e piede largo, che ne assicuri la stabilità; altri, che si debbono far roteare, sono invece in forma di tronco di cono rovesciato, con la base più larga dell'orlo; altri, infine, cilindrici, con base sia dritta, sia arrotondata. Talvolta sono fatti di vetri speciali, resistenti alla fiamma, ecc. Sono spesso graduati, in modo da poter misurare esattamente e presto la quantità del liquido che vi si versa; come graduati sono pure i bicchieri che si vendono o noleggiano nelle stazioni termali, ad uso di chi vi beve acque minerali.

Bicchiere era detta anche una misura di capacità per liquidi, usata a Palermo fino al 1861 (equivalente a litri 0,214913); a Napoli per il vino e l'acquavite (litri 0,242361); a Casal Monferrato (litri 0,203362); a Torino dopo il 1818, equivaleva a litri 0,34240.

TAG

Carlo vi di francia

Acquavite

Alluminio

Cantaro

Palermo