Righenzi, Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani (2022)

Righenzi (Righensi), Carlo. − Non è nota la data di nascita di questo attore, cantante, librettista, impresario musicale, maestro di canto e animatore di troupes operistiche itineranti, originario probabilmente di Verona (Bianconi - Walker, 1975, p. 401), di cui si può documentare l’attività dagli anni Quaranta sino agli anni Sessanta del XVII secolo.

Partecipò forse all’allestimento fiorentino dell’Egisto (di Giovanni Faustini, musica di Pietro Francesco Caletti, detto Cavalli) nella primavera del 1646 insieme allo scenografo Curzio Manara, con il quale, nel febbraio dell’anno seguente, mise in scena a Bologna la medesima opera, oltre a La finta pazza (di Giulio Strozzi e Francesco Sacrati) e Gli amori di Apollo e Dafne (di Giovanni Francesco Busenello e Cavalli), in una «compagnia di Accademia, per rappresentare opere in musica» detta dei Discordati (Monaldini, 2000, pp. 15-17). Durante il Carnevale 1648 era a Ferrara, ancora con i Discordati, presentando nuovamente l’Egisto, poi, verosimilmente a primavera, a Bologna, dove firmò la dedicatoria al libretto di La virtù de’ strali d’amore (di Faustini e Cavalli), opera forse replicata, sempre a Bologna, nel successivo Carnevale.

Dopo qualche anno di assenza di notizie, lo si ritrova nella primavera del 1652, con il nome d’arte di Leandro, membro di una compagnia comica di cui facevano parte alcuni dei migliori attori dell’epoca: Tiberio e Giovan Battista Fiorillo con le loro mogli, Marco Napolioni e Giovan Battista Andreini. Con i Fiorillo partì poi l’anno seguente per una tournée in Francia durata un anno. A essi si era legato sottoscrivendo un contratto che lo vincolava a rimanere per dodici anni pronto ad accettare qualsiasi scrittura gli avessero proposto, a causa di un debito di 2000 scudi contratto per degli abiti che gli erano stati ceduti. Nell’autunno del 1655 fu con loro a Firenze, e nel Carnevale 1656 a Venezia. In estate la compagnia fece alcuni brevi cicli di recite in cittadine della Toscana, e in luglio Righenzi da Firenze scrisse a Carlo II Gonzaga per svincolarsi da un impegno assunto con il comico Andrea Orsi (Fabrizio), protetto dal principe Alessandro Farnese, appellandosi, tra l’altro, agli obblighi che aveva nei confronti dei compagni. Nell’immediato pare che la supplica abbia avuto effetto, e che Righenzi abbia recitato con i Fiorillo a Firenze nella stagione d’autunno 1656. Alessandro Farnese però non rinunciò ad averlo e nei primi giorni di novembre chiese e ottenne da Leopoldo de’ Medici che fosse inviato a Parma (Monaldini, 2019, pp. 75-111).

Nel frattempo, dal 20 maggio 1656, Righenzi era entrato nel «Ruolo dei provvisionati» del cardinal Giovan Carlo de’ Medici come musico tenore (Mamone, 2003, p. 6), divenendo parte di quel gruppo di artisti che il cardinale legò a sé per avviare, con l’Accademia degli Immobili di cui era protettore, delle stagioni d’opera regolari nel nuovissimo teatro della Pergola. La prima opera allestita fu, nel 1657, Il potestà di Colognole, dramma «civile rusticale» di Giovanni Andrea Moniglia, musica di Jacopo Melani. Righenzi ebbe la parte di Desso, servitore sciocco, gobbo e balbuziente. Nel febbraio dell’anno seguente fu allestita un’altra opera di Moniglia, Il pazzo per forza, nella quale interpretò una parte seria, Flavio (figlio del ricco mercante Anselmo) che si finge pazzo per amore di Isabella. Nella primavera 1658, sempre alla Pergola, partecipò alla Presa d’Argo e gli Amori di Linceo con Hipermestra, di Moniglia, musicata da Francesco Cavalli. Nell’inverno 1658-59 era a Genova insieme ad Anna Caterina Venturi, un soprano che doveva essere a lui legata, e che è stato ipotizzato potesse essere sua moglie (Rosand, 1991, p. 234). Alcuni nobili genovesi chiesero un prolungamento della sua permanenza, ma il cardinal Giovan Carlo si oppose, avendo premura che ritornasse a Firenze per partecipare al nuovo spettacolo degli Immobili da rappresentare a Carnevale: Il vecchio balordo, di Moniglia e Melani. La parte assegnatagli fu nuovamente comica, quella del servitore Pietro Tartaglia, la medesima che, con il nome di Desso, nel gennaio del 1660 impersonò in La serva nobile di Moniglia con musiche di Domenico Anglesi. Nel 1661 risulta confermato nel ruolo dei provvisionati del cardinale come musico (Mamone, 2003, p. 6). Tra febbraio e marzo prese parte alle recite dell’Erismena che l’Accademia dei Sorgenti realizzò al teatro del Cocomero (Hill, 1976, pp. 31 e 33) e tra luglio e agosto a quella dell’Ercole in Tebe di Moniglia, musicato da Jacopo Melani, per i festeggiamenti del matrimonio tra Cosimo III principe di Toscana e Marguerite-Louise d’Orléans, nella quale ricoprì la parte di Sifone («tartaglia gobbo servitore d’Alceste»). Nel 1662, anno in cui gli Immobili non allestirono la tradizionale opera di Carnevale, lo si trova citato come possibile membro di una compagnia comica insieme a Tiberio Fiorillo e a Beatrice Vitali, vedova di Giovan Battista Fiorillo (Monaldini, 2000, pp. 172 s.). Compare nuovamente nel cast dell’Amor vuol inganno, di Moniglia e Melani, che doveva essere allestita dagli Immobili nel Carnevale 1663, ma non fu rappresentata per la morte del cardinal Giovan Carlo.

La scomparsa del protettore costrinse Righenzi a ripensare la propria carriera professionale. Insieme alla Venturi, nell’estate del 1663 si trasferì a Milano in una troupe di «Armonici Febi» con l’Artemisia di Francesco Rossi, ed è a questo punto che si ha testimonianza della sua attività di autore. Scrisse due libretti messi in scena nel Carnevale 1663-64 sempre a Milano: Il Crispo e La farsa musicale, un’opera seria di soggetto storico-morale con balletti e abbattimento e un’opera comica che ha come esplicito modello le commedie fiorentine di Moniglia, nella quale ritorna, come nell'Artemisia, il personaggio di Desso Tartaglia, e il cui prologo in dialetto milanese è stato attribuito a Carlo Maria Maggi. Quasi certamente prese parte alla messa in scena a Milano dell’Orontea di Giacinto Andrea Cicognini tra il novembre del 1664 e il Carnevale 1665 e nell’estate vi portò lo Xerse di Nicolò Minato e Cavalli, sul cui testo intervenne personalmente modificandone alcune parti, in particolare ampliando quella, comica, di Elviro (Lanfossi, 2010-2011, pp. 53 s.). Riprese poi l’allestimento dello Xerse a Verona in autunno. In entrambi i libretti è lui a firmare l’avviso ai lettori. In questi mesi Righenzi ebbe uno scambio epistolare con l’impresario veneziano Marco Faustini riguardo la compagnia di canto che doveva interpretare le opere da allestire a Venezia nel teatro dei SS. Giovanni e Paolo, nel quale sostenne le buone qualità canore di Anna Caterina Venturi, severamente messe in discussione da altre fonti. Righenzi e Venturi furono scritturati, ma la riuscita della stagione fu nettamente negativa, e nel corso delle recite dell’Orontea la cantante fu protestata.

L’ultima notizia su Righenzi si riferisce a una replica torinese dello Xerse nel 1667, nella medesima versione già presentata a Milano e Verona. Anche in questo caso la sua firma nell’avviso al lettore fa pensare che l’impresa fosse da lui diretta.

Fonti e bibliografia.

Una lettera di Righenzi del 25 luglio 1656 si trova nell’Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 1135; altre, del 1665, nell’Archivio di Stato di Venezia, Scuola Grande di San Marco, bb. 188 e 194.

L. Bianconi, voce Caletti (Caletti Bruni), Pietro Francesco, detto Cavalli, in Dizionario biografico degli Italiani, XVI, Roma 1973, pp. 686-96;

L. Bianconi - T. Walker, Dalla “Finta pazza” alla “Veremonda”. Storie di Febiarmonici, in Rivista italiana di musicologia, 1975, n. 10, pp. 379-454;

J.W. Hill, Le relazioni di Antonio Cesti con la corte e i teatri di Firenze, in Rivista italiana di musicologia, 1976, n. 11/1, pp. 27-47;

R.L. Weaver - N.W. Weaver, A chronology of music in the Florentine theater 1590-1750. Operas, prologues, finales, intermezzos and plays with incidental music, Detroit 1978;

E. Rosand, Opera in seventeenth-century Venice. The creation of a genre, Berkeley 1991 (trad. it. Roma 2013);

D. Isella, “L’è pur la mala cossa ess servitor”: un prologo milanese del Seicento, in Feconde venner le carte. Studi in onore di Ottavio Besomi, a cura di T. Crivelli, Bellinzona 1997, pp. 419-28;

S. Monaldini, L’Orto dell’Esperidi. Musici, attori e artisti nel patrocinio della famiglia Bentivoglio (1646-1685), Lucca 2000;

Lo spettacolo meraviglioso. Il teatro della Pergola. L’opera a Firenze (catal.), a cura di M. De Angelis - E. Garbero Zorzi - L. Maccabruni et al., Firenze 2000;

S. Mamone, Accademie e opera in musica nella vita di Giovan Carlo Mattias e Leopoldo de’ Medici, fratelli del Gran Duca Ferdinando, in “Lo stupor dell’invenzione”. Firenze e la nascita dell’opera, Atti del Convegno internazionale di studi… 2000, a cura di P. Gargiulo, Firenze 2001, pp.119-38;

S. Mamone, Serenissimi fratelli principi impresari. Notizie di spettacolo nei carteggi medicei. Carteggi di Giovan Carlo de’ Medici e di Desiderio Montemagni suo segretario (1628-1644), Firenze 2003;

C. Lanfossi, Il teatro d'opera a Milano nella seconda metà del XVII secolo. Alcuni esempi di drammaturgia musicale tra storiografia e analisi, dissertazione dottorale in musicologia, Università di Pavia, a.a. 2010-11, pp. 53-69;

L’Accademia degli Immobili “Proprietari del Teatro di Via della Pergola in Firenze”. Inventario, a cura di M. Alberti - A. Bartoloni - I. Marcelli, Roma 2010;

N. Minato - F. Cavalli, Artemisia, ed. critica a cura di H. Schulze - S.E. Stangalino, Kassel 2013, pp. XXX, 193-97;

G.A. Moniglia, Il vecchio balordo. Dramma civile musicale, a cura di F. Decroisette, Venezia 2014;

F. Cavalli, Il Xerse: dramma per musica by Nicolò Minato (Venice, 1655), a cura di S.E. Stangalino - Hendrik Schulze, Kassel 2019;

S. Monaldini, Teatro dell’arte, commedia dell’arte, opera in musica, Pisa-Roma 2019.

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