ROSSIGNOLI, Bernardino

Dizionario Biografico degli Italiani (2023)

ROSSIGNOLI, Bernardino


Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 88 (2017), 2023


Nacque a Ormea (Cuneo) nel 1546 (data che si ricava da ARSI, Vitæ 13, f. 73rv, ma anche da Med. 73, dove si sostiene che morì a 67 anni, mentre fino a tempi recenti si è considerata come data il 1547) da Antonio e da Luigia; il padre era di origine nobile e Bernardino aveva un’unica sorella più grande di lui.

Studiò con ogni probabilità nel collegio gesuitico di Mondovì (dove i gesuiti avevano aperto una scuola di grammatica nel 1561) e decise di aggregarsi alla Compagnia di Gesù suscitando le proteste del padre (G.B. Velati al Commissario F. Borgia, Mondovì, s. d., in ARSI, Ital. 123, f. 411) – secondo una modalità assai comune allora tra i parenti di chi sceglieva di seguire la propria vocazione religiosa – e i dubbi dello stesso rettore Giovanni Battista Velati (lettera al padre Commissario in Italia Francesco Borgia, Mondovì, 16 aprile 1563, in ARSI, Ital. 122, f. 322; lettere a Borgia, 21 e 24 aprile 1563, in ARSI, Ital. 122, ff. 338r-339v). Entrò nell’Ordine il 3 maggio 1563 a Roma, raggiunta proprio per sfuggire alla famiglia, e lì studiò retorica e filosofia al Collegio Romano. Dal 1567 al 1570 soggiornò quindi a Milano, città che vedeva una recente presenza della Compagnia (1564), dove insegnò retorica e poi teologia presso il Seminario patrocinato dal cardinale Carlo Borromeo. Il suo insegnamento proseguì negli anni successivi presso il collegio di Brera ed è probabile che proprio in quegli anni componesse il Tractatus de Trinitate, utile per avere un’idea dello studio della teologia nel collegio in quegli anni ma che non venne mai pubblicato (il mss. si trova nella Biblioteca Ambrosiana insieme all’inizio di un altro trattato sulla creazione: H. 189, inf.). Proprio a Milano fece la professione dei quattro voti il 21 dicembre 1579 nella chiesa di Santa Maria della Brera (ARSI, Hist. Soc. 31, f. 14r; Ital. 3, f. 217). Nel 1568 si oppose poi a Borromeo che aveva bandito dalle scuole dei chierici tutti gli autori classici per sostituirli con autori cristiani.

Una lacuna documentaria ci impedisce di ricostruire nel dettaglio gli anni dal 1569 al 1584 ma, come si evince dalle fonti successive, è indubbio che Rossignoli fu una figura di primo piano nel governo dell’Ordine ai tempi del generalato di Claudio Acquaviva. Egli fu rettore del collegio di Torino dal 1584 al 1589 e fu tra i consultori per i casi di coscienza di Carlo Emanuele di Savoia, intervenendo presso il governo centrale per perorare la richiesta del duca di avere un confessore gesuita (cfr. C. Acquaviva a B. Rossignoli a Torino, 10 sett.1585, in ARSI, Med. 21, I, f. 87v). A Torino fu anche direttore spirituale del cardinale Paolo Emilio Sfondrati, nipote di Gregorio XIV. Nel 1590 si spostò quindi al Collegio Romano sempre con la carica di rettore (la patente di conferimento dell’incarico è però del 23 ottobre 1589, ARSI, Hist. Soc. 61, f. 126r) dove rimase fino al 1592 per tornarci poi tra il 1604 e il 1606. Legato a san Luigi Gonzaga fino alla sua morte (1591), fu testimone per il suo processo di canonizzazione e si impegnò sempre nel custodirne la memoria. Dopo gli incarichi come rettore Rossignoli salì, per così dire, di grado e nella stima di Claudio Acquaviva, la qual cosa gli valse la nomina a superiore della provincia di Milano (1592), carica che mantenne fino al 1596, quando passò, sempre come superiore, alla provincia romana (fino al 1601).

Negli anni milanesi Rossignoli dovette occuparsi di casi impegnativi. Uno dei più noti fu quello relativo alla gestione del rapporto tra il gesuita Achille Gagliardi e Isabella Berinzaga, di cui il padre era direttore spirituale. Achille, insieme al fratello Ludovico, era figura di rilievo all’interno del contesto milanese e Rossignoli dovette affrontare con diplomazia la necessità di porre un freno all’autonomia del gesuita, favorevole a una riforma della Compagnia, e, soprattutto, di limitarne i rapporti troppo stretti con le donne, riuscendo anche a farlo trasferire a Genova. Inoltre fu parte in causa nel processo che coinvolse un altro gesuita, il «cervello fastidioso» Giulio Mazzarino, recalcitrante a obbedire al governo centrale «mostrando […] nel suo procedere che havesse pensiero, non che lui si dovesse conformare alli costumi della Compagnia, ma che li costumi della Compagnia si dovessero conformare a lui» (Deposizione del P. Bernardino Rossignoli. nel processo a carico del P. Giulio Mazarino, edito in Chiovaro 1967, pp. 352 s.). Mazzarino peraltro fu solo uno dei tanti casi che portarono in quegli anni a numerose richieste di dimissione nella provincia. Nel 1593 Rossignoli sostenne inoltre la strategia del generale volta a cambiare i superiori delle province in vista della V Congregazione generale (1593-94). La logica di Acquaviva era infatti quella di fare perno sempre su uno stesso gruppo di persone di fiducia che si scambiavano le cariche passando da una provincia all’altra. In seno alla Congregazione si trattava poi di contrastare il partito dei cosiddetti memorialisti, un gruppo di gesuiti dissidenti che si estendeva dalla Spagna a Milano (tra cui, oltre ai fratelli Gagliardi, Antonio Possevino e Gian Pietro Maffei) ostile al generalato di Acquaviva (cfr. Catto 2009, passim). In tal senso, a nome della provincia milanese, Rossignoli inviò anche una supplica a Clemente VIII per perorare il partito del generale (Supplica a Clemente VIII, Milano, 1° maggio 1593, in ARSI, Congr. 20b, f. 416rv, edita in Mercure jésuite, 1630, II, pp. 206-208). Proprio il pontefice, pur senza riuscire nel suo intento, avrebbe inoltre voluto che Rossignoli fosse nominato alla carica di assistente d’Italia (ARSI, Med. 76 II, f. 356r). Nel corso della Congregazione Rossignoli partecipò anche a importanti commissioni come quella sugli Esercizi spirituali, sulla riforma del noviziato e sulla Ratio studiorum (cfr. [R. Bellarmino], Petitiones deputationis Italicæ circa rationem studiorum (1591) Ad annum 1594, in Wicki 1992, pp. 133, 618).

Nel 1595 il generale lo richiamò a Roma «per opera di maggior gloria di Dio e servizio della Compagnia» (cit. in Chiovaro 1967, p. 134) ed è probabile che tale servizio si riferisse al concepimento del suo testo spirituale più importante: il De disciplina christianæ perfectionis (Ingolstadt 1600, tradotto anche in francese e polacco), dedicato proprio ad Acquaviva. A esso seguì il De actionibus virtutis ex Sanctis Scripturis et Patribus (Venezia 1603) che può esserne considerata un’appendice.

Il De disciplina christianæ perfectionis è diviso in cinque libri. Nel percorso proposto verso la perfezione cristiana Rossignoli sceglie una distinzione in tre gradi: incipienti, proficienti e perfetti. Si tratta di una tripartizione meno consueta rispetto a quella più in voga ai tempi che prevedeva invece tre tipologie di figure: purgativa, illuminativa e unitiva (cfr. De Guibert 1953, p. 249). Il primo libro tratta della conversione e della penitenza degli incipienti, il secondo dell’abnegazione per i proficienti, il terzo delle virtù teologali, il quarto delle virtù morali e l’ultimo si occupa dello stato dei perfetti. Il volume ha un evidente impianto ignaziano sia per ciò che concerne l’enfasi posta sulla qualità del direttore spirituale e sull’importanza della direzione spirituale nella conversione, sia per ciò che concerne la centralità dell’esercizio dell’intelletto, quel devoir d’intelligence che Luce Giard ha posto come caratteristica identitaria più importante per i gesuiti. Altrettanto significativo è il cristocentrismo dell’opera. Va ricordato per inciso che Rossignoli aveva trovato una copia dell’Imitazione di Cristo nel collegio di Arona e ne aveva proposta l’attribuzione a Giovanni Gerson. Il De disciplina è costruito in buona parte sulla patristica (s. Agostino, s. Gregorio Magno, s. Bernardo, s. Giovanni Crisostomo, Cassiano, s. Basilio), ma l’autore più citato è senz’altro san Tommaso con la sua Summa Theologica (in particolare per la trattazione delle virtù). Quanto ai suoi contemporanei, Rossignoli cita solo autori della Compagnia di Gesù, a partire da Gaspar de Loarte con il suo Essercitio della vita christiana (1557). Tra gli autori profani ne troviamo soltanto sei: Aristotele (solo l’Etica Nicomacheia), Cicerone, Plutarco, Seneca, Tacito, Valerio Massimo, si tratta dunque esclusivamente di autori classici. Per quanto l’opera di Rossignoli non avesse un valore dottrinale di eccezione se ne consigliò comunque la lettura all’ultimo anno del percorso di probazione per i novizi (cfr. Ordinationes Præpositorum Generalium, 1616, p. 119) e la sua diffusione è attestata anche da una lettera del missionario in Giappone Carlo Spinola che scrive a Rossignoli di aver letto il suo libro (lettera del 2 maggio 1612, in ARSI, Jap. Sin. 36, f. 156, edita in Chiovaro 1967, pp. 337 s.). Il De disciplina christianæ perfectionis ebbe inizialmente un buon successo editoriale con sei edizioni nel giro di pochi anni e traduzioni in francese (1606) e in polacco (1612); presto fu però soppiantata da altri trattati come quello di Alonso Rodriguez (Ejercicio de la Perfección y virtudes cristianas, Sevilla 1609).

La posizione intransigente di Rossignoli traspare anche da alcuni suoi documenti istituzionali come gli Ordini del rev. P. Bernardino Rossignoli provinciale dati a dì 3 di luglio 1598 con consenso et approbatione del R. P.N. Generale, nei quali suggeriva regole restrittive sullo scriver lettere, sull’osservanza del silenzio, sullo spostarsi in luoghi lontani dalla Compagnia (ARSI, Rom. 161-I, doc. XX). Tra i documenti editi si hanno poi alcuni testi di occasione composti da Rossignoli in occasione della morte del padre di un amico (Lettera al Sig. Bartolomeo Zucchi, Perugia, 18 luglio 1597, in Zucchi, L’idea, IV, p. 113) e dell’amico Alessandro Luzzago (Alexandri Luciaghi Epitaphium, Brescia 1602). Non sono attribuibili invece a Rossignoli due testi a lungo considerati come suoi: lo Stimolo delle virtù (Roma 1592) e la Sacra Historia Thebea (Torino 1589), del quale ultimo fu solo il censore. La sua attività letteraria fu comunque marginale e, come sottolineato dal suo biografo Francesco Chiovaro, «non esistono fonti che possano costituire un’apertura diretta sulla spiritualità del Rossignoli» (1967, p. 4), poiché il gesuita non ha lasciato diari né scritti sufficienti a delineare il suo percorso spirituale.

La sua carriera istituzionale si protrasse anche nel nuovo secolo: provinciale a Venezia tra il 1601 e il 1604 (dove si trovò di nuovo a dover gestire i fratelli Gagliardi nella polemica sul molinismo), rettore al Collegio Romano tra il 1604 e il 1606, quindi di nuovo a Milano (1606-11). Alla VI Congregazione generale del 1608 fu eletto segretario e partecipò alle commissioni sul governo della Compagnia, sulla formazione, sul rinnovamento dello spirito ignaziano e sui coadiutori. Passò infine a Torino come rettore tra il 1611 e il 1613.

Morì a Torino il 5 giugno 1613, in seguito a problemi di salute dovuti al diabete che gli era stato diagnosticato mesi prima.

L’estrema unzione gli fu somministrata dall’arcivescovo di Torino Carlo Broglia (ARSI, Vitæ 13, f. 73v). Rossignoli apparve la notte stessa della sua dipartita a un suo caro amico, dicendo che se ne sarebbe andato, e per due volte poi in un globo luminoso laddove era morto (ibid.). Venerato come santo (vengono riportati esempi in cui la sua preghiera migliorò le condizioni di salute di confratelli moribondi) e pianto anche da Carlo Emanuele di Savoia, la tradizione vuole che il suo corpo rimanesse incorrotto per cinque anni dopo la morte. Le Vitæ che parlano di lui lo descrivono come persona giusta, facile alle lacrime e «affettionatissimo [sic] agli scritti di Paolo apostolo da cui e lo stile e lo spirito prendesse in prestito» (ibid.).

Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio Vaticano, Nunz. di Savoia, vol. 40, f. 464v; Milano, Biblioteca Ambrosiana, Tractatus de Trinitate, H 189 inf., ff. 2r-110v; Roma, ARSI (Archivum Romanum Societatis Iesu), Fondo Gesuitico, Mss. 2 (Vocationes ad Societatem), t. II, 118, ff. 308r-309v (Copia d’una del P. Gioseffe Alemanni V. R. di Torino al P. Marchese Prete di Milano intorno alla morte del P. Bernardino Rossignoli, Torino, 7 giugno 1613, ed estratto di lettera del P. Gioseffe Alemanni al P. Pompilio Lambertenghi Visitatore nella Prov. di Sicilia, 9 gennaio 1614); Ital. 3, f. 217; Ital. 64, f. 155v; Ital. 69, ff. 143v, 149v; Ital. 122, ff. 322, 338r-339v, 388; Ital. 123, f. 411; Ital. 157, ff. 226-227; Hist. Soc. 61, f. 126; Hist. Soc. 174, f. 16v; Med. 20, ad ind.; Med. 21, ad ind.; Med 22., ad ind.; Med. 23, ad ind.; Med. 47 (Cat. trienn. 1589-1614), ff. 52, 53, 55, 69; Med. 75, f. 85; Med. 76II, ff. 356r-357v (edito); Rom. 14-II; Rom. 78b, ff. 29, 38, 49,53-54, 232, 322; Rom. 150, f. 34 (sulle reliquie di san Luigi Gonzaga); Rom. 169, f. 5v; Rom. 170, f. 120; Rom. 161-I, doc. XX; Ven. 36, f. 54v (Informatione delli Maestri et Scholari della Compagnia di Gesù che sono nella prov. di Lombardia l’anno 1573 fatta nel mese di marzo); Vitæ 5, f. 62rv; Vitæ 13, f. 73rv (edito); Vitæ 24, f. 300r; Vitæ 154, f. 39rv; Biblioteca Casanatense, Mss. 734: De disciplina christianæ perfectionis; Lettera al Sig. Bartolomeo Zucchi, in B. Zucchi, L’idea del Segretario, Venezia 1600, IV, p. 113; B. Rossignoli, Alexandri Luciaghi Epitaphium scriptum ad Io. Antonium d’Adda…, Brescia 1602; Bernardino Rossignoli, in A. Possevino, Apparatus sacer ad scriptores Veteris et Novi Testamenti, I, Venezia 1606, ad ind.; V. Cepari, S.I., Vita del Beato Luigi Gonzaga, Roma 1606, pp. 234-63; Ordinationes Præpositorum Generalium, communes toti Societati; Auctoritate Septimæ Congregationis Generalis contractæ, Roma 1616, p. 119; Supplica a Clemente VIII, Milano, 1° maggio 1593, in Mercure jésuite, Genève 1630, II, pp. 206-08; Biografia universale antica e moderna, XLIX, Venezia 1829, pp. 139-41, s.v. Rossignoli Bernardino; J.E. Nieremberg, Bernardino Rossignoli, in Varones ilustres, Bilbao 1890, V, p. 291; C. Sommervogel S. I., Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, Bruxelles 1896, VII, col. 161; E. Raitz von Frentz, De P. Rossignoli, «Archivum Historicum Societatis Iesu», I (1933), pp. 35-43; P. Pirri S.I., Il P. Achille Gagliardi, la Dama milanese, la riforma dello spirito e il movimento degli zelatori, «Archivum Historicum Societatis Iesu», XIV (1945), p. 22; J. de Guibert, La spiritualité de la Compagnie de Jésus. Esquisse historique, Roma 1953, pp. 206, 221, 249 e nota, 250, 306, 573; R.G. Villoslada S. I., Storia del Collegio Romano dal suo inizio (1551) alla soppressione della Compagnia di Gesù (1773), Roma 1954, p. 299; F. Chiovaro S.I., Bernardino Rossignoli S.I. (1547-1613). Orientamenti della spiritualità post-tridentina, Roma 1967 (con appendice documentaria, pp. 283-355); P. Leturia S.I., De Lecturas Asceticas, «Archivio italiano per la Storia della pietà,» II (1959), 53, pp. 1-50; I. Colosio, Una recente monografia sopra uno dei principali rappresentanti italiani della spiritualità gesuitica del cinquecento: Bernardino Rossignoli (1547-1613). Osservazioni metodologiche, «Rivista di ascetica e mistica», XIV (1969), pp. 190-99; J. Wicki, Monumenta Pædagogica Societatis Iesu, VII (Collectanea de Ratione Studiorum Societatis Iesu. 1588-1616), Romæ 1992, pp. 133, 618; M. Gioia, Breve compendio di perfezione cristiana. Un testo di Achille Gagliardi S.I. Saggio introduttivo ed edizione critica, Roma-Brescia 1996, pp. 68, 70 s., 76-78, 103; M. Catto, La Compagnia divisa. Il dissenso nell’ordine gesuitico tra ’500 e ’600, Milano 2009, pp. 110 nota, 140, 141 nota; J. O’Malley, S.I., Saints or devils incarnate? Studies in Jesuit history, Leiden-Boston 2013, pp. 139, 141; F. Villa, I rapporti tra la Provincia Mediolanensis della Compagnia di Gesù e la curia generalizia alla fine del XVI secolo (1581-1600), tesi di dottorato, Milano, Università Cattolica, a.a. 2020-21, passim.

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