Bioplastica

Lessico del XXI Secolo (2012)

bioplastica


bioplàstica s. f. – Materiale plastico prodotto da materie prime biologiche rinnovabili oppure, se (in tutto o in parte) di origine sintetica, dotato di elevata biodegradabilità, cioè della proprietà di venire decomposto in tempi relativamente brevi dall’azione di microrganismi, fornendo prodotti semplici quali acqua, biossido di carbonio, metano, biomasse. In considerazione delle problematiche ambientali associate all’intenso uso di plastiche sintetiche non biodegradabili nel corso degli ultimi 50 anni, a partire soprattutto dagli anni Novanta del sec. 20° si è registrata una forte spinta, culturale e normativa, alla sostituzione di questi materiali con bioplastiche. Oltre al problema della scarsa o nulla degradabilità, le plastiche tradizionali sono generalmente di derivazione petrolifera, ossia provengono da fonti non rinnovabili, e possono contenere additivi nocivi. Inoltre, i materiali bioplastici esclusivamente o prevalentemente costituiti da materie prime di origine naturale, possiedono una neutralità rispetto al bilancio del biossido di carbonio dell’atmosfera, sebbene l’effetto, sul bilancio globale del pianeta, sia modesto. Per es., in Italia la normativa ha previsto il divieto di commercializzare sacchetti di plastica per l’asporto di merci (shopper) le cui caratteristiche non rientrino in quelle contenute nella norma europea EN 13432, che definisce i criteri in base ai quali un materiale plastico può essere considerato biodegradabile e compostabile (la normativa consente l’uso di sacchetti non bioplastici solo se rispettano determinati requisiti di riutilizzabilità). Il requisito di compostabilità, in particolare, che non è necessariamente soddisfatto da tutti i materiali biodegradabili, assume importanza in relazione alla crescente spinta verso la raccolta differenziata dei rifiuti domestici. Le b. di origine vegetale sono prodotte a partire da amido di mais (per esempio il Mater-Bi), grano, tapioca, patate, zuccheri (per es. l’acido polilattico, che può essere ottenuto dalla canna da zucchero), cellulosa, poliidrossialcanoati (per es. il poliidrossi-β-butirrato, PHB, prodotto da vari tipi di batteri). In previsione dell’aumento dell’uso delle b. nei prossimi anni, molti sforzi di ricerca sono attualmente indirizzati al miglioramento delle caratteristiche tecniche (soprattutto meccaniche) delle b. e alla riduzione dei costi di produzione, che sono superiori a quelli delle plastiche tradizionali.

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