Biorisanamento

Lessico del XXI Secolo (2012)

biorisanamento


biorisanaménto s. m. – Detto anche bioremediation, è una tecnologia che, per ripristinare la condizione originale di un ambiente alterato da sostanze inquinanti, si serve dell’azione di organismi naturali o modificati geneticamente, capaci di neutralizzare tali sostanze o trasformarle in altre non nocive attraverso processi aerobici o anaerobici. L’azione di b. può essere effettuata direttamente nell’ambiente contaminato oppure estraendo la matrice contaminata e trattandola in appositi impianti. Inoltre, è possibile bonificare suolo, sottosuolo, acque superficiali e di falda. Le sostanze pericolose vengono degradate a biossido di carbonio e acqua, oppure mineralizzate, o biotrasformate in composti meno tossici, o anche bioaccumulate. Le depurazioni biologiche, attraverso l’impiego coordinato di processi aerobici di trattamento dei corpi idrici e anaerobici di trattamento dei relativi fanghi da depurazione, rimangono il processo fondamentale nel trattamento depurativo delle acque. L’ampia variabilità di reflui prodotti da lavorazioni industriali di diversa natura e la corrispondente variabilità delle tipologie e delle concentrazioni di composti inquinanti presenti nei reflui industriali, molti dei quali di natura xenobiotica, hanno stimolato un’intensa attività di ricerca e di sviluppo di processo rivolta alla selezione di sistemi biologici in grado di rimuovere specie recalcitranti alla biodegradazione. Il ricorso estensivo a microrganismi estremofili e alle tecniche del DNA ricombinante ha aperto nuove e interessanti prospettive di sviluppo nel settore delle depurazioni di acque industriali. Un esempio è la pulizia di acque contenenti petrolio greggio grazie all’azione di batteri. Per quanto riguarda i suoli contaminati, hanno preso consistenza attività di ricerca e sviluppo di processi di b., anche in relazione alla crescente consapevolezza ambientale associata alle problematiche di dismissione di aree industrializzate. Le problematiche anche in questo caso sono prevalentemente collegate all’individuazione di microrganismi in grado di metabolizzare composti xenobiotici e alla messa a punto delle relative soluzioni impiantistiche. Per es., poiché molte piante sono capaci di tollerare vari elementi (come nichel, zinco, cadmio, arsenico e selenio) e ne possono accumulare nelle foglie quantità anche cento volte superiori a quelle riscontrabili nel suolo, con processi biotecnologici sono stati opportunamente modificati geni che incrementano questa attività (isolati da batteri come Escherichia coli o Saccharomyces cerevisiae, o da piante come Astragalus bisulcatus o Arabidopsis thaliana), poi trasferiti in alcune piante (Nicotiana, Arabidopsis, Brassica juncea) utilizzabili per incrementare l’accumulo di cadmio, arsenico, selenio. Va citato, tra gli ambiti di applicazione delle biotecnologie ambientali, il settore della purificazione degli aeriformi. Inizialmente focalizzato sulla rimozione di componenti odorigeni, oggi questo settore si rivolge in senso più generale alla purificazione di correnti gassose da un’ampia varietà di specie chimiche volatili, alcune di natura xenobiotica, con l’ausilio di diverse tipologie di dispositivi (biofiltri, bioscrubbers, trickling filters).

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