bioterrorismo Termine con cui si intende la forma di terrorismo attuata con l'uso di agenti biologici.
approfondimentodi Gianfranco Bangone (Enciclopedia della Scienza e della Tecnica)
L’utilizzo di patogeni in attività belliche è documentato sin dall’età classica.
È presumibile che per molti secoli a seguire l’utilizzo di cadaveri fosse la principale tecnica disponibile per la guerra biologica; quest’uso da parte dei Tartari è ben documentato nell’assedio della colonia genovese di Caffa del 1346, oggi Feodosija in Ucraina, quando furono catapultate oltre le mura di cinta della città salme di soldati tartari morti di peste bubbonica. L’epidemia si diffuse all’interno della città e furono gli stessi Genovesi che, rientrando in patria, trasportarono le pulci che nel giro di tre anni diffusero la peste in tutta l’Europa.
Una variante ‘moderna’ di guerra biologica fu introdotta nella tarda primavera del 1763, quando durante le guerre franco-indiane, un’epidemia di vaiolo colpì Fort
la golden age del bioterrorismo
Il primo vero disegno di guerra biologica risale alla
Nei primi anni Trenta è il
Il periodo dal 1959 al 1969 viene considerato da molti storici una sorta di golden age per gli sforzi profusi dall’amministrazione americana e per i risultati raggiunti: si va dal bacillo dell’antrace al virus dell’encefalite equina, dall’enterotossina B stafilococcica alla Coxiella burnetii che produce una particolare forma di polmonite. Il programma viene chiuso dal presidente Richard Nixon nel 1972, affidando al nucleare il ruolo di deterrente, e nel 1975 gli Stati Uniti firmano la Convenzione per le armi biologiche. Al trattato aderirà anche l’Unione Sovietica ma ciò non impedirà il lancio del Biopreparat, il più grande programma di ricerca militare che la storia ricordi, con circa 60.000 persone impiegate. Nei primi anni Novanta, dopo l’avvento di Michail S. Gorbaãëv, la struttura viene ufficialmente smantellata e l’Occidente ne verrà a conoscenza quando un alto dirigente del Biopreparat ripara nel Regno Unito. Poco dopo un altro nome eccellente della ricerca militare sovietica – il colonnello Kanatjan Alibekov, che oggi si fa chiamare Ken Alibek – espatria clandestinamente negli Stati Uniti. Qui viene nominato consulente della difesa, e racconta che l’Unione Sovietica aveva sviluppato, nel 1987, non solo una versione di carbonchio resistente a tutti gli antibiotici utilizzati nel periodo, ma aveva addirittura ‘militarizzato’ agenti come il vaiolo e la letale febbre emorragica di Marburg. Tuttavia, esistono fondati dubbi sull’attendibilità di Alibekov.
Nel frattempo il processo di produzione è diventato straordinariamente sofisticato: nei centri del Biopreparat vengono sviluppate tecniche per la coltivazione, la selezione di ceppi più virulenti e la loro essiccazione che consente di conservarli a temperatura ambiente. Ad Alibekov si deve la formula di una particolare sostanza segreta da utilizzare come ‘involucro’ per la diffusione degli agenti biologici. Si sa che il prodotto finale è una specie di polvere della consistenza del talco le cui microsfere contengono il patogeno. Il vettore destinato a trasportare le testate biologiche è il missile intercontinentale SS-18 che contiene dieci ogive, e secondo Alibekov è in grado di colpire dieci diverse città americane. L’attacco era previsto nelle ore immediatamente dopo l’imbrunire perché il patogeno contenuto nell’aerosol tende a degradarsi per l’azione della radiazione ultravioletta, perdendo efficacia.
La dissoluzione dei blocchi e lo smantellamento dell’Unione Sovietica hanno stimolato negli anni Novanta un nuovo filone di studi relativo ai problemi di proliferazione non solo nucleare ma anche biologica. È più che probabile che l’ascesa di nuove potenze regionali dopo il crollo del muro di
Un rapporto dell’ONU stima che un’operazione su larga scala contro la popolazione civile di un Paese costerebbe 2000 dollari per km2 con armi convenzionali, 800 con il nucleare, 600 con i
Nel 2001 vengono condotte due esercitazioni, a Topoff e Dark Winter, dove si dimostra la straordinaria vulnerabilità delle metropoli americane: un rilascio di vaiolo in quattro centri commerciali di
L’anno successivo il gruppo di Eckard Wimmer dimostra la possibilità di ricostruire il virus della polio a partire dagli oligonucleotidi disponibili commercialmente nel catalogo di aziende biotech. Un risultato simile era stato già ottenuto da
Nel 2003 un comitato del National Research Council pubblica un rapporto – spesso citato come ‘rapporto Fink’ – in cui riepilogando questi casi raccomanda alla comunità scientifica di porre particolare attenzione ai problemi di sicurezza e consiglia di agire a stretto contatto con esperti del settore per prevenire usi impropri di questa tecnica. L’ennesimo caso che genera scalpore è la pubblicazione nel 2003 di un lavoro del gruppo di Craig Venter in cui si annuncia la ricostruzione in vitro del batteriofago FX174 a partire da oligonucleotidi di sintesi disponibili in commercio. In circa due settimane, è possibile ricostruire i 5386 oligonucleotidi del genoma e successivi esperimenti dimostrano che il costrutto artificiale è in grado di infettare il suo ospite naturale Escherichia coli.
Due anni dopo un ricercatore dell’Università di Stanford, Lawrence Wein e un suo laureando, Yifan Liu, mettono a soqquadro i media americani pubblicando su PNAS una simulazione delle vittime prodotte da un attentato terroristico che contaminasse con 10 g di botulino alcuni silos di stoccaggio del latte. Secondo la stima effettuata, il consumo del latte contaminato renderebbe necessario il ricovero in ospedale e il ricorso alla ventilazione meccanica per almeno 50.000 persone. A causa dell’impossibilità per le strutture sanitarie americane di garantire simili terapie a un così ampio numero di pazienti, i due ricercatori valutano che nella popolazione adulta il tasso di mortalità sarebbe di circa il 60 %, con punte ancora più elevate tra i bambini che sono forti consumatori di questo alimento. Nonostante il rapporto Fink raccomandi la creazione di un board per la biosicurezza che dovrebbe autorizzare la pubblicazione di lavori con possibili ripercussioni sulla sicurezza nazionale, al momento in cui la rivista riceve il lavoro il board non è ancora operativo; si decide di pubblicarlo in ogni caso nonostante le proteste del Dipartimento di Sanità. L’articolo viene accompagnato da un editoriale di Bruce Albert, presidente della National Academy of Sciences, in cui si ricostruisce il percorso di peer review a cui è stato sottoposto l’articolo in questione e si ribadisce che la libera circolazione di dati scientifici è di per sé utile per la sicurezza nazionale, al contrario della censura preventiva. A contribuire al clamore suscitato dai risultati di Wein e Liu è la rivelazione di alcuni quotidiani statunitensi che riferiscono di aver trovato in un sito di fondamentalisti islamici un manuale di 28 pagine dove si spiega la procedura per ottenere il botulino.
I risultati scientifici sul genoma di sintesi scatenano un vivace dibattito nella comunità scientifica, ma molti ricercatori ribadiscono che la via più semplice per progettare e realizzare un attentato è far ricorso ad agenti infettivi o tossici largamente presenti in natura. Non va infatti dimenticato che le tecniche di sintesi richiedono sofisticati laboratori e personale altamente specializzato. Peraltro i think tank che si occupano di terrorismo raramente sono stati in grado di anticiparne le tendenze: di volta in volta sono state annunciate forme di transizione nella tecnica terroristica, per esempio le cosiddette bombe sporche o patogeni vegetali che potrebbero produrre ingenti danni al settore agricolo, ma le cronache degli ultimi anni dimostrano che l’attentato suicida con il ricorso a esplosivi convenzionali è ancora la via più semplice, più facile da praticare e che assicura i risultati migliori perché non richiede alcun know how. L’adozione di misure di secretazione e di restrizione della circolazione dei risultati scientifici è quindi innaturale e mette in crisi un sistema di validazione che garantisce risultati non solo in termini di sicurezza nazionale ma anche di biopreparedness.