BISCARETTI, Roberto, conte di Ruffia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BISCARETTI, Roberto, conte di Ruffia

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Nacque a Torino il 26 apr. 1845 dal generale Carlo e da Laura Le Tonnellier de Breteuil. Il padre (1796-1889), dopo aver ricoperto fra il 1852 e il 1857 alti incarichi nella gerarchia militare piemontese ed aver fatto parte della Casa militare del re, entrava nel novembre 1861 nel senato del Regno e riceveva l'anno dopo il gran cordone dell'Ordine mauriziano. Conclusi gli studi d'ingegneria, il figlio si interessò presto ai problemi amministrativi cittadini; nel 1884 si segnalò nell'organizzazione della Esposizione di Torino e sei anni dopo venne eletto al Consiglio comunale. Il B., che discendeva da una vecchia e rappresentativa famiglia dell'aristocrazia subalpina, e che presiedeva o condirigeva tutta una rosa di enti ospedalieri, assistenziali, educativi, ricreativi, venne così a far parte della nuova classe dirigente locale, che intendeva reagire con più dinamici programmi di riordinamento economico-produttivo alla gravissima congiuntura incombente sull'ex capitale per via della rottura delle relazioni commerciali con la Francia e dei fallimenti bancari di quegli anni. Assessore municipale e dirigente dell'Associazione Monarchica "Quintino Sella", il B. ebbe la meglio nel 1895 sul candidato radicale e su quello socialista nelle elezioni della XIX legislatura per il terzo collegio di Torino. Esponente della destra subalpina, rieletto alla XX legislatura (1897), appoggiò il ministero di Rudinì e dal 1898, nel clima di dissoluzione delle vecchie clientele liberali cittadine e di faticosa ripresa giolittiana, rimase l'unico esponente costituzionale della deputazione torinese. Nelle successive elezioni del giugno 1900, grazie all'avvicinamento clerico-liberale in funzione antisocialista, riuscì a mantenere il suo mandato, seppure con una vittoria di strettissima misura (per soli cinque voti) e in sede di ballottaggio con Claudio Treves. Quando in seno all'Unione liberale monarchica torinese prevalsero le correnti più avanzate il B., che nella seconda sessione della XXI legislatura aveva ricoperto la carica di questore della Camera, venne escluso nel 1904 dalle candidature del partito, che tuttavia lo proponeva l'anno dopo per la nomina a senatore, avvenuta il 4 marzo 1905 per la terza categoria. Agli impegni politici aveva frattanto affiancato un'intensa attività di organizzazione industriale.

Già da tempo il B. aveva cominciato a importare dalla Francia e dalla Germania alcune vetture da corsa e nel 1898, con altri due pionieri dell'automobilismo piemontese, C. Goria Gatti e M. Lanza, era stato il promotore dell'Automobil Club d'Italia (ne terrà poi la presidenza sino al 1903). Era seguita nel luglio del 1899 la sua partecipazione, insieme con G. Agnelli, L. Scarfiotti e altri, alla fondazione della Fabbrica italiana automobili Torino (F.I.A.T.). Allo sviluppo dell'azienda automobilistica torinese il B. doveva dedicare negli anni successivi gran parte delle sue energie: la trasformazione nel marzo 1906 dell'impresa in Società anonima fabbrica automobili FIAT lo vedrà ancora fra i principali azionisti e membro attivo del primo Consiglio di amministrazione.

Segretario del Senato dal 1912, membro del Comitato regionale piemontese per la mobilitazione industriale dal nov. 1917, il B. aderì nel dopoguerra al movimento nazionalista e poi al partito fascista, ma per formazione e mentalità, oltre che per retaggio familiare, rimase fra gli esponenti della Camera alta più direttamente legati alla monarchia e all'ambiente di corte, come del resto il figlio ammiraglio Guido, presidente del Consiglio superiore della marina e nominato anch'egli senatore nel dicembre 1928. Negli ultimi ami, pur prendendo ancora parte ai lavori del Senato di cui era ormai decano, il B. preferì dedicarsi più attivamente all'amministrazione del municipio di Recco, il piccolo centro della Riviera ligure in cui aveva finito per ritirarsi, prima quale commissario del Comune, poi come presidente della Congregazione di carità amministratrice dell'ospedale civico.

Il B. morì a Mulinetti di Recco (Genova) il 12 ag. 1940.

Nell'ottobre del 1932, in occasione della visita di Mussolini per l'inaugurazione dell'autostrada Torino-Milano, aveva presentato, unitamente all'avvocato Goria Gatti, una petizione per la creazione a Torino d'un Museo dell'automobile. L'iniziativa, approvata nel 1933, per la mancanza di adeguati mezzi e per il sopravvenire della guerra mondiale, non ebbe allora realizzazione.

Il figlio del B.,Carlo (Torino 24 ag. 1879-Ripafratta, Pisa; 7 sett. 1959), fin dalle origini appassionato cultore dell'automobilismo, animatore delle sue prime manifestazioni sportive, nonché disegnatore e illustratore di soggetti automobilistici (si vedano, per esempio, nel settimanale inglese The Sphere, 1928-30, la serie di tavole a colori a soggetto caricaturale e le illustrazioni nel Libro dell'automobile moderna di I. Timperi, Milano 1923-27) e pubblicista (tra i suoi scritti: L'album sportivo, Torino 1905; L'automobile, Torino 1932; Carrozzieri di ieri carrozzieri di oggi, Torino 1952; Un po' di storia dell'automobile, Torino 1960), fu il primo organizzatore del Museo; diede poi esecuzione adeguata al progetto quando nel 1957, per iniziativa dell'Associazione nazionale fabbricanti italiani automobili e col contributo del comune di Torino e di privati, venne costituita una società per la costruzione di un palazzo destinato a raccogliere l'importante raccolta documentaria meccanica da lui costituita (C. Biscaretti di Ruffia,IlMuseo Nazionale dell'Automobile, in Torino, XIII 119-331, n. 9, pp. 44-45). Del Museo dell'automobile il B. era stato nominato nel 1957 presidente: alla sua morte l'istituzione ne prese il nome.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino,Sezioni Riunite,Atti di Società, 1899,, ff. 70 e 91; 1906,, f. 67; Gazzetta del Popolo, 13 ag. 1940, p. 2; La Stampa, 13 ag. 1940, p. 2; I cinquant'anni della Fiat. 1899-1949, Milano 1950, pp. 39 ss.; A. Fossati,Lavoro e produzione in Italia, Torino 1951, pp. 336 e 344; P. Spriano,Socialismo e classe operaia a Torino dal 1892 al 1913, Torino 1958, pp. 115 n. 119; R. Biscarettidi Ruffia,IlMuseo della Automobile Carlo Biscaretti di Ruffia, Torino 1966, pp. 9 ss., 191; M. Abrate,La lotta sindacale nella industrializzazione in Italia, Torino 1967, p. 163.

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