Wilson, Bob

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Regista (n. Waco 1941). Dopo studî di architettura si dedicò al teatro nella Byrd Hoffman School of Byrds di New York, lavorando al recupero di ragazzi cerebrolesi. Da questa esperienza nacque Deafman's glance (1970), che lo impose subito come il regista più originale della nuova generazione. W. proponeva un teatro statico e contemplativo, in cui emozione e poesia nascono da una percezione particolare del tempo e delle immagini. Negli spettacoli successivi W. ha inserito frammenti di testo e musiche di Ph. Glass, col quale ha iniziato una lunga collaborazione: A letter for Queen Victoria (1974) e soprattutto Einstein on the beach (1976), forse il suo capolavoro, sono spettacoli di ipnotica suggestione. Negli anni Ottanta e Novanta W. si è avvicinato al teatro istituzionale, mettendo in scena classici (King Lear, 1990; Hamlet, 1993), autori contemporanei (Hamletmachine di H. Müller, 1986), opere letterarie (Orlando di V. Woolf, 1989 e 1993; I La Galigo, di Sureq Galigo, 2004), commedie musicali (The black rider, 1990). Importanti e innovative le sue regie d'opera (Alceste di Gluck, 1986; Le martyre de saint Sébastien di Debussy-D'Annunzio, 1988; Lohengrin e Parsifal di Wagner, 1991; Madama Butterfly di Puccini, 1993; Il castello del principe Barbablù di Bartók, 1995). Tra i suoi lavori più recenti occorre citare la Lulu di F. Vedekind (2012), Hamletmachine di H. Müller (2017), presentati entrambi  al Festival dei Due Mondi di Spoleto, Messiah (2020) e La tempesta (2021). Praemium Imperiale 2023 per la categoria teatro/cinema della Japan Art Association (2023).

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