BOEMONDO di Tarsia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BOEMONDO di Tarsia

Silvano Borsari

Notizie su B. mancano fino al 1141, quando compare per la prima volta nelle fonti in veste di conte di Manoppello. Ruggero II lo aveva investito della contea intorno al 1140, dopo averla tolta probabilmente a Roberto, figlio di Riccardo.

L'azione politica di B. si incentrò all'inizio nel tentativo di estendere la propria autorità sopra il monastero di S. Clemente di Casauria, che possedeva fondi all'interno della contea e al quale volle imporre prestazioni di uomini e di danaro. Si trattava di una ripresa della politica dei precedenti conti di Manoppello, e in un primo momento B. riuscì a ottenere l'appoggio del cancelliere del Regno, Roberto. Questi, secondo il Chronicon Casauriense, avrebbe anche cercato di convincere l'abate Oldrico che il monastero era stato concesso dal re a Boemondo. Ma quando Ruggero II intervenne direttamente nella lotta, si schierò a favore dell'abate e ordinò a B. di non molestare più S. Clemente. B. obbedì - così come nel 1144 fu costretto dallo stesso Ruggero a restituire il monastero di S. Andrea a S. Salvatore della Maiella - e, sino alla morte di Oldrico, S. Clemente non ebbe più nulla da temere da lui. B., infatti, rivolse altrove le sue ambizioni, ottenendo nel 1152 dal monastero di S. Maria di Tremiti la cessione delle località di Cornito e Pietrafitta, site nei pressi di Larino e Campomarino, dietro pagamento di un modesto censo e con la promessa di protezione del monastero tremitense.

Verso il 1153 i rapporti tra B. e Casauria tornarono nuovamente ad esser tesi, in quanto, morto Oldrico, venne eletto abate Leona, imparentato con gli spossessati conti di Manoppello. Il pericolo per B. era evidente, ed egli cercò di rimediarvi ottenendo dal re l'annullamento dell'elezione di Leona e la nomina di un nuovo abate, Costantino. Questa nomina fu però annullata dal papa Eugenio III, e per un certo tempo Casauria rimase priva di abate.

La morte di Eugenio III e l'ascesa al trono pontificio di Anastasio IV (12 luglio 1153) sembrarono offrire a B. l'occasione favorevole per l'attuazione dei suoi piani. Fece allora insediare Costantino, ma provocò l'intervento di Anastasio IV, che gli ordinò di non intervenire nelle questioni interne di Casauria. La risposta di B. fu il ricorso alla forza e l'occupazione dei possedimenti del monastero posti nella sua contea.

Nel 1154 Ruggero II moriva e gli succedeva al trono il figlio Guglielmo I. I primi anni del suo regno furono turbati dalla ribellione di numerosi feudatari, sostenuti dal pontefice Adriano IV. La lotta tra B. e il monastero assunse un nuovo carattere nella nuova situazione politica venutasi a creare nel Regno. In un primo tempo, infatti, mentre la maggior parte dei feudatari abruzzesi si ribellava, B. rimase fedele al re; e quando si andava preparando la spedizione contro Adriano IV, il cancelliere Asclettino ordinò al conte Roberto di Loritello, d'incerta fedeltà, di porre le sue truppe agli ordini di Boemondo. Roberto non obbedì, e poco dopo scese in aperta ribellione. B., sempre fedele a Guglielmo, non poté far fronte alla nuova situazione che si era così creata in Abruzzo e fu scacciato dalla contea, rioccupata dagli antichi conti, mentre nello stesso tempo Leona poteva finalmente occupare la carica di abate di Casauria.

Nel 1156, domata la rivolta, Guglielmo I ristabilì l'ordine anche in Abruzzo. B. non riebbe subito la sua contea; anzi fu per un certo tempo imprigionato, forse perché in qualche momento la sua fedeltà al re era stata incerta. La prigionia durò poco tempo, e con la libertà B. riottenne la contea, ma morì dopo breve tempo. Alla sua morte la contea di Manoppello fu concessa da Guglielmo I ad un altro Boemondo (II), che non era legato da alcun vincolo di parentela con Boemondo.

In un documento abruzzese del 22 ag. 1148 compare fra i giustizieri regi un "Boamundus comes" da identificare forse con B., il quale inoltre, secondo il Siragusa, sarebbe stato anche conte di Loritello, prima che questa contea venisse concessa a Roberto; ma si tratta di un'affermazione non giustificata dalle fonti.

Fonti e Bibl.: Chronicon Casauriense, in L. A. Muratori, Rerum Italic. Scriptores, II, 2, Mediolani 1726, coll. 891-92, 894-97; U. Falcando, Liber de Regno Siciliae, a cura di G. B. Siragusa, in Fonti per la storia d'Italia, XXII, Roma 1897, pp. 12, 22; E. Gattola, Historia Abbatiae Cassinensis, I, Venetiis 1733, p. 198; Collectio Bullarum SS. Basilicae Vaticanae, I, Romae 1747, pp. XX, XXII; Codice diplomatico del monastero benedettino di S. Maria di Tremiti, a cura di A. Petrucci, Roma 1960, in Fonti per la storia d'Italia, XCVIII, doc. 106, pp. 294-97; F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, II, Paris 1907, pp. 94, 184-86, 202-6, 234 s.; G. B. Siragusa, Il regno di Guglielmo I in Sicilia, Palermo 1929, p. 39 n. 15.

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