BONAIUTO da Casentino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BONAIUTO da Casentino

Enzo Petrucci

Originario del Casentino, come lo indica il luogo di provenienza aggiunto al suo nome nei documenti a lui relativi, nulla si sa della sua famiglia, dell'anno della sua nascita, della sua formazione culturale. Sicuramente chierico, era in possesso d'una buona cultura letteraria, come attesta la qualifica di magister che accompagna sempre il suo nome nei documenti, è di una certa abilità versificatoria.

Le prime notizie della sua vita ci vengono fornite proprio dai suoi scritti, quasi tutti componimenti d'Occasione, e dalle didascalie con le quali il suo scriptor G. de Romaniola li presenta riuniti nel codice trecentesco Vat. lat. 2854, sotto il titolo complessivo di Diversiloquium Bonaiuti.

Così dai versi d'introduzione del secondo componimento (ff. 7v-8) della raccolta si può dedurre che B. - già maturus etate (f. 34V) - giunse a Roma nell'inverno del 1291-1292. La città gli piacque e la mitezza dell'inverno romano ve lo fece trattenere. Dovette trovare quasi subito anche un'occupazione ai margini della Curia, forse come copista alle dipendenze di qualche curiale della Camera o della Cancelleria apostolica. Certo si è che alla metà di agosto del 1292, dopo l'interruzione, a causa d'una mortale epidemia estiva, del conclave riunitosi alla morte di Niccolò IV (4 aprile), B., come informa G. de Romaniola nella didascalia premessa al primo componimento, si recò "cum ipso domino suo" (f. 2) a Rieti, dove si portarono pure i cardinali non romani (il francese Ugo Séguin, Matteo d'Acquasparta, Gerardo Bianchi da Parma e il milanese Pietro Peregrossi).

Durante il viaggio B. iniziava un poemetto (ff. 2-6v), terminato poi a Rieti, sull'epidemia di quell'estate romana, e con una lettera lo offriva a "dominus B. de Camerino" (f. 7) (quasi certamente Berardo da Camerino, "camerarius pape" dal 1283 al 1290, poi "capellanus pape", morto poco prima del 7 giugno 1295) che gliene aveva fatto espressa richiesta. Nell'ottobre, da quanto si può dedurre dal secondo componimento della raccolta (f. 10r), tornò a Roma, naturalmente sempre al seguito del suo innominato signore. A Roma il 15 febbr. 1293 iniziò a scrivere una metaforica collatio che occupa l'ultima parte del codice (ff. 34-54). là un trattatello di morale che B. afferma di aver scritto per l'educazione di un suo figlio adottivo, Guglielmino di Guglielmo de Turre, genovese. B. rimase a Roma almeno fino all'estate, quando, nella instabile situazione creata dalla lunga vacanza papale e aggravata dal mancato accordo sull'elezione dei nuovi senatori, la rivalità tra Orsini e Colonna scoppiò in una lotta aperta e violenta. Questi nuovi avvenimenti ispirarono a B. il secondo carme della raccolta che però s'interrompe proprio quando iniziava a trattare della guerra.

Se più tardi B. avesse seguito col "suo domino" i cardinali a Rieti e a Perugia, dove il 18 ottobre si riunì il conclave, da cui il 5 luglio 1294 uscì eletto Celestino V, non possiamo precisare. Tuttavia un'informazione di G. de Romaniola - secondo la quale nella sala del conclave riunitosi a Napoli nel palazzo reale di Castelnuovo il 23 dic. 1294 dopo l'abdicazione di Celestino V, sarebbero stati appesi alcuni versi di B. (ff. 12-14v) che esortavano i cardinali ad affrettare l'elezione del nuovo papa, stante la grave situazione della Chiesa e del mondo - farebbe pensare che B. avesse seguito la Curia almeno a Napoli.

Due altri carmi, uno intitolato Gratiarum Actio (ff. 14v-16v) per l'elezione di Bonifacio VIII (24 dicembre) e l'altro, Apostrophe (ff. 16v-18v), per la sua incoronazione avvenuta a Roma il 23 genn. 1295, testimoniano che B. gravitava sempre intorno alla Curia con una gran voglia di entrarvi. E con tutta probabilità proprio questi carmi scritti per l'elezione di Bonifacio VIII lo fecero entrare stabilmente negli uffici della Cancelleria apostolica, anche se lo troviamo menzionato per la prima volta con il titolo di "scriptor pape" solo il primo giugno 1299 (Les registres de Boniface VIII, t. II, a cura di G. Digard, Paris 1904, n. 3130). quando il papa lo incaricava di recarsi a Gubbio e a Sassoferrato per dare esecuzione alla sentenza arbitrale emessa dal cardinale di Porto, Matteo d'Acquasparta, sulla lite sorta tra i due Comuni a proposito di Castrum Dolii sive Montisguardie.

Il 1º settembre 1301 B., che nel frattempo era diventato canonico di Aquileia, viene nominato collettore per le province, città e diocesi di Magonza, Treviri, Colonia, Brema, Magdeburgo, Salisburgo, Eichstätt e Bamberga nel regno di Germania, e, inoltre, per i regni di Ungheria e di Boemia, per il ducato di Polonia e per il marchesato di Moravia (ibid., nn. 4408-4410). L'incarico gli fu riconfermato l'11 febbr. 1304 da Benedetto XI, il quale nelle lettere a lui indirizzate qualifica B. con il titolo di "capellanus et nuntius pape" (Les registres de Benoît XI, a cura di C. Grandjean, Paris 1905, nn. 11551161, 1233; gli concesse, inoltre, la facoltà di conferire a due persone l'ufficio del tabellionato: ibid., n. 1164). Anche Clemente V confermò B. nel suo incarico: le somme da lui versate risultano infatti nelle quietanze rilasciate il 25 ott. 1306 e l'11 luglio 1307 agli agenti delle case bancarie fiorentine dei Bardi, degli Spini e dei Cerchi (Regestum Clementis papae V, cura et studio monachorum Ordinis S. Benedicti, Romae 1884-1892, nn. 1151-1152; 2271). Inoltre il 26 marzo 1308 Ramberto vescovo di Castello (Venezia), con un lettera del camerario Bertrand de Bordes, quietanzava B. per le riscossioni della decima nei regni di Boemia e di Ungheria (ibid., n. 10395).

L'ultimo documento noto relativo alla attività di collettore di B. è una ricevuta rilasciata dalla Camera apostolica l'8 apr. 1309 (J. P. Kirsch, Die päpstlichen Kollektoren in Deutschland während des XIV. Jahrhunderts, Paderborn 1894, p. 381). È probabile che poco dopo B. si fosse ritirato a Bologna, dove aveva una casa e delle terre.

Il B. morì probabilmente nei primi mesi del 1312, lasciando le proprietà site nel territorio bolognese alla Chiesa; Clemente V, il 21 aprile di quell'anno, le concedeva, dietro il pagamento di un censo annuo di tre fiorini d'Oro, a Francesco de Orticaria, chierico, e a Niccolò di Lisbona, laico, che ne avevano fatto richiesta, in compenso del loro servizio prestato a B. fedelmente per diciassette anni (Regestum Clementis papae V, n. 8167).

Opere: La produzione letteraria di B. che, lui vivente, era ancora reperibile, fu raccolta dal suo amanuense G. de Romaniola nel cod. Vat. lat. 2854 con il titolo complessivo, come già è stato detto nel testo, di Diversiloquium Bonaiuti. Vi manca soltanto il Carme giubilare edito dal Muratori, in Rer. Italic. Script., XIV, Mediolani 1729, coll. 1119-20, dal Cian (pp. 453-454) e, recentemente, dal Frugoni (pp. 257-258). Il Diversiloquium contiene quindici componimenti (peciolas): i primi quattordici, disposti in ordine cronologico di composizione, sono componimenti poetici, tra i quali, oltre quelli ricordati nel testo, sono da ricordare la sequenza ballata Hec medela corporalis (ff. 20r-21v) e l'inno Sanguis demptus et redemptus (ff. 21v-22r) con notazione musicale, che B. scrisse a conforto di Bonifacio VIII in occasione di due interventi terapeutici. Di argomento bonifaciano sono anche un Doctrinale carmen, in esametri, scritto quasi certamente per la consacrazione del sacello di Bonifacio IV, che Bonifacio VIII aveva fatto costruire da Arnolfo di Cambio come suo monumento funerario. In quello stesso anno dettò anche un epitaffio J. 23-24) e un Lamentabile carmen (ff. 24r-24V) per la morte di Roffredo e Benedetto Caetani, rispettivamente fratello e nipote del papa. Seguono una Dilatatio sull'antifona Ave regina coelorum (ff. 25-27r); i versi scritti in diruitione Castri Columpne (ff. 27v-28), che dimostrano come B. fosse per Bonifacio VIII un vero e proprio poeta di corte; infine un'amplificatio (ff. 28v-29v) dei versi di Boezio (De consolatione philosophiae, lib. II, m. 5), ridotti a versi leonini.

Fonti e Bibl.: L'unica fonte letteraria relativa a B. è la sua produzione poetica e la prefazione al trattatello incompiuto di morale. Le fonti documentarie provenienti dall'Archivio Vaticano sono quelle citate nel testo. Quanto alla letteratura, dopo l'edizione muratoriana dei Versus de Iubileo, si dovette aspettare la nota di V. Cian, Il Giubileo del 1300 nei versi di un contemporaneo fiorentino, in Giorn. stor. della lett. ital., XXXV (1900), pp. 450-456, che però, senza apportare nessun dato biografico attendibile sull'autore, analizzava solo i Versus de Iubileo, rilevando insussistenti analogie di espressione tra Dante e Bonaiuto. H. M. Bannister, Analecta Hymnica medii aevi, LX (1902), pp. 17-18, dava semplicemente l'edizione della sequenza per la malattia di Bonifacio VIII, e poi, nei Monumenti Vaticani di paleografia musicale latina, Lipsia 1913, n. 836, p. 188, riferiva brevemente le caratteristiche musicali della sequenza e dell'inno. J. Wolf, Bonaiutus de Casentino ein Dichter-Komponist um 1300, in Acta Musicologica, IX (1937), 1-2, pp. 1-5, che riproduceva esattamente il nome (precedentemente letto erroneamente Bonavito), apportava, sia pure con qualche inesattezza, la Prima acquisizione di dati biografici ricavati dagli scritti di B., interessandosi però prevalentemente al valore formale e storico della sequenza e dell'inno, dei quali riproduceva il testo e dava la trascrizione musicale moderna. La riproduzione fotografica della notazione della sequenza ha offerto G. Vecchi in I più antichi monumenti italiani di musica mensurale, Bologna 1960, tavv. V-VII, pp. 16-21; Id., Carmi esametrici e ritmi musicali per Bonifacio VIII, in Convivium, XXVIII (1960), 5, pp. 513-523, ha dato poi la trascrizione moderna sia della sequenza sia dell'inno, con l'edizione del testo dei due componimenti e di passi di altri carmi di argomento bonifaciano. In questo articolo del Vecchi, come già in quello di A. Frugoni, Il carme giubilare del "Magister Bonaiutus de Casentino", in Bull. dell'Istit. stor. ital., LXVIII (1956), pp. 247-256, è affiorato ancora qualche dato sulla vita di B., tratto dal suo Diversiloquium.

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