LUCHI, Bonaventura

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LUCHI, Bonaventura

Antonino Poppi

Nacque a Brescia il 16 ag. 1700, primogenito di Faustino e Barbara Alessandri (solo nel 1816 la famiglia ottenne dal governo austriaco il riconoscimento di una pseudo discendenza nobiliare dai conti di Windegg). Fu battezzato nella parrocchia di S. Agata con il nome di Simone Rocco Giuseppe; a 15 anni, vestendo l'abito dei francescani conventuali, assunse quello di Bonaventura; dopo il noviziato a Milano, il 10 sett. 1716 emise la professione religiosa e tornò nel convento di S. Francesco a Brescia (al quale restò affiliato fino al settembre 1778, allorché un decreto ducale l'aggregò con voce attiva e passiva alla comunità del Santo, a Padova).

Anche tre fratelli del L. furono ecclesiastici; il secondogenito, Giacinto Giuseppe (1702-88), benedettino cassinese con il nome di Giovanni Ludovico, fu abate di importanti monasteri. Un nipote del L., Michelangelo (1744-1802), studente e poi docente nei monasteri di Praglia e S. Giustina (Padova), creato cardinale da Pio VII, scrisse un'orazione funebre in onore dello zio, a cui era molto affezionato, con importanti notizie biografiche, sebbene non tutte precise e documentate, come del resto altre tramandate nella storiografia.

Dopo il noviziato il L. studiò filosofia e teologia, probabilmente nei conventi di Bergamo, Brescia e Milano. Da Milano, infatti, nel novembre 1723 fu inviato a Roma per sostenere l'esame di ammissione a uno dei collegi dell'Ordine in vista dei gradi accademici in teologia; fu destinato al collegio S. Antonio di Padova, che aveva il privilegio di laureare ogni triennio dieci conventuali che avessero superato le prove stabilite dagli statuti. Alcuni mesi prima, il 23 luglio 1723, era stato ordinato sacerdote da monsignor F.G. Griffoni, vescovo di Crema.

Ultimato il triennio, il 4 dic. 1726 con altri nove collegiali conseguì il dottorato in teologia, conferitogli, su delega del ministro generale, dal provinciale di Padova A. Tarchiani. Ma già il 23 giugno 1725, ancora semplice baccelliere, il L. era stato inviato, sembra per suggerimento del padre A. Burgos, docente di metafisica scotista all'Università di Padova, a leggere filosofia nello studentato di S. Fermo a Verona, ove un documento dell'Archivio di Stato, del 16 febbr. 1726, lo dice reggente (senza il titolo di "padre maestro"). Tenne la reggenza almeno sino al 1729, assumendo poi quella dei professi nel convento di S. Lorenzo a Vicenza fino all'agosto 1731, quando fu inviato quale reggente di teologia nel convento milanese di S. Francesco il Grande. A Milano si fermò fino al settembre 1736 (con un intervallo nel 1733-34, in cui insegnò nel seminario di Crema), allorché Clemente XII lo chiamò a Roma come segretario generale dell'Ordine.

Tra le reggenze di Verona e Vicenza si notano sovrapposizioni cronologiche, dovute forse a un incarico in parte contemporaneo di insegnamento nelle due sedi (nel 1729 è ben documentata la reggenza del L. a Vicenza, da dove tornò a Verona dal 5 al 15 apr. 1730, convocato dal provinciale per una verifica su libri mancanti nella biblioteca: cfr. Archivio Sartori, II, 2, pp. 2244, 2434). Non sono invece attendibili fonti che durante il brevissimo segretariato lo dicono professore di teologia alla Sapienza romana (il suo nome infatti non ricorre tra i docenti), mentre è certo in quel tempo il conferimento di titoli specifici della sua religione: maestro dell'Ordine, definitore perpetuo e padre della sua provincia.

Nel contempo personalità e insegnamento del L. avevano suscitato nel Veneto echi favorevoli; i riformatori dello Studio di Padova proposero al governo la sua nomina alla cattedra di metafisica in via Scoti nella facoltà di arti (vacante per il trasferimento di padre F.M. Leoni a quella di teologia scotista), con lo stipendio iniziale di 150 fiorini: queste nomine furono già pubbliche il 16 sett. 1736, sebbene il decreto ufficiale per ambedue sia datato 5 dicembre.

Il L. probabilmente cominciò le lezioni nel febbraio 1737, dato che il breve papale di nomina del nuovo segretario (padre F. Genta) fu pubblicato il 28 gennaio; il 7 apr. 1737 tenne una brillante prolusione (Oratio pro studiis primae philosophiae, Patavii 1737, con dedica ai riformatori G.F. Morosini, G. Emo e P. Grimani). In seguito al decreto del 3 sett. 1739 che riuniva gli insegnamenti di metafisica tomista e scotista in una cattedra "Ad logicam et metaphysicam", il L. ne resse il primo luogo fino al 7 maggio 1744, quando per la morte del benedettino G.A. Orsato passò a insegnare la Sacra Scrittura. Il 25 marzo 1747 patrocinò l'aggregazione al Collegio dei teologi del celebre padre M. Carmeli, nominato professore di ebraico, greco e altre lingue orientali alle Arti. A metà settembre 1747, in un capitolo a Caravaggio, fu nominato provinciale di Lombardia, ufficio che tenne fino al 1750, nonostante che la Congregazione dei religiosi gli concedesse di trattenersi sei mesi l'anno a Padova "causa lectionum". Tuttavia dai bollettari dello Studio patavino le sue lezioni risultano assai diradate, anche per cause di salute; nell'anno accademico 1755-56 fu prorettore e sindaco dell'Università degli artisti.

La produzione letteraria del L. consiste di prolusioni ai corsi (due di filosofia e sei di esegesi biblica, più un programma stampato di filosofia e sette di esegesi), due orazioni di circostanza, due trattati finora irreperibili (Dissertatio adversus spinozismi syntagma, Patavii 1743 [Faventiae 1750]; un Compendium ethicae, manoscritto), un Manuale sulla regola e costituzioni dei francescani conventuali, una decina di sonetti per nozze o monacazioni del patriziato veneziano. In filosofia e teologia, secondo le direttive dell'Ordine, si era formato nella scolastica scotista, corredata però da una buona conoscenza degli orientamenti del pensiero moderno (da Cartesio, Hobbes e Spinoza all'illuminismo anglo-francese).

Pur quasi tutte di occasione, le opere a stampa sono significative per sensibilità e una certa apertura a ripensare la dottrina tradizionale alla luce del pensiero del tempo, come si nota già nella citata Oratio pro studiis primae philosophiae, appassionata rivendicazione di una libertas philosophandi tuttavia governata dall'amore della verità, contro la licenza di novità su termini e concetti venerandi, come quelli di ente e di sostanza, recentemente degenerati nel panteismo e nella negazione dell'immortalità dell'anima, e contro l'inerzia di chi, ignaro degli errori e dell'empietà contro la prima filosofia, si attarda in vane quisquilie.

L'esplicito richiamo della prolusione a Spinoza fu ripreso nello Spinozismi syntagma in Gymnasio Patavino ad instauranda metaphysica studia propositum (6 nov. 1738), edito in quell'anno a Padova per interessamento del confratello inquisitore P.A. Agelli, contro la volontà dell'autore (ora tradotto in italiano, con il titolo Compendio dello spinozismo, a cura di F. De Carolis, Napoli 2005). Dovendo commentare il VII libro della Metafisica aristotelica, sulla sostanza, il L. richiamò il "mostruoso" errore di quanti nell'antichità e, soprattutto nel secolo precedente con Spinoza, avevano affermato "unum esse omnia, et hoc unum esse Deum", cioè il panteismo. L'esposizione e la confutazione del pensiero spinoziano costituirono pertanto la parte principale del corso, dopo una breve presentazione della vita e delle opere del filosofo ebreo, fondata su una conoscenza diretta dei testi e dei dati biografici forniti da P. Bayle e C. Kortholt. Come annotato da A. Ravà questo, che fu il primo corso universitario italiano su Spinoza, ricostruì con competenza e obiettività il sistema monistico dell'Ethica, fondato sull'identità della natura con Dio ("horum errorum omnium caput ac fundamentum est naturam esse Deum") e sulla necessità dell'azione divina nel mondo, implicanti un esito materialistico e deterministico escludente la creazione, la distinzione del bene e del male morale, l'immortalità personale. Il tema nuovo e coraggioso, illustrato con chiarezza ed efficacia, fece un'impressione grandissima sul pubblico, sebbene il L. si limitasse a una contrapposizione esterna più che fornire una puntuale critica del sistema.

Di una Dissertatio adversus spinozismi syntagma, secondo alcuni letta nel 1743 e destinata ad ampliare la prolusione del 1738, non vi è traccia nelle biblioteche (per Sbaralea - Rinaldi - Chiappini è edita a Faenza nel 1750, ma per altri si tratta ancora della prolusione). Nel 1739-40 il L. commentò il libro XII della Metafisica, sulla sostanza immobile; nel sommario delle lezioni diffuso all'inizio del corso (Series disputationum quas Aristotelis librum XII Metaphysicorum interpretaturus(, Patavii 1739) illustrò brevemente il suo programma di teologia filosofica ("An Deus sit, quid sit in sua substantia, num mundus ab ipso administretur, et an ab eodem rebus consuletur humanis"), volto a confutare le diverse forme di ateismo, deismo, fatalismo, manicheismo, indifferentismo, naturalismo che offuscano il concetto di Dio; oltre a Epicuro e altri antichi, ricordò Bayle, J. Toland e ben 5 volte "Benedictus de Spinoza", negatore dell'intelligenza e della volontà divina. In seguito il L. non scrisse più di filosofia, stante che i suoi manoscritti sono perduti e che le due orazioni del 1740 (per il funerale del cardinale L. di Porcia) e del 1760 (per l'elezione di T. Querini a procuratore di S. Marco) sono solo profili biografici in stile aulico e latino classicheggiante (In funere( Leandri cardinalis de Porcia oratio(, Patavii 1740; Ad Thomam Quirinum, divi Marci procuratorem, oratio(, Patavii 1760).

Dopo il passaggio alla cattedra di Sacra Scrittura il L. attese unicamente ai corsi, divenendo "uno dei più grandi biblisti del Santo" (Ang. Poppi, 1976, p. 409); ma anche in questo settore il suo lascito a stampa non è cospicuo, consistendo in lezioni inaugurali o in presentazioni del programma. Del secondo genere sono due opuscoli di 8 pagine per gli anni 1749 e 1750, stampati e conservati a Padova nella Biblioteca Antoniana (Disquisitionum synopsis quas Exodi librum a cap. XII(; Disquisitionum synopsis quos Numerorum librum(), e cinque nell'Archivio storico dell'Università di Padova (anni 1759-64), vertenti su capitoli di Genesi, Esodo, Levitico e Deuteronomio particolarmente discussi dalla critica razionalistica del tempo, anch'essi stampati in 8 pagine ciascuno. Di maggiore interesse sono 6 dissertazioni bibliche: De nuditate protoplastorum. De serpente tentatore. Dissertationes duae habitae in Gymnasio Patavino( 1754(, Patavii 1755; De trajectione maris Idumaei. De sacrificiorum origine et ritu. Dissertationes duae, habitae in Gymnasio Patavino(, Patavii 1757; De miraculis. Dissertatio habita in Gymnasio Patavino( 1761(; De primatu versionis graecae Septuaginta senum nomine insignitae inter Veteris Testamenti versiones. Dissertatio habita in Gymnasio Patavino( 1763 (queste ultime pubblicate in L. Rossetti, Francescani del Santo(, in Storia e cultura al Santo, alle pp. 198-202 e 202-207). Alcune Disquisitiones super libros Geneseos, segnalate da D. Sparacio nella collezione di padre Fenati, erano con ogni probabilità una raccolta di questi programmi e questioni introduttive dei corsi. Come appare dai titoli, l'interesse del L. era concentrato sul Pentateuco, del quale difese la storicità, soprattutto contro le interpretazioni razionalistiche del Tractatus theologico-politicus di Spinoza e dei Iudicia quorundam theologorum Batavorum di J. Le Clerc.

Un'altra opera, commissionata al L. dal ministro generale dell'Ordine G.B. Costanzo (1753-59), oltre alla sua competenza, rivela la finezza della sua vita spirituale (Nuovo manuale, o sia Istruzione pratica sopra la regola e costituzioni dell'Ordine de' padri minori conventuali di S. Francesco, Venezia 1758). Il testo fu poi tradotto in polacco per interessamento di G. Garampi, allora nunzio pontificio in Polonia. Le rime del L., apparse in raccolte insieme con quelle di noti intellettuali veneti del Settecento, esprimono forse più un dovere di società che un'autentica vocazione poetica.

Universalmente stimato, fu amico e teologo personale del cardinale C. Rezzonico, vescovo di Padova poi papa Clemente XIII.

Il L. insegnò sino alla morte, avvenuta nel convento del Santo la notte fra il 3 e 4 febbr. 1785, dopo quasi 50 anni di docenza pubblica. Lasciò i suoi libri alla biblioteca conventuale.

Fonti e Bibl.: Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 8704, cc. 297-321 (lettere del L. al nipote Michelangelo), 486-492 ("In funus R.mi P. Bonaventurae Luchi"); ibid., 9282, n. 142: G.M. Mazzuchelli, Memorie spettanti alla vita del p. B. L., cc. 482-486; ibid., 10021, n. 35 (8 lettere del L. a G.B. Rodella, del 1767); Roma, Arch. generale dei Frati minori conventuali, Mss., C-128: N. Papini, Scriptores, doctores O.F. Conv., cc. 101-102; Reg. Ord., A-66, cc. 186, 198 bis, 199; ibid., A-67, cc. 54v-55; ibid., A-68, cc. 99, 174v-175, 178v, 188v; ibid., A-71, cc. 12, 95v; Padova, Arch. della Provincia patavina di S. Antonio, Mss., regg. 42, pp. 77, 177; 43, pp. 148, 169, 171; 44, p. 40; Archivio Sartori, a cura di G. Luisetto, I, Padova 1983, pp. 1092 n. 897, 1099 n. 935, 1110 n. 1006; II, 2, ibid. 1986, pp. 2244 s., nn. 550, 555, 558-560 (per l'Arch. di Stato di Verona, S. Fermo), 2434, nn. 495-496, 498 (per l'Arch. di Stato di Vicenza, S. Lorenzo); III, 1, ibid. 1988, p. 359 n. 7; III, 2, ibid. 1988, pp. 970 s., n. 171; G. Pigna, Le "Memorie" (1751-1791), a cura di V. Gamboso, Padova 1991, pp. 155, 214, 225; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, III, Patavii 1757, p. 266; G.I. Gussago, Memorie intorno alla vita ai costumi ed agli scritti di Michelangiolo Luchi bresciano monaco cassinese indi prete cardinale della S. Romana Chiesa del titolo di S. Maria della Vittoria, Brescia 1816, p. 10; F.A. Benoffi, Compendio di storia minoritica, Pesaro 1829, p. 321; G. Dandolo, La caduta di Venezia e i suoi ultimi cinquant'anni, Venezia 1859, p. 168; F.A. Benoffi, Degli studi nell'Ordine de' minori conventuali, in Miscellanea francescana, XXXI (1931), pp. 157 s.; D. Sparacio, Frammenti biobibliografici di scrittori e autori minori conventuali dagli ultimi anni del '600 al 1930, Assisi 1931, pp. 109 s. (molto inesatto); J.H. Sbaralea - S. Rinaldi - A. Chiappini, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci( editio nova, pars III, vol. IV, Romae 1936, p. 204; P. Guerrini, Luchi di Windegg, in Riv. del Collegio araldico (Rivista araldica), XLI (1943), pp. 23-34; B. Croce, Bibliografia vichiana, I, Napoli 1947, pp. 276 s.; A. Bruers, P. B. L. O.f.m. conv. e la prima lezione italiana su Spinoza, in L'Osservatore romano, 3 apr. 1953, p. 3 (si rifà a una memoria presentata da A. Ravà all'Accademia dei Lincei il 19 apr. 1952); A. Ravà, La prima lezione universitaria sulla filosofia di Spinoza, in Id., Studi su Spinoza e Fichte, a cura di E. Opocher, Milano 1958, pp. 219-234; P. Scapin, La figura e il pensiero di B. L. (1700-1785), in Problemi e figure della scuola scotista del Santo, Padova 1966, pp. 823-860 (lo studio più completo); A. Sartori, Gli studi al Santo di Padova, Padova 1966, p. 151; L. Rossetti, Francescani del Santo docenti all'Università di Padova, in Storia e cultura al Santo, a cura di Ant. Poppi, Vicenza 1976, pp. 175 s.; F. Chiereghin, L'antispinozismo di B. L., ibid., pp. 351 s.; Ang. Poppi, La tradizione biblica al Santo, Vicenza 1976, pp. 404-409; L. Di Fonzo, La storiografia francescana nel convento del Santo, Vicenza 1976, p. 568; Ang. Poppi, L'insegnamento biblico all'Università di Padova. Lo scotista B. L. docente dal 1744 al 1785, in Regnum hominis et Regnum Dei. Acta Quarti Congressus scotistici(, Patavii( 1976, a cura di C. Bérubé, Romae 1978, pp. 175-184; F. De Carolis, Spinoza nel pensiero di B. L., in Miscellanea francescana, LXXXV (1989), pp. 109-136; E. Giancotti, Baruch Spinoza, Roma 1991, pp. 111 s.; A. Maggiolo (con Ant. Poppi), Francescani conventuali del Santo soci dell'Acc. Patavina, in Atti e memorie dell'Acc. Patavina di scienze lettere arti, CVII (1994-95), pp. 255 s.; F. De Carolis, La difesa del Pentateuco in B. L., in Miscellanea francescana, C (2000), pp. 137-167; Id., La dialettica filosofia-teologia nei francescani conventuali A. Burgos, F.M. Leoni, B. L., ibid., CI (2001), pp. 502-516; Ant. Poppi, Presenza dei francescani conventuali nel Collegio dei teologi dell'Università di Padova. Appunti d'archivio (1510-1806), Padova 2003, pp. 168, 170-172, 176, 178-181, 183, 185, 191 s., 194, 198, 203 s.; Id., Un restauro biografico di B. L. (1700-1785) metafisico e biblista nello Studio di Padova, in Il Santo. Riv. francescana di storia dottrina arte, XLIV (2004), pp. 209-219; V. Peroni, Biblioteca bresciana, II, Brescia 1821, p. 183; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, XVI, p. 131; P. Ferrari, Lessico ecclesiastico illustrato, III, Milano 1904, p. 208; Enc. filosofica, IV, Firenze 1967, coll. 130 s., s.v. L., B. (P. Scapin); Enc. bresciana, VII, Brescia 1987, coll. 316 s., s.v. L., B. (A. Fappani).

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