MORIGIA, Bonincontro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 76 (2012)

MORIGIA, Bonincontro

Marino Zabbia

MORIGIA, Bonincontro. – Nacque a Monza verso il 1295, da Giacomo membro di una famiglia cittadina appartenente alla fazione ghibellina legata ai milanesi Visconti.

Informazioni sulla sua biografia si ricavano dalla sua Cronaca, composta tra il 1340 e il 1350. Bonincontro, che si è presentato come testimone diretto delle vicende legate alla presenza di Enrico VII in Lombardia, compare come personaggio nel racconto solo negli anni seguenti; dapprima (col. 1125), infatti, ricorda che nel novembre del 1322 era con Artusio Liprando al comando di 200 fanti monzesi che si recavano a Milano in aiuto di Galeazzo Visconti, in seguito (col. 1155) segnala che nell’aprile del 1329 era tra i dodici consiglieri del secretum consilium camere communis Modoetie che giurarono alla presenza di Ludovico di Tech la fedeltà della loro città a Ludovico il Bavaro, solo poche settimane prima che Monza passasse dalla parte di Azzone Visconti. Un’ultima citazione (col. 1178) è relativa all’aprile del 1343, quando afferma di aver fatto parte di un’ambasceria impegnata a far rientrare a Monza il tesoro del duomo. Dopo quella data non dà altre notizie di sé ma viveva ancora nel 1357, quando annotò alcuni miracoli avvenuti presso la chiesa di S. Maria in Strata a Monza. Oltre a queste puntuali informazioni la Cronaca fornisce anche il ritratto morale che Boninontro ha voluto lasciare di sé, descrivendosi come un uomo molto pio. Da questo sentimento religioso deriva un’attenzione all’agiografia inconsueta in questa forma nella cronachistica cittadina italiana bassomedievale. Nel testo si leggono infatti una biografia di s. Gerardo Tintore e il racconto di numerosi miracoli di s. Giovanni Battista e dello stesso Gerardo, al quale l’autore e i suoi familiari erano devoti. Viene poi narrata con molti particolari la vicenda dell’eretica milanese Guglielma la Boema.

La Chronica (titolo che Morigia alterna a Historia) è divisa in quattro libri, introdotti ognuno da un breve prologo. La conservano due manoscritti: il primo (Milano, Biblioteca Ambrosiana, D 271 inf.) risale al secolo XIV; il secondo (Monza, Biblioteca capitolare, b-28) è databile al sec. XVIII, ma non deriva dal codice ambrosiano. Presso la Biblioteca capitolare di Monza, inoltre, sino al XVII secolo era disponibile un altro testimone, dal quale dipende il racconto di quattro miracoli attribuiti a Gerardo Tintore che mancano nel codice ambrosiano, ma sono conservati nel processo di beatificazione del santo monzese e probabilmente nell’originale stavano alla fine del terzo libro.

La Cronaca risente della produzione storiografica milanese della prima metà del Trecento: l’autore ricorda tra le sue fonti le storie di Benzo d’Alessandria, Giovanni da Cermenate e Galvano Fiamma. Gli studiosi hanno messo in rilievo soprattutto il debito con Giovanni da Cermenate, al punto che Luigi Alberto Ferrai ha utilizzato il secondo libro della Cronaca di Bonincontro per integrare le lacune dell’unico testimone della Historia di Giovanni. Da queste opere Bonincontro non ricavò solo informazioni, ma riprese anche il modello della cronaca universale aperta ad accogliere riflessioni di natura politica (una delle più interessanti riguarda la differenza tra princeps e tyrannus, coll. 1165 s.).

Bonincontro Morigia non procedette alla compilazione di una storia universale, concentrò invece la propria attenzione su Monza e Milano, convinto del fatto che: «difficilium est veritatem scire, quia raro refertur verum et specialiter a longe» (col. 1110); tuttavia, come altri cronisti attivi intorno alla metà del Trecento, non si accontentò di registrare le vicende coeve e sentì la necessità di ricostruire il passato della propria città. Nel caso di Monza, questo compito era facilitato dall’attenzione alla storia locale ridestatasi all’inizio del Trecento, quando Monza contese a Milano l’onore di essere la sede in cui Enrico VII sarebbe stato incoronato con la corona ferrea. È plausibile che proprio in occasione di quella disputa, quando furono invitati dal sovrano a esibire cronache e documenti per dimostrare i diritti della loro chiesa, i canonici di S. Giovanni Battista abbiano elaborato la versione locale di una tradizione attestata anche in cronache imperiali secondo cui il re d’Italia doveva ricevere a Monza la corona ferrea. Probabilmente proprio durante quelle ricerche fu rinvenuta una versione della Historia Langobardorum di Paolo Diacono, nota anche a Bonincontro, con aggiunte relative alle vicende monzesi che mettono in risalto i rapporti tra la città e i re longobardi instaurati ai tempi della regina Teodolinda, fondatrice del duomo. Anche il taglio, per così dire, monografico del primo libro della Cronaca, dedicato a registrare le attestazioni dei legami di Monza con i sovrani dal tempo dei longobardi a quello di Enrico VII, e la mancanza di precisi riferimenti all’incoronazione di Ludovico il Bavaro con la corona ferrea rafforzano l’ipotesi che Bonincontro si sia limitato a registrare nelle sue pagine una versione codificata verso il 1310, rimpolpandola magari con qualche nota tratta dal complesso corpus storiografico che Galvano Fiamma stava compilando nei medesimi anni.

Dopo una lunga digressione che chiude il primo libro ed è dedicata a narrare la vita di Gerardo Tintore, il racconto continua nel secondo libro ricostruendo le vicende che ebbero per protagonista Enrico VII in Lombardia, e gli scontri tra guelfi e ghibellini seguiti alla morte dell’imperatore. Sin dal prologo del secondo libro Bonincontro richiama l’attenzione sul biennio 1322-24 quando – sullo sfondo delle lotte che contrapposero Galeazzo Visconti al papa Giovanni XXII – Monza fu occupata dalle truppe guelfe. Da qui ha inizio il terzo libro, vero nucleo dell’opera che da solo occupa quasi metà dell’intera Cronaca ed è costituito dal racconto dei fatti che si svolsero in Lombardia (principalmente a Monza e a Milano) sino al 1338. Mentre ripercorre questi avvenimenti, il cronista riflette sulla vita politica lombarda, riconoscendo nel frazionamento delle parti la ragione della debolezza delle città e ponendo l’accento sulle discordie interne della parte ghibellina che si erano verificate sia a Monza, sia a Milano, così come anche all’interno della famiglia Visconti (a causa delle ambizioni prima di Marco e poi di Lodrisio ai quali Bonincontro – pur essendo un partigiano di quella famiglia – non risparmia critiche cui è da contrapporre l’elogio dedicato ad Azzone). Il breve quarto libro chiude l’opera con una puntuale ricostruzione delle vicende che riportarono il tesoro del duomo a Monza da Avignone.

Fonti e Bibl.: Bonincontri Morigiae Chronicon Modoetiense, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., Milano 1728, XII, coll. 1053-1183. Il Chronicon è utilizzato per integrare le lacune della Historia Iohannis de Cermenate, a cura di L.A. Ferrai, Roma 1889 (Fonti per la storia d’Italia, 2), pp. XXVIXXVIII, XXXV-XL, 16-18, 76, 80, 97-98, 132, 137, 149. Passi dell’opera di M. tratti dalla Historia Langobardorum sono in G. Princi Braccini, La glossa monzese alla “Historia Langobardorum”, altri documenti del culto di san Giovanni Battista presso i Longobardi e l’incantesimo del Cod. Vat. Lat. 5359, in Paolo Diacono. Uno scrittore fra tradizione longobarda e rinnovamento carolingio, a cura di P. Chiesa, Udine 2000, pp. 433-435, 457- 466. I miracoli di Gerardo Tintore non presenti nell’edizione muratoriana sono in A. Merati, L’esame delle fonti, in Gerardo Tintore il santo di Monza, Monza 1979, pp. 35-37. Bonincontro Morigia, Cronaca inedita, o Storia dell’origine ed erezione di S. Maria in Strata di Monza, in A.-F. Frisi, Memorie storiche di Monza e sua corte, Milano 1794 (rist. anastatica Bologna 1970), III, pp. 215-217; W. Dönniges, Kritik der Quellen für die Geschichte Heinrichs des VII des Luxemburgers, Berlin 1841, pp. 100-102; R. Cassanelli, Arte e politica delle immagini alla corte dei Visconti e degli Sforza (secoli XIV e XV), in La Corona Ferrea nell’Europa degli Imperi, I. La Corona, il Regno e l’Impero: un millenio di storia, a cura di G. Buccellati, Monza 1995, pp. 83-90; R. Mambretti, Le tracce della memoria: un itinerario tra fonti storiografiche e narrative monzesi dal XIV al XVIII secolo, in Monza. La sua storia, a cura di F. de Giacomi, Monza 2002, pp. 450-454; P. Majocchi, Pavia città regia. Storia e memoria di una capitale medievale, Roma 2008, pp. 162-166, 180-187; Rep. font. hist. Medii Aevi, VII, p. 626.

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