BORBONE, Carlo duca di, connestabile di Francia

Enciclopedia Italiana (1930)

BORBONE, Carlo duca di, connestabile di Francia

Federico Chabod

Secondo figlio di Gilberto di Borbone, conte di Montpensier e delfino di Alvernia, e di Chiara Gonzaga, figlia di Federico Gonzaga, marchese di Mantova, nacque il 17 febbraio 1490. Morti il padre e il fratello maggiore, Carlo si trovò a 12 anni capo del ramo cadetto della famiglia Borbone, i Borbone Montpensier; e sposando il 10 maggio 1505 la cugina Susanna, figlia di Pietro duca di Borbone e di Anna di Francia, riunì in mano sua tutti i possedimenti dei due rami della famiglia, dominando così i ducati del Borbonese, di Alvernia, di Châtellerault, le contee di Montpensier, di Forez, di La Marche, di Gien, di Clermont, di Beauvaisis e di Alvernia e parecchie altre signorie minori: vero piccolo reame nel centro della Francia accentrato attorno a Moulins, luogo di soggiorno del duca. Nel 1507 Carlo accompagnava Luigi XII nella spedizione contro Genova; ma il vero inizio della sua vita militare avveniva nel 1509, quand'egli combatté contro i Veneziani ad Agnadello. Nel 1512, si recava invece a combattere gl'Inglesi sbarcati nella Guienna; nel novembre 1513 e sui primi del 1514 veniva inviato in Borgogna con pieni poteri per difendere il paese da ogni attacco degli Svizzeri. Nominato connestabile di Francia all'avvento al trono di Francesco I, ebbe il comando dell'avanguardia dell'esercito raccolto per la spedizione contro il Milanese: combatté a Marignano, assediò con Navarro il castello di Milano, e dopo la partenza di Francesco I (8 gennaio 1516), rimase in Italia come luogotenente generale. Dovette sostenere, per brevissimo tempo, l'urto dell'esercito di Massimiliano imperatore, costretto quasi subito a ritirarsi, dalle vicinanze di Milano, su Lodi e poi su Verona; ma alla fine di maggio, cessato il pericolo, ritornava in Franciai Non però, come si è talvolta preteso, per essere caduto in disgrazia: le sue relazioni con Francesco I erano in quel momento buone. Ma lentamente si maturavano i profondi motivi di contrasto tra i due uomini: indizio chiaro del mutarsi dei rapporti si aveva nella guerra di Piccardia del 1521 contro Carlo V, poiché Francesco I, invece di dare il comando dell'avanguardia, connesso con la carica di connestabile, al duca di Borbone, lo affidò al duca di Alençon. Carlo continuò a servire, e anzi riusì a impadronirsi di Bouchain e di Hédin; ma dovevano essere queste le sue ultime battaglie in favore del re di Francia.

La moglie (morta il 28 aprile 1521) con testamento del 1819, lo aveva lasciato solo erede di tutti i suoi possedimenti, confermando la donazione già fatta nel 1505: ma Francesco I volle che ritornassero alla corona, per diritto di devoluzione, i beni di appannaggio, provenienti in origine dal demanio della corona, mentre la madre del re, Luisa di Savoia, reclamava per sé i beni trasmissibili alle donne come più prossima parente di Susanna, sua cugina germana. La questione era su più di un punto complicata assai; e per spiegare la decisione di Francesco I di affrontarla risolutamente e di porsi così in urto pieno col più potente dei suoi vassalli, in un momento in cui la lotta iniziata contro Carlo V pareva dovesse sconsigliarlo da ogni contrasto all'interno, si è ricorso più volte soprattutto a questa spiegazione: Luisa di Savoia avrebbe voluto farsi sposare dal connestabile; il rifiuto di Carlo l'avrebbe spinta a ottenere vendetta dal figlio re. Ma sebbene siffatta versione possa anche celare un fondo di vero, essa è stata assai esagerata nella sua reale portata; giacché l'urto tra il connestabile e il re di Francia traeva le sue origini da cause ben più profonde.

Carlo di Borbone era, e voleva essere nei suoi dominî, un vero capo di stato (come si vede chiaramente nelle rivendicazioni che egli fece nel 1525 durante le trattative precedenti il trattato di Madrid); e certo i dominî di lui, compatti e serrati nel cuore della Francia, costituivano un piccolo stato nello stato. La qual cosa contraddiceva in pieno al programma assolutistico e centralizzatore della monarchia di Francesco I; questi pertanto affrontò la lotta, facendo iniziare nel gennaio 1522 il processo davanti al parlamento di Parigi (più tardi, senza attendere la sentenza, fece procedere senz'altro al sequestro della successione di Susanna).

Posto repentinamente in una situazione assai difficile, il connestabile, che già nel 1819 era entrato in rapporti con Carlo V per chiedergli la restituzione del ducato di Sessa nell'Italia meridionale (concesso da Carlo VIII al padre Gilberto), cominciò a intavolare trattative con l'Asburgo nell'estate del 1522 accordandosi definitivamente con lui il 18 luglio 1523. Prometteva egli di muovere contro Francesco I, mentre contemporaneamente gli eserciti anglo-spagnoli avrebbero assalito e invaso la Francia; in compenso gli veniva accordata la mano della regina Eleonora o dell'infanta Caterina. Analogamente, nella notte tra il 6 e il 7 settembre, il connestabile concluse un accordo simile con Enrico VIII d'Inghilterra, di cui riconobbe, quasi un anno più tardi però, i pretesi diritti alla corona di Francia.

Reso edotto del tradimento e prevedendone giustamente le gravi conseguenze, Francesco I cercò di prevenirle, recandosi a Moulins (17 agosto) a chiedere spiegazioni e ad offrire nel contempo al connestabile di dividere con lui il comando dell'esercito d'Italia ma quando il re andò a Lione, Carlo fuggì volgendosi prima verso la Spagna, poi verso la Franca Contea. Di lì, sebbene Francesco I facesse un tentativo supremo per fermarlo, offrendo di restituirgli tutti i suoi beni, si recò a Trento, poi a Mantova, a Piacenza, a Genova, rimanendo infine in Italia con l'esercito spagnolo. Nominato da Carlo V generalissimo e luogotenente generale dell'Impero (gennaio 1524), diresse la campagna contro l'esercito del Bonnivet, costringendolo a ripassare le Alpi; poi entrò in Provenza, occupando il 2 agosto Aix, il 2 settembre Tolone e ponendo l'assedio, sin dal 19 agosto, a Marsiglia. Ma la resistenza di quest'ultima città mandava a vuoto il suo piano d'invasione; e alla fine di settembre Carlo ritornava in Piemonte, poi in Lombardia, mentre i Francesi, rientrati in Italia, cominciavano l'assedio di Pavia. Assoldate truppe in Germania, Carlo, nel gennaio 1525, mosse il campo verso il Ticino, finché il 24 febbraio si decise ad approvare il piano del marchese di Pescara, che si concludeva il giorno appresso nella grande battaglia, rimasta celebre col nome di battaglia di Pavia.

La catastrofe dell'esercito francese, e la prigionia dello stesso Francesco I, indussero allora il connestabile a progettare nuovamente l'invasione della Francia dal Delfinato; ma l'inizio delle trattative di pace tra Carlo V e Francesco I, impedendo l'attuazione del piano, lo indusse a recarsi in Spagna (ottobre 1525). Col trattato del 14 gennaio 1526 furono restituiti a Carlo tutti i suoi dominî, ma egli dovette però rinunciare alla mano della regina Eleonora, e la promessa fattagli, in compenso, del ducato di Milano doveva riuscire senza effetto. Ritornò allora in Italia, sempre come capitano generale dell'impero; s'impadronì del castello di Milano il 25 luglio, e riuscì a respingere l'attacco del duca d'Urbino. Dopo di essere rimasto chiuso in Milano per più mesi, ne usciva il 2 gennaio 1527, riunendosi con il Frundsberg a Fiorenzuola d'Arda il 9 febbraio, e movendo di lì su S. Giovanni, tra Bologna e Ferrara. Il 30 marzo, nonostante la tregua stabilita il 15 dello stesso mese fra papa Clemente VII e i rappresentanti di Carlo V, a Roma, il connestabile, alla testa di un esercito non pagato, avido di bottino, turbolentissimo, marciava di sua iniziativa sull'Italia centrale. Penetrava in val d'Arno, non potendo buttarsi su Firenze, protetta a tempo, passava nel Senese, nel Viterbese, giungendo infine il 5 maggio davanti a Roma, dalla parte di Monte Mario. Il papa, fidando nella tregua, non aveva provvisto alla difesa della città; Carlo ordinava l'assalto per il giorno seguente. Ma nel momento in cui egli stesso dava la scalata alle mura veniva ferito a morte da un'archibugiata di cui il Cellini, con ogni probabilità a torto, si attribuì il merito; e poco dopo spirava.

Bibl.: A. Lebey, Le connétable de Bourbon (alquanto tendenzioso a favore di Carlo), Parigi 1904. Cfr. inoltre: G. De Leva, Storia documentata di Carlo V in correlazione all'Italia, II, Venezia 1863; F. Mignet, Rivalité de François I et de Charles-Quint, voll. 2, Parigi 1875; P. Paris, Le connétable de Bourbon, in Études sur François Premier roi de France, II, Parigi 1885; H. Baumgarten, Geschichte Karls V., II, Stoccarda 1886.

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