BOURMONT, Louis-Victor-Auguste, conte di Ghaisnes

Enciclopedia Italiana (1930)

BOURMONT, Louis-Victor-Auguste, conte di Ghaisnes

Romolo CAGGESE

Nacque nel castello di Bourmont (Maine et Loire) il 2 settembre 1773, e fu avviato giovanissimo alla carriera delle armi. Di sentimenti monarchici, abbandonò la Francia allo scoppio della rivoluzione, rientrandovi nel 1794, col consenso, certo, del conte d'Artois, per partecipare all'insurrezione della Vandea. Dopo la sconfitta dei Vandeani a Cholet, il generale Scépeaux nominò il B. suo capo di stato maggiore, anche perché il quartiere generale dell'insurrezione realista era proprio il castello del B., più volte perduto e ripreso durante il 1794-95; e quando Scépeaux depose le armi (aprile 1796), il giovine ufficiale riparò nella Svizzera. Di là invocò inutilmente l'amnistia, e però si mescolò ad un nuovo disperato tentativo, riuscendo a sconfiggere un contingente repubblicano a Louverné, nell'ottobre 1799, ma il Consolato annientò subito le estreme speranze dei fuorusciti, e il B., sottomessosi, poté ritornare indisturbato a Parigi. Arrestato di lì a poco, in seguito all'attentato di via Saint-Nicaise, nel dicembre 1800, fu rinchiuso a Besançon: ma riuscito a fuggire nell'agosto 1804, riparò nel Portogallo, e a Lisbona lo trovò il Junot nel 1807. Ebbe così inizio un nuovo e più splendido periodo della sua vita; rientrò in Francia e, nominato subito dopo (1809) colonnello, prese parte alla campagna di Russia al seguito del principe Eugenio, conquistando la simpatia di quelli stessi che avevano non poche ragioni di sospettare di lui. Ferito a Lützen (2 maggio 1813), fu nominato generale di brigata, e qualche mese dopo, il 13 febbraio 1814, promosso comandante di divisione per la strenua difesa di Nogent, agli ordini del Ney. Anche durante i Cento giorni conservò il comando di una divisione; ma tre giorni prima della battaglia di Waterloo tradì Napoleone, passando con un piccolo seguito ai nemici e raggiungendo Luigi XVIII a Gand. Il tradimento, riconfermato più tardi, quando il B. fu tra i giudici del suo antico capo, il gen. Ney, gli valse il comando della divisione della Guardia e un posto d'onore tra gli artefici della restaurazione borbonica. La guerra contro i costituzionali di Spagna parve anzi contribuire alla sua fama di soldato. Salito al trono il suo antico protettore, il conte d'Artois (1824), il B. entrò (8 agosto 1829) a far parte del gabinetto Polignac come ministro della guerra e fu preferito al Marmont come comandante della spedizione di Algeria. Il 14 giugno 1830 il corpo di spedizione sbarcava sulle coste africane; il 24 si combatté furiosamente a Sidi-Khalef, dove cadde uno dei figli del condottiero, il tenente Amedeo; e si combatté intorno ad Algeri il 26, 27 e 28 giugno, con gravi perdite. Finalmente il 4 luglio Algeri capitolava, il 5 il B. entrava nella città espugnata e il 6, in un proclama magniloquente all'esercito, annunziava la fine della guerra. Il 14 luglio 1830 gli veniva conferito il bastone di maresciallo; ma due settimane dopo Carlo X perdeva il trono e nessuno poteva pensare ad onorare il conquistatore di Algeri. Non volendo aggiungere tradimento a tradimento, prestando giuramento al nuovo regime orleanista, fu considerato dimissionario (1832). Tentò ancora l'avventura gettandosi nelle lotte civili del Portogallo, a favore dell'assolutismo, ma la vittoria di Don Pedro lo costrinse a rinunziare per sempre alla fortuna. Visse a lungo a Roma e nel 1840, in virtù dell'amnistia, poté rientrare in Francia; morì dimenticato nell'avito castello di Bourmont il 17 ottobre 1846.

Bibl.: Ch. de Bourmont, Réponse à un abonné du Journal de la Haute-Loire, Parigi 1832; id., Appel à tous les Français, Parigi 1840; id., Mensonges sistématiques contre le Maréchal B., Parigi 1841; E. Morson, Notice biographique sur le maréchal B., Nantes 1847; Viel-Castel, Histoire de la Restauration, Parigi 1860-1878, III; Duchesse d'Abrantès, Mémoires, Parigi 1893; Rousset, La conquête d'Alger, Parigi 1879; Daudet, La révolution de 1830 et le procès des ministres de Charles X, Parigi 1907; P. De La Gorce, La dernière année de la Monarchie traditionnelle, in Revue des Deux Mondes, 15 marzo-1 aprile 1928; id., Charles X, Parigi 1928; Dubreton, Charles X, Parigi 1928.

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