BRATTEA

Enciclopedia Italiana (1930)

BRATTEA (dal lat. bractea e brattea "lamina sottile"; fr. bractée; sp. bráctea; ted. Deckblatt; ingl. bract)

C. Av.
D. Le.

Foglie della parte più alta del germoglio, nell'ascella delle quali sono inseriti i fiori. Per la posizione elevata si chiamano anche "ipsofilli" (dal gr. ὕψος "altezza", e ϕύλλον, "foglia"). Differiscono più o meno dalle foglie normali, ordinarie, per le dimensioni, la forma, la consistenza, la tassia e il colore, ma in generale è facile scorgere che derivano da esse - cui sono collegate da forme intermedie - per riduzione delle dimensioni, perdita del picciolo e simili leggiere modificazioni. In casi speciali le differenze sono notevolmente accentuate, o per diventare le brattee grandissime ed amplessicauli (spata delle Aracee), cuoiose e quasi legnose (spata delle Palme), o per portare reste all'apice o al dorso (Graminacee) o per esser così sottilmente laciniate da sembrare ciuffi di peli (ricettacolo della calatide di parecchie Asteracee), o per esser colorate diversamente dal verde (Lavandula stoechas, Origanum vulgare, Salvia sclarea) fino ad assumere tinte vivacissime (certe Bromeliacee, Bougainvillea, Poinsettia pulcherrima) cui è dovuta la bellezza e vistosità delle infiorescenze di queste piante, che han fiori piccoli e per sé stessi incospicui.

Archeologia. - Si usano chiamare così le lamine metalliche, specialmente di metallo prezioso, con decorazione impressa; e particolarmente quelle lamine metalliche che erano applicate come ornamento, cucite o legate, a stoffe e simili. Tale è il caso delle numerose laminette auree delle tombe reali di Micene: alcune di esse sono provviste di forellini, per passarvi dei chiodetti o per inserirvi il filo, come i cosiddetti diademi, le linguette e le crocette, che dovevano servire di decorazione ai sarcofagi lignei dei guerrieri o alle stoffe che li ricoprivano; altre sono sprovviste di fori, e dovevano essere incollate. Quanto alla forma, alcune sono a forma geometrica, altre a forma di animali, foglie, altari (figg.1-2), ecc. La decorazione comprende cerchi e spirali, conchiglie, polipi e farfalle stilizzate. Se ne sono trovate di tarda arte micenea, a Cipro e a Egina. Piccole rosette, simili a quelle di Egina, passano dall'arte micenea a quella geometrica e fino a quella ellenica: alcune ne sono state rinvenute ad Efeso.

Laminette auree, di elettro e argentee, per la decorazione di vesti, sono state rinvenute più volte in tombe etrusche arcaiche del periodo orientalizzante: ricordiamo ad es. le placche elissoidali in argento, sprovviste di fori, della tomba Barberini di Preneste al museo di Villa Giulia, e le brattee in oro della tomba Regulini-Galassi di Cere, di forma assai diversa e con i forellini per la cucitura (v. fig. 3). Altre testimonianze di rivestiture laminari in tombe vetuloniesi dimostrano che questo costume fu abituale per tale periodo in Etruria.

L'uso della lavorazione di laminette auree per la decorazione di vesti ci è testimoniato anche per l'epoca classica da un passo di Demostene (Orat. in Mid., p. 521, 25), ed è confermato archeologicamente dalle laminette, sia di metallo nobile sia di bronzo, ritrovate nelle tombe; una raccolta specialmente ricca è contenuta nel museo di Leningrado: essa contiene brattee di varia forma lavorate a sbalzo, con elementi decorativi e figurati, e brattee intagliate, rappresentanti animali, grifi, sfingi e figure umane; appartengono specialmente al sec. V-IV a. C., ma alcune scendono anche in epoca ellenistico-romana.

Bibl.: G.E. Rizzo, Storia dell'arte greca, Torino 1913, p. 64 seg.; G. Pinza, Materiali per la etnol. antica toscano-laziale, Milano 1915, I, p. 338 segg.; F.H. Marshall, British Museum, Cat. of Jewellery, Londra 1911, passim.

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