BRETAGNA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1992)

BRETAGNA

X. Barral i Altet

(franc. Bretagne)

Regione della Francia nordoccidentale, formata dall'omonima penisola che si estende tra la Manica e l'Atlantico, corrispondente all'antica Armorica. Il nome B. deriva dai Bretoni, arrivati nell'Armorica verso la metà del sec. 5°, quando il processo di cristianizzazione era in corso nella regione; il loro definitivo insediamento può dirsi compiuto all'inizio del sec. 6° e comportò la divisione della regione in due zone: quella gallo-franca, che è compresa nelle diocesi di Rennes, Vannes e Nantes, e quella bretone propriamente detta, comprendente le piccole comunità federate dell'Ovest.In epoca tardoantica la città di Rennes, posta al centro di un nodo viario, abbandonò il toponimo celtico di Condate per assumere quello di Civitas Redonum. La città, protetta da una cinta muraria, aveva un assetto urbanistico per assi ortogonali ancora riconoscibile nel tracciato attuale di alcune strade. La città era già sede episcopale nel 453 e il più celebre tra i suoi vescovi fu, all'inizio del sec. 6°, Melanio, sepolto in una tomba di cui fa memoria Gregorio di Tours (De gloria confessorum, LV; PL, LXXI, coll. 868-869), collocata nella chiesa extra moenia che porta ancora il suo nome. Il sito della prima cattedrale va ricercato nell'area di quella attuale.Nantes deve la sua collocazione sulla riva destra della Loira ai vantaggi offerti dal traffico fluviale. Le prime citazioni dell'esistenza in essa di un episcopato risalgono alla seconda metà del sec. 4°; altre notizie si desumono da Gregorio di Tours (De gloria martyrum, XL; PL, LXXI, col. 760), che fa riferimento ai due martiri nantesi Rogaziano e Donaziano, e da Venanzio Fortunato (Carminum liber III; MGH. Auct. ant., IV, 1, 1881, pp. 52-63), che, parlando del vescovo Felice (549-582), ricorda la cattedrale, con le sue tre navate e una decorazione di eccezionale bellezza.Si ha notizia dell'esistenza nella regione di comunità monastiche, anche se non sempre è possibile localizzarne con precisione l'ubicazione. Così pure le fasi più antiche dei grandi monasteri di Dol, Tréguier, Saint-Pol-de-Léon o Landévennec non sono sempre riconosciute a livello archeologico. Scavi recenti hanno indicato nell'Ile-Lavret la continuità di un insediamento installato in un antico centro gallo-romano, con un'importante necropoli, ma privo di tracce di vita religiosa anteriori al Mille, fatta eccezione per quelle a carattere esclusivamente funerario. Indicazioni sulle prime comunità cristiane sono fornite dalle iscrizioni, redatte in latino, ma con nomi bretoni, provenienti generalmente da edifici religiosi rurali. Il panorama archeologico della B. tardoantica è tuttavia ancora poco conosciuto; a parte gli edifici di Nantes o di Alet, le prime costruzioni di Landévennec, Lanmeur o Maxent non risalgono infatti che all'età carolingia.I sarcofagi e la decorazione architettonica offrono elementi per conoscere l'attività artistica nella regione in epoca tardoantica. Nella zona che si può definire merovingia, i sarcofagi sono di tipo analogo a quelli della Loira o del Poitou e la loro diffusione segna con relativa precisione i confini archeologici della B., nel cui territorio autenticamente bretone, di fatto, non si ha traccia di tale tipologia, essendo le sepolture esclusivamente terragne. Allo stesso modo la decorazione architettonica conosciuta (piastrelle a stampo in terracotta, capitelli in marmo verosimilmente di importazione) si limita pressoché esclusivamente al territorio di Nantes.Le indagini archeologiche permettono di conoscere meglio la situazione della B. intorno all'anno Mille, particolarmente per quanto riguarda le fortificazioni e l'architettura religiosa. Le cinte murarie e i campi fortificati sono oggetto di studio, anche se erroneamente interpretate sino a epoca relativamente recente quali fortificazioni protostoriche, come nel caso di Péran a Plédran (Côtes-d'Armor).Accanto alle cinte fortificate, che continuarono ad assicurare alle città il ruolo di piazzeforti, sorsero castelli, di cui tuttavia poche sono le testimonianze anteriori alla seconda metà del sec. 11°; la motte, costituita da un terrapieno naturale o artificiale circondato da un fossato e con alla sommità una costruzione in legno o pietra, è invece certamente ben conosciuta già alla fine del sec. 10° o agli inizi del successivo: poco più tardi di quest'epoca il ricamo di Bayeux (Bayeux, Tapisserie de Bayeux) mostra, sia pure in maniera schematica, i caratteri essenziali di questo tipo di fortificazione. Fuori delle mura cittadine, la B. dell'anno Mille vive una vita essenzialmente rurale. La storia del popolamento nei distretti rurali della B. è ancora poco conosciuta, come pure gli aspetti della vita quotidiana dei più umili. Nel Morbihan, accanto alle mottes castrali e alle cinte, generalmente poste su speroni trincerati di origine protostorica, è stato studiato il villaggio abbandonato di Lann Gouh presso Melrand, indagato archeologicamente tra il 1977 e il 1980. Le case - alcune delle quali sembra abbiano avuto contemporaneamente anche la funzione di ricovero di animali - erano simili a ciò che si definirebbe una capanna. Solitamente a pianta rettangolare (m. 48), avevano una copertura vegetale che giungeva quasi fino al suolo, poggiando su muretti alti cm. 50 ca.; al centro dell'edificio si trovava un focolare aperto, di forma circolare o anche rettangolare.Meglio conosciuta, l'architettura religiosa, che già nel corso della seconda metà del sec. 10° ebbe una straordinaria fioritura, conserva testimonianze soprattutto del sec. 11°, come per es. le ricostruzioni delle cattedrali di Saint-Brieuc, Nantes e Alet; questo slancio edilizio coinvolse ugualmente anche le abbazie e le chiese rurali. I materiali usati sono locali, l'apparecchiatura muraria irregolare con ampio uso di elementi di spoglio, mentre pressoché inesistente è la decorazione architettonica. Landévennec - dove scavi recenti hanno messo in luce una grande chiesa abbaziale con coro quadrato e alcuni edifici monastici, testimonianti la vitalità della comunità - è l'esempio tipico dell'architettura religiosa locale tra la fine del 10° e gli inizi dell'11° secolo. Problematica da un punto di vista cronologico è la cripta a tre navate, forse destinata a uso sepolcrale, della chiesa di Lanmeur (Finistère), ove è insolita anche la decorazione scolpita delle colonne, a motivi vegetali; la piccola cappella rettangolare di Saint-Etienne a Guer (Morbihan) è tipico esempio dell'architettura religiosa minore, decorata unicamente dall'inserto di corsi in laterizi nel paramento murario.I secc. 11° e 12° sono caratterizzati dalle lotte dei conti di Rennes e Nantes per l'egemonia nella regione, contese che implicarono anche altre famiglie della zona. La stessa Normandia si trovò chiamata in causa in una guerra che era essenzialmente di confine ma che arrivava a compromettere i rapporti di forze interni. La casata di Rennes sembrò imporre la propria supremazia - Goffredo di Rennes ottenne da Judicaele di Nantes l'omaggio e il riconoscimento del titolo - che dovette comunque essere piuttosto limitata.Il titolo ducale, passato alla casata di Cornovaille in seguito a matrimoni dinastici, venne nuovamente conteso alla morte di Conan III (1148), determinando ancora una volta interventi normanni e angioini. La B. tentò di mantenere la propria indipendenza, ma con la riunificazione della contea di Angiò e del ducato di Normandia sotto Enrico II Plantageneto si venne a costituire un nemico assai potente. Il matrimonio dell'erede di B., Costanza, con il figlio di Enrico, Goffredo, nel 1156, permise allo stesso Enrico, ormai re d'Inghilterra, di governare il ducato. La B. entrò allora nei giochi politici tra la Francia e l'Inghilterra, tra la dinastia dei Capetingi e quella dei Plantageneti.Nel 1234, in seguito a matrimoni dinastici e a operazioni politiche e militari, la B. passò sotto la dominazione francese. Il potere ducale ne uscì rafforzato e il sistema amministrativo venne riorganizzato; la corte del duca ebbe una sede stabile e furono precisate le sue competenze. Il territorio ducale, che agli inizi del sec. 13° sembrava di scarsa entità e diviso tra Nantes, Rennes, Vannes e una parte della Cornovaille, nel corso della seconda metà del secolo si ampliò attraverso occupazioni, acquisti o transazioni. Solo la parte centrale della B., che apparteneva alla potente famiglia di Rohan, sfuggì a questa espansione. La potenza economica e l'autorità dei duchi crebbero allorché le istituzioni si modellarono su quelle del regno vicino. Durante questo periodo, inoltre, la B. entrò a pieno titolo nel circuito internazionale degli scambi marittimi.Nel 1341 il duca Giovanni III morì senza eredi diretti e si aprì in B. una guerra di successione durata fino al 1381 quando, con il trattato di Guérande, l'unione con la Francia pose fine alle aspirazioni indipendentiste. La lotta tra le casate dei Blois e dei Montfort, durata quattro decenni, si inseriva nel contesto più generale della contesa franco-inglese. Battaglie, tregue, colpi di mano e rovesciamenti di situazioni caratterizzano questo come uno dei periodi più violenti del Medioevo bretone, che in alcuni casi - quali la difesa di Rennes da parte di Bertrand Du Guesclin nel 1356-1357 e la battaglia di Auray nel 1364 in cui morì Carlo di Blois - fu reso celebre dalla storiografia leggendaria posteriore. Nel 1381 riprese il titolo ducale Giovanni IV di Montfort.Gli interessi delle grandi famiglie - Rohan, Clisson, Penthièvre - dominarono la storia della B. del sec. 15°, come testimonia il moltiplicarsi dei loro castelli. Il progressivo espandersi delle fortificazioni conferì alla regione il carattere di territorio militare e alle coste un aspetto fortificato. L'allestimento di importanti flotte mercantili e la creazione di circuiti commerciali permanenti diedero vita a una intensificazione degli scambi di tipo del tutto nuovo; dal Nord al Sud il paese si arricchì grazie alla qualità dei commerci basati su trattati e accordi.Se poco si conosce del tessuto urbano e dello sviluppo delle strade e dei quartieri delle città romane in età tardoantica e altomedievale, si deve constatare tuttavia una grande continuità di occupazione dei siti antichi. Rare sono le fonti fino al sec. 14°, sicché all'interno delle città è assai difficile poter circoscrivere cronologicamente la formazione di una parrocchia, la fondazione di un edificio religioso o di un ospedale. Accanto alle città di antica tradizione, altri insediamenti abitativi, posti generalmente a ridosso dei castelli, diedero ugualmente vita durante il Medioevo - con il concorso di fondazioni religiose - a nuovi agglomerati urbani; in questi casi il momento di passaggio dalla chiesa rurale e dalla parrocchia al fenomeno urbano deve essere valutato volta per volta. Nantes, Rennes e Vannes devono essere considerate a parte, giacché il substrato romano determinò l'evoluzione della città medievale.Tra i secc. 10° e 13° si assistette a uno sviluppo dell'edilizia civile e religiosa, che si tradusse vuoi nella ricostruzione delle cattedrali, vuoi nell'edificazione di grandi residenze urbane, di cui la 'casa romanica' di Dol è un esempio significativo. A queste attività architettoniche, interessanti il centro delle città, fa riscontro la nascita di quartieri suburbani e di altri insediamenti abitativi, talvolta fortificati, all'interno e all'esterno delle cinte. In tempo di pace non si esitava a costruire anche al di fuori delle mura, talvolta in funzione del costituirsi di un insediamento religioso, come nel caso di Saint-Georges, Saint-Germain o Saint-Mélaine a Rennes.Alcune trasformazioni del paesaggio urbano furono determinate dall'insediamento nelle città degli Ordini mendicanti (Domenicani, Francescani e Carmelitani), i quali privilegiarono le città costiere, per la loro maggiore importanza economica, ponendosi così in concorrenza con le altre fondazioni monastiche.Una delle caratteristiche principali delle città medievali è costituita dai sistemi di fortificazione; la cinta muraria è già fissata, come a Dinan, nel 13° e soprattutto nel 14° secolo. A partire da questo momento, infatti, la guerra dei Cento anni determinò in tutta la Francia una trasformazione della struttura dei castelli e delle città: l'insicurezza è senza dubbio all'origine dei lavori che si andarono moltiplicando al fine di rendere inespugnabili le fortezze. Dinan divenne, per es., una piazzaforte fondamentale per il controllo della strada verso Rennes e del corso della Rance. Dal 1380 al 1383 i lavori di fortificazione proseguirono con la costruzione del donjon, esempio di una tendenza che andava affermandosi in Francia: il castello, quando esiste, è situato all'interno della cerchia di mura, cui è raccordato dal donjon, che, pur facendo parte della cinta, ne è separato da fossati. Due casi simili a quello di Dinan sono costituiti dal castello dell'Hermine a Vannes e da quello di Saint-Malo.A partire dalla metà del sec. 15°, le città che già possedevano una cinta dovettero adattarla alle nuove tecniche militari: le torri vennero sopraelevate, si rinforzarono le cortine, si realizzarono le scarpate esterne, si installarono casematte nella parte bassa delle mura, vennero poste in opera caditoie e bertesche e si allargarono notevolmente verso l'interno delle torri le aperture per i cannoni.Per tornare all'architettura religiosa, le chiese romaniche di B. si presentano a una o a più navate - generalmente separate da pilastri rettangolari o, più raramente, da colonne - spesso con transetto, come a Saint-Mélaine di Rennes, Fouesnant o Loctudy; il capocroce presenta talora un'abside semicircolare o, sovente, una terminazione rettilinea. Meno frequenti sono la pianta circolare (come per es. la cappella di Lanleff) e il capocroce con deambulatorio e cappelle radiali (attestato per es. nell'abbaziale di Landévennec).Saint-Gildas-de-Rhuys e Landévennec, significativi esempi di architettura monastica romanica, testimoniano al tempo stesso le relazioni tra la B. e i paesi vicini. L'ampia navata centrale separata dalle navate laterali da arcate su pilastri cruciformi, la copertura della navata maggiore presumibilmente a tetto, come nella maggior parte delle chiese romaniche della B., il transetto molto ampio e il coro, che, dopo due campate, termina in un deambulatorio con cappelle radiali, sono tutti elementi che si ricollegano a un modello proveniente dall'Ovest della Francia e dal Poitou.Eccezion fatta per alcuni grandi edifici quali Saint-Mélaine di Rennes, costruito alla fine del sec. 11° con un transetto molto sviluppato in altezza e un capocroce a terminazione rettilinea, o Saint-Sauveur di Redon, l'architettura romanica della B. è nota soprattutto attraverso piccoli edifici con navata centrale illuminata direttamente, mediante finestre situate al di sopra di grandi arcate, e con navate laterali assai semplici. Le differenze principali si colgono al livello dei supporti che separano le navate: pilastri rettangolari come a Lamballe, cruciformi come a Locmaria di Quimper o a Saint-Malo di Yvignac, o con due colonne addossate come a Brech. Le finestre presentano una doppia strombatura e l'apparecchiatura muraria è regolare.Sono da sottolineare i caratteristici contrafforti esterni, generalmente in pietre squadrate di grandi o medie dimensioni, di tipo diverso, ricorrenti a intervalli regolari lungo tutto il perimetro degli edifici, tanto in facciata come sulle pareti laterali della chiesa.La facciata si presenta con caratteri di grande semplicità: terminante a timpano e poco decorata, lascia trasparire all'esterno il ritmo e la divisione interna dell'edificio. Il portale è spesso ornato solo da una modanatura costituita da un toro e due o tre gole. Rari gli esempi di facciate scolpite, come quelle della Trinité-Porhoët o del Saint-Sauveur di Dinan, quest'ultimo un episodio isolato che segna un contatto più o meno diretto con la Francia occidentale. Anche il timpano ornato, caratteristico delle facciate romaniche di molte regioni della Francia, ebbe in B. scarso impiego; lo si trova attestato per es. a Perros-Guirec o a Kernitron di Lanmeur.Nel periodo romanico dovevano esistere in B. probabilmente altre facciate riccamente ornate, come nell'esempio già menzionato di Perros-Guirec, o scolpite in maniera più modesta, come a Merlevenez. Talvolta i rilievi potevano avere anche un forte risalto, come testimoniano i frammenti murati nella parete meridionale della chiesa di Saint-Gilles a Malestroit.La scultura romanica si sviluppò però soprattutto nei capitelli delle navate delle chiese, raggruppabili dal punto di vista cronologico e stilistico per aree geografiche. Il materiale utilizzato, il granito, influì sulla scelta dei temi decorativi, spesso geometrici (spirali, crocette, cerchi o losanghe, chevrons e intrecci). Più rari i capitelli figurati e quelli a motivi vegetali, derivati più o meno felicemente dal modello corinzio romano. Una serie di quarantaquattro capitelli di grandi dimensioni sussiste a Saint-Gildas-de-Rhuys, dove motivi zoomorfi sostituiscono uno dei giri di foglie del capitello corinzio. Agli angoli del càlato si trovano talvolta, al posto delle volute, figure mostruose, formate da due corpi di uccelli rapaci, e un'unica testa felina, a sostituire il ricciolo della voluta. Su uno dei capitelli, ora rimossi dalla loro sede, le code delle figure mostruose si incurvano al centro di ciascuna faccia, in racemi circolari, legati al centro da un piccolo motivo in forma di protome animale.Nei primi decenni del sec. 12°, ha risalto una bottega di scultori, influente quanto quella operante a Saint-Gildas-de-Rhuys, cui sembra riconducibile un certo numero di opere del Morbihan, ad Ambon, Calan, Brech o Plumergat. A Saint-André di Brech i capitelli presentano elementi vegetali dalle superfici larghe e arrotondate e una estrema semplificazione delle forme; il repertorio decorativo si arricchisce con l'introduzione della figura umana. In altri casi, la decorazione plastica, pur ricollegabile ad ambiti stilistici regionali, mostra al tempo stesso una sua originalità.I capitelli di Landévennec furono eseguiti da una notevole bottega di scultori la cui produzione ha carattere molto vario: accanto a capitelli di derivazione corinzia, si trovano esemplari dalla decorazione geometrica, con ampio uso di motivi a intreccio, che, spesso ricondotti alle correnti celtizzanti e insulari dell'arte romanica bretone, possono risalire in alcuni casi alle più regolari strutture geometriche carolinge o irlandesi, note agli scultori operanti nei cantieri dell'abbaziale, tramite, perlomeno, i codici dello scriptorium di Landévennec. Ancora a Landévennec si ritrova una delle caratteristiche della scultura romanica bretone: basi ornate da motivi che danno loro l'aspetto di capitelli rovesciati, come è attestato anche a Loctudy e a Priziac.Durante tutto il Medioevo, oltre alle mottes castrali, come quelle di Lezkelen a Plabennec (Finistère), sussistono in B. sia donjons sia piccoli manieri fortificati, spesso situati a controllo delle proprietà fondiarie. Il donjon con caratteristiche residenziali sopravvisse alla motte propriamente detta, trovandosi integrato, nel corso del sec. 13°, nella fortezza. Occorre notare a questo proposito, da una parte la penetrazione dall'Ovest della Francia, a partire probabilmente dal sec. 12°, dei grandi donjons rettangolari, dall'altra l'uso, dalla fine del sec. 14°, di addossare grandi abitazioni alle cortine della cinta muraria di città o di castelli, come per es. a Dinan o a Largoët presso Elven (Morbihan).Simboli della vita signorile bretone del Medioevo sono il maniero fortificato e la casa-torre (maison forte), esemplificabile nel castello urbano dei vescovi di Dol, grande edificio a pianta rettangolare su tre piani, costruito prima del 1386 e distrutto nel 1753, in cui il carattere residenziale doveva prevalere su quello militare.L'architettura dei manieri bretoni del sec. 14° e della prima metà del 15° - l'epoca del loro maggior splendore - sviluppò la tradizione della corte chiusa con edifici in pietra disposti lungo i lati. Già alla fine del sec. 12°, il vescovo di Rennes, Stefano di Fougères, aveva fatto ricostruire a Rannée (Ille-et-Vilaine) un maniero vescovile di piedi 100 ca. di lunghezza con le sue dipendenze, protetto da una cerchia di mura. Esempi di questa tipologia sono anche il maniero di Hac au Quiou e quello della Roche-Jagu (Côtes-d'Armor), grande edificio di pianta allungata, a tre piani e soffitta. La mostra che dà sulla corte ha un aspetto residenziale, come attesta il secondo piano, in cui le connotazioni difensive vanno scomparendo. La facciata posteriore è per contro assai più chiusa e protetta, con un muro difeso da un camminamento di ronda su caditoie. La stessa integrazione di elementi residenziali e difensivi si ritrova nel maniero di Hac au Quiou, eretto alla fine del 14° secolo.I grandi castelli della regione testimoniano la frantumazione e la rivalità delle diverse potenze feudali in B. nel Basso Medioevo. Le grandi fortezze di Suscinio, Montauban, Châteaugiron, Vitré, Clisson o Josselin, costruite in punti strategici, vuoi a protezione di città, vuoi a controllo di strade, vuoi a sorveglianza di vie fluviali o di porti, permettono di comprendere quale importanza avessero questi edifici che conferiscono alla B. l'aspetto di una regione fortificata.Anche le sole costruzioni dei castelli e delle fortezze intraprese al tempo di Giovanni IV e di Giovanni V sono sufficienti a disegnare una carta militare della Bretagna. Il castello fatto costruire dal duca Giovanni IV a Suscinio, edificio residenziale posto nella penisola di Sarzeau (Morbihan), presenta un alzato a quattro livelli inseriti in strutture più antiche, con al terzo piano una stretta correlazione tra le torri e le sale di rappresentanza. A Vitré (1410), la formula si perfeziona in uno sforzo di unificazione degli spazi. Brillante sintesi dell'architettura militare bretone è il castello di Josselin, uno dei più celebri, la cui esistenza sul promontorio roccioso sulle rive dell'Oust è attestata già dall'11° secolo. L'edificio prende il nome dal figlio di Guéthenoc, visconte di Porhoët, che fece costruire un primo corpo di fabbrica, di cui non restano tracce. Coinvolto in molte delle vicende belliche dei secc. 12°-13°, il castello svolse un ruolo importante nel 1351, durante la guerra di successione della B., e nel 1370, nel corso della lotta tra i duchi e il re di Francia, quando esso divenne un simbolo e fu oggetto di lavori di ristrutturazione. In una cinta di forma grosso modo triangolare, fiancheggiata da torri di epoche diverse, si possono nettamente distinguere, quantomeno in pianta, le tre principali fasi della storia architettonica del castello. A testimoniare l'importanza dell'antica cinta restano soltanto tratti della parte inferiore e una torre che si erge isolata all'angolo nordorientale; a O, dove il castello prospetta sul corso d'acqua, restano invece ancora tre alte torri, collegate da cortine che costituivano la facciata posteriore del nucleo residenziale. Della ricostruzione avvenuta a opera di Oddone II di Porhoët, databile tra la fine del sec. 12° e gli inizi del 13°, non restano che importanti vestigia nell'angolo meridionale. Alla fine del sec. 14°, Oliviero di Clisson ricostruì in gran parte la fortezza per farne la sua residenza; di questa nuova costruzione si conserva il sistema di difese, che, nelle tre torri (a pianta circolare, costruite in pietre squadrate di piccole dimensioni) lungo la fronte verso l'Out e in una quarta nell'angolo nordorientale, testimonia tuttora la potenza militare dell'insieme.L'architettura gotica si afferma in B. tramite gli Ordini mendicanti e i cantieri di alcune grandi chiese (Saint-Brieuc, Saint-Malo, Lamballe, Dol, Quimper), che attestano le relazioni della B. con la Normandia, l'Ovest dell'Angiò e l'Inghilterra. Le prime avvisaglie del nuovo stile si hanno in esempi come la navata di Saint-Malo (seconda metà sec. 12°), o la pianta della cattedrale di Saint-Brieuc. Se a Saint-Jacques di Nantes e a Saint-Gilles di Malestroit è evidente la penetrazione di stilemi angioini, l'abbazia di Beauport (prima metà sec. 13°) costituisce una brillante testimonianza dell'architettura dei Premostratensi, mentre l'ingresso della sala capitolare dell'abbazia di Langonnet ha schietti caratteri cistercensi.Legata alla Normandia e all'Inghilterra, la prima architettura gotica bretone si afferma definitivamente nella cattedrale di Dol, un grande edificio pressoché contemporaneo alla navata normanna della cattedrale di Coutances. Dopo un incendio provocato nel 1203 dalle truppe di Giovanni Senzaterra, vennero ricostruite la navata e una parte del transetto, a quanto sembra già concluse nel 1223, mentre il coro fu portato a termine prima della fine del secolo (i lavori proseguirono successivamente e terminarono con importanti restauri nel secolo scorso). A tre navate di sette campate, transetto e coro di cinque campate, con terminazione rettilinea e deambulatorio, l'edificio conserva importanti vestigia della cattedrale romanica; in alzato è a tre livelli, costituiti da grandi archi a sesto acuto su pilastri con colonne addossate, un triforio a galleria e un ultimo piano, con finestre alte e una galleria praticabile, chiaramente ispirato a modelli anglonormanni. La grande finestra del coro, la cui struttura si accorda perfettamente con quella della navata, conserva una delle vetrate più antiche dell'Ovest della Francia e testimonia lo stretto legame tra architettura e vetrate già presente nei primi edifici gotici della Bretagna.La varietà delle esperienze e delle formule architettoniche messe in opera in B. in questo periodo è grande, come mostra la chiesa abbaziale di Redon, in cui il coro gotico - aggiunto al corpo romanico della chiesa - con deambulatorio e cappelle radiali, pur ricollegandosi a formule tradizionali francesi, raggiunge una sua autonomia, come tale inedita.Le linee tipiche dell'architettura chiesastica gotica bretone andarono definendosi nel corso dei secc. 14° e 15°, con lo sviluppo di una tipologia planimetrica semplice - rettangolare con copertura a capriate o a croce latina, con coro a terminazione rettilinea - e strutture essenziali e nitide, così all'interno come all'esterno. Costruiti con materiali locali, gli edifici - anche quelli di minori dimensioni - concentrano la decorazione nei portali meridionali od occidentali, ove statue di apostoli insistono su uno zoccolo continuo riccamente decorato e policromo. Sull'edificio in genere svetta verticale la torre, in qualche caso più di una, spesso coronata da cuspidi.Alla fine del Medioevo, grazie al mecenatismo che contribuì in maniera determinante all'arricchimento delle chiese e delle cappelle di pellegrinaggio e all'espandersi dell'influenza artistica della corte, l'architettura civile e religiosa si caratterizza per una maggiore ricchezza decorativa; lo stile flamboyant penetra in B. ben traducendo la 'volontà di apparire' dell'epoca ducale. Oltre che nella facciata del castello di Josselin, lo si può constatare un po' ovunque negli eleganti elementi verticali, così come nel moltiplicarsi dei dettagli decorativi. All'interno degli edifici, le grandi arcate sostituiscono i muri pieni, mentre i sostegni si assottigliano; all'esterno, la torre campanaria acquista sempre maggior importanza. Esempi di questo nuovo stile possono essere considerati la facciata del Kreisker nel Léon, i santuari di pellegrinaggio di Notre-Dame a Le Folgoët e di Saint-Fiacre a Le Faouët.L'edificio religioso veniva inoltre arricchito da un programma di scultura architettonica che comprendeva capitelli, basi di colonne, facciate, portali, chiostri, recinti parrocchiali, calvari (i più antichi dei quali risalgono peraltro, allo stato attuale delle conoscenze, al sec. 15°).Negli edifici religiosi della prima arte gotica è rara la scultura monumentale; anche la scultura 'mobile', in pietra e in legno, comincia a diffondersi solo nel corso del sec. 14° e denuncia legami con la scultura architettonica delle facciate e dei portali. Il timpano del portale occidentale dell'abbazia di Paimpont, con la Vergine e il Bambino tra due angeli, mostra legami con esempi della Francia occidentale e della Normandia. Le statue conservate a Saint-Sulpice di Fougères, nella cappella dell'ospedale di Dinan, a Saint-Marc-sur-Couesnon o a Nantes (Mus. T. Dobrée) confermano le relazioni tra questa prima scultura autenticamente gotica della B. e il domaine royal o le più vicine regioni occidentali. Due generi di produzione meritano di essere ricordati. Il primo, costituito dagli alabastri, collega, attraverso le importazioni, l'ambiente colto bretone sia alla Francia sia all'Inghilterra, nonché ad altre regioni, quali la Spagna o i Paesi Bassi. Il gran numero di sculture in alabastro ancora conservate in B. (statue e bassorilievi a Quimper e a Penmarc'h) testimonia della relazione esistente tra economia e arte: i rapporti con l'Inghilterra determinarono infatti durante la seconda metà del sec. 14° e la prima del 15° l'acquisto di numerosi alabastri da Nottingham, attestando l'esistenza di canali di distribuzione sufficientemente stabili e funzionanti.Il secondo genere di produzione è costituito dalla scultura funeraria, rappresentata da monumenti enfeux e da quelli 'con giacente'.Nel corso del sec. 15° il fenomeno della sovrabbondanza di importazioni appare superato, mentre si consolida l'influenza delle botteghe bretoni che lavoravano la kersantite, come per es. l'altare e il portale degli Apostoli di Le Folgoët, il portale della chiesa di Saint-Salomon a La Martyre e alcune opere della cattedrale di Quimper.Gli influssi provenienti dai Paesi Bassi andarono accentuandosi nel corso della seconda metà del sec. 15°, contemporaneamente al differenziarsi degli stili regionali. Le botteghe di Morlaix produssero una serie di opere che portarono al perfezionamento delle tecniche della scultura lignea e della policromia delle immagini. Numerosi, all'interno di questa produzione, le statue-reliquiario e i retabli, conservati nelle chiese della regione (l'esempio più noto è costituito dall'insieme di sculture lignee conservate a Notre-Dame di Berven, presso Plouzévédé, nel Léon).Altrettanta importanza rivestono gli jubés ajourés, come quello in legno policromo messo in opera a Saint-Fiacre di Le Faouët alla fine del 15° secolo. Anche gli altari alla fine del Medioevo ricevettero una ricca decorazione e i retabli acquisirono tale importanza da dominare l'intera zona del coro.Alcuni complessi di qualità elevata, ancora conservati, restano a testimoniare quella che era la decorazione dipinta dell'edificio medievale, costituita da pitture murali (la Danza macabra della cappella di Kermaria-an-Iskuit presso Plouha, della fine del sec. 15°, e quella nel transetto meridionale della cappella di Kernascléden, della metà del sec. 15°, confermano la popolarità del caratteristico tema) e da soffitti dipinti i cui primi esempi risalgono al 14° secolo.Molte chiese della B. conservano ancora le originarie vetrate, la cui importanza era accentuata dalla stessa forma dell'edificio: infatti l'esistenza del capocroce a terminazione rettilinea consentiva di mettere in opera una vetrata centrale su cui si dispiegavano immagini che rimanevano sotto lo sguardo dei fedeli durante la cerimonia religiosa.Lo studio delle vetrate permette di fornire una risposta a varie questioni circa l'attività artistica nel Medioevo, come l'esistenza di diverse botteghe, attestate dalle numerose firme di maestri vetrai, l'importanza dei committenti nelle scelte iconografiche e infine il problema dei modelli e della circolazione di schemi e della diffusione di temi iconografici religiosi, evidenti nei rapporti tra vetrate e incisioni.La prima produzione regionale è rappresentata dalla grande vetrata della cattedrale di Dol (sec. 13°-14°), con scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, vite dei santi e degli arcivescovi della città, e dalla vetrata maggiore della chiesa parrocchiale di Saint-Alban (Côtes-d'Armor), della prima metà del sec. 14°; l'epoca aurea della produzione di vetrate in questa regione si ha tuttavia nel 15° e 16° secolo. Mostrano chiaramente l'evoluzione stilistica della prima metà del sec. 15° le vetrate di Merléac e di Runam, con figure entro grandi architetture, una tendenza questa che continua nella seconda metà del secolo a Lantic o a Saint-Nicolas-du-Pélem.Studi recenti hanno posto l'accento sulla produzione in B. di manoscritti miniati della metà circa del sec. 15°, destinati a personaggi bretoni d'alto rango, in genere libri d'ore, il cui utilizzo sembra concentrato nei due importanti centri di Rennes e Nantes. Allo stesso modo delle grandi tombe monumentali essi attestano l'esistenza in B., durante il Medioevo, di gruppi sociali potenti, sensibili al mecenatismo artistico e architettonico e bene al corrente degli sviluppi artistici internazionali.Lo stesso può dirsi, nel corso del sec. 15°, dei tesori d'oreficeria, come quelli della cattedrale di Vannes o dell'antica abbazia di Saint-Gildas-de-Rhuys. Le ricerche intraprese sui punzoni degli orafi hanno fatto emergere i nomi di un certo numero di maestri della fine del Medioevo. Calici o patene sono tra gli oggetti più diffusi, insieme a croci e reliquiari.L'arte medievale ha, in definitiva, in B. caratteristiche autonome che si attenuano solo quando l'unione definitiva con la Francia, sancita nel 1532, facendo dei re francesi gli eredi dei duchi di B., favorisce la penetrazione nella regione dell'arte francese.

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