BARDOT, Brigitte

Enciclopedia del Cinema (2003)

Bardot, Brigitte

Lorenzo Dorelli

Attrice cinematografica francese, nata a Parigi il 28 settembre 1934. Impostasi sulla scena nella seconda metà degli anni Cinquanta, si è conquistata nel decennio successivo un posto di notevole rilievo tra le dive del cinema mondiale sfruttando abilmente la bellezza esuberante di un corpo quasi perfetto, modellato nelle forme e nel portamento dagli studi di danza, la grazia provocante del volto, caratterizzato dall'espressione imbronciata, e la sua stessa personalità, naturalmente incline alla trasgressione. Più che sulla storia del cinema, la sua immagine ha inciso sulla storia del costume, assurgendo a icona di una nuova, controversa femminilità, allo stesso tempo moderna e primitiva, convenzionale ed emancipata. Il suo passaggio nell'immaginario collettivo ha lasciato numerose tracce, tra cui il ritornello di un popolarissimo samba brasiliano, inneggiante al suo nome.

Di famiglia borghese, studiò danza fin da bambina e in giovane età iniziò a posare come modella, conquistando a soli quindici anni la copertina della rivista femminile "Elle", dove il suo nome apparve per la prima volta con le iniziali puntate, nella forma che sarebbe poi diventata il suo soprannome (B.B., o Bébé, secondo la pronuncia francese). Fu subito notata da un collaboratore di Marc Allégret, l'aiuto regista Roger Vadim, che la introdusse nel mondo del cinema, indirizzandola a René Simon per le lezioni di recitazione. Era l'inizio di una relazione sentimentale, che si sarebbe presto trasformata in un sodalizio artistico di successo. L'esordio nel cinema avvenne nel 1952, con Le trou normand di Jean Boyer, nello stesso anno in cui la B., divenuta maggiorenne, poté sposare Vadim. In breve tempo l'attrice si conquistò una certa notorietà, in Francia ma anche all'estero, partecipando a un nutrito numero di film, dapprima in parti secondarie, poi in ruoli da protagonista. Già queste prime apparizioni, spesso ritagliate intorno alla sua provocante figura (La lumière d'en face, 1955, I tuoi occhi bruciano, di Georges Lacombe, e En effeuillant la marguerite, 1956, Miss spogliarello, di M. Allégret), destarono un certo scandalo, preparando il grande salto ai vertici della popolarità internazionale. Questo avvenne nel 1956, con Et Dieu créa la femme (1956; Piace a troppi), proprio sotto la direzione di Vadim al suo esordio da regista. Realizzato a colori e in cinemascope, il film riscosse un grande successo, dapprima negli Stati Uniti, dove il cinema si stava liberando dalla stretta moralistica del codice Hays, quindi anche in Francia e altrove in Europa, dove la reazione della censura accrebbe la curiosità del pubblico (in Italia il film uscì, pesantemente tagliato, con due anni di ritardo). Al centro del racconto, ambientato nello scenario naturale di Saint Tropez, è il personaggio di Juliette, ragazza orfana, dai modi disinibiti e dalla bellezza provocante, che cerca l'amore nella triplice relazione con il ricco Morin e i fratelli Michel e Antoine. L'atteggiamento sfrontato, libero da tabù e condizionamenti morali, che caratterizza il comportamento di Juliette, delineava la figura femminile originale e profondamente ambivalente di una 'nuova Eva', capace di incarnare una tipica fantasia sessuale maschile, ma al tempo stesso di rappresentare i desideri di emancipazione che stavano emergendo nell'universo femminile. Fatalmente identificata con questa immagine, anche per lo stile di vita anticonformistico che l'attrice ostentava fuori del set, nella seconda metà degli anni Cinquanta la B. fu chiamata a replicarla in una serie di commedie e melodrammi di scarsa originalità. Gli aspetti più inquietanti del 'personaggio B.' furono invece esplorati in due film di maggior spessore, che svolgono in chiave drammatica il motivo classico della donna predatrice, il cui comportamento è fonte di disordine sociale. In En cas de malheur (1958; La ragazza del peccato) di Claude Autant-Lara, la B. è la 'poco di buono' che sfrutta tutti i mezzi seduttivi a sua disposizione (compreso un famoso spogliarello, poi tagliato dalla censura) per indurre il famoso avvocato che la difende (Jean Gabin) ad abbandonare la famiglia per seguirla. Due anni dopo, in La vérité (1960; La verità) di Henri-George Clouzot, nel ruolo della 'ragazza di liberi costumi', processata per aver ucciso il fidanzato della sorella dopo averlo sedotto, è sottoposta invece a uno 'spogliarello psicologico', al termine del quale si svela la vera natura di un'eroina romantica, destinata a soccombere di fronte alla condanna senza appello del senso comune.

Tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta il successo della B. raggiunse le dimensioni del grande fenomeno divistico, per il quale fu coniato il termine bardolâtrie. Il suo tipico modo di vestire e di acconciarsi (pantaloni aderenti e magliette attillate), che sanciva l'avvento del prêt-à-porter, veniva imitato dalle ragazze di mezzo mondo. E mentre il valore della sua immagine veniva paragonato a quello che avevano le esportazioni della Renault sulla bilancia commerciale della Francia, le movimentate vicende della sua vita sentimentale, scandita da matrimoni e divorzi, crisi depressive e nuove relazioni sentimentali, riempivano le pagine dei quotidiani e dei giornali scandalistici. Travalicati i confini del fenomeno cinematografico, il personaggio B. attirò anche l'interesse di scrittori e filosofi. Nel 1959 Simone de Beauvoir pubblicò un saggio in cui la figura dell'attrice, interpretata alla luce della "sindrome di Lolita", con riferimento al personaggio letterario creato qualche anno prima da V. Nabokov, veniva colta nella sua intrinseca ambiguità, in quanto incarnazione moderna dell'eterno femminino.

Dal punto di vista cinematografico, le apparizioni della B. continuarono tuttavia a essere confinate nell'ambito di produzioni commerciali di modesto valore. Tra le poche eccezioni, vanno ricordati i due film che interpretò per Louis Malle e Jean-Luc Godard. Ispirandosi alla vicenda biografica dell'attrice, segnata da un rapporto sempre più conflittuale con la propria immagine pubblica, Malle la chiamò a recitare in Vie privée (1962; Vita privata), film ambientato a Spoleto, in cui si racconta di una giovane diva in crisi di identità, che cerca di ricostruirsi una vita normale attraverso la relazione con un intellettuale italiano (Marcello Mastroianni). In maniera più sottilmente ironica la sua immagine fu impiegata da Godard in Le mépris (1963; Il disprezzo), liberamente tratto dall'omonimo romanzo di A. Moravia; nel ruolo di Camille, la giovane moglie di uno sceneggiatore (Michel Piccoli) che inizia a provare un sincero, improvviso ma non immotivato disprezzo per suo marito, l'ormai mitico broncio della B. viene 'sublimato', ma al tempo stesso smitizzato, come il corpo dell'attrice, canonicamente ripreso in cinemascope, nello scenario naturale di Capri, e metaforicamente ucciso nel tragico finale.Dalla metà degli anni Sessanta, mentre iniziava a dedicarsi con successo alla musica pop, la sua carriera cinematografica andò progressivamente declinando. Dopo Viva Maria (1965), western farsesco di Malle, giocato sul contrasto tra la sensualità fisica della B. e il fascino cerebrale di Jeanne Moreau, ben poche furono le apparizioni degne di nota. Godard le affidò un altro ruolo, questa volta secondario, in Masculin-féminine (1966; Il maschio e la femmina), mentre Malle la volle di nuovo come protagonista in uno dei tre episodi delle Histoires extraordinaires (1967; Tre passi nel delirio). Da ricordare ancora la fugace ma divertita apparizione nella commedia Dear Brigitte (1965; Erasmo il lentigginoso) di Henry Koster, in cui la B. interpreta ancora una volta sé stessa.La sua carriera si chiuse di fatto con Don Juan 73 o Si Don Juan était une femme (1973; Una donna come me), seguito ideale di Et Dieu créa la femme, diretto da Vadim. Nel ruolo di un Don Giovanni al femminile, la B. dimostrò di poter ancora catturare l'attenzione del pubblico maschile; ma nonostante le scene di nudo abbastanza spinte, il film non destò scandalo, a dimostrazione che la società e il cosiddetto comune senso del pudore erano ormai cambiati, anche per effetto dei suoi film. Nel 1974, all'età di quarant'anni, la B. annunciò quindi il suo ritiro dalle scene. Da allora si è dedicata alla difesa dei diritti degli animali. Nel 1996 ha pubblicato un libro di memorie, Initiales B.B.: Mémoires.

Bibliografia

S. de Beauvoir, Brigitte Bardot and the Lolita syndrome, New York 1959.

G. Carpazi, The Brigitte Bardot story, New York 1961.

P. Evans, Bardot: eternal sex goddess, London 1972.

T. Crawley, Bébé: the films of Brigitte Bardot, London 1975.

M. Gabanelli, A. Mattirolo, Brigitte Bardot, Roma 1983.

G. Roberts, Bardot: a personal biography, London 1984.

C. Rhioit, Brigitte Bardot: un mythe français, Paris 1986.

J. Robinson, Bardot: two lives, London 1994.

G. Vincendeau, Brigitte Bardot, in The Oxford guide to film studies, ed. J. Hill, P. Church Gibson, Oxford (NY) 1998, pp. 496-500.

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