BRIGNOLE SALE, Maria, duchessa di Galliera

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)

BRIGNOLE SALE, Maria, duchessa di Galliera

Alberto Monticone

Nacque a Genova il 5 apr. 1811 dal marchese Antonio e dalla marchesa Artemisia Negrone. Di famiglia assai ricca, imparentata con le famiglie più cospicue dell'antica Repubblica di Genova, la B. fu introdotta sin da giovane nell'alta società francese presso la quale il padre godeva di particolare prestigio, per le cariche ricoperte durante l'Impero napoleonico e, successivamente, per la designazione (1836) ad ambasciatore a Parigi del re di Sardegna Carlo Alberto. Sposatasi giovanissima, nel 1828, con il marchese Raffaele De Ferrari, banchiere genovese la cui famiglia compiva già da tempo importanti operazioni finanziarie sulla piazza di Parigi, visse buona parte della sua vita in Francia, pur mantenendo stretti legami con la patria d'origine. Le sue relazioni con le classi dirigenti francesi, già intense nella casa paterna di rue de Varenne, si ampliarono ulteriormente in seguito alla rapida ascesa finanziaria del marito. Il salotto della B., che si proclamava liberale, acquistò un certo rilievo nel periodo di maggiore fioridezza del regime di Luigi Filippo e agli Orléans la B. fu assai vicina, anche dopo il 1848. La casa della B. continuò ad essere centro di incontro durante il secondo Impero: in essa gli ospiti poterono trovare un ambiente di blanda e salottiera opposizione, che non impedì però stretti legami del De Ferrari con i maggiori esponenti del mondo economico francese e anche con il duca di Morny.

Il nome della B. tuttavia è legato principalmente alla sua attività di beneficenza, nella quale essa profuse buona parte dell'immenso patrimonio accumulato dal marito e proprio. Il De Ferrari, divenuto duca di Galliera per l'acquisto nel 1837 del feudo omonimo, fu uno dei fondatori del Crédit Mobilier e tra i maggiori protagonisti delle imprese finanziarie della Francia di metà Ottocento; le sue fortunate speculazioni, condotte anche in Italia, Impero austriaco e nella penisola iberica, gli procurarono una grande fortuna. Egli stesso poco prima di morire donò allo Stato italiano venti milioni per lavori di ammodernamento nel porto di Genova, ma fu la moglie a destinare buona parte dell'eredità a opere di carità dopo la morte del marito (1876). Verso la beneficenza la B. era stata spinta sia dalle radicate convinzioni religiose sia da una lunga tradizione familiare, sia infine dalla perdita del primo figlio Andrea (morto nel 1847) e dalla lontananza del secondogenito Filippo (nato nel 1850). La B. che già nel 1870-71, in occasione dell'assedio di Parigi e della Comune, aveva cercato di contribuire ad alleviare le sofferenze della popolazione, dopo la scomparsa del marito avviò un impiego su larga scala dei suoi capitali in tre direzioni di assistenza: per la creazione di ospedali e ricoveri, per la istituzione di scuole e centri di raccolta per i bambini poveri e infine per l'aiuto finanziario nel pagamento dei fitti ai meno abbienti.

Il perno dell'attività assistenziale della B. fu costituito dalla Opera pia De Ferrari Brignole Sale, da lei fondata in Genova nel 1877 per il ricovero e la cura degli infermi. Dotata di vasti terreni, di immobili e di un capitale di 10 milioni, l'Opera costruì tre ospedali: l'ospedale S. Andrea Apostolo, in regione Carignano, di 300 letti per poveri infermi; quello di S. Filippo, nel quartiere di S. Bartolomeo degli Armeni, con 36 letti, per fanciulli; quello di S. Raffaele, sull'altura di Coronata, con 150 letti, per cronici. Condizione per l'ammissione in tali ospedali era la nascita in territorio di Genova e del suo dominio secondo i confini della Repubblica ligure. Il S. Andrea, il maggiore fra questi ospedali, si meritò sin dal sorgere gli apprezzamenti dell'ambiente medico (p. es. una medaglia commemorativa del IX Congresso dell'Associazione medica italiana, tenutosi a Genova nel 1880) e crebbe di importanza, continuando tuttora la sua attività col nome di osp. duchessa di Galliera. La B., che seguiva personalmente le iniziative da lei intraprese, mirò soprattutto alla creazione di luoghi di cura ma anche di ricovero per i poveri, specie per gli anziani: un grandioso ospizio per vecchi, capace di cento posti, sorse a Clamart (Parigi), mentre in Liguria, a Voltaggio, un apposito Pio istituto De Ferrari Brignole Sale, sorto nel 1879-80 ed affidato alla amministrazione dell'Opera pia De Ferrari Brignole Sale di Genova, fu destinato alla costruzione di un ospedale per dodici infermi e di un ricovero per dodici vecchi. L'Istituto di Voltaggio, fornito di beni stabili e rustici in quel comune e nei comuni vicini, era interessato anche all'altro aspetto della attività della B., cioè al mantenimento di un asilo infantile e di una scuola per fanciulle povere.

La B. si interessò infatti particolarmente a quei settori della società posti in crisi dalla nascente industrializzazione: l'assistenza e l'educazione degli appartenenti alle classi povere. Nel 1877 essa fondò a Voltri una Opera pia Brignole Sale, alla quale donò la propria villa e altri beni immobili, destinata alla costituzione e al funzionamento di un istituto per l'istruzione di fanciulle povere (Educandato di S. Antonio), oltre a sussidi ai poveri. Agli stessi fini fondò a Genova nello stesso anno 1877, quale esecutrice testamentaria della marchesa Luisa Negrone Durazzo e con il proprio contributo, un Pio istituto Negrone Durazzo Brignole Sale, con ricovero per fanciulle povere e scuola per fanciulli poveri, affidata ai Fratelli delle scuole cristiane. Ma più connessa con i problemi del suo tempo è forse un'opera minore: l'Opera pia dei fitti per i poveri, dalla B. istituita nella parrocchia di S. Matteo in Genova, al fine di aiutare i meno abbienti nel pagamento delle pigioni - uno dei problemi più gravi del proletariato urbano di quegli anni - mediante premi proporzionali allo sforzo finanziario degli assistiti, con lo scopo di incrementare nel contempo l'economia e il risparmio. In questo ambito la B. non faceva che seguire le tracce del marito che poco prima della morte aveva costruito in Genova tre palazzi per lavoratori, da cedersi in affitto dietro semplice rifusione delle spese di amministrazione, manutenzione e tasse, e amministrati da una apposita Opera pia De Ferrari Galliera (1876).

Ai Fratelli delle scuole cristiane, cioè a una Congregazione religiosa particolarmente dedita all'insegnamento, la B. fu assai vicina: a Fleury-sous-Meudon essa creò per loro una grande casa di ritiro. In questa stessa località sorse a sue spese un grandioso orfanotrofio.

Oltre che per l'attività caritativa, per le istituzioni ricordate e per altre minori iniziative, la B. va ricordata anche per importanti lasciti artistici e culturali alla città di Genova, che le dedicò appunto un busto e una sala nel palazzo Tursi, sede del comune. Due tra i più bei palazzi genovesi, ricchi di preziose collezioni d'arte, furono infatti donati dalla B.: il Palazzo Rosso, già appartenente alla famiglia Brignole Sale e contenente la omonima biblioteca, e il Palazzo Bianco, dotato delle collezioni Galliera già destinate alla municipalità di Parigi ma poi devolute dalla B. a Genova dopo l'espulsione degli Orléans dalla Francia.

La B. morì a Parigi il 9 dic. 1888.

Bibl.: M. Du Camp, Une femme de bien, in Revue de Deux Mondes, LX(1890), t. 97, pp. 545-582; G. Reggio, Ilduca di Galliera, in Confederazione fascista dei professionisti e degli artisti,Celebrazioni liguri, II, 12-23 ott. 1938, Urbino 1939, pp. 125-167; A. Cappellini, Tre insigni benefattori genovesi: E. Vernazza,E. Brignole,la duchessa di Galliera, Roma s.a., pp. 37-45; G. Morgavi, Rievocazioni genovesi, Genova 1961, II, pp. 1-31.

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