BRIOSCO, Andrea, detto il Riccio o Rizzo

Enciclopedia Italiana (1930)

BRIOSCO, Andrea, detto il Riccio o Rizzo (latinizzato Crispus)

Giulio Lorenzetti

Scultore, nacque a Padova circa il 1471; morì nel 1532. Figlio di Ambrogio orafo da Milano, fu allievo del padovano Bartolomeo Bellano e suo continuatore. La prima sicura notizia dell'attività del B. lo mostra prosecutore del monumento Roccabonella in S. Francesco di Padova, lasciato incompiuto dal Bellano (1497-1498). Poco dopo il B. appare nei registri dell'Arca del Santo: nel 1500, come autore del nuovo modello per la cappella di S. Antonio, nel 1506 incaricato di eseguire i due rilievi in bronzo, oggi collocati nell'interno del coro ai lati dell'altar maggiore. Nel 1507 era approvato il progetto del B. per il candelabro del cero pasqua]e della basilica, che soltanto sul finire del 1516 fu ultimato. Questo capolavoro del B., la più famosa e la più ricca creazione del genere della Rinascenza italiana, per la singolare magnificenza del suo apparato ornamentale e per le proporzioni monumentali, trae in prevalenza la sua ispirazione, nei soggetti, nelle allegorie, nei motivi decorativi, dal mondo pagano. Nel 1516 il B. ideò un modello per la chiesa padovana di S. Giustina e fra il 1521 e il 1524 eseguì per la basilica del Santo il monumento funebre dell'abate Trombetta. Accanto a queste tre opere padovane, una quarta, capolavoro della maturità, è a Verona: l'arca funebre nella sacrestia di San Fermo maggiore in onore di Gerolamo e Marcantonio Della Torre, che il B., probabilmente fra il 1516 e il 1521, ornò di otto rilievi in bronzo (dal 1796 al Louvre). L'arte del B., ispirandosi anche qui al mondo classico, è tutta rivolta a esaltare la memoria dei due umanisti, i cui ritratti, collocati entro tabernacoletti, potrebbero essere indizio utile a confermare l'attribuzione al B. del supposto e tanto discusso ritratto di Andrea Loredan, del museo Correr di Venezia. Altri sei rilievi in bronzo per cui vien fatto con ogni probabilità il nome del B., un tempo nella ex-chiesa dei Servi a Venezia, e oggi nelle collezioni della Ca' d'Oro, sono quattro storie con il Ritrovamento e i Miracoli della Vera Croce, eseguite probabilmente fra il 1509 e il 1511, una portella di tabernacolo, e il riquadro ad alto rilievo di S. Martino a cavallo col mendico. Attorno a queste opere maggiori del B., la sua attività di maestro fonditore, a imitazione della picLola scultura ellenistica, ha raccolto sotto il suo nome numerosissime piccole sculture in bronzo (fauni e centauri, putti e cavalieri, divinità e allegorie, pastori e animali), che la sua fantasia spesso seppe adattare ad ottener oggetti di uso pratico (candelieri, calamai, battenti, lucerne, cofani, ecc.), ma che spettano solo in parte al B. e ai suoi seguaci. Di tali sculture il Kunsthistorisches Museum di Vienna ha forse la più bella e ricca raccolta: ma importanti esemplari si trovano al Louvre, alla Biblioteca Nazionale e al Museo Jacquemart André di Parigi, al South Kensington di Londra, a Berlino al Kaiser-Friedrich Museum, al Bargello di Firenze, al Civico museo dí Padova, ecc.; in collezioni private, come in quelle viennesi Figdor (recentemente disperse) e Berl e in quella Dreyfus di Parigi si conservano rari esempî, fra cui il gruppo più curioso e complesso, di recente al B. attribuito, è il Monte Infernale (collezione già Figdor di Vienna), ispirato alla dantesca città di Dite. Inoltre un notevole gruppo di placchette e di medaglie, soggetti sacri e profani, si raccolgono sotto il nome del B.; al quale è stato anche attribuito il bel busto in terracotta policromata del vescovo Bernardo De Rossi, ora nella sacrestia del duomo di Treviso.

L'arte del B. si deve considerare come la più alta e nobile espressione della corrente classicheggiante, che la scultura raggiunse a Padova, centro di fervida vita umanistica, fra la fine del '400 e i primi decennî del '500; fu nondimeno giustamente osservato dal Planiscig, come l'educazione del B. alla scuola del Bellano, tutta pervasa da spirito e da tendenze narrative e naturalistiche, chiara e prevalente nel periodo della giovinezza, non si sia mai del tutto estinta neppure negli anni della piena maturità.

Così l'arte del B., che tante affinità spirituali e stilistiche presenta con la pittura del contemporaneo e conterraneo Andrea Mantegna, nella sua continua ed ansiosa aspirazione a raggiungere pienamente l'ideale classico, spesso si limitò ad accogliere nei soggetti e nelle forme esteriori solo gli aspetti caratteristici dell'antichità romana. (V. tavv. CXCV e CXCVI).

Bibl.: P. Paoletti, L'architettura e la scultura del Rinascimento in Venezia, Venezia 1893; A. Venturi, Storia dell'arte it., VI, Milano 1908. La monografia più completa è quella di L. Planiscig, Andrea Riccio, Vienna 1927, con larga bibl.; A. Moschetti, in Boll. del Museo Civ. di Padova, 1927, pp. 118-158.

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