BUFFON, Georges-Louis Leclerc, conte di

Enciclopedia Italiana (1930)

BUFFON, Georges-Louis Leclerc, conte di

Edoardo Zavattari

Nato a Montbard in Borgogna il 7 settembre 1707, morto a Parigi il 16 aprile 1788; ebbe il titolo di conte di Buffon nel 1771, in riconoscimento della sua opera. Studiò a Digione e ad Angers, dedicandosi particolarmente alle matematiche; legatosi nel 1730 d'intima amicizia con un giovane inglese, lord Kingston, intraprese in compagnia di questo e del precettore di lui un lungo viaggio nella Francia meridionale e in Italia. Il precettore di lord Kingston era un valente botanico e un appassionato erborizzatore: così il B. ebbe da quel primo contatto risvegliato l'amore per le scienze naturali. Rimasto orfano nel 1732, si trovò padrone di una larghissima fortuna, il che gli permise di concedersi d'allora in poi, una vita fastosa e da gran signore. Possessore di vaste tenute, in cui erano compresi estesi boschi, miniere e forni metallurgici, il B. si trovò a doversi occupare dello sfruttamento di quelle fonti di ricchezza, e fu indotto a proporsi e a risolvere numerosi problemi pratici e teorici di silvicoltura, di mineralogia e di metallurgia. Questi suoi studî pratici lo resero ben presto molto noto nel campo degli studiosi, tanto che nel 1733, all'età di soli 26 anni, ebbe la nomina a socio dell'Accademia delle scienze. Mentre da un lato attendeva con ardore alle matematiche, ispirandosi soprattutto alle opere di Newton, di cui anzi tradusse in francese il trattato delle flussioni (calcolo differenziale), le molte questioni di silvicoltura che gli si andavano affacciando lo condussero d'altro lato a studiare gli scritti del fisico e fisiologo inglese Hales. Così la larga preparazione matematica, gli studî mineralogici, quelli più recenti botanici e soprattutto la meditazione delle dottrine naturalistico-filosofiche del Hales, e la conoscenza delle opere filosofiche più in voga ai suoi tempi, esercitarono una grandissima influenza sulla mente del giovane B. e fecero nascere in lui quella concezione unitaria di tutti i fenomeni della natura, che è la caratteristica tipica del suo pensiero e del suo indirizzo.

Frattanto gli studî di silvicoltura che continuava, gli diedero occasione d'avere frequenti rapporti con il Jardin des plantes, e d'acquistarsi la grande stima dell'intendente di esso Dulay, cosicché nel 1739, alla morte di questo, venne nominato a quel posto. Tale nomina costituisce il fatto dominante di tutta la vita del B., in quanto tracciò in modo definitivo e invariabile il lungo cammino che egli doveva percorrere. Il B. tenne tale carica fino alla morte, e al Jardin dedicò l'intera sua grande attività, essendogi proposto di farne un grande centro culturale, in cui accanto allo studio delle piante fosse possibile quello di tutte quante le scienze naturali. Cosicché, attraverso un lavoro di quasi cinquant'anni, trasformò radicalmente un istituto, che inizialmente aveva il compito precipuo della coltivazione e dello studio pratico delle piante medicinali, in un istituto grandioso e completo, ingrandendone i locali, riunendovi ricchissime raccolte zoologiche, botaniche, paleontologiche, geologiche e mineralogiche, impiantandovi un giardino zoologico, aprendone largamente le sale all'insegnamento e agli studi, facendone insomma un grande museo di storia naturale, ove tutte le scienze naturali erano largamente rappresentate e coltivate.

Egli creò in tal modo, in mezzo a difficoltà immense e a grandi fatiche, un magnifico istituto, che ancor oggi è gloria di Parigi e della Francia, il grande Muséum d'Histoire Naturelle, ove sono accentrate tutte le raccolte più importanti, e ove venivano e vengono tuttora compiuti numerosissimi e completi studî in tutte le branche delle scienze naturali.

Naturalmente un tale piano di ricostruzione del Giardino delle Piante s'integrava con il proposito d'illustrarne le immense raccolte, con il disegno di condurre a termine una grande opera che abbracciasse tutte quante le scienze naturali. Compito questo, da un lato, illimitato e descrittivo, in quanto si proponeva di studiare e illustrare l'intera natura inorganica e organica; sintetico e filosofico da un altro, in quanto si prefiggeva di coordinare e disporre tutti quei numerosissimi materiali in modo che risultasse la completa unicità di tutta quanta la natura. Il B. si proponeva di raccogliere una larghissima messe di fatti e di collocarli gli uni accanto agli altri senza eccessiva preoccupazione sistematica, e di ordinarli poi secondo un grande piano generale e comprensivo, confrontando fra di loro le varie forme, raggruppandole secondo le loro affinità generali, anche a prescindere dai particolari, ricercando in qualsivoglia campo gli elementi che permettessero siffatti raffronti. Perciò, volendo che un tale studio fosse completo, vale a dire si estendesse a tutti gli aspetti dell'essere, dovette egli esaminare o fare esaminare: forma esterna, struttura anatomica, funzioni, costumi, distribuzione geografica degli organismi, e il tutto, in un secondo tempo, inquadrare nella natura, che possiede un'armonia generale e un collegamento completo.

Una visione così alta di tutti i fenomeni naturali portò quindi il B., soprattutto nella stesura dei suoi scritti, ad assumere un tono caldo e quasi lirico, a rappresentare gli organismi nell'ambiente in cui si muovono e vivono, a descrivere i loro aspetti svariati e i loro rapporti con quanto intorno li circonda. Padrone perfetto della lingua francese, accuratissimo ed elegantissimo scrittore, egli riesce in tal modo a conferire alle sue descrizioni e ai suoi volumi un'andatura nuova, piacevole, viva, brillante e a risvegliare nel lettore l'interesse all'osservazione della vita degli animali; onde si spiega il grandissimo successo di alcuni dei suoi volumi, e soprattutto di quelli in cui sono descritti i quadrupedi e gli uccelli. D'altra parte, l'avere introdotto tanti elementi nuovi nello studio degli organismi e soprattutto l'aver accolto il principio comparativo, pone B., fra i precursori del metodo sperimentale, inteso in un senso molto lato e molto comprensivo.

Un così vasto proposito non tardò molto a essere messo in esecuzione, giacché, appena dieci anni dopo la sua assunzione alla direzione del Giardino delle Piante, il B. diede principio alla pubblicazione della sua Histoire Naturelle générale et particulière, di cui i primi tre volumi apparvero nel 1749 e i successivi si susseguirono a intervalli fin quasi alla vigilia della sua morte (1788); dopo di lui l'opera fu completata da numerosi allievi, quali Lacépède, Latreille, Bosc e altri.

Il B. iniziò la sua grande opera con l'Histoire de la terre (1749), in cui espone le caratteristiche fisiche del globo terrestre, discute di cosmogonia e delle varie teorie sull'origine del nostro pianeta, tratta delle epoche geologiche e dei documenti che permettono di tessere la storia della terra. A questa segue, a brevissima distanza, l'Histoire des animaux, in cui discute i problemi generali della vita, raffronta gli animali con i vegetali, esamina le leggi dello sviluppo e della generazione, prospetta problemi e teorie d'embriologia e di organogenesi; trattazione questa che si completa con l'Histohe de l'homme, apparsa subito dopo, in cui egli tratta dell'età della vita dell'uomo, delle razze, delle mostruosità, delle cause di morte, il tutto corredato da una larghissima messe di dati, per cui il B. si rivela il precursore della moderna statistica demografica. Questa parte degli scritti del B., insieme con le Époques de la nature pubblicate molto più tardi (1778), è quella più importante sotto l'aspetto delle concezioni dottrinali e filosofiche, giacché i dieci volumi della Histoire des quadrupèdes (1750-1776), compilati con la collaborazione, per la parte anatomica, di Louis-Jean-Marie Daubenton, i nove volumi della Histoire des oiseax (1770-1783), in cui ebbe a collaboratore e in parte a estensore Philibert Guénau de Montbéliard, e infine i cinque volumi della Histoire des minéraux (1783-1788) sono essenzialmente descrittivi.

Ma soprattutto in quei primi volumi la concezione unitaria della natura appare più piena; la dottrina stessa delle molecole organiche, che egli pone alla base della sua interpretazione della generazione, è tratta dalla natura inorganica, dal meccanismo di formazione dei cristalli. Secondo il B., tutti gli organismi sono formati da molecole organiche innumerevoli, indistruttibili e invariabili, che hanno la tendenza a organizzarsi e a dare origine agli organismi microscopici, quando particolari difficoltà intervengono a impedire la loro organizzazione originaria, oppure agli organismi superiori, quando le molecole si possono disporre nell'ordine prestabilito negli organi, perché diretti da una speciale potenza insita nell'organismo stesso e che determina l'impronta interna. Il B. era dunque un convinto assertore dell'eterogenesi per gli organismi inferiori e per gli endoparassiti; per ciò che si riferisce invece ai metazoi, riteneva che il germe si formasse per apposizione di molecole, e che da questo si sviluppasse l'individuo in seguito a formazione ex novo delle singole parti.

Per quanto si riferisce all'origine delle specie, le idee del B. non sono molto sicure; poiché in un primo tempo, partendo dalla dottrina della creazione del mondo, egli ammette che le specie siano state create così come sono e immutabili, mentre in seguito, con lo studio dei quadrupedi, tende piuttosto a ritenere che le specie possano variare o perfezionandosi o degenerando. Per giungere a queste conclusioni il B. ammette l'azione dell'influenza dell'ambiente e della distribuzione geografica, della lotta per l'esistenza e di tutti quei fattori che intervengono sugli organismi o sulle specie nel modificarne il soma e nel determinarne i costumi.

Complessivamente il B., pur senza risolverli, vide e comprese tutti i problemi fondamentali della biologia e grandemente cooperò al movimento rinnovatore delle dottrine della vita. Perciò, mentre la grande notorietà e la grande fama di cui godette già ai suoi tempi, e di cui tuttora gode, è dovuta soprattutto alle brillanti descrizioni degli animali e dei loro costumi, l'opera più importante nel campo delle scienze è invece quella dottrinale e filosofica. lnfatti, se la parte descrittiva dell'opera del B., anche per l'avversione del suo autore a una rigorosa classificazione tassonomica, è prevalentemente opera di compilazione e non strettamente scientifica, per quanto vivace e attraente, le sue teorie sull'origine delle specie organiche e sulla distribuzione dei viventi, le sue ipotesi sul problema della generazione e sull'influenza dell'ambiente furono un seme fecondo che generò alti dibattiti e preziose conquiste.

Opere: Le opere del Buffon furono stampate in parecchie edizioni, ripetutamente rimaneggiate con ampie aggiunte di collaboratori, riassunte, edite parzialmente e tradotte in più lingue. Citiamo perciò soltanto: G.-L. Leclerc comte de Buffon, L.-J. Daubenton, Ph. Guénau de Montbéliard et B.-G.-E. de Lacépède, Histoire Naturelle générale et particulière, avec description du cabinet du roi, 44 voll., Parigi 1749-1804, Imprimerie royale. Voll. I-XV, 1749-1767; XVI-XXII, 1774-1789; XXIII-XXXI, Oiseaux, 1770-1783; XXXII-XXXVI, Minéraux, 1783-1788; XXXVII-XXXVIII, Quadrupèdes ovipares et serpens par de Lacépède, 1788-1789; XXXIX-XLIII, Poissons par de Lacépède, 1798-1803; XLIV, Cétacées par de Lacépède, 1804; G.-L. Buffon, Øuvres complètes, 36 voll. (con supplemento e senza la parte anatomica), Parigi 1774-1804.

Bibl.: G.-L. Buffon, Correponsance inédite, pubbl. da H. Nadault de Buffon, Parigi 1960; Buffon, sa famille, ses collaborateurs et ses familiers, Memorie d'Humbert-Bazile ordinate e annotate da H. Nadault de Buffon, Parigi 1863; P. Flourens, Buffon, Histoire de ses travaux et de ses idées, 2ª ed., Parigi 1850; id., Des manuscripts de Buffon, Parigi 1859; L. Dimier, Buffon, Parigi 1919; L. Roule, B. et la description de la nature, Parigi 1924.

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