BULGARIA

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

BULGARIA (VIII, p. 66)

Giuseppe CARACI
Luchino FRANCIOSA
Ugo FISCHETTI
Anna Maria RATTI
Enrico DAMIANI

Morfologia (p. 67). - Secondo recenti misurazioni, il M. Mus Allah, nel gruppo del Rila, tocca i 2925 m., cioè la massima altezza della Penisola Balcanica (El Tepe, nel Pirin, 2920 m.; Olimpo, 2918 m.).

Divisione amministrativa (p. 79). - Dopo il 9 agosto 1934 il territorio del regno è suddiviso in 7 regioni (oblasti), aventi un'area pressoché uguale e un numero non molto diverso di abitanti e di partizioni amministrative minori (okolii), in luogo delle 16 provincie (okrãzi) di un tempo; i comuni furono ridotti in pari data da 2651 a 931. Ecco i dati dell'ultimo censimento della popolazione (1934), posti a confronto con le corrispondenti cifre del 1926:

Questa suddivisione amministrativa, mantenuta fino al settembre 1935, fu sospesa in data 1° gennaio 1936 e sostituita con una nuova divisione in 10 oblasti, per l'aggiunta dei nuovi oblasti di Gorna Džumaja, Kărdžali e Tărnovo (Tirnova), costituiti il primo a spese di quelli di Sofia e Plovdiv, il secondo di quello di Stara Zagora e l'ultimo di quelli di Burgaz e Pleven. Si ebbero poi diversi mutamenti nell'attribuzione dei comuni ai varî oblasti.

La capitale, Sofia, contava nel 1934, 287.976 ab. (330 mila coi sobborghi); Filippopoli ne aveva 100.485. Un solo centro superava i 50 mila ab., Varna (70.183); seguivano nove città (Ruse [Rustciuk], Burgaz, Pleven, Sliven [Slivno], Stara Zagora, Haskovo, Šumen, Jambol e Pazardžik) con oltre 20 mila ab. ognuna. Ben 1106 località abitate hanno sostituito il proprio nome, per lo più turco, con altro prettamente bulgaro, o più antico, o desunto dai ricordi della storia nazionale. Così tra i capoluoghi di okolii: Pomorie (Anhiolo), Sredec (Kara Bunar), Asenovgrad (Stanimaka), Devin (Diovlen), Zlatograd (Dară Dere), Smoljan (Pašmakla), Botevgrad (Orhanie), Ardino (Ejrí Dere), Ivailovgrad (Orta Kioi), Krumovgrad (Košu-Kavak), Momčilgrad (Măstanli), Isperih (Kemanlar), Kubrat (Balbunar), Omortag (Osman-Pazr), Targovište (Eski-Džumaia).

Condizioni economiche (p. 73). - Il valore delle esportazioni è disceso nel 1934 del 60% rispetto al 1929, quello delle importazioni del 73%. La bilancia commerciale si chiude in attivo dal 1933, ma gli scambî debbono essere regolati per il forte disquilibrio dei prezzi tra i prodotti esportati (agricoltura) e quelli importati (manufatti). L'agricoltura è in crisi, e l'attività economica ne risulta in generale ridotta. Lo sforzo verso l'autarchia è tuttavia palese nella stessa tendenza alla contrazione dei consumi, che limita decisamente gli acquisti di prodotti e di materie prime all'estero.

Bibl.: L. Pasvolski, Bulgaria's economic position, Washington 1930; H. Prost, Bulgarie de 1912 à 1930, Parigi 1932; G. Caraci, Disegno geografico della Bulgaria, Roma 1933; A. S. Beškov, Wirtschaftsgeographische Einteilung Bulgariens, Sofia 1935; E. Corsi, La Bulgaria, ivi 1935; B. Altanoff, Die ökonomische und finanzielle Lage Bulgariens, ivi 1935; D. Dimitroff, Le problème de la Thrace et l'accès de la Bulgarie à la Mer Egée, Parigi 1936; G. C. Logio, Bulgaria: past and present, Manchester 1936; H. P. Kosack, Ein Beitrag zur Methodik der Bevölkerungskarten u. Nationalitätenkarte von Bulgarien, in Zeitsch. d. Gesell. für Erdkunde zu Berlin, 1937, pp. 348-72.

Avazione civile (p. 79). - Le linee aeree attualmente in servizio sono le seguenti: Belgrado-Sofia, gestita in collaborazione tra la Luft-Hansa e l'Air France; Bucarest-Sofia, gestita dalla L. O. T.; Sofia-Salonicco, gestita dalla L. O. T. in collaborazione con la Luft-Hansa.

Aviazione militare (p. 79). - Si è costituita nel 1937. Attualmente, alle dipendenze di una direzione dell'aviazione, comprende 5 gruppi di aviazione su 15 squadriglie (da bombardamento, caccia, ricognizione e scuola) con un complesso di 150 velivoli. Sono previsti per il 1940 la trasformazione dei gruppi in reggimenti e l'aumento degli effettivi a 400 velivoli.

Finanze (p. 80). - La ripresa iniziatasi nella seconda metà del 1935 si è rapidamente sviluppata nel 1936 e 1937. Il bilancio non è tuttavia ancora in equilibrio.

Al 31 dicembre 1937 il debito estero (non compreso quello per le riparazioni, la quota di debito ottomano, e il debito verso i Bulgari all'estero per i beni sequestrati in Inghilterra) era di 13,8 miliardi, e quello interno di 8,4 (di cui 6,2 consolidato).

Il contenuto aureo prebellico del lev (0,290323 gr) è stato ridotto con la legge di stabilizzazione 28 novembre 1928 a 0,010870 e da allora non è stato più mutato; dal dicembre 1933 tuttavia la Banca nazionale di Bulgaria accorda premî sui cambî all'esportazione entro il limite massimo del 35%. Il controllo sui cambî in vigore dal 1918 è stato rafforzato nell'ottobre 1931.

La Banca nazionale di Bulgaria, creata nel 1926 e modificata nel 1937, ha il monopolio dell'emissione dei biglietti (convertibili in divise solo per cifre superiori a 50.000 leva) e l'obbligo di tenere una riserva in oro e divise pari al 33⅓% dei biglietti e altri impegni a vista. Al 31 dicembre 1937 la circolazione risultava composta di 2,6 miliardi in biglietti e di 1,3 miliardi in monete e la riserva ammontava a 2,0 miliardi in oro e 0,6 in divise.

I principali istituti di credito sono la Banca agricola e cooperativa (risultante nel 1934 dalla fusione delle due banche di stato agricola e cooperativa) e il Credito Bulgaro (sorto nel 1934 dalla fusione di 8 banche, e che ha assorbito nel 1935 anche la Banca internazionale bulgara).

Bibl.: v. le pubblicazioni periodiche della Società delle Nazioni, specie l'Annuario.

Storia (p. 81).

Il governo della cosiddetta "Intesa democratica" (Demokratičeski Zgovor), che succedette come reazione a quello dell'assassinato Stambolijski, sotto la presidenza di A. Cankov (giugno 1923), non ebbe neanch'esso lunga durata. Gravi malcontenti continuavano a serpeggiare tra le masse, eccitate e disorientate dalle tragiche condizioni della vita politica, economica e finanziaria della nazione e dalle accanite fazioni di partiti, attraverso i quali continuava a svolgersi faticosamente la vita parlamentare. Nel settembre del 1923 una violenta sommossa comunista era stata energicamente repressa nel sangue dal governo di Cankov; nel 1925 una macchina infernale aveva fatto esplodere la vòlta della chiesa di Santa Nedelja a Sofia, dove si trovavano riuniti per una cerimonia funebre i più alti rappresentanti politici e militari dello stato (e per un solo provvidenziale minuto di ritardo non vi si trovò lo stesso zar), facendo orribile scempio degli intervenuti. Intanto tra gli stessi Macedoni, già così mirabilmente organizzati nel loro comitato rivoluzionario, era penetrato il tarlo della discordia e, facendosi progressivamente strada negli animi eccitati, li aveva divisi in due campi avversarî, i quali, ricorrendo a mezzi estremi di lotta (l'assassinio di Todor Aleksandrov aprì la triste serie degli omicidî tra i due partiti macedoni), fecero in pochi anni strage nelle file stesse dei rivoluzionarî, rovinando irreparabilmente l'ideale comune e distruggendo ogni fiducia nei seguaci e nei simpatizzanti del movimento all'interno e all'estero.

Cankov dovette dimettersi nel 1926. Gli successero Andrea Ljapčev, che restò al potere fino al 1931, e Nicola Mušanov, che vi restò fino al 1934, ambedue democratici.

Ma le condizioni generali non mutarono sotto i loro governi. Soprattutto la discordia e l'accanimento delle lotte di fazioni politiche rendevano insostenibile la situazione e paralizzavano la vita pubblica. Lo stato di disagio generale si faceva sempre più forte, accompagnato da una crescente sfiducia non solo verso i governanti al potere, ma verso tutto il sistema del governo parlamentare, che si palesava sempre più inadatto a governare. E si venne così al rivolgimento politico del 19 maggio 1934, allorché l'esercito stesso insorse per affidare il potere a un gruppo di cittadini chiamato, dal nome della rivista che ne rifletteva le idee, Zveno ("Anello di catena") e che doveva fare piazza pulita di tutti i partiti e le fazioni che da tanti anni tormentavano e dilaniavano il paese, per instaurare un sistema di governo al difuori e al disopra dei partiti, con un programma di unificazione all'interno e di conciliazione all'estero, verso tutti i vicini. A capo di questo governo fu messo l'ex-colonnello dell'esercito Kimon Georgiev. L'ex-colonnello Damjan Vălčev, che era stato l'anima della rivolta, non entrò nel governo, pur partecipandovi, dietro le quinte, attivamente.

Il parlamento fu chiuso e il governo si mise febbrilmente all'opera, iniziando energicamente una serie di riforme e di provvedimenti intesi a realizzare il suo programma e sciogliendo, per facilitare la politica di conciliazione coi vicini, tutte le organizzazioni irredentistiche, a cominciare da quella macedone. Avvenuta in quello stesso anno la firma in Atene del patto balcanico tra la Iugoslavia, la Turchia, la Romania e la Grecia, la Bulgaria, pur avendo ormai rinunciato alle sue aspirazioni irredentistiche, rifiutò, com'era naturale, di aderire a un patto che implicava non la sola rinuncia materiale alle terre, ma la sconfessione dell'ideale nazionale, e iniziò la sua politica di conciliazione coi vicini cominciando dal maggiore di essi: la Iugoslavia.

Nel frattempo la vita interna della Bulgaria, dopo il colpo di stato del 19 maggio 1934, aveva subito nuove notevoli scosse in una vana ricerca di assestamento. Il governo di K. Georgiev, mirando a eccessive limitazioni dei diritti della corona e del parlamento, aveva ben presto scontentato gli stessi militari che l'avevano portato al potere e aveva dovuto dimettersi. L'esercito s'illuse allora di fronteggiare la situazione affidando a militari i principali ministeri, col generale Zlatev, ministro della Guerra, alla presidenza. Ma si convinse ben presto del suo errore e, riconosciuta l'incompetenza dei militari alla direzione della vita politica, rinunciò ad ingerirsene ulteriormente e lasciò al capo dello stato le cure e la responsabilità di organizzare il governo del paese, escluso peraltro, s'intende, qualsiasi ritorno al funesto regime di fazioni del passato. Si ebbe così dapprima un breve governo di Tosev, poi salì al potere G. Kiosejvanov, diplomatico, uomo di fiducia dello zar, il quale, assunto il portafoglio degli Esteri e la presidenza del consiglio nell'ottobre del 1935, riprese i capisaldi del colpo di stato del 1934, concludendo nel gennaio del 1937 un patto di "amicizia eterna" con la Iugoslavia, perseverando nella politica di conciliazione e di pace all'estero e all'interno e promulgando nell'ottobre del 1937 la nuova legge elettorale politica, il cui spirito è l'applicazione d'un regime costituzionale che faccia dell'assemblea nazionale un organo non di governo, ma di controllo, senza ripristinare i partiti politici.

Evento storico non privo di riflessi politici, anche se estraneo di per sé a qualsiasi programma politico, fu nel 1930 il matrimonio dello zar Boris con la principessa Giovanna di Savoia, salutato con entusiasmo dalla nazione, che sentì in essa un motivo di rafforzamento della dinastia e della posizione internazionale del paese.

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