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BUSHIDŌ

di Guido Perris - Enciclopedia Italiana (1930)
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BUSHIDŌ ("la via [o la morale] del guerriero")

Guido Perris

Ō È il complesso delle norme di disciplina morale e marziale della casta militare, che si accumularono in Giappone durante i sei secoli di feudalismo e di cavalleria. Pur passando attraverso un così lungo e agitato periodo, che vide nascere e svilupparsi numerose coirenti spirituali e notevoli movimenti politici e religiosi spesso contrastanti, il bushidō non superò, come dottrina, i confini d'un abito morale e d'una norma pratica proprî dei guerrieri. Fu penetrato invero dall'essenza del buddhismo e dai principî dell'etica confuciana; ma sia il buddhismo sia il confucianesimo vennero intesi, ripensati e trasformati dalla mente areligiosa peculiare dei nipponici e dallo spirito marziale caratteristico di quella nazione. Soltanto verso la fine del '600 il bushidō trovò, fra i filosofi confuciani, codificatori e teorizzatori, come Yamaga Sokō (1622-1685), e divulgatori, come Kaibara Ekiken (1630-1714). E infine, nel suo recente sviluppo dopo la restaurazione imperiale (1868), il bushidō venne a essere identificato con il patriottismo, o meglio con l'animo patriottico di tutta la nazione, e non della sola classe militare. Astraendo da questo suo sviluppo, si può dire che il bushidō considerava come fondamento della vita del guerriero la giustizia (gi) e come virtù da coltivare particolarmente la lealtà (chūkō), la frugalità (kinkjihi), la pietà (en, oppure l'amore del prossimo, hakuhai), la fedeltà coniugale (sessō), la cortesia (reijō); tutte virtù che si possono riassumere in una sola parola: dovere. Quindi il guerriero doveva cercare di difendere il suo onore sino al sacrificio della vita; addestrarsi nelle arti militari; schivare tutto ciò che fosse volgare o indecoroso; aborrire dagli atti timidi ed effeminati: praticare la frugalità e l'economia; guadagnarsi con sforzi di ogni giorno la benevolenza del signore ed essergli fedele sino alla morte; non temere un nemico potente e non disprezzare un nemico debole.

Bibl.: Inazō Nitobe, Bushido: The Sōul of Japan, Tokio 1901 (anche in tedesco).

Vedi anche
samurai In origine, soldato giapponese di guardia al palazzo imperiale. Dopo il 12° sec. il termine indicò la casta militare e, dal 17° sec., anche gli amministratori dei daimyō, in seguito alle riforme dei Tokugawa. Per l’importanza delle guerre durante il Medioevo, i samurai divennero una vera e propria casta ... arti marziali L'insieme di tecniche di attacco e difesa personale, elaborate nell'antichità in Cina, India, Giappone e Corea, caratterizzate da una forte connotazione dottrinale. Oggi, queste tecniche sono state adattate a una pratica prevalentemente sportiva: aikido, judo, jujutsu, karate, kendo, kung fu, sumo. buddismo Disciplina spirituale fondata da Buddha, vissuto nell'India nord-orient. fra 6° e 5° sec. a.C. Nei secoli successivi il buddismo assunse i caratteri di dottrina filosofica e di religione ateistica, diffondendosi in gran parte del subcontinente e in vaste zone dell'Asia orientale. Il buddismo appare come ... etica In senso ampio, quel ramo della filosofia che si occupa di qualsiasi forma di comportamento (gr. ἦθος) umano, politico, giuridico o morale; in senso stretto, invece, l’etica va distinta sia dalla politica sia dal diritto, in quanto ramo della filosofia che si occupa più specificamente della sfera delle ...
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