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CACAO

di Carmelo ARRIGO - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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CACAO (VIII, p. 204)

Carmelo ARRIGO

La forte domanda di cacao verificatasi dopo il 1919, in conseguenza dell'enormemente accresciuto consumo, si accentuò nel 1925 e raggiunse il massimo nel 1927. Durante questo periodo i prezzi aumentarono, sia a causa di fattori spontanei, sia a causa di accordi stipulati fra le organizzazioni commerciali dell'Africa occidentale che cercavano di sostenere l'ascesa dei prezzi, limitando l'offerta del prodotto. Ma questo indirizzo si rivelò presto del tutto controperante. Col sopravvenire della crisi generale la caduta dei prezzi continuò disastrosa: la media annuale delle quotazioni a Londra (in scellini e denari per 112 libbre=50,802 kg.) della qualità più importante di cacao, l'Accra f. f., dal massimo di 72 s. e 9 d. nel 1927 scese a 22 s. e 10 d. nel 1934, risalendo poi lentamente a quasi 39 s. nel 1937. All'inizio della campagna commerciale 1937-38 il contrasto fra importatori e produttori si era acuito al punto che, al cartello per gli acquisti formato dai principali esportatori europei di cacao dell'Africa occidentale, i piantatori della Costa d'Oro opposero il boicottaggio delle vendite. La lotta fu sospesa nell'aprile 1938, ma intanto i prezzi tendevano di nuovo al ribasso, scendendo a 25 s. nell'ottobre.

La produzione totale di semi di cacao nel 1938-39 toccava quasi gli 8 milioni di q. contro i 5 milioni del 1927-28. L'Africa intertropicale ne forniva i due terzi, di cui 2,7 milioni di q. la Costa d'Oro e 1,1 milione la Nigeria, rispettivamente primo e terzo paese produttore nel mondo; il restante proveniva dall'America centro-meridionale dove il Brasile, secondo produttore mondiale, era alla testa con 1,3 milioni di q. Il consumo, nella proporzione del 95% del totale, era concentrato in Europa e negli Stati Uniti. Questi, con 2 milioni di q. erano il primo paese importatore, ma l'insieme delle quantità acquistate dall'Europa (primo il Regno Unito, seguito dai Paesi Bassi e dalla Germania) superava sensibilmente la cifra delle importazioni nordamericane.

All'inizio della seconda Guerra mondiale il governo inglese intraprese una forte azione a sostegno della produzione delle sue colonie africane, riuscendo a collocare negli Stati Uniti sempre maggiori quantità di cacao africano. Nel 1942, concluso un accordo con i paesi dell'America del sud, la parte africana sul totale delle importazioni degli Stati Uniti, fissate a 3,05 milioni di q. annui, fu stabilita in un contingente del 52%. Tuttavia l'accordo non risolvette tutte le difficoltà, cui in seguito si aggiunsero quelle generali derivate dalla guerra.

Il dopoguerra ha portato un nuovo rivolgimento. La produzione è, in generale, diminuita (6,4 milioni di q. nel 1944-45 contro gli 8 milioni del 1938-39) a causa di malattie che hanno attaccato le piantagioni africane, della minore produttività delle piantagioni invecchiate, della concorrenza di colture agricole più remunerative. Le quantità esportabili diminuiscono del pari, mentre aumenta, nonostante la ripresa ascendente dei prezzi, la domanda da parte dei paesi europei desiderosi di assicurarsi un minimo di disponibilità di cacao. È da prevedere un'ulteriore riduzione delle scorte esportabili che si stima saranno nel 1947-48 di circa 6 milioni di q., cioè l'85% di quelle anteguerra. Le quantità inviate nel 1946-47 (ottobre-settembre) negli Stati Uniti furono di 2.690.000 q. e verso i paesi europei, in migliaia di quintali:

Dei 73.800 q. importati in Italia, 50.800 costituiscono invii dell'UNRRA.

Bibl.: F. Arcoleo, L'organisation internationale du marché du cacao, in Revue internationale d'agriculture, I.I.A., Roma, febbraio 1939, p. 53 segg.; W. Schubring, L'évolution du marché du cacao, ibid., marzo 1943, p. 99 segg.; International Food Committee, Report for the Council of FAO, Washington, marzo 1948, pp. 30-35.

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