CAFARNAO

Enciclopedia Italiana (1930)

CAFARNAO (Καϕαρναούμ, dall'ebr. Kephar Nahum: villaggio di Nahum o "della consolazione")

Donato Baldi

Città della Galilea, patria adottiva di Gesù, e centro del suo ministero pubblico. La località situata, secondo i Vangeli, sul lago di Genesaret, posto di dogana e sede di una piccola guarnigione romana, è stata identificata con Tell-Hum a NO. del lago, in prossimità del Giordano, che dopo la morte di Erode, segnava il confine fra la Galilea e la Gaulanitide. Prospera allora, è oggi una landa inospitale. Già nel 66 d. C era ridotta a semplice borgata quando Giuseppe Flavio vi si ritirò. Da alcuni episodî riferiti nella letteratura rabbinica (Midr. Qohel., I, 8) si apprende che nel sec. I vi predominava una comunità di cristiani mimim o eretici). Ma nei secoli II e III, insieme con le altre località della riviera, si distinse per fervore e intensità di vita giudaica e rabbinica. Col trionfo del Cristianesimo nel sec. IV vi si piantò di nuovo una comunità cristiana e l'ebreo convertito Giuseppe, conte di Tiberiade, vi fece edificare una chiesa sul luogo della casa di S. Pietro. Nella distruzione (665), dovuta forse ad un tremendo terremoto, si smarrì col ricordo del luogo anche quello del nome.

Gli scavi condotti dalla Custodia di Terra santa nella zona di TellHum dal 1905 (H. Kohl e C. Watzinger) al 1921 misero alla luce i resti di una sinagoga e un ottagono in mosaico della chiesa bizantina. La sinanagoga era un edificio rettangolare di calcare bianco (24,40 m. su 18,65 m.), orientato da N. a S. All'interno presentava una navata centrale divisa, a mezzo di uno stilobate reggente i piedistalli delle colonne alte m. 3,75, da navi collaterali a E., N. e O. Il lato meridionale era riservato all'edicola per la conservazione dei libri sacri della legge (teba), di cui si è ritrovata la fondazione ed i frammenti. I capitelli corinzî del colonnato reggevano un architrave sul quale poggiavano le colonne doriche del matroneo terminato da un fregio e da una cornice riccamente decorati.

All'est della sinagoga vi era l'atrio in forma trapezoidale con otto porte. La più grande ornamentazione era stata profusa sulle porte e finestre della facciata: grappoli d'uva, melagrane, rami d'ulivo e simboli giudaici come il pentagramma o sigillo di Salomone, l'esagramma o scudo di David e il candelabro a sette braccia; né mancavano motivi pagani: il liocorno, aquile, leoni, genî alati (queste sculture erano state posteriormente scalpellate). Per l'unità del piano, struttura e decorazione la sinagoga appartiene al gruppo di quelle recentemente scoperte in Galilea, sorte durante l'epoca brillante del giudaismo favorito dalle autorità imperiali (secoli II e III). Gli edifici hanno un parallelo nei monumenti romani della Siria (tempio di Sanamen, palazzo di Chaqqa) datati da Antonino Pio (138-161) a Caracalla (217). Due iscrizioni su colonne, aramaica l'una e greca l'altra, con il nome dei contribuenti alla costruzione della sinagoga, sono ascritte dai paleografi al sec. III.

Elementi certi di rifaeimento attestano che la Sinagoga del sec. III riposa su quella del centurione (Luca, VII).

Bibl.: H. Kohl e C. Watzinger, Antike Synagogen in Galilaea, Lipsia 1916; Gaudence Orfali O.F.M., Capharnaüm et ses ruines, Parigi 1922.

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