CAFFA

Enciclopedia Italiana (1930)

CAFFA (Feodosija; A. T., 71-72)

Emilio PANDIANI
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Città costiera della repubblica di Crimea (U.R.S.S.), capoluogo di circondario, costruita ad anfiteatro sulle pendici del Tepe-Oba, in fondo a un piccolo golfo del Mar Nero. È stazione balneare molto importante e frequentatissima, possedendo una delle migliori spiagge della Crimea, e conta 27.000 abitanti. Notevoli sono in essa la casa d'Aivazovskij, con una galleria che contiene un centinaio di tele di questo pittore, e il Museo archeologico, a cura del quale dovranno essere eseguiti scavi nelle colonie greche e genovesi della Crimea. Presso la stazione ferroviaria, che è nel centro della città, si trovano vestigia di una torre genovese. Una ferrovia unisce Caffa con Džankoi, sulla linea Sebastopoli-Charkov, e un'altra con Kerč.

Storia. - La città sorge sulla stessa baia ove sorgeva l'antichissima colonia milesia di Teodosia (v.). Il nome Κάϕα o Καϕά (poi presso gli Arabi Kafā e presso i Turchi Kefé) compare per la prima volta nel De administr. imperio, cap. 53, di Costantino VII Porfirogenito (che regnò dal 912 al 959); ricompare solo nella seconda metà del sec XIII, quando la località diventa un'importante colonia genovese, le cui origini sono connesse al diritto esclusivo di commercio nel Ponto, concesso ai Genovesi, suoi alleati, da Michele Paleologo, dopo la conquista dell'impero latino d'Oriente (1261). Diritto alquanto platonico, ché i possedimenti greci su questo mare si riducevano a ben poca cosa; in Crimea c'era Cherson, colonia greca, ma quasi indipendente dai Bizantini, e Soldaia (Sūghdaq o Südāq), frequentata da genti di varia nazionalità. La baia di Teodosia, dove allora sorgeva un vecchio forte, detto Capha, vasta ed eccellente per l'ancoraggio di navi, di accesso facile in ogni stagione, era prossima al Mare d'Azov, via importante per il commercio e vicina alla popolosa città di Krim (detta dagli Occidentali Solgat), che durante il dominio tartaro fu il capoluogoi della Crimea. Il territorio di Caffa apparteneva allora ai Tartari, ed è quindi assai pr0babile che i Genovesi abbiano ottenuto di fondare la colonia da un khān del Tartari, forse Mangū, poco dopo il 1266. Secondo tradizioni genovesi, non confermate da documenti, la colonia sarebbe venuta formandosi intorno a un primo nucleo capeggiato da Baldo Doria, secondo altri da Antonio dell'Orto; certo è che la famiglia dell'Orto godette eccezionali privilegi in Caffa. Nel 1289 la colonia era già in grado di inviare una spedizione in soccorso dei Genovesi di Tripoli di Soria; nel 1290 aveva uno statuto, col suo console e un grande e un piccolo consiglio.

Ma l'esistenza della colonia fu spesso turbata da assalti nemici: nel 1296 una flotta veneta, al comando di Giovanni Soranzo, assalta e conquista Caffa e la tiene per tre anni; nel 1308 il khān dei Tartari Tōqtaw la prende dopo otto mesi di assedio, per vendicarsi dei Genovesi che rapivano i fanciulli tartari e li vendevano come schiavi. Semidistrutta allora, è ricostruita e cinta di fortificazioni dopo la morte di Tōqtaw (1313).

Il sec. XIV, come per le altre colonie genovesi del Ponto, è il periodo di maggiore splendore anche per Caffa, che esporta da Solgat cuoi, pelliccerie, sete e le merces subtiles, cioè le spezie, che invia in Occidente: inoltre incetta granaglie e pesci salati per Costantinopoli, schiavi per l'Egitto. La colonia è popolata di Russi, Greci, Armeni, Ebrei e Maomettani ed è sede (verso il 1318) di un vescovato cattolico, di uno armeno, di uno greco e di una moschea per i musulmani. La sua importanza per Genova è tale che, nel 1341, si fonda a Genova un ufficio permanente per gli affari della Crimea (Officina Gazarie, da Gazaria, nome col quale si designava la Crimea, dal popolo dei Khazar). Da Caffa i Genovesi si spingono sulla riva sinistra del Tanais (Don) e vi fondano la colonia di Tana (Azov) che può dirsi l'ultima Tule del commercio genovese.

In questo tempo i consoli di Caffa attendono alacremente a proteggerla con grandi opere di fortificazione, che sono continuamente rammodemate, e cingono ancora oggi di ampia corona la moderna città di Teodosia. E alla protezione delle mura si doveva ricorrere spesso. Nel 1361 Caffa è assediata, per mare e per terra, dai Turchi di Sinope, ma li respinge con le sue galee. Nel 1365, profittando di un periodo di anarchia fra i Tartari, i Genovesi di Caffa occupano Soldaia (Sūdāk), mercato rivale di Caffa e poco dopo (1380) estendono la loro conquista nel distretto della Gozia fra Soldaia e Cembalo (Balaklava). Anche queste due città sono da loro fortificate con imponenti costruzioni, di cui ancora rimangono grandiose ruine. Il consolato di Caffa cresce perciò d'importanza e nel 1398 il governo genovese concede ad esso ampî poteri, per i quali i consoli di Caffa possono attribuirsi il titolo di Consoli di tutta la Gazaria e anche di Consoli di tutto il Mar Nero e dell'impero di Gazaria. Dipendono da Caffa le colonie genovesi di Soldaia e Cembalo, Tana e Copà nel Mar d'Azov, di Sebastopoli e di Trebisonda e Sinope e per qualche tempo anche di Samastri (unita poi all'amministrazione di Pera).

La caduta di Costantinopoli in mano dei Turchi (1453) è un colpo terribile per Caffa. Il passaggio del Bosforo è oramai in mano di fieri nemici. Genova cede in quell'anno stesso al suo Banco di San Giorgio tutti i suoi diritti su Caffa e sulle altre colonie del Ponto, perché il Banco, con le sue vaste risorse, soccorra le lontane colonie nella lotta contro il Turco. Nonostante gli sforzi degli amministratori del Banco, Caffa, in seguito alla visita di una potente flotta turca, deve piegarsi a pagare un tributo annuo. Il Banco di San Giorgio è costretto man mano a restringere le spese, per non scontentare gli azionisti, i cui dividendi sono ridotti dal 7 al 4%. Anche i papi Callisto III e Pio II si interessano per i cristiani bloccati nel Ponto, ma la vita di Caffa diviene sempre più penosa per le prepotenze dei Turchi e dei Tartari.

Nel novembre 1470 Maometto II pretende di elevare il tributo annuo di Caffa da 3000 a 8000 ducati: si riesce a concordarlo in 4000 ducati. Nella primavera del 1475 Caffa è nuovamente assalita da una flotta turca. Il 4 giugno le vecchie mura cadono sotto i colpi delle artiglierie, ma dietro ad esse ne compaiono altre completamente nuove: gli abitanti (erano allora circa 70.000, in 8000 case) però non osano più resistere e il 6 giugno capitolano. Gli stranieri viventi nella città (Valacchi, Polacchi, Russi, Georgiani, Circassi) ebbero confiscati tutti i loro averi e furono venduti come schiavi; migliaia di giovani e giovinette furono scelti come schiavi per il sultano. Ai cittadini fu estorta con ogni mezzo la maggior parte dei loro averi, poi tutti i latini furono imbarcati e condotti a Costantinopoli, ove fu loro assegnato un quartiere.

Caffa rimase turca dal 1475 al 1776 col nome di Kefé; nel 1786 passò definitivamente alla Russia, la quale nel 1804 fece rivivere l'antico nome greco sotto la forma di Feodosija.

Bibl.: M. G. Canale, Comentari storici della Crimea, del suo commercio e dei suoi dominatori, voll. 3, Genova 1855; P. A. Vigna, Codice diplomatico delle colonie Tauro-Liguri durante la Signoria dell'Ufficio di San Giorgio (1453-1475), in Atti Soc. ligure di st. patria, VI e VII (1868-81); G. Heyd, Storia del commercio del Levante nel Medioevo, Torino 1913 (l'ed. tedesca è del 1885-1886); E. Skrzinska, Inscriptions latines des colonies génoises en Crimée (Théodosie, Soudak, Balaklava), in Atti Soc. ligure di st. patria, LVI (1928); W. Barthold, art. kafa, in Encycl. de l'Islam, II (1924), 657-658.

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