CAINO

Enciclopedia Italiana (1930)

CAINO (ebraico Qayin; Vulgata Cain)

Giuseppe Ricciotti

Il figlio primogenito di Adamo ed Eva, secondo la Bibbia. Il racconto della Genesi (IV, 1-17) relativo a Caino è attribuito dai critici moderni al cosiddetto documento jahvista, uno dei quattro che formerebbero il Pentateuco. In Gen., IV, 1 il nome di C. è messo in relazione col verbo ebraico qānāh "possedere", giacché vi si riferisce che sua madre esclamasse per gioia alla sua nascita: "Posseggo un uomo!" Ma questa relazione non si fonda che su una semplice assonanza, mentre il nome di C. non può derivare da quel verbo ebraico, ed è piuttosto da riavvicinarsi etimologicamente al vocabolo arabo qayn "fabbro"; anche in ebraico la stessa voce qayin, come nome comune, significa "lancia (di metallo)".

A differenza di Abele (v.) suo fratello, che era pastore, C. coltivava la terra. Ambedue un giorno fecero un'offerta a Dio dei prodotti del rispettivo lavoro, ma Dio "riguardò Abele e la sua offerta, mentre a Caino e alla sua offerta non riguardò" (Gen., IV, 4-5). La ragione di questa differenza non è punto accennata nel racconto (cfr. tuttavia Ebrei, XI, 4). Caino concepì allora verso il fratello un'invidia sì profonda che l'uccise. Alla domanda di Dio, C. rispose tentando dissimulare il fatto; ma la voce del sangue dell'ucciso gridava verso Dio (cfr. Gen., IV, 10-11), e Dio maledì il fratricida (Gen., IV, 11-12). Caino esprime allora il timore che nella vita randagia cui è stato condannato chiunque l'incontri lo uccida: nel qual timore si suppone già nota e praticata la legge del taglione. Ma Dio risponde rassicurandolo con l'inibire ogni vendetta umana (Gen., IV, 15) e mettendo sulla persona di C. un segno di salvaguardia nel quale si può vedere un'analogia con l'usanza diffusa fra le tribù orientali, per cui i membri di una stessa tribù portavano addosso un particolare segno che li rendeva riconoscibili fra loro e li distingueva dagli estranei. Quindi C. emigrò nel paese di Nod (che in ebraico significa "esilio"), e vi edificò una città che dal nome di suo figlio chiamò Eno (in ebraico "dedicazione").

I discendenti di C. sono elencati in Gen., IV, 17-24. A C. si accenna anche in Sapienza, X, 3, e per il Nuovo Testamento in Ebrei, XI, 4; I Giovanni, III, 12; Giuda, 11, ma senza particolare rilievo. La sua persona entra in molte leggende rabbiniche (per cui, ad es., egli avrebbe ucciso Abele in seguito a dispute sulla religione o sulla purità legale) e fu oggetto di particolare venerazione per la setta dei Cainiti: cfr. Ireneo, Adv. haereses, I, 3, 38.

Bibl.: Per il segno di Caino, vedi B. Strade, Das Kainszeichen, in Zeitschrift für Alt. Test. Wissenschaft, 1894, pp. 250-318.

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