Calcio

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Calcio

Alessandro Capriotti

La situazione del calcio italiano

Il panorama calcistico si presenta agli inizi del 21° sec. molto articolato ed è diffusa l'impressione che l'aspetto tecnico-agonistico ne rappresenti soltanto una parte. L'ingigantirsi della componente economico-finanziaria e la vastità degli interessi coinvolti hanno provocato negli ultimi anni importanti fenomeni: la quotazione in borsa di società calcistiche; la difficoltà nel reperire i finanziamenti in una fase economica delicata anche ad altri livelli (con oscure vicende di intermediazione che hanno interessato anche la magistratura ordinaria); i problemi nei bilanci societari e le possibili forme di una loro alterazione (uso di espedienti anche legali per sistemare i conti ecc.); la contiguità con gruppi imprenditoriali di diversa natura e le complesse operazioni finanziarie a essa legate. Si sono quindi moltiplicati gli interventi della federazione italiana e di quella europea nel richiedere alle società sportive alcune garanzie di sanità finanziaria per consentire l'accesso alle competizioni o in qualche caso addirittura per continuare a esistere come società sportive. Il peso odierno degli aspetti extracalcistici non impedisce tuttavia il riaffacciarsi di problematiche già affrontate in passato dal calcio, tra cui il fenomeno delle scommesse illecite (più o meno collegato al problema delle alterazioni dolose del risultato di gara) e l'entità dei movimenti di denaro in ambito calcistico (costi dei cartellini degli atleti, ingaggi dei giocatori, interessi di terzi mediatori ecc.), percepita come eccessiva dal grande pubblico, se non apertamente qualificabile come antieconomica.

Questo quadro risulta interessato, agli inizi del 21° sec., dall'avvento e dalla rapidissima diffusione della televisione a pagamento, nella componente satellitare e nella piattaforma del segnale digitale terrestre, che hanno comportato da un lato l'afflusso, per le società, di denaro derivante dai diritti televisivi (i cui termini e le cui conseguenze sono tuttora oggetto di divisioni, dibattiti e polemiche), dall'altro il possibile sviluppo di una diversa cultura sportiva: la fruizione passiva dell'evento non più come momento di grande aggregazione, ma come fatto vissuto più privatamente, in casa propria o al massimo in locali pubblici. Al conseguente, sensibile calo di presenze negli impianti di gara va però connesso anche il problema della loro sicurezza, da intendersi tanto in senso architettonico-funzionale, quanto in termini di prevenzione e lotta a violenza e incidenti, che si verificano soprattutto nelle serie minori. In prospettiva il provvedimento legislativo (l. 31 luglio 2005 nr. 155), la cosiddetta legge Pisanu, riguardante principalmente l'identificabilità di chi entra in uno stadio, dovrà costantemente integrarsi con la responsabilizzazione dei club nella gestione (e magari nella proprietà) dell'impianto sportivo e con l'applicazione reale di sanzioni penali agli autori di atti violenti, indipendentemente dal fatto che prendano spunto in un contesto di spettacolo sportivo.

In tale scenario si è inserito anche il dibattito sui possibili conflitti di interesse nel mondo del calcio. In particolare si è discusso a lungo sull'esistenza e il ruolo di gruppi di pressione occulta, nati da forme non sempre chiare di convergenza di interessi e quindi da possibili intrecci deviati tra figure di per sé legittime (dirigenti societari, procuratori, tecnici, mondo arbitrale, operatori dell'informazione). Alla vigilia dei Campionati mondiali del 2006 si è repentinamente passati dalle polemiche verbali a clamorose vicende di cronaca, con l'avvento sulla scena della magistratura ordinaria, che in alcuni casi si è limitata a segnalare alla Federazione vicende non penalmente rilevanti ma inquietanti sotto il profilo deontologico-sportivo; e in altri ha aperto diverse inchieste in alcune città italiane ipotizzando vari reati e di fatto travolgendo vertici e credibilità di tutto il mondo del calcio (v. sport).

Infine, per l'entità degli interessi coinvolti, un ulteriore rilievo ha acquisito in questo contesto il problema del doping, e ancor più quello della cultura del farmaco, anche giuridicamente consentito.

Campionato italiano

L'inizio del 21° sec. ha visto una momentanea interruzione del costante dominio stabilito da Juventus e Milan che aveva caratterizzato gli anni Novanta, con le affermazioni in campionato della Lazio (2000) e della Roma (2001), club che, però, hanno ben presto dovuto affrontare pesanti crisi economiche. Si è così immediatamente riaffermata la superiorità di Juventus e Milan, tradizionalmente dovuta non solo agli alti valori tecnici proposti dalle due squadre, ma anche ad accorte politiche societarie che hanno saputo gestire con successo (se non addirittura pianificare) i fisiologici cicli di rendimento agonistico, e definire gli obiettivi primari di ciascuna stagione (per es. la Champions League piuttosto che il campionato). Nel 2002 la Juventus si è aggiudicata all'ultima giornata un torneo a lungo guidato dall'Inter, e nel 2003 ha replicato l'impresa in maniera ancor più autorevole, perdendo però la finale di Champions League a opera del Milan, il quale ha vinto lo scudetto del 2004 con un largo margine sulla Roma, ed è tornato in finale di Champions League l'anno successivo (sconfitto dal Liverpool), mentre la Juventus si aggiudicava il suo 28° titolo italiano.

Coppe europee

Il peso tecnico-agonistico delle competizioni per club a livello europeo dal 2000 in poi ha rispecchiato la precisa volontà riformatrice dei club più importanti, già in parte espressa nel corso degli anni Novanta: l'abolizione della Coppa delle Coppe dopo il 1999, l'ammissione alla Champions League non più delle sole squadre vincitrici dei rispettivi campionati ma anche di quelle piazzatesi subito dopo (in numero diverso a seconda del prestigio delle federazioni), il conseguente slittamento in basso per l'ingresso in Coppa UEFA (prima riservata soltanto alle squadre di vertice dei tornei, escluse le vincitrici) sono stati tutti provvedimenti assunti in questa direzione. In tal modo, infatti, i club più importanti hanno vista sostanzialmente garantita la partecipazione al massimo torneo europeo anche in caso di stagione poco brillante rispetto al loro blasone, con il conseguente corollario di entrate economiche e possibilità di rivincita immediata in campo internazionale (sostenuta da una formula a gironi, nelle prime fasi, che consente margini di recupero anche a seguito di prestazioni poco felici). Tali forme di allargamento hanno ridotto il livello tecnico e soprattutto agonistico dei tornei: le squadre migliori, infatti, sono comunque presenti, seppure in numero maggiore rispetto agli anni Settanta e Ottanta; ma è la sostanziale perdita del titolo sportivo a ridimensionare il prestigio delle manifestazioni, per accedere alle quali, in pratica, il fatto di avere vinto il proprio torneo (o essere arrivati a ridosso immediato del vincitore, come accadeva per la vecchia Coppa Uefa) non è più la vera discriminante.

Champions League 

La finale di Parigi del 24 maggio 2000, arbitrata dall'italiano S. Braschi, ha consacrato campione il Real Madrid, vincitore per 3-0 sui connazionali del Valencia. Per la prima volta alla competizione hanno preso parte quattro squadre italiane (Milan, Lazio, Fiorentina e Parma), tutte però eliminate prima delle semifinali. Anche l'anno successivo il Valencia è tornato a essere protagonista nella finale di Milano del 23 maggio, stavolta contro il Bayern di Monaco. Dopo l'1-1 dei tempi regolamentari e supplementari la formula sempre discussa dei calci di rigore ha premiato i tedeschi. Le quattro italiane partecipanti (Lazio, Juventus, Inter e Milan) erano state tutte eliminate prima dei quarti di finale. La finale del 15 maggio 2002, giocata a Glasgow, ha premiato il Real Madrid, che ha sconfitto per 2-1 i tedeschi del Bayer Leverkusen. Per il secondo anno consecutivo nessuna delle squadre italiane (Roma, Juventus, Lazio e Parma) è riuscita a raggiungere i quarti. Viceversa nel 2003, la finale, giocata a Manchester il 28 maggio, è stata tutta italiana, evento mai accaduto prima, poiché si sono contesi la Champions League il Milan e la Juventus (le altre due squadre italiane partecipanti al torneo, Roma e Inter, erano state eliminate l'una prima dei quarti e l'altra in semifinale, a opera proprio del Milan).

Dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari e supplementari sono stati i calci di rigore ad assegnare la vittoria al Milan: i rossoneri hanno così conquistato il massimo torneo europeo per la sesta volta nella loro storia calcistica. L'anno successivo, il 26 maggio a Gelsenkirchen, sono stati i portoghesi del Porto a conseguire il titolo battendo i francesi del Monaco per 3-0; tra le italiane, Inter e Lazio si erano fermate al primo turno, mentre la Juventus era stata eliminata negli ottavi di finale e il Milan, campione in carica, nei quarti. La finale del 2005 ha costituito senza dubbio uno degli episodi più clamorosi nella storia di questo torneo: disputata tra Milan e Liverpool, a Istanbul, il 25 maggio, aveva visto gli italiani in vantaggio per 3-0 dopo un agevole primo tempo; incapaci di amministrare il largo vantaggio i rossoneri sono stati raggiunti sul 3-3, punteggio rimasto invariato anche dopo i supplementari; a quel punto i calci di rigore hanno premiato gli inglesi. Delle altre italiane la Roma era fuori già al primo turno, mentre la Juventus e l'Inter erano state eliminate nei quarti proprio dalle squadre poi approdate in finale, i bianconeri a opera del Liverpool, i nerazzurri dal Milan nell'ennesimo derby europeo.

Coppa UEFA

Nel 2000 i turchi del Galatasaray si sono aggiudicati il trofeo vincendo ai calci di rigore la finale contro gli inglesi dell'Arsenal; il Liverpool ha vinto l'edizione 2001 superando gli spagnoli dell'Alaves, mentre nel 2002 gli olandesi del Feyenoord si sono imposti sui tedeschi del Borussia di Dortmund. Nel 2003 il Porto ha vinto contro gli scozzesi del Celtic di Glasgow, mentre l'anno successivo il Valencia è riuscito finalmente a vincere una finale europea superando l'Olympique di Marsiglia. Nel 2005, infine, vittoria del CSKA di Mosca sui portoghesi dello Sporting di Lisbona.

Supercoppa europea. - Il trofeo che premia il vincitore, in gara unica, tra il club che consegue la Champions League e quello che acquisisce la Coppa Uefa ha visto la vittoria nel 2000 del Galatasaray, nel 2001 del Liverpool, nel 2002 del Real Madrid, nel 2003 del Milan, nel 2004 del Valencia e nel 2005 ancora del Liverpool.

Campionato europeo del 2000

Il campionato europeo del 2000 è stato ospitato da Olanda e Belgio nell'ambito di un'innovativa esperienza di collaborazione tra due Paesi. Pur caratterizzato da un certo equilibrio ha riservato sin dagli inizi alcune sorprese, come l'eliminazione della Germania e dell'Inghilterra già al primo turno, a opera di Portogallo e Romania. Nel girone composto da Olanda, Francia, Repubblica Ceca e Danimarca sono passate ai quarti di finale le prime due squadre. L'Italia, guidata da D. Zoff, ha vinto tutti e tre gli incontri del girone iniziale (con Turchia, a sua volta poi promossa ai quarti, Belgio e Svezia). Sono passate alla fase successiva anche Iugoslavia e Spagna, che avevano eliminato con qualche difficoltà Slovenia e Norvegia.

Tra le gare dei quarti di finale la più emozionante è stata quella tra Francia e Spagna, che ha visto i transalpini imporsi per 2-1 (reti di Z. Zidane su punizione, G. Mendieta su rigore e Y. Djorkaeff). Sull'incontro ha pesato un secondo calcio di rigore a favore della Spagna fallito a fine partita da Raul G. L'Italia è risultata agevolmente vittoriosa sulla Romania grazie ai gol di F. Totti e F. Inzaghi, realizzati entrambi nel primo tempo. L'Olanda ha superato la Iugoslavia con un pesante 6-1 (tripletta di P. Kluivert, doppietta di M. Overmars e autorete di D. Govedarica per gli olandesi, rete per gli iugoslavi di S. Milošević), mentre il Portogallo ha sconfitto la Turchia per 2-0 (doppietta di M. Nuno Gomes).

In semifinale l'Italia ha affrontato l'Olanda, ad Amsterdam. Per gli azzurri, che sin dall'inizio hanno patito il gioco aggressivo e veloce degli olandesi, la gara si è ulteriormente complicata per l'espulsione dopo appena mezz'ora di G. Zambrotta e per un calcio di rigore accordato dall'arbitro tedesco M. Merk all'Olanda apparso assai dubbio, parato però dal portiere F. Toldo. L'Italia, rimasta in dieci, ha dovuto effettuare una gara di contenimento in cui sono emerse le qualità dei difensori; un secondo rigore per gli olandesi calciato sul palo da Kluivert ha poi aumentato le speranze dei giocatori azzurri, in grado però di effettuare azioni di contropiede solo dopo l'ingresso di Totti (fino a quel momento lasciato a sorpresa fuori gara da Zoff) a sette minuti dal termine dei tempi regolamentari. I supplementari hanno visto un'Olanda sempre più stanca e un'Italia sempre più ordinata nel difendersi e anzi pericolosa in due casi. In occasione dei calci di rigore Toldo ha mostrato ancora il suo buon momento di forma, parando i tiri di F. de Boer e P. Bosvelt (a cui si è aggiunto l'errore di J. Stam), e lasciando a Kluivert l'unica realizzazione; mentre l'Italia ha sbagliato solo con P. Maldini ed è andata a segno con L. Di Biagio, G. Pessotto e Totti; quest'ultimo in quell'occasione ha mostrato freddezza e bravura utilizzando la cosiddetta tecnica del 'cucchiaio', vale a dire colpendo il pallone dal basso ed effettuando un tiro dalla traiettoria arcuata e quasi beffarda, rischioso (perché debole) ma di grande effetto scenografico.

Nell'altra semifinale la Francia ha affrontato a Bruxelles il Portogallo, superandolo nei supplementari, grazie al golden goal (la rete che chiude immediatamente il match senza attendere il termine dei tempi supplementari) realizzato da Zidane su calcio di rigore, peraltro contestato dai portoghesi; i tempi regolamentari si erano conclusi 1-1 (reti di Nuno Gomes per i lusitani e pareggio di T. Henry per i transalpini).

Nella finale del 2 luglio, giocata allo stadio Feyenoord di Rotterdam, la Francia ha superato gli azzurri, dopo che M. Delvecchio aveva realizzato la rete del vantaggio italiano al 10' del secondo tempo, grazie al pareggio acquisito da S. Wiltord negli ultimi istanti dei tempi regolamentari e al successivo golden goal realizzato da D. Trezeguet. Complessivamente però aveva destato una migliore impressione la squadra azzurra, vicina al raddoppio in più di una circostanza.

È stata questa l'ultima partita nel ruolo di commissario tecnico della nazionale di D. Zoff che, dopo un duro attacco di S. Berlusconi (in quel momento leader dell'opposizione in politica, ma anche dirigente sportivo e uomo di calcio), ha scelto di rassegnare le dimissioni dall'incarico. Al suo posto è stato chiamato G. Trapattoni.

Campionato mondiale del 2002

La volontà di interrompere la regola non scritta dell'alternanza, nell'ospitare i campionati mondiali, tra i due continenti che vantano le scuole calcistiche più evolute (Europa e America, soprattutto Meridionale) ha portato alla scelta della Repubblica di Corea (Corea del Sud) e del Giappone come Paesi organizzatori: un momento storico per la politica calcistica mondiale in virtù dei riscontri in chiave tecnica ed economica che il movimento calcistico ha voluto cercare verso l'Asia. In vista del primo Campionato mondiale organizzato in collaborazione da due Paesi, sull'esempio della formula già sperimentata agli Europei del 2000, è stata forte la speranza di celebrare una proficua globalizzazione del mondo del pallone, con l'apertura di un altro vasto serbatoio di utenza e risorse, puntando anche sulla tradizione tecnologica nippo-coreana e sui 40 miliardi di telespettatori potenziali, collegati da 200 Paesi. Le qualificazioni per la fase finale di questa edizione della Coppa del Mondo sono state disputate dalle squadre nazionali di 193 federazioni (percentuale record del 94,6% di quelle affiliate alla FIFA); hanno partecipato tutte le vincitrici di almeno una edizione dei Mondiali (Brasile, Italia, Germania, Uruguay, Argentina, Inghilterra e Francia) e inoltre si sono qualificate per la prima volta quattro nazionali, che così hanno ampliato il numero delle zone geografiche direttamente interessate: Slovenia, Ecuador, Senegal e soprattutto Cina, il cui ingresso ha aperto nuovi scenari, non soltanto sportivi. Soltanto l'eliminazione dell'Australia nello spareggio con l'Uruguay ha impedito che in questo Campionato mondiale fossero rappresentati cinque continenti su cinque.

Tuttavia alcuni sviluppi sul piano tecnico e agonistico sono risultati sorprendenti, poiché diverse prestigiose nazionali hanno subito pesanti insuccessi, in parte dovuti anche a comportamenti arbitrali non sempre all'altezza della competizione. La politica del coinvolgimento e dell'integrazione nel calcio di alto livello di Paesi e zone di minore tradizione calcistica, perseguita con forza dalla federazione internazionale, ha comportato alcuni inaspettati condizionamenti; alla vigilia certo non si pensava che il cosiddetto fattore campo (termine con il quale genericamente si identifica un certo vantaggio per chi gioca in casa propria, anche per propiziare la miglior riuscita commerciale della manifestazione) potesse pesare come poi è accaduto. La Corea ha infatti potuto contare su arbitraggi tali da spingere a escludere il concorso di elementi fisiologici (qualche episodio discusso si è verificato praticamente in tutte le edizioni dei Mondiali) o casuali. Sulle designazioni dei direttori di gara, ispirate in teoria a criteri di globale rappresentatività e alla volontà di promuovere arbitri e assistenti di ogni Paese, è purtroppo aleggiato il sospetto di possibili calcoli politici. Mentre è risultata scelta comunque infelice quella di escludere da una competizione di così alto livello arbitri di provata esperienza. Se si aggiunge che Francia e Argentina sono uscite inaspettatamente, per propri demeriti, al primo turno, si comprende come la competizione, dopo alcune fasi, ha rischiato di perdere almeno in parte credibilità e interesse.

Il cammino dell'Italia

Gli azzurri, inseriti nel girone comprendente anche Messico, Croazia ed Ecuador, sono partiti bene superando quest'ultima squadra, al Dome Stadium di Sapporo, per 2-0, grazie a una doppietta di Ch. Vieri. Contro la Croazia, però, affrontata al Kashima Soccer Stadium di Ibaraki, pur passando in vantaggio con un altro gol di Vieri e vedendosi annullare una seconda rete dello stesso attaccante, gli azzurri hanno subito due reti nel giro di tre minuti. A poco sono serviti un palo colto da Totti su calcio di punizione e una seconda rete, scaturita da un'azione confusa, anch'essa annullata all'Italia per motivi poco chiari. Nei giorni successivi l'assistente danese J. Larsen prima si è scusato per i suoi errori, poi li ha negati; ma hanno suscitato perplessità anche le scelte del commissario tecnico Trapattoni, accusato di aver cambiato il modulo di gioco che aveva portato alla qualificazione e di aver inizialmente scelto, per la gara contro i croati, C. Doni, centrocampista avanzato, in luogo di F. Inzaghi, attaccante puro. Nell'ultima giornata del primo turno la Croazia ha perso sorprendentemente con il modesto Ecuador e gli azzurri, pareggiando contro il Messico, al 'Big Eye' Stadium di Oita, con una rete di A. Del Piero dopo il gol di J. Borgetti e l'ennesimo annullamento dubbio di una rete di Inzaghi, hanno raggiunto il secondo posto del girone, passando insieme allo stesso Messico e preparandosi a sfidare la Corea del Sud, padrona di casa.

La gara, giocata il 18 giugno al World Cup Stadium di Daejeon, ha confermato i dubbi della vigilia su un possibile arbitraggio poco benevolo nei riguardi dell'Italia e sulla reale capacità della squadra azzurra e del suo tecnico di gestire adeguatamente le difficili circostanze ambientali. L'arbitro, il quasi sconosciuto ecuadoriano B. Moreno, dopo aver rifiutato di salutare i giocatori azzurri come d'uso prima di entrare in campo, ha concesso dopo pochi minuti di gioco un calcio di rigore ai coreani parato dal portiere G. Buffon. Gli azzurri, rinfrancati, sono poi riusciti a portarsi in vantaggio con un colpo di testa di Vieri. Alcune confuse decisioni arbitrali, penalizzanti per gli italiani, non hanno impedito all'Italia di mantenere il vantaggio e di sfiorare anzi il raddoppio, in due casi, con lo stesso Vieri; ma il pareggio di K.H. Seol a due minuti dal termine ha aperto la strada ai tempi supplementari e ai fatti dubbi. Totti, finito a terra in area per l'intervento di un difensore, forse falloso, ma comunque non simulato dall'azzurro, è stato invece ammonito per la seconda volta e quindi espulso. Dopo l'ingiusta decisione di annullare per presunto fuorigioco la rete di D. Tommasi, è stata la Corea a realizzare con J.H. Ahn il golden goal che ha eliminato gli azzurri. Questa uscita di scena ha scatenato molte polemiche, in Italia, sulla federazione, accusata di scarsa abilità politica in seno alla Fifa e incapacità di prendere decisioni nette riguardo alle incertezze mostrate dal tecnico Trapattoni. Mesi dopo l'arbitro Moreno è stato coinvolto in altre torbide vicende di arbitraggi controversi nel proprio Paese e successivamente radiato nell'ambito della sua stessa federazione.

Le fasi successive

Delle 32 squadre iniziali sono approdate ai quarti di finale le seguenti nazionali: il Senegal, la Turchia, la Germania, gli Stati Uniti (liberatisi sorprendentemente di Polonia e Portogallo nel primo turno), l'Inghilterra, la Nigeria, il Brasile, la Spagna e la Corea. La gara tra Senegal e Turchia è stata risolta dal golden gol di I. Mansiz per i turchi, che eliminando la squadra africana sono entrati per la prima volta in semifinale. La Germania ha superato gli Stati Uniti per 1-0, con rete di M. Ballack, in una partita ben giocata dagli americani, che però si sono dovuti arrendere alla maggiore esperienza dei tedeschi e alle parate del portiere avversario O. Kahn.

La partita più interessante tra quelle dei quarti, Inghilterra-Brasile, ha visto gli inglesi passare in vantaggio con M. Owen; sul finire del primo tempo, però, sono stati raggiunti dalla rete di Rivaldo e, pochi minuti dopo l'inizio della ripresa, addirittura superati dal Brasile in virtù di un calcio di punizione tirato da R. Ronaldinho. Il risultato non è cambiato e il Brasile è approdato a sua volta alla semifinale. L'arbitraggio dell'incontro tra Spagna e Corea del Sud è risultato, ancora una volta, poco felice, e alla Spagna sono state annullate due reti apparse regolari. I supplementari non hanno sbloccato la parità e i calci di rigore finali hanno premiato i padroni di casa. La Corea, che fino a questa edizione non aveva mai vinto neanche una gara di Coppa del mondo, è così giunta in semifinale, prima squadra asiatica a classificarsi tra le prime quattro in un Campionato mondiale. L'atteggiamento di favore di arbitri poco esperti verso la squadra di casa e la fase ormai avanzata del torneo hanno comportato a questo punto la scelta di direttori di gara di diverso spessore cosicché le ultime partite del campionato hanno avuto una credibilità diversa rispetto alla media della competizione. Germania-Corea, arbitrata dallo svizzero U. Meier, ha visto la vittoria dei tedeschi per 1-0, con rete di Ballack, dopo la solita gara poco fantasiosa ma ordinata dei giocatori di R. Völler e la prevedibile resistenza dei coreani. L'incontro tra Brasile e Turchia, che si sono trovati di fronte per la seconda volta in questo torneo, è stato arbitrato dal danese K.M. Nielsen e risolta da una rete di Ronaldo segnata all'inizio del secondo tempo. La finale per il terzo e quarto posto fra Turchia e Corea del Sud è risultata interessante e vivace, a partire dall'immediata rete dell'attaccante H. Şükür che, dopo appena 11 secondi di gioco, ha portato in vantaggio la Turchia e ha stabilito il primato della rete più rapida di tutte le edizioni dei Campionati mondiali. Già al nono minuto la Corea ha pareggiato con E.Y. Lee, ma la doppietta di I. Mansiz, segnata sempre nel primo tempo, ha riportato la Turchia in vantaggio e solo nel finale di gara la Corea, con C.G. Song, ha ridotto le distanze (3-2). Il terzo posto in classifica ha confermato la Turchia come autentica rivelazione del torneo. La direzione della finale, prevista per la sera del 30 giugno all'International Stadium di Yokohama, tra Brasile e Germania (mai incontratesi nelle precedenti edizioni pur essendo le due nazioni di maggior blasone), è stata affidata all'arbitro italiano P. Collina e si è rivelata l'unica soddisfazione per il calcio italiano ricavata da questa edizione del Campionato mondiale. I brasiliani, dopo che le due squadre avevano colto un palo per parte, si sono portati in vantaggio nel secondo tempo con Ronaldo, che è riuscito a sfruttare una respinta corta del portiere Kahn; lo stesso Ronaldo, capocannoniere del torneo, dopo una bella azione manovrata, ha realizzato il 2-0 (ottavo gol personale) che di fatto ha chiuso la gara, consegnando al Brasile il quinto titolo mondiale della sua storia.

A parte il valore del Brasile e gli errori arbitrali, per la prima volta sono stati rappresentati tre continenti nei primi quattro posti del torneo. L'eredità principale lasciata dall'esperienza nippo-coreana è stata appunto l'avvenuta aggregazione di forze calcistiche tradizionali e di altre emerse più di recente. L'assegnazione del Campionato mondiale 2010 alla Repubblica Sudafricana presenta ulteriori significati simbolici, ma soprattutto conferma anche la sempre più vasta partecipazione (non solo in senso agonistico, ma ora anche nell'organizzazione del massimo torneo sportivo di una singola disciplina) di patrimoni tecnici e culturali provenienti da tutto il mondo.

Campionato europeo del 2004

L'Italia, ancora guidata da Trapattoni dopo le polemiche suscitate dal Campionato mondiale, è stata una delle sedici nazionali che hanno raggiunto la fase finale, ospitata dal Portogallo.

Dopo le gare del primo turno sono poi passate ai quarti di finale Portogallo e Grecia nel primo girone, Francia e Inghilterra nel secondo, Svezia e Danimarca nel terzo, Repubblica Ceca e Olanda nel quarto. Nel girone A l'autentica novità è stata rappresentata dalla Grecia, squadra di modeste tradizioni calcistiche, poco appariscente e tecnicamente non eccelsa, ma accorta nella disposizione in campo e tenace nella condotta di gara, anche perché allenata dall'esperto tecnico tedesco O. Rehaggel. Avendo sconfitto nella prima partita del torneo proprio i padroni di casa portoghesi, il successivo pareggio con la Spagna e la sconfitta con la Russia, ormai fuori causa, hanno comunque consentito alla Grecia il passaggio del turno (grazie al meccanismo della differenza reti che scatta, a parità di punti, per determinare la classifica) a scapito della Spagna, alla vigilia sicuramente più quotata. Nel girone B nessun problema per Francia e Inghilterra, decisamente superiori per livello tecnico e spettacolarità di gioco sia alla Croazia sia alla Svizzera. Il girone C, quello dell'Italia, ha di gran lunga riservato le vicende più dibattute dell'intero torneo, lasciando anche qualche dubbio sui reali meriti tecnici delle due squadre approdate ai quarti di finale, Svezia e Danimarca, ai danni dell'Italia e della Bulgaria. Dopo un incolore pareggio per 0-0 degli azzurri contro la Danimarca e le polemiche provocate da un gesto scorretto, sfuggito all'arbitro e colto da una telecamera della regia danese, di Totti, che nel corso della gara aveva sputato al suo marcatore, C. Poulsen, la vicenda si è conclusa con le scuse dello stesso Totti e la squalifica di tre giornate comminata dalla UEFA al giocatore. Il successivo pareggio per 1-1 con la Svezia (che in precedenza aveva sconfitto la Bulgaria per 5-0) e la contemporanea vittoria dei danesi contro gli stessi bulgari hanno poi posto gli azzurri in una condizione particolare: dover battere la Bulgaria nell'ultima gara del girone e contemporaneamente sperare che non si verificasse, nell'altro incontro, il pareggio con il punteggio di 2-2, circostanza che per i meccanismi di composizione della classifica a parità di punti avrebbe messo l'Italia fuori causa. Dopo una vigilia di nervosismo dell'ambiente della Nazionale sono arrivati sia la vittoria azzurra (per 2-1) sia il pareggio (per 2-2) tra Danimarca e Svezia che promuoveva queste ultime. Nel girone D, infine, Repubblica Ceca e Olanda sono riuscite invece a eliminare facilmente una spenta Germania e la Lettonia, per la quale già l'esordio assoluto nella fase finale di un campionato europeo aveva costituito un importante traguardo. Nel primo quarto di finale, giocato tra Portogallo e Inghilterra, non sono mancati emozioni e divertimento. I tempi regolamentari sono terminati 1-1 (Owen per gli inglesi, H. Postiga per i lusitani), i supplementari 2-2 (con M. Rui Costa che ha portato il Portogallo in vantaggio a dieci minuti dal termine, e F. Lampard che è riuscito a pareggiare poco dopo). Ai calci di rigore finali si sono imposti i padroni di casa. Nel secondo quarto, disputato tra Grecia e Francia, quest'ultima, campione uscente, è stata sorprendentemente sconfitta per 1-0 (rete di A. Charisteas nel secondo tempo) ed eliminata, confermando la fine di un grande ciclo. L'incontro tra Olanda e Svezia ha riservato qualche emozione solo nei tempi supplementari (dopo il noioso 0-0 con cui si erano conclusi i tempi regolamentari), nel corso dei quali le due squadre hanno tentato senza successo di superarsi. I successivi calci di rigore hanno premiato gli olandesi (5-4). Nell'ultimo quarto di finale la Repubblica Ceca ha eliminato la Danimarca con il punteggio di 3-0 (grazie a una rete di J. Koller e due di M. Baroš), raggiungendo in semifinale la Grecia che, nonostante i risultati ottenuti fino a quel momento, sembrava già essersi cimentata al massimo delle sue possibilità, e non appariva in grado di impensierire i cechi. Invece i greci, con la consueta gara di controllo dell'avversario più che di ricerca di spunti creativi, hanno chiuso i tempi regolamentari sullo 0-0 e successivamente hanno realizzato, con il difensore T. Dellas, il silver goal (ossia la rete che fa chiudere il match non nel momento in cui viene realizzata, come accadeva con il golden goal, ma solo alla fine della frazione di gioco in cui è stata segnata, senza che si debba procedere a quella eventualmente successiva), raggiungendo una storica finale. Il Portogallo, nell'altra semifinale, ha invece superato l'Olanda in maniera più netta di quanto testimoniato dal punteggio finale (2-1, con reti di C. Ronaldo e R. Maniche per i lusitani e un'autorete di J. Andrade). Per la prima volta in un Campionato europeo si sono opposte in finale due squadre già affrontatesi nella partita inaugurale. La gara giocata allo stadio da Luz di Lisbona è stata molto tattica. I giocatori portoghesi, sempre più nervosi con il passare dei minuti, hanno perso ancor più lucidità nel gioco dopo che al 12' della ripresa, su azione di calcio d'angolo, Charisteas ha portato in vantaggio la Grecia sfruttando anche un errore del portiere avversario. Sullo 0-1 la manovra troppo lenta dei lusitani, opposta all'ordine difensivo dei greci, ha portato solo tiri da lontano di Ronaldo, Rui Costa e R. Carvalho, rimasti senza esito. Il Campionato si è quindi concluso con la vittoria dei greci e con l'avvio di processi alle grandi scuole calcistiche.

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