Calciobloccante

Dizionario di Medicina (2010)

calciobloccante

Paolo Tucci

Farmaco, detto anche calcioantagonista, in grado di bloccare il canale ionico deputato al passaggio del calcio (definito canale del calcio) dall’ambiente extracellulare a quello intracellulare, inibendo così il meccanismo di contrazione delle cellule muscolari cardiache e delle fibre muscolari lisce. I c. sono utilizzati nell’angina pectoris (per es., diltiazem, verapamil), nell’ipertensione (nifedipina), nell’infarto miocardico (non sono farmaci di prima scelta), nel trattamento di emorragie cerebrali e dei loro postumi neurologici (nimodipina), come tocolitici (nifedipina), come antiaritmici e nella malattia di Raynaud. I c. si suddividono, sulla base della struttura chimica in: fenilalchilamine (verapamil, gallopamil), benzotiazepine (diltiazem), diidropiridine (per es., nifedipina, felodipina, lacidipina, amlodipina, lercanidipina, nicardipina, nisoldipina, nitrendipina), diamilaminopropilamina (bepridil).

Meccanismo d’azione

I c. utilizzati in terapia agiscono sui canali del calcio, la cui attività dipende da variazioni del voltaggio della membrana cellulare (canali voltaggio dipendenti). In particolare, agiscono generalmente su uno dei sottotipi (tipo L) in cui sono suddivisi tali canali. L’aumento del calcio all’interno della cellula innesca (a seconda della concentrazione) numerosi processi: permette la liberazione di neurotrasmettitori, favorisce la liberazione di calcio dai depositi intracellulari, permette la contrazione delle cellule muscolari lisce, l’apoptosi, la necrosi cellulare (ad alte concentrazioni). I c. possono interferire con questi processi limitando, o bloccando del tutto, l’entrata del calcio nella cellula. Il blocco dei canali del calcio causa il rilasciamento della muscolatura liscia (per es., quella dei vasi e dei visceri) e il rallentamento della velocità di conduzione a livello cardiaco.

Effetti indesiderati

Gli effetti collaterali dei c. sono spesso una conseguenza diretta della loro azione farmacologica e sono rappresentati principalmente da ipotensione e aritmie. Ipotensione grave si verifica specialmente in pazienti che utilizzano forme farmaceutiche standard di nifedipina (a rilascio immediato); quindi nella terapia dell’ipertensione è raccomandato l’uso di diidropiridine formulate come preparazioni a lento rilascio. Il verapamil può indurre stipsi e può interferire con il funzionamento della glicoproteina P (➔ antineoplastico), inibendone la funzione e, di conseguenza, può alterare la farmacocinetica di altri farmaci. Il mibefradil, l’unica molecola attiva su un diverso sottotipo di canale del calcio (il tipo T) introdotta in commercio, è stato successivamente ritirato per la tendenza a interagire con altri farmaci (aumentava l’incidenza della rabdomiolisi indotta da statine).

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