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Medicina

In medicina, concrezione cristallina, pura o mista ad altri elementi, di sali minerali o di acidi organici, che si formano nell’organismo in condizioni patologiche. I c. si possono formare in una ghiandola a secrezione esterna o nei suoi condotti escretori (vie biliari, vie urinarie, dotti salivari ecc.), oppure ovunque ristagnino secreti ed escreti (intestino, solco balano-prepuziale, bronchi, condotto uditivo esterno). Gli elementi costitutivi dei c. sono peculiari per ciascuna sede, in rapporto ai componenti dei secreti delle varie ghiandole o degli escreti dei diversi organi.

La presenza di c. nell’organismo dà origine a una condizione morbosa, relativamente frequente, detta calcolosi (o litiasi), che non di rado sussiste asintomaticamente, ma spesso è caratterizzata da una manifestazione clinica peculiare, la colica, che assume caratteri diversi a seconda dell’organo interessato.

Calcolosi biliare (o epatica; se della cistifellea, anche colelitiasi o colecistite calcolosa). I c. biliari (costituiti da colesterina pura, da pigmenti e sali biliari) possono trovarsi in un punto qualunque delle vie biliari, più frequentemente nella cistifellea da dove migrano nel coledoco. La patogenesi appare talora legata a particolari turbe del metabolismo, che producono un aumento del normale tasso ematico della colesterina (ipercolesterinemia) e della concentrazione di questa nella bile (ipercolesterinocolia) in rapporto con fattori costituzionali, alimentari (diete ricche di grassi). La colica caratteristica si manifesta con un dolore vivissimo alla regione epatica, talora irradiato alla spalla destra, accompagnato spesso da vomito, e seguito frequentemente da febbre e talora da ittero. La durata è varia, da qualche ora a qualche giorno. La presenza di c. è accertabile mediante l’ecografia. La cura è medicamentosa, dietetica/idropinica, o chirurgica nei casi sintomatici. Calcolosi intestinale La formazione di c. intestinali (o coproliti) può provocare un ileo meccanico da ostruzione e rendere pertanto necessario l’intervento chirurgico.

Calcolosi pancreatica Malattia piuttosto rara, condizionata per lo più da una flogosi dei dotti escretori della ghiandola. La sintomatologia dolorosa presenta analogie con quella della calcolosi biliare, specie se è presente l’ittero. La cura è prevalentemente chirurgica.

Calcolosi prostatica La patogenesi è in rapporto a cause flogistiche di tipo distruttivo, con conseguente comunicazione con le vie urinarie. Da queste giunge l’urina che vi deposita i sali dando origine ai c. prostatici. La cura consiste nell’ablazione chirurgica.

Calcolosi salivare (o scialolitiasi, o sialolitiasi) Malattia rara, per lo più della parotide e della sottomascellare. La colica caratteristica consiste in un dolore acuto, trafittivo e contemporanea tumefazione della ghiandola interessata, per lo più in rapporto con i pasti. Alla colica può seguire l’emissione del c. salivare. Quando ciò non avviene è necessario l’intervento chirurgico.

fig.

Calcolosi urinaria (o urolitiasi) I c. delle vie urinarie si formano solitamente a livello dei calici e del bacinetto renale ( calcolosi renale o nefrolitiasi; v. fig.), dove talora possono rimanere a lungo, aumentando di dimensione fino a occupare tutto il bacinetto stesso e riprodurne la forma ( c. a stampo). Il meccanismo della loro formazione, anche se ancora non del tutto chiarito, è in relazione a una eccessiva concentrazione nelle urine di determinati costituenti (acidi urico e ossalico, fosfati, cistina, xantina, a seconda dei casi) e alla carenza nelle stesse di inibitori della cristallizzazione, come i glicosam;minoglicani. La calcolosi renale può decorrere muta. La colica renale si manifesta con dolore improvviso, acutissimo, costrittivo o trafittivo, con accentuazioni parossistiche e irradiazioni caratteristiche. La durata può essere di ore o di giorni. Possono concomitare sintomi intestinali (vomito, nausea) e febbre. Il sintomo urinario più importante è l’emissione di sangue con le urine (ematuria). La colica si cura con la somministrazione di antispastici. La diagnosi si accerta tramite urografia con mezzo di contrasto. In fase non dolorosa, la terapia della calcolosi urinaria è medicamentosa, dietetica e idropinica (è fondamentale una diluizione il più possibile costante delle urine). In caso di insuccesso, si impongono l’ablazione chirurgica o i moderni metodi di frantumazione ultraacustica (➔ laser). Possibili complicanze sono l’idronefrosi, la pielite e la pielonefrite.

Calcolosi vescicale I c. della vescica sono secondari quando hanno origine renale ma, poi, migrano in basso lungo l’uretere fino alla vescica, dove possono soggiornare o essere, nella maggior parte dei casi, espulsi attraverso l’uretere. Si dicono invece c. primitivi quando sono dovuti al ristagno dell’urina. La patogenesi è analoga a quella della calcolosi renale. Cause particolari sono quelle favorenti la stasi urinaria (diverticoli vescicali, ipertrofia prostatica, alterazioni di natura neurologica della motilità vescicale ecc.). I sintomi sono quelli di una cistite. Sintomi urinari importanti sono: l’emissione di sangue con l’urina (ematuria) e l’arresto brusco e doloroso del getto d’urina durante la minzione (iscuria). Radiologicamente si possono documentare sia i c. sia i diverticoli. Indagine di particolare utilità è la cistoscopia, che permette la visione diretta dei c. e, talvolta, la loro estrazione. La cura consiste nell’asportazione del c. (epicistotomia o litotripsia tradizionale) accompagnata dalla correzione delle condizioni anatomiche favorenti la malattia (ipertrofia prostatica, diverticoli vescicali ecc.).

In particolari condizioni patologiche, si possono formare c., in genere molto piccoli, nel solco balano-prepuziale in caso di fimosi (balanoliti o smegmoliti), nelle cavità nasali (rinoliti), nei bronchi a seguito di flogosi bronchiali croniche (broncoliti).

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