CALIGOLA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

Vedi CALIGOLA dell'anno: 1959 - 1994

CALIGOLA (G. Iulĭus Caesar Germanĭcus)

B. M. Felletti Maj

Nacque da Germanico e da Agrippina Maggiore, di cui fu l'ultimo figlio, nel 12 d. C. Lasciato da Tiberio erede, insieme a Tiberio Gemello, successe nell'Impero per volere del senato e del popolo, sbarazzandosi ben presto del cugino. Regnò dall'età di venticinque a quella di ventinove anni, cadendo vittima di una congiura nel 41 d. C. Gli storici di tendenze repubblicane hanno descritto non solo il disordine della sua vita, ma la bruttezza del suo aspetto come qualche cosa di singolare; molto alto, con membra sottili e corpo enorme, di pallore malaticcio, con radi capelli, tagliati lunghi sulla nuca, lo dicono Svetonio (Cal., 50) e Seneca (De const. sap., 18), aggiungendo altri particolari, come le tempie incavate, gli occhi infossati, lo sguardo torvo, il collo esile. Plinio (Nat. hist., xi, 144) chiama rigentes gli occhi del principe. Nonostante l'abbondanza di informazioni e l'esistenza dei ritratti monetali, l'iconografia di C. è stata per molto tempo incerta e le identificazioni più sicure sono avvenute da non molti anni. Poco numerosi sono i ritratti di lui a causa della damnatio memoriae, ma nessuno rispecchia la foeditas e la torvitas attribuitegli, neppure quelli che si sono voluti chiamare realistici. Si è infatti vista nella ritrattistica di C. una reazione all'arte tiberiana nel senso del pittorico e del naturalistico: un preannuncio dell'impressionismo neroniano. Bisogna però distinguere anzitutto i ritratti giovanili, che rientrano per l'età e per lo stile nella iconografia tiberiana dell'ultimo periodo. Dopo la morte di Druso Minore (23 d. C.), divenendo probabile la designazione di C. al trono, è certo che egli fu più volte rappresentato. A questo periodo si possono forse attribuire quei ritratti di aspetto giovanile nei quali C. appare pettinato in modo simile a Tiberio, cioè con le punte delle ciocche divergenti in mezzo alla fronte e incontrantisi a tenaglia ai lati. Tali sono: il busto di provenienza tracia al Louvre, con la prima barbula, rasa quando C. si recò a Capri, ove prese le toga virile; la testa del museo di Trieste; quella su busto moderno al Museo Archeologico di Venezia e un gruppo di ritratti bronzei: i busti del Metropolitan Museum, del Corporations Museum di Colchester, quello già nella Collezione Pollak. La testina bronzea del Metropolitan Museum, dall'espressione imperiosa e dai capelli radi, è probabilmente più tarda. È stata riconosciuta come ritratto di C. anche la testa marmorea velata rinvenuta a Creta, già creduta di Augusto, ma l'idealizzazione del volto lascia adito a qualche incertezza. È invece ormai esclusa l'identificazione di ritratti di C. in alcune teste marmoree, ugualmente velate, di Corinto e del Museo Naz. Romano (nelle quali si è voluto riconoscere Germanico o, meglio, il figlio di Germanico, Nerone). C. sacrificante è forse rappresentato nella alta figura velata di imperatore nei rilievo dei suovetaurilia del Louvre.

Con l'avvento al trono appare un nuovo tipo iconografico, che conserva le medesime caratteristiche fisionomiche, mutando solo la pettinatura: le punte delle ciocche si volgono ora verso destra, incontrandosi a tenaglia sull'occhio destro. La maggiore maturità del volto e il carattere aulico del nuovo gruppo di ritratti dicono che in questi è ormai rappresentato il giovane Augusto. Viene forse prima il bel busto marmoreo del Metropolitan Museum, opera idealizzata nei tratti del volto e nell'espressione. Seguono due noti ritratti della Gliptoteca Ny Carlsberg di Copenaghen; la testa proveniente dall'Asia Minore (n. 637 a) è forse più aderente al soggetto nei tratti fisici, certo è la più espressiva per l'approfondirsi dell'ombra nella cavità orbitale e per il gioco morbido della luce sull'epidermide. Il busto loricato n. 637 uno dei primissimi esemplari del genere, la cui autenticità fu indebitamente messa in dubbio, può credersi fra i ritratti più tardi; infatti, sebbene appartenga a una corrente classicheggiante, vi si nota il particolare realistico di poche ciocche ricciute, che nascondono appena la calvizie del sommo del capo. Fra le pietre incise è da citare la figura di C. nel Gran Cammeo di Francia alla Bibliothèque Nationale, ove tutto concorre a identificarlo nel fanciullo in abito militare a sinistra. C. è rappresentato come imperatore nel busto laureato inciso in una bella pietra dura di New York.

Bibl.: J. J. Bernoulli, Römische Ikonographie, II, i, Stoccarda 1886, p. 301 ss.; E. Strong, A Bronze Bust of a Julio-Claudian Prince (Caligula?), in Journ. Rom. Stud., VI, 1916, p. 27 ss.; G. Lippold, Ikonographische Probleme-Caligula, in Röm. Mitt., XXXIII, 1918, p. 24 ss.; A. C. Johnson, The Imperial Portraits at Corinth, in Am. Journ. Arch., XXV, 1921, p. 158 ss.; F. Poulsen, Probleme der römische Ikonographie, Copenaghen 1937, p. 32 ss.; R. West, Römische Porträt-Plastik, I, Monaco 1933, p. 201 ss.; G. M. A. Richter, The Metropolitan Museum-Roman Portraits, New York 1948, figg. 36-40; V. Gentili, L'iconografia dell'età giulio-claudia, in Siculorum Gymnasium, VI, 1953, p. 7 ss. Monete; H. Mattingly, Coins of the Roman Empire in the British Museum, I, Londra 1923, p. 146 ss.