Camerun<br

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Camerun

Anna Bordoni
Emma Ansovini
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Geografia umana ed economica

di Anna Bordoni

Stato dell'Africa occidentale, nel cuore della Guinea. Grazie a un incremento naturale elevato la popolazione, che alla data dell'ultimo censimento (1987) era pari a 10.493.655 ab., nel corso degli anni Novanta e nei primi anni del 21° sec. si accresceva notevolmente superando, a una stima del 2005, i 16 milioni di abitanti. La piramide dell'età è caratterizzata da una forte prevalenza di giovani (41% compresi tra 0 e 14 anni, 55% tra 15 e 64 anni, 4% con più di 65 anni), che contribuiscono ad aumentare la già forte pressione sulle risorse. Sotto il profilo dell'insediamento, il Paese è diviso in un'uguale percentuale di popolazione urbana e rurale. La capitale Yaoundé contava nel 2005 1.525.000 ab., superata da Duala, nel cui agglomerato urbano risiedevano 1.860.000 abitanti.

In una regione contrassegnata da cronica instabilità, il C., grazie a una notevole continuità politica (il presidente P. Biya è stato sempre rieletto a partire dal 1984), rappresenta un'eccezione e ciò ha inciso sul raggiungimento di buoni risultati economici. A partire dal 1997 la crescita del Paese è risultata sempre superiore al 4%. Nel 2000 il C. ha ottenuto un primo consistente alleggerimento del suo debito con l'estero, mentre l'adozione nel 2003, sotto l'egida del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, di una strategia per la riduzione della povertà si è accompagnata, l'anno successivo, a una nuova riduzione di tale debito. Il governo del Paese è tuttora impegnato a migliorare la qualità dei settori sociali (educazione, sanità, acqua e infrastrutture) e a promuovere una serie di privatizzazioni e di riforme strutturali. Il C. possiede una vasta gamma di risorse agricole (arachidi, banane, cacao, canna da zucchero, cotone, caucciù, palma da olio, mais, sorgo, ecc.) ed energetiche (gas, idroelettricità), il cui crescente sfruttamento ha contribuito a compensare il calo della produzione petrolifera iniziato a partire dal 1997 (7,9 milioni di t di petrolio estratto nel 1990, 4,5 milioni di t nel 2004) per il progressivo esaurimento delle riserve. L'assottigliamento delle risorse disponibili ha indotto il governo a realizzare un oleodotto, finanziato dalla Banca mondiale e inaugurato nel 2003, che da Komé, nel bacino petrolifero di Doba in Ciad, convoglia il greggio al porto camerunese di Kribi. La nuova struttura è stata duramente contestata a causa del suo elevato impatto ambientale. Il settore manifatturiero è sempre rivolto prevalentemente al soddisfacimento del mercato interno (interessava soltanto il 5% delle esportazioni) e alla trasformazione delle materie prime (in particolare bauxite proveniente dalla Guinea). È proseguito lo sfruttamento delle foreste (ricche di oltre 300 essenze, molte delle quali pregiate), che coprivano più del 50% della superficie territoriale: questo settore, soggetto purtroppo a tagli e commerci illegali, rimane fondamentale per l'economia del Paese, contribuendo per circa il 10% alla formazione del PIL.

Storia

di Emma Ansovini

All'inizio del 21° secolo il processo di liberalizzazione del sistema politico avviato agli inizi degli anni Novanta mostrava tutta la sua debolezza, confermando la natura profondamente antidemocratica del regime: il potere del presidente della Repubblica P. Biya, in carica dal 1982, rimaneva incontrastato così come quello del suo partito, il Rassemblement démocratique du peuple camerounais (RDPC), mentre l'attività dell'opposizione era ostacolata con il frequente ricorso a pratiche illegali, più volte denunciate dalle associazioni per i diritti umani, e attraverso l'uso di misure emergenziali come la proclamazione sistematica dello stato d'assedio. L'introduzione del multipartitismo (1992) e alcuni emendamenti costituzionali (1995) non avevano quindi consentito un esercizio reale dei diritti fondamentali di libertà e di associazione, e la vita politica continuava a essere dominata dal partito di governo grazie a un uso accorto della poderosa macchina amministrativa, della cooptazione delle diverse etnie e di una complessa rete affaristica (il C. è considerato tra i Paesi più corrotti del continente). Il presidente godeva inoltre di forti appoggi internazionali, in particolare della Francia, di cui rappresentava tradizionalmente il più fedele e strategico alleato nell'Africa centrale. La conferma di questa situazione si ebbe ancora una volta nelle consultazioni elettorali legislative e presidenziali, tenutesi rispettivamente nel giugno 2002 e nell'ottobre 2004. Nelle prime, più volte rinviate (dovevano tenersi nel gennaio 2001 e poi nello stesso mese del 2002), la vittoria andò al RPCD, che conquistò 149 seggi su 180, mentre 22 andarono al principale partito di opposizione, il Social Democratic Front (SDF). Le elezioni si svolsero in un clima di forte tensione (precedute da manifestazioni duramente represse) e la loro regolarità fu contestata non soltanto dalle opposizioni, ma anche da un organismo di monitoraggio organizzato dalle chiese locali. Quanto alle seconde, vinte da Biya con circa il 71% dei suffragi, furono boicottate da molti partiti dell'opposizione che contestavano la mancanza di libertà nella campagna elettorale e denunciavano le intimidazioni nei confronti della popolazione da parte dei rappresentanti del partito di governo. La mancata democratizzazione e l'altissimo grado di corruzione non impedirono agli organismi internazionali di considerare positivamente il comportamento del Paese sul piano economico dopo l'avviamento dei processi di privatizzazione di molte società pubbliche, dall'elettricità all'agroalimentare. Su questa base vennero avviati o prorogati programmi di aiuto e di assistenza come quello deciso nel 2000 dal Fondo monetario internazionale, e garantiti finanziamenti agevolati come quello varato nello stesso anno dalla Banca Mondiale per la costruzione di un oleodotto con il Ciad.

Una antica disputa confinaria, che opponeva il C. alla Nigeria sulla sovranità della penisola di Bakassi, un territorio ricco di petrolio, sembrò trovare una soluzione nel 2002 con una sentenza della Corte di giustizia internazionale che si pronunciò a favore del C.; questa decisione sancì il credito internazionale del quale godeva il Paese, ma nei colloqui bilaterali dell'ottobre 2004 la Nigeria avanzò motivazioni tecniche che impedivano il passaggio di sovranità lasciando così la questione irrisolta.

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