Cavour, Camillo Benso conte di

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Cavour, Camillo Benso conte di

Massimo L. Salvadori

Uno dei grandi artefici del Risorgimento italiano

Camillo Benso, conte di Cavour, fu, con Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, il maggiore esponente del Risorgimento italiano, culminato nella costituzione dell'Italia unita sotto la monarchia dei Savoia, e uno dei grandi statisti europei della sua epoca. Il pensiero e l'azione di governo di Cavour furono ispirati ai principi della monarchia costituzionale e del liberalismo europeo. Egli fu avversario tanto dei metodi rivoluzionari e delle finalità democratiche e repubblicane di Mazzini quanto delle tendenze reazionarie e conservatrici ostili alle istituzioni parlamentari e al riformismo politico e sociale

La formazione

Cavour nacque a Torino nel 1810. Dopo aver iniziato la carriera militare, che non gli si confaceva, l'abbandonò nel 1831. Desideroso di conoscere l'Europa, si diede a viaggi che lo portarono in Svizzera, Francia, Inghilterra e Belgio. Nel 1835 iniziò a occuparsi della gestione delle proprietà familiari a Leri, nel Vercellese. Interessato al progresso tecnico in agricoltura, fu nel 1842 tra i fondatori dell'Associazione agraria subalpina.

Intanto i suoi interessi si aprirono al campo più vasto del rinnovamento politico, economico e sociale del Regno di Sardegna e, più in generale, dell'Italia. Per affermare le sue idee fondò nel 1847 il periodico Il Risorgimento, che diresse sostenendo, alla luce di una cultura liberale europea moderna, le ragioni del libero mercato in stretta relazione con quelle di un più accelerato progresso delle istituzioni politiche e civili del Piemonte. Cavour era un deciso avversario non soltanto del socialismo e del comunismo, ma anche della democrazia e del suffragio universale, poiché persuaso che le masse non fossero mature per partecipare al processo politico.

Gli inizi della vita politica

La partecipazione diretta di Cavour alla vita politica ebbe inizio nel 1848, quando si sviluppò un'ondata rivoluzionaria che per due anni scosse profondamente l'Europa. Coerentemente con le sue prospettive, appoggiò la svolta liberale messa in atto dal re di Sardegna Carlo Alberto e culminata nella concessione di una costituzione, lo Statuto, che introdusse nel regno il sistema parlamentare e le istituzioni liberali. Scoppiata nel 1848 la Prima guerra di indipendenza del Risorgimento contro l'Austria, Cavour esortò il sovrano ad assumere una coraggiosa iniziativa militare. Ma il Piemonte fu sconfitto e il re abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II.

Nel 1849 Cavour fu eletto al Parlamento, dove svolse una forte battaglia per la libertà di stampa e la laicità dello Stato contro le ingerenze della Chiesa. Nel 1850, divenuto un autorevole leader parlamentare, Cavour fu nominato ministro dell'Agricoltura, della Marina e del Commercio e quindi delle Finanze nel governo di Massimo D'Azeglio, avviando una serie di riforme nel campo dell'amministrazione e del commercio. Al fine di allargare il suo sostegno in Parlamento, promosse nel 1852 un'alleanza (chiamata il connubio) tra i conservatori moderati e i progressisti, cioè tra il centrodestra e il centrosinistra guidato da Urbano Rattazzi. Questa alleanza gli aprì la strada per accedere alla guida del governo.

Cavour alla guida del governo

Divenuto nel 1852 capo del governo, Cavour sviluppò la sua azione in tre direzioni principali: il progresso economico e sociale del regno; la lotta senza tregua contro Mazzini, che intendeva conseguire l'unità d'Italia per via rivoluzionaria, grazie alla mobilitazione delle masse popolari e alla guerra di popolo, e creare una repubblica democratica; e altresì la lotta contro le correnti guidate da Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari che auspicavano un'Italia indipendente repubblicana fondata su una federazione di Stati regionali.

Scopo di Cavour era l'espansione del Regno di Sardegna fino alla costituzione di un Regno dell'Alta Italia, l'indipendenza dell'intera nazione italiana dall'Austria e una confederazione di Stati comprendente i regni del Settentrione, del Centro e del Mezzogiorno. Cavour non credeva in questa fase alla possibilità di arrivare alla formazione di uno Stato unitario italiano, e neppure la desiderava. Per sconfiggere l'Austria, che occupava il Lombardo-Veneto, perseguì l'alleanza con la Francia di Napoleone III e l'iniziativa diplomatica e militare del Regno sabaudo. Considerando Mazzini e i suoi seguaci un pericolo per la monarchia sabauda, non esitò a farli sistematicamente perseguitare.

La modernizzazione del Piemonte

Nel campo dell'ammodernamento economico, importanti traguardi furono la costruzione della ferrovia tra Torino e Genova e il traforo del Fréjus, il miglioramento della rete stradale, il potenziamento delle industrie, l'introduzione di tecniche più avanzate in agricoltura. Un momento di crisi nell' azione di governo di Cavour fu lo scontro con la Chiesa e con il re Vittorio Emanuele II nel 1855, provocato dall'opposizione alla legge che stabiliva l'abolizione di conventi e canonicati.

In politica estera, Cavour andò tessendo la trama antiaustriaca. Dopo che l'Austria aveva confiscato i beni dei patrioti lombardi che si erano rifugiati in Piemonte, egli ruppe nel 1853 le relazioni con essa. Nel 1855 inviò truppe in Crimea, a sostegno della guerra della Francia e dell'Inghilterra contro la Russia, per dare un peso internazionale al Piemonte, che così poté prendere parte al congresso di pace di Parigi nel 1856, facendovi discutere la situazione italiana. Nei colloqui segreti avuti con Napoleone III nel 1858 a Plombières, Cavour ottenne quindi il sostegno della Francia a una futura guerra contro l'Austria, in cambio di compensi territoriali. Mentre Cavour otteneva questi successi, il partito mazziniano andò incontro a ripetuti fallimenti. Questo creò le condizioni perché convergessero verso Cavour nuove forze, anche provenienti dalle file repubblicane e democratiche. Una tappa importante di questo processo fu la nascita nel 1857 della Società nazionale, con l'adesione di Daniele Manin e di Giuseppe Garibaldi.

La costituzione di un'Italia unita, monarchica e liberale

Nel 1859 scoppiò la Seconda guerra di indipendenza contro l'Austria, sostenuta dalla Francia e dal Regno sabaudo, con il contributo delle forze mazziniane e garibaldine. Dopo importanti vittorie, Napoleone III impose l'armistizio di Villafranca: per protesta Cavour in luglio si dimise dal governo. La Lombardia fu ceduta al Piemonte. Cavour tornò al potere nel gennaio del 1860. Seguirono, con i plebisciti, le annessioni di Toscana ed Emilia al Regno di Sardegna. Nizza e la Savoia furono cedute alla Francia, quale compenso per l'alleanza militare. Dopo che Garibaldi, con un'iniziativa rivoluzionaria, ebbe incominciato con la spedizione dei Mille la conquista del Regno di Napoli, Cavour, convertitosi all'idea dell'unità nazionale che stava diventando un fatto compiuto, appoggiò Garibaldi. L'intento di Cavour, però, era quello di sottrarre alle forze democratiche e repubblicane il successo della conquista del Mezzogiorno, e fece invadere dall'esercito regio le Marche e l'Umbria, anche per impedire a Garibaldi di arrivare nella Roma papale aprendo una crisi internazionale di vaste proporzioni.

Usurato nella salute, Cavour morì a Torino il 6 giugno 1861, poco dopo la proclamazione il 17 marzo del Regno d'Italia, ancora, tuttavia, privato del Veneto e di Roma. Angustiato dalle preoccupazioni suscitate dal gravissimo conflitto apertosi tra il nuovo Stato italiano e la Chiesa, la quale considerava quest'ultimo uno Stato 'usurpatore', Cavour auspicò nei suoi ultimi momenti di vita che i rapporti potessero pacificarsi sulla base del principio di "una libera Chiesa in un libero Stato".

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