NEGRO, Camillo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)

NEGRO, Camillo

Laura Schettini

NEGRO, Camillo. – Nacque a Biella il 6 giugno 1861 da Pietro, direttore del R. Ginnasio, e da Teresa Boglietti, di famiglia benestante.

Avviatosi agli studi di medicina, si laureò brillantemente nel 1884 all’Università di Torino, dove era stato allievo dell’anatomista e antropologo Carlo Giacomino e di Camillo Bozzolo, direttore dell’Istituto di clinica medica. Già nel 1883 era stato nominato assistente presso il gabinetto di fisiologia guidato dal celebre fisiologo Angelo Mosso, nel cui laboratorio cominciò a interessarsi di neurologia.

A questi primi anni di lavoro risalgono alcuni studi sul comportamento dell’emoglobina e dei globuli rossi durante gli stati febbrili (con S. Balp, Osservazioni sui globuli rossi e della emoglobina del sangue nel periodo febbrile di alcune malattie, in Giornale della R. Accademia di medicina di Torino, XLV [1882], 8-9, pp. 603-617; Valore dei corpuscoli rossi, dell’emoglobina e della pressione del sangue nel brivido febbrile, ibid., XLVI [1883], 8, pp. 559-565), e quello Sull’azione che l’acido cloridrico diluito esercita sulla sensibilità e la motilità dei nervi, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, XX (1884), 2, pp. 227-236.

Desideroso di perfezionarsi nel campo della neuropatologia e in assenza di una vera scuola italiana in questa disciplina, nell’ottobre 1884 si recò a Heidelberg, in Germania, ove rimase fino al 1887, frequentando la clinica neuropatologica di Wilhelm Heinrich Erb e il laboratorio di fisiologia di Wilhelm Kühne. Maturò allora il suo interesse per la neuropatologia clinica e si avvicinò a nuovi campi di ricerca, quali l’elettroterapia e l’elettrodiagnosi, ancora del tutto sconosciuti in Italia.

I risultati di questi studi vennero raccolti nel volume Le correnti unipolari indotte nello studio della eccitabilità elettrica del cervello. Ricerche fatte nel laboratorio di fisiologia di Heidelberg (Biella 1888) e furono al centro di un ciclo di lezioni per gli studenti degli ultimi anni di medicina che tenne dal suo rientro fino al 1891, presso la clinica medica diretta da Bozzolo.

Sposatosi con la torinese Maria Avandero, da cui ebbe i figli Fedele (che divenne anch’egli medico e in parte proseguì gli studi paterni), Teresa, Piero (che si distinse come giornalista sportivo e come romanziere), e Giuseppina, appena rientrato nel capoluogo piemontese fu tra i fondatori del Policlinico generale Umberto I, dove fino alla sua morte svolse un servizio gratuito di consulenze neuropatologiche. Nel 1891 divenne primario presso l’ospedale Cottolengo e vi istituì una delle prime sezioni dedicate alle malattie nervose in Italia.

Alla fine dell’anno successivo conseguì la libera docenza in neuropatologia, distinguendosi per i suoi meriti, tanto che il celebre criminologo e psichiatra Cesare Lombroso lo segnalò per la supplenza dell’insegnamento. L’incarico divenne ufficiale nel 1905 e Negro lo conservò ininterrottamente per oltre vent’anni, venendo promosso nel 1910 professore straordinario e nel 1915 professore ordinario. Culmine della carriera universitaria fu la nomina, ottenuta nel 1919, di direttore della clinica annessa alla cattedra di neuropatologia dell’ateneo torinese.

Oltre all’intensa attività accademica, fu tra i fondatori, nel 1907 a Roma, della Società italiana di neurologia, di cui fu vicepresidente dal 1909 al 1911, sotto la presidenza di Enrico Morselli. Durante la prima guerra mondiale, inoltre, prestò gratuitamente servizio come consulente di neuropatologia all’ospedale militare torinese e da questa esperienza ricavò utili spunti per lo studio della patologia neurologica da guerra (si veda Annotazioni di neurologia di guerra, Torino 1916). Nel 1926-27 ricoprì l’incarico di presidente dell’Accademia di medicina di Torino.

Fu autore di più di 150 studi e note cliniche, apportando contributi originali nel campo della neurologia. Predilesse l’approccio clinico e i suoi campi di ricerca e sperimentazione furono molteplici: tra i principali figurano le epilessie, la sclerosi a placche, la semiologia e fisiologia del morbo di Parkinson, le miastenie di origine periferica, il fenomeno di Babinski.

A Negro si devono la prima proposta, avanzata al Congresso internazionale di medicina di Roma del 1891, di curare l’epilessia jacksoniana mediante l’elettrolisi della corteccia cerebrale (Proposta di un nuovo metodo di cura di certe epilessie parziali mediante l’elettrolisi della corteccia cerebrale, in Gazzetta medica di Torino, XLII [1891], 35, pp. 813-820); la prima descrizione delle epilessie a forma coreica; la descrizione delle pseudomiastenie di origine periferica note come ‘sindrome di Negro’; l’individuazione del sintomo della ‘troclea dentata’ nelle patologie extrapiramidali, divenuto uno dei rilievi diagnostici d’obbligo negli esami neuropatologici; la scoperta della rotazione del bulbo oculare nei casi di paralisi facciale frontale (sintomo di Negro); l’individuazione della rapida dilatazione pupillare che precede solitamente la contrazione riflessa alla luce.

Realizzò un compendio dei suoi studi e delle sue osservazioni con l’opera Patologia e clinica del sistema nervoso. Lezioni del prof. Camillo Negro (Torino 1912), un volume di circa 600 pagine che ebbe ampia circolazione anche all’estero. Vi erano raccolte 25 lezioni tenute mentre era professore straordinario, in cui presentava osservazioni originali di fisiologia, istologia e fisiopatologia.

Nel corso della sua attività clinica e universitaria, proponendosi di formare una vera e propria scuola raccolse intorno a sé un appassionato gruppo di allievi, tra cui Giuseppe Roasenda, suo assistente fino alla morte, Alberto Civalleri e Alfredo Bertagnoni, autori di studi di fisiologia del sistema nervoso, semeiotica, clinica patologica.

Guadagnò, inoltre, fama internazionale, ed è tutt’oggi ricordato, come l’autore del primo film scientifico, La neuropatologia, realizzato nel 1908 e a cui partecipò come operatore di ripresa Roberto Omegna. Nell’opera, formata da 24 brevi filmati – di cui una buona parte andata perduta – girati tra il 1906 e il 1908 prevalentemente nella clinica neuropatologica del Cottolengo di Torino, ma anche negli studi dell’Ambrosio film, Negro illustrò alcuni casi di isteria, paralisi agitante, accesso epilettico, tic, andature patologiche, paralisi dei muscoli oculari e altre forme di nevrastenia, descrivendone i sintomi, il trattamento, le terapie.

L’episodio, di circa 4 minuti e girato in studio, che dà il titolo all’intera serie, rappresenta l’improvvisa crisi isterica da cui viene colta una donna mentre sta parlando con Negro e il suo assistente Roasenda. I due medici inducono il superamento dell’attacco immobilizzando la paziente, distendendola sul letto e comprimendole ripetutamente e con forza il ventre; alla fine della sequenza la donna è mostrata al pubblico tranquillizzata, con lo sguardo rivolto verso la camera.

Come spiegò Negro stesso in occasione della prima presentazione pubblica dei film – il 17 febbraio 1908 al cinema Biograph di Torino di fronte a un folto pubblico di medici e scienziati, compreso Lombroso – si trattò del primo tentativo al mondo di applicare la cinematografia all’insegnamento e allo studio delle malattie nervose. I film dovevano servire soprattutto per offrire agli studenti delle piccole università dove mancava il «materiale clinico “vivente”, una raccolta di “tipi” e “casi” cinematografati» (La neuropatologia al cinematografo, in Gazzetta di Torino, 18 febbraio 1908), per favorire le comunicazioni tra medici e accademie di diversi paesi, per facilitare specialmente lo studio delle paralisi e dei movimenti oculari, su cui molti frammenti si concentrarono, per «conservare, in forma cinematografica, quei disordini dei movimenti che colla solita fotografia non si [sarebbero potuti] assolutamente ottenere riprodotti» (La neuropatologia nella cinematografia, in Gazzetta del Popolo, 17 febbraio 1908).

Accolta con grande entusiasmo dalla comunità scientifica italiana e internazionale – la notizia della prima proiezione venne ripresa via telegrafo anche dal The New York Times – La neuropatologia fu proiettata nei mesi successivi a Milano, Roma, Napoli (in occasione del I Congresso della Società italiana di neurologia, l’8 aprile) e, infine, a Parigi, prima nel manicomio parigino della Salpêtrière e poi in una versione ridotta nei cinematografi.

Morì a Torino il 16 ottobre 1927.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale Istruzione superiore, Fascicoli personale insegnante, II° versamento, 1a serie, b. 105; Torino, Museo nazionale del cinema, La neuropatologia, regia di C. Negro - R. Omegna, B/N, 440 mt, restauro 1993 e B/N, 633 mt, restauro 1997; Moving pictures of clinics, in The New York Times, 23 febbraio 1908; La morte del prof. C. N., in Gazzetta del Popolo, 17 ottobre 1927; La morte del prof. C. N., in La Stampa, 17 ottobre 1927; G. Boschi, In morte di C. N., Ferrara 1927; E. Lugaro, Prof. C. N., in Annuario della R. Università di Torino, 1927-29, pp. 381-390 (con elenco completo delle pubblicazioni); A. Farassino, Il gabinetto del dottor N. (analisi di un film psichiatrico del 1908), in Aut Aut. Rivista di filosofia e cultura, XXXIII (1983), 197-198, pp. 151-170; A. Bernardini, Il cinema muto italiano. Il film ‘dal vero’ 1895-1914, Gemona 2002, pp. 108-110; Enciclopedia ital. XXIV, Roma 1951, p. 531.

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