CANADA

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Canada

Piergiorgio Landini
Francesca Socrate
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Geografia umana ed economica

di Piergiorgio Landini

Stato dell'America Settentrionale. Al censimento del 2001 la popolazione risultava pari a 30.007.094 ab., e a 32.268.000 in base a stime del 2005. La dinamica demografica si mantiene relativamente vivace per un Paese sviluppato: tassi di natalità e di mortalità pari, rispettivamente al 10,4‰ e al 7,3‰ (dati del 2004) e un saldo migratorio leggermente positivo (+0,5%) portano l'incremento medio annuo allo 0,9%; una proiezione al 2025 prevede 36 milioni di abitanti. Gli altri indicatori socio-demografici denotano un benessere consolidato: la mortalità infantile si attesta su valori meramente fisiologici (5‰) e la speranza di vita media alla nascita (77 anni per la componente maschile, 82 per quella femminile) è fra le più elevate al mondo. D'altro canto, il C. occupa il terzo posto - preceduto a pochissima distanza da Norvegia e Svezia - nella graduatoria dell'indice di sviluppo umano dell'ONU, che è basato non soltanto sui parametri della ricchezza ma anche su quelli della qualità di vita. La capacità di integrazione delle componenti straniere (dai tradizionali immigrati cinesi ai rifugiati curdi), nel rispetto delle loro identità culturali, garantisce ulteriore stabilità alla compagine umana.

Anche le tensioni interne fra i gruppi francofono e anglofono - che negli ultimi decenni del 20° sec. avevano raggiunto talora punte di notevole asprezza - sono state ricondotte nei termini di un confronto civile, valorizzando le possibili convergenze in un'ottica di comuni interessi. Ciò nonostante, il sostanziale abbandono della politica indipendentista da parte di alcuni settori della popolazione del Québec (a maggioranza francofona) può includersi tra le cause del cambio di governo in quella provincia a seguito delle elezioni locali dell'aprile 2003, che hanno visto la sconfitta del separatista Parti Québécois e il successo del Parti Libéral du Québec. Quest'ultimo ha sottoposto a verifica referendaria la riorganizzazione amministrativa delle grandi aree urbane attuata, nel 2000, dal governo precedente, accorpando numerose municipalità (di entrambi i gruppi linguistici) ricadenti nelle corone urbano-industriali di Montreal e della stessa capitale provinciale Québec: è accaduto così che, mentre la maggior parte della popolazione si confermava favorevole al nuovo assetto amministrativo, 15 municipalità di Montreal, in prevalenza anglofone, avessero modo di pronunciarsi per un ritorno all'autonomia, mentre a Québec solo due municipalità, francofone, rifiutavano l'aggregazione.

Condizioni economiche

Paese dalle straordinarie risorse, il C. tende a essere considerato - ma non a ragione - ombra degli Stati Uniti, dalla cui vicinanza pure è certamente dipeso, in larga misura, il suo sviluppo. A parte l'autonomia politica che i governi canadesi hanno sempre saputo esprimere nei confronti di quelli statunitensi (dimostrata, ancora di recente, dalla diversa posizione assunta rispetto all'intervento militare in ̔Irāq), va sottolineato come, sul piano economico, il C. abbia ormai consolidato una fisionomia postindustriale che lo ha portato dal ruolo di fornitore di materie prime a quello, ben più significativo, di produttore di beni e servizi avanzati. Anche la politica infrastrutturale, pur condizionata dalla posizione geografica e dall'estensione latitudinale, si è rivolta piuttosto all'organizzazione del proprio vasto territorio che ai collegamenti con gli Stati Uniti: si è così favorita una maggiore integrazione delle regioni centro-settentrionali e occidentali, e si è consentito al Paese di penetrare in maniera sempre più sostanziale nell'area emergente del Pacifico. Da ciò è derivata una positiva convergenza con i Paesi di quella regione del mondo, che ha sensibilmente attenuato lo sbilanciamento originario del baricentro economico verso la megalopoli del Nord-Est statunitense.

La prossimità con gli Stati Uniti ha pesato negativamente in occasione degli attentati dell'11 settembre 2001, che hanno colto l'economia canadese già in condizioni di momentanea recessione e le cui conseguenze si sono ripercosse sul periodo immediatamente seguente. Sintomatica la crisi del settore informatico e delle telecomunicazioni, divenuto trainante dalldecennio del 20° sec. e che, nel 2001, perdeva oltre il 10% dei suoi 300.000 posti di lavoro; complessivamente, il tasso di disoccupazione toccava un picco dell'8%. Veniva meno anche l'avanzo primario del bilancio pubblico, che dal 1998 aveva contribuito alla riduzione del rapporto fra debito e PIL. Il tasso di crescita di quest'ultimo si riduceva dal 4,4% del 2000 all'1,9% del 2003, anche a seguito dell'apprezzamento del dollaro canadese su quello statunitense, che frenava le esportazioni. Si aggiungevano altri eventi negativi come l'epidemia di SARS (Severe Acute Respiratory Sindrome), che vedeva uno dei maggiori focolai a Toronto, con gravi ripercussioni sui flussi turistici; e la scoperta di casi di infezione bovina nella provincia di Alberta, con la conseguente chiusura delle frontiere statunitensi ai prodotti dell'allevamento canadese.

La ripresa era tuttavia rapida: l'occupazione tornava a crescere e, con essa, la domanda interna e le esportazioni; la variazione annua del PIL si riportava nel 2004 intorno al 3%. Il C. è tornato, dunque, a mostrare la solidità strutturale della sua economia, che, oltre alla rinnovata attrattività per il capitale estero (grazie alla riduzione della pressione fiscale), può contare sulle capacità endogene di un tessuto di piccole e medie imprese, altamente competitive sul piano sia della internazionalizzazione sia dell'innovazione.

Nel 2004 il settore primario partecipava alla formazione del PIL nella misura del 2,5%, pur assorbendo ormai soltanto il 3% della forza lavoro; il secondario restava vicino al 30% (con il 23% degli occupati); il resto si doveva a un terziario decisamente avanzato e, nel contempo, capace di non sacrificare eccessivamente i servizi pubblici e sociali, nonostante qualche restrizione nel settore sanitario. Punti di forza del quadro produttivo, tutti largamente destinati all'esportazione e serviti da una efficiente rete logistica, rimangono i cereali (grano: 24,5 milioni di t, pari a oltre il 4% del totale mondiale), ma soprattutto i minerali di ferro, i prodotti dell'industria siderurgica (16 milioni di t di acciaio) e metallurgica (2,7 milioni di t di alluminio, al quarto posto nel mondo con il 9% della produzione complessiva), automobilistica e - come detto - elettronica; inoltre, tra le fonti di energia il petrolio ha largamente superato i 100 milioni di t e il gas naturale i 180 miliardi di m3. Tendono a ridimensionarsi, invece, i tradizionali comparti del legname e derivati nonché della pesca, a causa di uno sfruttamento troppo intensivo nel passato, causa dell'impoverimento del patrimonio forestale e ittico, sottoposto ad attente misure di salvaguardia ambientale.

Prospettive interessanti derivano dalle ipotesi di estensione del NAFTA (North America Free Trade Agreement) a un'area di libero scambio panamericana, ciò permetterebbe di diversificare maggiormente le relazioni commerciali, contenendo la ancora elevatissima incidenza del partner statunitense; in ogni caso, l'apertura sul Pacifico ha già consentito di intensificare gli scambi con Giappone, Cina e Corea del Sud, mentre appaiono limitati quelli con l'Unione Europea, a eccezione del Regno Unito. Si tende anche ad ampliare la portata dei flussi turistici in entrata (pari a due terzi della popolazione residente, ma ancora una volta costituiti per la massima dal turismo transfrontaliero con gli Stati Uniti), utilizzando l'immensa disponibilità di risorse naturalistiche e paesaggistiche, anche in questo caso sostenuta dall'efficiente organizzazione di trasporti e servizi.

Bibliografia

S. Bagchi-Sen, The small and medium sized exporters' problems: an empirical analysis of Canadian manufacturers, in Regional studies, 1999, 3, pp. 231-45.

J. Ghosh, V.J. Pyrce, Canadian immigration policy: responses to changing trends, in Geography, 1999, 364, pp. 233-40.

T.J. Barnes, J.N.H. Britton, W.J. Coffey et al., Canadian economic geography at the millennium, in Canadian geographer, 2000, 1, pp. 4-24.

B. Reimer, A sample frame for rural Canada: design and evaluation, in Regional studies, 2002, 8, pp. 845-59.

S. Coulombe, Human capital, urbanization and Canadian provincial growth, in Regional studies, 2003, 3, pp. 239-50.

Storia

di Francesca Socrate

La situazione del C. alla vigilia del passaggio di secolo si presentava caratterizzata da una sostanziale stabilità politica (il Liberal Party, LP, era al governo dal 1993), da una decisa ripresa economica e da un alleggerimento delle tensioni fra separatisti e federalisti nella provincia (a maggioranza francofona) del Québec. Inoltre, il progressivo riconoscimento dei diritti alla terra delle diverse popolazioni autoctone, l'ulteriore sviluppo del già solido sistema di welfare e il carattere ormai stabilmente multietnico della società canadese (dovuto a una politica di grande apertura in materia di immigrazione) venivano percepiti come diritti di cittadinanza, nel quadro di quel modello sociale e costituzionale che, disegnato dalla Carta dei diritti e delle libertà (parte della Costituzione federale del 1982), costituiva uno dei pilastri dell'identità nazionale. Ma nei primi anni del nuovo secolo la leadership del LP sembrò avviarsi verso il declino: tra il 2004 e il 2005 il partito fu infatti investito da una crisi profonda, dovuta all'esplosione di uno scandalo che coinvolse molti suoi dirigenti, mettendone in discussione la lunga egemonia politica.

Alla fine del 20° sec. il primo ministro J. Chrétien godeva nel Paese di un ampio consenso, che poggiava soprattutto sul miglioramento della situazione economica a livello nazionale e di quella politica nel Québec. Su questo secondo punto, dopo il fallimento nel 1995 del secondo referendum sulla secessione della provincia, Chrétien aveva infatti avviato una serie di trattative per raggiungere un nuovo accordo, conclusasi nel marzo 2000 con una legge che impegnava il governo federale a negoziare la secessione nel caso in cui la popolazione di una provincia avesse espresso a maggioranza la propria volontà in tal senso. Così, nell'ottobre 2000, decise di mettere a frutto i successi economici e politici conseguiti indicendo elezioni politiche anticipate per il mese successivo.

L'opposizione, formata dal Progressive Conservative Party (PC) e dal nuovo raggruppamento Canadian Alliance (CA), nato nel marzo 2000 con l'intento di unificare tutta la destra ma a cui aveva aderito soltanto il Reform Party (RP), condusse una campagna elettorale ispirata a un deciso neoliberismo economico e a un forte conservatorismo sociale (riduzione della spesa pubblica, reintroduzione della pena di morte, abrogazione della legge sull'aborto). Sul fronte opposto, il LP attaccava i partiti conservatori, additando nel loro programma una grave minaccia al modello sociale e costituzionale canadese. I risultati premiarono il LP, che conquistò 172 seggi (su 308), affermandosi per la prima volta anche in Québec (con un numero di voti superiori allo stesso partito separatista Bloc Québécois, BQ, che scese a 38 seggi), mentre la CA si limitò a 66 seggi, il PC a 12 e il socialdemocratico New Democratic Party (NDP) a 13. La sconfitta elettorale provocò una temporanea crisi nello schieramento conservatore: nell'estate del 2001 diversi parlamentari della CA si staccarono dal loro partito per formare il Democratic Representative Caucus (DRC), che in settembre si alleò con il PC, mentre alla guida della CA veniva eletto S. Harper (marzo 2002). La CA e il PC sarebbero comunque confluiti nel dicembre 2003 in un unico partito, il Conservative Party of Canada (CPC), in seguito raggiunto anche da quasi tutti i deputati del DRC, e di cui Harper sarebbe stato eletto segretario nel marzo 2004. Nel novembre 2003 Chrétien annunciava tuttavia di voler anticipare le sue dimissioni (previste per l'inizio del 2004), così che in dicembre il suo successore P. Martin, designato dal partito in settembre, assunse contemporaneamente la carica di primo ministro e di segretario del LP. Alla riapertura del Parlamento, nel febbraio 2004, il Procuratore generale rendeva però pubblico un rapporto che accusava il governo di appropriazione indebita per una somma pari a 250 milioni di dollari canadesi. Secondo le accuse, tra il 1997 e il 2002 il governo, per promuovere in Québec una campagna a favore dello Stato federale, avrebbe pagato società pubblicitarie e di pubbliche relazioni con contratti falsi o con transazioni di denaro irregolari. Lo scandalo travolse il governo guidato da Martin; quest'ultimo, peraltro ministro delle Finanze durante buona parte del periodo incriminato, annunciò un'inchiesta pubblica sul caso e indisse per maggio elezioni anticipate. La campagna elettorale vide, da un lato, il CPC che reclamava riduzioni delle imposte (insieme ad aumenti delle spese militari) e, dall'altra, il LP che, accanto a proposte analoghe, presentava un programma di riorganizzazione di alcuni ambiti del welfare, quali istruzione e assistenza all'infanzia. I risultati penalizzavano solo in parte il LP, che otteneva 135 seggi, perdendo la maggioranza assoluta ma mantenendo quella relativa e con essa il diritto di formare il nuovo governo, mentre il CPC conquistava 99 seggi, il NPD 19 e il BQ risaliva a 54, a spese del LP. Il nuovo governo di minoranza, guidato ancora una volta da Martin, era tuttavia sottoposto alla pressione di un'opinione pubblica scandalizzata dai risultati dell'inchiesta, che confermavano le accuse della Procura generale, e in maggio otteneva la fiducia parlamentare per un unico voto, mentre la legge finanziaria passava soltanto grazie all'appoggio del NDP. Nel giugno-luglio 2005 il Parlamento approvava, con i voti di LP, NDP e BQ, una legge che, preannunciata nel giugno 2003 da Chrétien, avallata da una serie di sentenze dei tribunali provinciali in nome della Carta dei diritti e delle libertà, e fortemente osteggiata dalla destra conservatrice sui media e in Parlamento, legalizzava le unioni civili tra individui dello stesso sesso.

La politica estera canadese nei primi anni del 21° sec. fu dominata dalle relazioni con gli Stati Uniti: relazioni che furono intensificate in materia di intelligence dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 (quando peraltro il C. adottò anche all'interno dure misure antiterrorismo) e successivamente grazie all'invio di truppe in Afghānistān al seguito dell'intervento guidato dagli USA (febbraio 2002), ma che si inasprirono invece quando il C. negò la propria partecipazione alla guerra in ̔Irāq. Le questioni umanitarie rimasero comunque centrali nell'agenda internazionale del Paese: tra il 1999 e il 2004 il C. partecipò a operazioni di peace-keeping in Kosovo, Timor Est, Sierra Leone, Macedonia e Repubblica democratica del Congo, mentre nel dicembre 2000 annunciava una moratoria sul debito di undici tra i Paesi più poveri del mondo, con effetti dal gennaio 2001.

Bibliografia

Aboriginal and treaty rights in Canada: essays on law, equity and respect for difference, ed. M. Asch, Vancouver 1997.

R.J. Sharpe, K.E. Swinton, The charter of rights and freedoms, Toronto 1998.

L. Codignola, L. Bruti Liberati, Storia del Canada: dalle origini ai giorni nostri, Milano 1999.

Constitutional politics in Canada and the United States, ed. S.L. Newman, Albany (NY) 2004.

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