CANTACUZENO

Enciclopedia Italiana (1930)

CANTACUZENO

Angelo Pernice

. Famiglia bizantina. Le sue origini non sono note, ma essa è certamente greca ed è leggenda che discendesse da paladini di Francia. Nella storia dell'impero d'Oriente i C. appaiono nel sec. XI come una delle più potenti famiglie feudali della Tracia, imparentati con le casate più nobili; e da allora si mantengono quasi sempre in prima linea nella vita pubblica.

Il primo ricordato è l'ammiraglio di tal nome che, al tempo di Alessio I Comneno (1081-1118), si distinse nella guerra navale contro Boemondo e Tancredi Altavilla, occupando Laodicea e la costa siriaca fino a Tripoli (1108). Probabilmente nipoti suoi furono Giovanni, che sposò una Comnena e morì combattendo contro i Turchi nel 1174, e Manuele, generale che, caduto in disgrazia di Manuele Comneno (1143-1180), fu imprigionato e accecato.

Sembra che nel sec. XIII la famiglia sia decaduta; certo nessun C. è segnalato fra gli alti dignitarî dello stato. La fortuna del casato fu restaurata, nel secolo seguente, da un altro Giovanni, che fu prima gran domestico e confidente di Andronico III Paleologo (1328-1341) e poi imperatore (v. giovanni vi c.). Giovanni tentò di soppiantare la dinastia dei Paleologo, associando al trono e designando a suo successore il figlio Matteo; ma in questo fallì, e i due C. furono costretti ad abdicare alla corona (1356-1357). Un altro figlio di Giovanni, Manuele, ebbe la despotia della Morea che conservò a vita. Sotto di lui, Mistrà, che egli scelse a sua residenza, divenne il centro più colto e splendido della Grecia.

Caduta Costantinopoli sotto gli Ottomani, i C. riuscirono a conservare la loro fortuna. Uno di loro, Michele, nel sec. XVI, per i favori del sultano Selim II e l'amicizia del gran vizir, Mehmed Soqolli, salì a una ricchezza favolosa. Gran finanziere della Porta, appaltatore di dazî, padrone delle saline di Anchialo, egli ebbe sul patriarcato ortodosso e fra i cristiani della Grecia un potere quasi principesco. La sua casa era la più ricca e splendida fra i nobili fanarioti. Le sue entrate erano tali che egli pagava alla Porta una tassa annuale di 160.000 talleri, e dopo la battaglia di Lepanto (1571) poté offrire di suo al sultano 15 galere equipaggiate e armate. Della sua influenza alla corte si servì a favore dei suoi connazionali tanto che fu esaltato come la "colonna dei cristiani". Ma la sua enorme ricchezza destò alfine le cupidigie del sultano, e nel 1577, sotto l'accusa di essere in relazione coi Tartari, fu impiccato per ordine del sultano nella sua residenza feudale di Anchialo.

Sin dal sec. XIV i C. appaiono divisi in diversi rami. Uno di questi, alla caduta dell'impero bizantino, si trova stabilito in Modone (Morea); un altro nelle colonie genovesi. I C. di Costantinopoli poi si trasferirono, nel sec. XVII, in Romania, e diedero, tanto alla Valacchia quanto alla Moldavia, principi e uomini di stato. Ricordiamo fra i più notevoli: 1° Demetrio (Dumitrascu) C., che fu gospodar della Moldavia nel 1674-5 e nel 1684-5; 2° Serban C. gospodar della Valacchia dal 1678 al 1688. Come vassallo del sultano partecipò alla spedizione contro Vienna nel 1683, ma si mostrò favorevole agl'imperiali, ai quali segretamente faceva pervenire informazioni dal campo ottomano. Respinti i Turchi da Vienna, Serban propose alla corte imperiale una vera alleanza contro il sultano, domandando in cambio che il governo austriaco garantisse l'autonomia del principato romeno sotto la signoria ereditaria dei C. La morte gl'impedì di portare a fine i negoziati. 3° lo stolnic Costantino, che fu zio e consigliere del principe Costantino Brâncoveanu (v.). Di lui rimane una Storia dei Romeni, nella quale è trattata l'origine del popolo romeno con vasta erudizione. Costantino aveva fatto i suoi studî a Padova e a Venezia e alla corte del Brâncoveanu portò il gusto e l'influsso della cultura italiana: 4° Stefano C., figlio di Costantino, gospodar della Valacchia dal 1714 al 1716, nel quale anno fu mandato a morte per ordine del sultano. 5° Giorgio C., uomo di stato della Romania unita. Fu capo del partito liberale e presidente del consiglio dal 1905 al 1907. La famiglia Cantacuzeno conserva in Romania la tradizioni di ricchezza e di splendore dell'antica famiglia bizantina.

Un ramo di essa nel sec. XVIII si trapiantò in Russia, dove ebbe dalla corte imperiale uffici elevati nell'amministrazione dello stato, specialmente della Bessarabia. A questo ramo appartennero i fratelli Alessandro (morto nel 1841) e Giorgio (morto nel 1857), i quali fecero parte dell'etaria greca di Ipsilanti e si dedicarono all'emancipazione dei loro connazionali dal dominio turco. Da ricordare, infine, che un Demetrio C. fu capitano dei Fiorentini al tempo del duca Alessandro de Medici.

Bibl.: Sui C. bizantini: Ducange, Familiae augustae byzantinae, Parigi 1680, p. 258 segg. - Su Michele, finanziere, N. Iorga, Geschichte des osmanischen Reiches, III, Gotha 1910, p. 211 seg. - Sui C. romeni, id., Documente privitoare la Familia Cantacuzino, Bucarest 1902.

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