Capitale sociale

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

capitale sociale

Luigi Guiso

Insieme di aspetti della vita sociale, quali le reti relazionali, le norme e la fiducia reciproca, che consentono ai membri di una comunità di agire assieme in modo più efficace nel raggiungimento di obiettivi condivisi, come chiarito, per primo, da R. Putnam (Making democracy work: civic traditions in modern Italy, 1993).

Ambiguità del termine

L’espressione apparve per la prima volta nel 1920 in The community center di L.J. Hanifan, ma fu introdotta per la prima volta nelle scienze sociali da P. Bourdieu nel 1972 (Esquisse d’une théorie de la pratique). Adottato con favore nell’ambito sociologico ed economico, il termine c. s. ha portato con sé un diffuso alone di ambiguità. A seconda dei casi, il termine c. s. è stato identificato con «l’aggregato delle risorse effettive e potenziali legate al possedere una durevole rete di relazioni più o meno istituzionalizzate basate sul reciproco riconoscimento» (Bourdieu, 1985), ovvero con quegli aspetti della vita sociale evidenziati da Putnam ed estrapolati per definire il concetto. L’ambiguità è anche all’origine di visioni diverse circa il ruolo ultimo che il c. s. ha in una comunità. Mentre alcuni, tra cui Putnam (Bowling alone, 1995),  J.S. Coleman (1990) e G. Becker (➔), codificano il c. s. come un valore necessariamente positivo per il benessere di una comunità, altri come Bourdieu (1983), enfatizzano anche i suoi aspetti negativi, quali per es. la possibilità che incoraggi l’emergere di cricche e perfino di organizzazioni criminali. Su questo punto, R.M. Solow (1995) nella sua critica a F. Fukuyama (1995) riassume in modo molto efficace le debolezze delle definizioni correnti del concetto di c. s.: «Se il ‘capitale sociale’ deve essere qualcosa di più di una mera parola d’ordine o un termine alla moda […] lo stock di capitale sociale dovrebbe in qualche modo essere misurabile, anche se imperfettamente». Inoltre, per poter meritare l’appellativo di ‘capitale’, esso deve avere un ritorno positivo, ed è anche necessario che sia spiegato il meccanismo attraverso il quale il c. s. viene accumulato e si deprezza

Capitale sociale come capitale civico

Secondo un’ulteriore definizione del concetto, il c. s. è «l’insieme dei valori e delle credenze condivise da una comunità che aiutano i suoi membri a superare problemi di free riding nel perseguimento di attività utili per il complesso della comunità» (L. Guiso et al., 2011). Ispirata alle proposte di Putnam e di Fukuyama, questa descrizione rende palese che il c. s. non è un set di relazioni o solo un insieme di valori, ma ha a che fare con un particolare tipo di norme e credenze che sono condivise dalla comunità di appartenenza, persistono nel tempo (e quindi sono prevedibili e attendibili), vengono trasmesse da una generazione all’altra attraverso la famiglia, l’istruzione formale o il processo di socializzazione. Circoscritta la definizione di c. s., si rende più semplice la misurazione del ‘capitale civico’. Sia le credenze sia i valori e le norme possono essere misurati, e infatti lo sono stati, attraverso apposite indagini campionarie, come per es. nel caso delle misure di fiducia ormai entrate a far parte di molte indagini. Anche il concetto di accumulazione di norme di cooperazione è stato esplicitato e consolidato (Tabellini, 2008). Poiché si considerano come c. civico solo valori e credenze che aiutano un gruppo a superare problemi di free riding (➔ free rider) nel perseguimento di un’attività con valore sociale positivo, per costruzione questa definizione di c. civico ha un ritorno economico positivo. Il c. civico esclude intenzionalmente quei valori che favoriscono la cooperazione in attività sociali devianti, come l’appartenenza a organizzazioni criminali. Infine esso, così definito, è molto diverso dal tradizionale capitale umano (➔). Innanzitutto, il processo di investimento è un processo sociale. Sono i genitori e altri membri della comunità che instillano nei figli ancora in età precoce i valori e le credenze, non l’individuo stesso che li acquisisce, conscio del meccanismo del processo di accumulazione di c. umano. In secondo luogo, questi valori e credenze non rappresentano c. civico se essi non sono condivisi dagli altri membri della comunità. Una tale definizione di c. civico non solo soddisfa i requisiti di Solow, ma può anche essere facilmente incorporata all’interno di modelli economici tradizionali.

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