CAPPELLARI VIVARO, Girolamo Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)

CAPPELLARI VIVARO, Girolamo Alessandro

Gino Benzoni

Unico figlio maschio di Girolamo e Paolina Bonapace - delle sue cinque sorelle, quattro risultano decorosamente accasate - nacque a Vicenza il 23 sett. 1664.

Agiate potevano dirsi le condizioni della famiglia: il padre del C. infatti, figlio di Giacomo Cappellari e Leoneda Vivaro, era stato adottato dallo zio materno Giacomo Vivaro - donde l'assunzione anche del cognome di questo - il quale l'aveva lasciato erede, tra l'altro, della casa "in cantone della piazzola delle Erbe" e dell'attiguo avviato negozio di lino.

Nella gestione di questo il C. dovette affiancarlo, anche se - a detta d'un carmelitano scalzo del sec. XVIII, Claudio di San Mattia, al quale si devono puntuali notizie sulla vita del C. - preferiva di gran lunga gli studi: si occupava di filosofia, diritto, letteratura, storia antica specie romana, volgendosi poi alla medievale con vorace lettura di manoscritti ed opere a stampa, nella ambizione di divenire, se non storico, almeno cronista. Morivano, nel frattempo, rispettivamente nel 1688 e nel 1694, il padre e la madre, con immediate ripercussioni sull'andamento della bottega, il cui giro d'affari diminuiva di 300 ducati nel 1692 e d'altri 100 nel 1700. Né il C. se ne preoccupava, pago di impiegare la sua giornata in letture e ricerche interrotte soltanto dalla quotidiana visita alla vicina chiesa e da radi rapporti con pochi amici, uno dei quali, Francesco Tomasini, gli dedicava l'Istoria genealogica della propria famiglia, uscita a Padova nel 1702.

Il C. non rinunciò tuttavia a formarsi una famiglia, sposandosi con Elisabetta Fornasieri, una nobile bassanese di 23 anni più giovane di lui, che gli diede due figli: Girolamo, che sposerà Elisabetta Vaghi di Schio e morrà giovane; Leoneda, maritata a Benedetto Castelli, morto il quale nel 1732, "inconsultamente" - lamenta il C. nel testamento del 28 maggio 1747 - dimentica della "numerosa e tenera prole" (ben nove figli!), si risposava rimanendo peraltro presto vedova anche del secondo marito. E il C., ormai avanti con gli anni, dovette occuparsi dei nipoti, avendone delusioni. Perciò, nel testamento, volle che solo due fossero suoi eredi, raccomandando ad uno di questi, Pier Filippo Castelli (1724-1770) - il futuro autore, tra l'altro, d'una Vita di G. G. Trissino (Venezia 1753) - i suoi libri e le sue opere manoscritte. Il C. morì il 14 apr. 1748 e fu sepolto nella chiesa dei serviti.

Vita dunque, quella del C., appartata e schiva, turbata negli ultimi anni dalla scomparsa precoce del figlio e dalle preoccupazioni cagionategli dalla figlia e dagli irrequieti nipoti; e dominata tutta da una maniacale propensione per la genealogia araldica. Di questa il frutto più valido e tuttora di grande utilità è rappresentato dai 4 tomi di IlCampidoglio veneto, offerti, subito dopo la sua morte, al doge da Antonio e Pier Filippo Castelli, i due nipoti favoriti nel testamento, e depositati, per decisione - afferma il Cicogna - del Consiglio dei dieci del 18 maggio 1748, presso la Biblioteca Marciana di Venezia; dono che valse agli offerenti una sostanziosa ricompensa.

L'opera presenta in ordine alfabetico, coi relativi stemmi rozzamente disegnati, "l'origine, la serie degli uomini illustri et gli arbori", aggiornati sino al 1745 circa, "della maggior parte delle famiglie, così estinte come viventi, tanto cittadine quanto forestiere, che hanno goduto o che godono della nobiltà patritia di Venetia", col connesso diritto della partecipazione alla direzione della Repubblica. Il Cicogna rileverà nella fatica del C. confusioni ed errori addebitabili all'utilizzazione di fonti manoscritte e a stampa, eterogenee e non prive d'inesattezze; e, in caso di discordanza, preferirà servirsi del genealogista Marco Barbaro, al quale l'appartenenza al patriziato veneziano rese accessibili "privati documenti" e "private carte autentiche" ignote invece al Cappellari Vivaro. Ma, per quanto "assai difettoso" specie nell'eccessivo credito fatto alla vantata origine romana di tante famiglie, Il Campidoglio è pur sempre - così ancora il Cicogna - "un grande ed imponente lavoro e si tratta, in effetti, una indispensabile miniera di notizie, e, come tale, viene tuttora consultato.

Suo corollario il "veridico racconto", anch'esso desunto da "croniche manoscritte" e da "publiche istorie", relativo a Lemacchie nelle stelle o verola nobiltà eclissata in alcunipersonaggi delle famiglie patrizie venete.

"Cielo lucidissimo", Venezia è tutta trapunta dalle "stelle risplendenti" delle famiglie aristocratiche, alcune delle quali, tuttavia, sono talvolta momentaneamente "adombrate di vapori" per taluni loro "soggetti notati di biasimo". Ed è indicativo che il C. inserisca tra questi quanti sono decaduti dal rango nobiliare per matrimoni inadeguati; così tra le "macchie" troviamo, ad esempio, un Semitecolo che, nel 1554, "sposò una figliuola bastarda di Girolamo Gradenigo".

Ulteriore ancor più prolungato tour de force genealogico, gli 11 tomi dell'Emp0rio universale delle famiglie passano in rassegna, "per ordine alfabetico", un "numero così grande di famiglie" nobili di Italia e d'Europa - oltre 16.550, dagli (d')Abano di Padova ai tedeschi "conti di Zuveilbruck" - da costituire, appunto, "un emporio". Ove, come le merci e le navi in un "porto franco", abbondano notizie sulle origini e vicende di tanti casati e cenni sui loro personaggi più illustri; e, se mancano gli alberi genealogici, sono spesso disegnati in compenso, sia pure malamente, gli stemmi gentilizi.

Immane fatica per la quale il C. - che si sente fragile "naviglio" avventuratosi nell'"immensità" di uno "sterminato" e "smisurato oceano" - chiede la benevola indulgenza dei lettori; s'è accinto all'impresa, col solo ausilio della "languida imperita penna" e privo d'adeguati sussidi "di studio e di autori" e, per di più, "oppresso dal peso e dalla cura di domestici affari". Di qui le inevitabili mende e lacune. Ma è purtuttavia, grazie alla "perseveranza", giunto al "bramato porto" della conclusione; sì che può scrivere, orgoglioso, sul frontespizio di tutti gli 11 volumi il motto "sine adiutorio navigavi". E si augura ch'essi valgano ad "erudire il lettore, se è nobile, a continuare con atti virtuosi a conservarsi tale; se è ignobile, a procurare con ogni sforzo di nobilitarsi con ... la virtù, che sola può sollevare l'huomo, trarlo fuori della schiera del volgo".

Il C. è anche uomo pio, la sua "penna" è anche "riverente"; di qui l'"humile tributo" del grosso tomo, scritto nel 1714-15, in 2 "parti", di I trofei del Paradiso o vero la santità trionfante.

Preceduta da il "diario santo o sia giornale delle festività di una gran parte de' santi compresi nell'opera" e dedicata a Cristo, la prima parte offre, al solito in ordine alfabetico, un nutrito elenco di santi - da Abacuc "profeta" a Zotico "prete romano" - con rapido cenno sulle "gesta" di ciascuno. Molto più breve la seconda parte, dedicata alla Vergine, riguarda le sante, da "Abbatissa ... una delle compagne di S. Orsola" a "Zosima" martirizzata presso Roma nel 275.

È ilC. stesso a rammentare, nell'Emporio, che scrisse "diverse poesie e altre cose". Delle prime non c'è traccia, del resto ci rimangono - sempre che si tratti di scritti effettivamente ultimati, in seguito smarriti - soltanto i titoli: Alberi e fragmenti delle genti dell'antica Roma; Istoria cronologica dei sommi pontefici imperatori cardinali vescovi prelati.

L'autografo dell'Emporio è in Vicenza, nella Biblioteca capitolare (che ha ora sede in quel seminario vescovile), T I, 1-11 e copia, Ibid., Biblioteca civica Bertoliana, Gonzati 26.10.16 e 27.10. 1-5 e copia, incompleta in 7 voll., fatta da G. De Marchi, in Padova, Bibl. del Museo civico, C.M. 176, della quale, nel 1950, è stato dattiloscritto l'indice; dall'Emporio derivano gli opuscoli a stampa: Notizie intorno ai Maganza, a cura di Longo e Martini, Vicenza 1878; Sulla famigliadei Sambonifacio, acura di F. Sartori, Padova 1900. L'autografo di I trofei del Paradiso, in Vicenza, Biblioteca capitolare, T I, 12;l'autografo di Le macchie nelle stelle, in Venezia, Bibl. naz. Marciana, mss. It., cl. VII, 1828 (= 7621). Dall'autografo marciano di Il Campidoglio veneto, di cui esiste copia presso l'Archivio di Stato di Venezia, derivano l'"estratto meschinissimo" dello stampatore G. Bettinelli sulle Famiglie venete divise intre classi, Venezia 1774, poi ampliato nel successivo Dizionario storico-portatile di tutte le venete patrizie famiglie..., Venezia 1780, e vari stralci a stampa su singole famiglie: La geneal. della famiglia Tron, alle pp. 111-152d'una raccolta di documenti, uscita a Venezia, nel 1801, in occasione d'una causa cui i Tron erano interessati; Originedella famiglia Emo,e serie cronol. dei più cospicui personaggi che la illustrano..., a cura di A. M. e B. M., Padova 1848; Origine e personaggi ... della ... famiglia da Lezze, a cura di G. P. e L. Grimani, Venezia 1861; Della... famigliaDondi-Orologio, a cura degli stessi, Venezia 1862; Fasti dell'illustre famiglia Gritti, Venezia 1878; Fasti dell'illustre famigliaMinotto, a cura di D. Zasso, Venezia 1882, ripubblicati con integrazioni, a cura di C. Soranzo, Venezia 1896; Notizie... della famiglia... Calbo, a cura di A. Miani, Vittorio 1888.

Fonti e Bibl.: G. Veludo C.G.A., in Biogr. degli ital. illustri..., a cura di E. De Tipaldo, I, Venezia 1834, pp. 462 s.; E. A. Cicogna, Delle Inscriz. venez., I-VI, Venezia 1824-53, passim; Id., Saggio di bibl. ven., Venezia 1847, nn. 2203, 2209, 3850, 3989, 5820; G. G. Orti Manara, Cenni stor. e docum. che risguardano Cangrande I della Scala..., Verona 1853, pp. 43-47; F. Franceschetti, G. A. C.-V. genealogista vicentino, in Giornale araldico-genealogico-diplomatico, XXIII (1895), pp. 133-148; S. Rumor, Gli scrittori vicentini..., I, Venezia 1905, pp. 365-67 (alle pp. 383 s. notizie sul nipote del C., P. F. Castelli); Id., Bibliografia... della città e provincia di Vicenza, Vicenza 1916, nn. 1297, 2031, 4292, 5208; Nicolini, Vico storico, a c. di F. Tessitore, Napoli 1967, p. 359 n. 70; G. Mazzatinti, Inv. dei mss. …, II, p. 101, n. 14; LXXXI, pp. 6 s.

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