Cappuccio

Enciclopedia Dantesca (1970)

cappuccio

Angelo Adami

. Sostantivo derivato da ‛ cappa ' (v.); indica il copricapo in forma di cuffia, generalmente unito al mantello, e fatto della stessa stoffa. Ai tempi di D. era largamente usato sia dai religiosi sia dai laici. Ricorre soltanto due volte; in If XXIII 61 indica, al plurale, il copricapo degl'ipocriti fatto di piombo come la pesante cappa che essi indossano: Elli avean cappe con cappucci bassi / dinanzi a li occhi. In Pd XXIX 117 è riferito in senso metaforico ai predicatori che si gonfiano di vano orgoglio, quando, con le loro fandonie, suscitano il riso degli ascoltatori: e pur che ben si rida, / gonfia il cappuccio e più non si richiede. I commentatori antichi e moderni intendono per lo più il verbo con valore assoluto: " inflatur vento inanis gloriae " (Benvenuto); " gonfia lo capo del predicatore per vana gloria " (Buti, che identifica dunque c. con il predicatore stesso; e così Landino: "il cappuccio, idest il capo "); ma cfr. invece il Cesari: " Il predicatore, sentendosi applaudire dal popolo, scuote ed allarga sobbalzando il cappuccio pavoneggiandosi e facendosi bello ", Bellezze 557. In Rime dubbie VI 3 si trova il diminutivo cappucciuzzo.