CARDINE

Enciclopedia Italiana (1930)

CARDINE (lat. cardo o kardo)

Francesco Pellati

È il nome dato dai Romani a una delle due linee, quella nord-sud, tracciata dall'augure nel cielo per delimitare il templum caeleste. Da questi riti augurali, presi dalla disciplina etrusca, ma che pare abbiano origini orientali, per quanto già possano vedersi adottati per i loro villaggi dai terramaricoli della valle padana, derivano, con l'arte dei gromatici, le norme seguite dai Romani per la limitazione delle città e per il tracciamento dei castra.

Già nella pianta della città etrusca di Marzabotto troviamo un cardine massimo nord-sud, largo 15 m., due o tre decumani, che lo tagliano ad angolo retto, e altri cardini minori che, a distanze variabili, corrono parallelamente al primo, formando delle isole di abitazione d'una regolarità perfetta.

Questo sistema di cardini e decumani, che si ritrova poi nella pianta delle città italiche e in genere di quelle costruite dai Romani, è dai Romani stessi osservato particolarmente nella formazione degli accampamenti, come vediamo dai testi di Polibio e di Igino e dai resti esistenti di antichi castri (v. accampamento; agrimensura; castro; città etrusca e romana).

Cardine (fr. gond; sp. gozne; ted. Türangel; ingl. hinge), o arpione, è un ferro piegato a squadra, fissato con la coda nello stipite o nel telaio, mentre l'altro estremo, detto ago, s'infila nell'occhio della bandella, che è la striscia di ferro fermata sull'imposta. Il cardine serve a sostenere le imposte, in modo che possano girare. Il cardine semplice e leggiero, usato per coperchi di piccole casse, sportelli e simili, è detto più propriamente ganghero.

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