TORRE, Carlo Bartolomeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TORRE, Carlo Bartolomeo

Federico Contini

– Nacque a Milano tra la seconda metà del 1608 e la prima metà del 1609, da Francesco Bernardino e da madre ignota.

Nonostante il cognome illustre, Torre ebbe origini borghesi (il padre fu un argentiere legato all’Università degli orafi). Si formò presso le pubbliche scuole Cannobiane, dove ebbe come insegnante di filosofia morale Lodovico Settala. Concluse gli studi a ventidue anni, ossia nel 1630 o 1631, con una tesi in teologia, ma ricevette la tonsura già nel 1627. Contestualmente, frequentò la Biblioteca Ambrosiana, stringendo rapporti con l’allora prefetto Antonio Olgiati e inserendosi fin da giovane età in uno dei principali centri della cultura borromaica. Quindi, si dedicò brevemente all’attività giuridica, presto sostituita dalla carriera ecclesiastica e dalla vocazione poetica.

Nel 1636 pubblicò a Milano Il Navilio grande di Milano inaridito da’ Francesi. La canzone, dalla chiara inclinazione filospagnola e dedicata all’allora magistrato delle acque e dei fiumi Angelo Maria Tradati, ha come oggetto il ‘pianto’ del Ticino, i cui argini furono compromessi nel giugno dello stesso 1636 dalle milizie di Rohan e di Créquy nel quadro del più ampio conflitto franco-spagnolo per il controllo del Milanesado.

Tracce delle iniziali frequentazioni artistiche dell’autore si hanno sia nell’Arpa ossequiosa, per le lodi della signora Leonora Castigliona, comica ammiratissima (Milano 1638), dedicata a Cinzio Fidenzio e contenente le lodi a Marcantonio Carpiani; sia nella Musa veridica, rime per l’eccellenza della signora Beatrice Fiorilli Vitali (Milano 1640), moglie di Giovan Battista Fiorillo. Nella dedicatoria della Musa, datata Milano, 10 ottobre 1640, Fiorillo è peraltro ringraziato per aver recitato nei tre mesi precedenti qualche non meglio precisata, e attualmente ignota, composizione torriana.

La piena affermazione letteraria di Torre si ebbe a partire dal 1639, con la pastorale Lo sdegno d’Erode per la nascita del Messia [...] recitata da’ giovani di S. Lorenzo in Torrigia di Milano (Milano), il romanzo La regina sfortunata (Milano), che conobbe due ristampe nel 1644 e nel 1664 (Macerata e Venezia) e, soprattutto, I numi guerrieri. Poema eroicomico (Venezia 1640, apparso anche come I numi rivali).

Benché dedicato al coreografo veneziano Giovanni Battista Balbi, il poema eroicomico fu commissionato dal cardinale Giangiacomo Teodoro Trivulzio (F. Picinelli, Ateneo..., 1670, p. 130), al quale Torre dedicò anche il Vaticino, poesie per la nascita del primogenito dell’eccellentissimo prencipe Ercole Teodoro Trivulzio (Milano 1641; allo stesso Ercole fu peraltro offerta, sempre nel 1641, la tragicommedia Il re discacciato dal figlio in persona di Davide). Dietro a una veste apparentemente giocosa, di ispirazione tassoniana e braccioliniana, il poema si sviluppa come una cronaca puntuale della recente campagna militare francese nel ducato di Milano, dedicando ampio spazio alla descrizione delle vicende e dei protagonisti dell’assedio di Valenza, del 1635, e della battaglia di Tornavento, del 1636.

Chiaramente filospagnola, l’opera fu per questo criticata dal modenese Giovan Battista Livizzani nell’anonimo Lo zimbello overo la Italia schernita (1641), alla quale Torre replicò con le pure anonime Zimbellate al zimbello, ovvero l’Italia riconosciuta (1642); alla polemica si aggiunse lo stesso anno un terzo, ignoto, scrittore, con la Risposta del Crisi alla lettera lo Zimbello... (1642). I numi guerrieri furono, nondimeno, piuttosto apprezzati ed ebbero anche una discreta circolazione, come suggeriscono la ristampa del 1642, l’inclusione in rassegne quali l’inedito scritto intorno ai componimenti giocosi di Federigo Meninni (C. Carminati, Lettere..., 1996, pp. 211-214), il trattato Della storia e della ragione di ogni poesia di Francesco Saverio Quadrio (IV, Milano 1749, p. 728) e le lodevoli menzioni che ne vennero fatte, tra i vari, da Lorenzo Legati e da Ovidio Montalbani (A. Aprosio, La Biblioteca..., 1673, pp. 599 s.).

La principale attività letteraria di Torre fu, tuttavia, rivolta al teatro, come emerge dai cataloghi redatti da Filippo Picinelli e Filippo Argelati e dalle indicazioni offerte nella Drammaturgia di Leone Allacci (Venezia 1755, pp. 607, 617, 657). Lo stesso Picinelli indica come promotore di tale indirizzo il cardinale Cesare Monti, al quale l’autore dedicò Le lagrime. Oda per la morte del sig. cardinale... (Milano 1650).

I componimenti scenici torriani toccarono i principali generi dell’epoca, venendo regolarmente rappresentati in sedi anche prestigiose. Tra questi, emerge la tragicommedia L’Amor impossibile fatto possibile, inscenata nel Carnevale del 1648 da parte degli Accademici Arditi milanesi, che consente di riconoscere i modelli paradigmatici della produzione scenica torriana: Torquato Tasso dell’Aminta, Battista Guarini del Pastor fido e Isabella Andreini della Mirtilla. A essa, seguirono soprattutto la Cleopatra (1653), la Ricchezza schernita (1658) e l’Arianna (1660), che ebbero il privilegio di debuttare direttamente nel teatro Ducale di Milano.

Da tali opere, firmate con pseudonimi anagrammatici quali Carlo Ro e Marco Ettore Rorobella, emerge anche la propensione torriana per il gioco onomastico, che portò Montalbani a definirlo multinominis poeta (Dendrologia, Bologna 1668, p. 563).

La carriera ecclesiastica di Torre giunse al suo culmine nel 1655, quando fu ordinato canonico di S. Nazaro in Brolo a Porta Romana, storicamente legata alla famiglia Trivulzio. In tale veste, partecipò al sinodo di Valsolda nel marzo del 1658. Negli anni precedenti, per i quali è attualmente impossibile stabilire una cronologia certa, fu anche canonico presso la chiesa di S. Maria Fulcorna. Nello stesso 1655 fu al seguito del marchese di Caracena, governatore di Milano allora impiegato nell’assedio di Reggio Emilia. Il dettaglio, pur fugace, consente di ribadire la capacità di Torre di mantenere stretti legami con le principali, ancorché mutevoli, figure politiche del Ducato.

Nel 1666 andò in scena il dramma La pellegrina ingrandita, overo La regina Ester (Milano). L’opera fu rappresentata al cospetto di Maria Teresa di Spagna, in viaggio da Madrid a Vienna per incontrare il neoconsorte Leopoldo I d’Asburgo (la dedicatoria è datata 9 settembre 1666), e venne appositamente commissionata dalle monache della chiesa di S. Marta.

Dai carteggi del sodale Angelo Aprosio, relativi al solo 1667, si apprende che Torre fu in rapporti con Giovanni Francesco Bonomi, al quale dedicò due sonetti in lode del suo Parto dell’orsa e, tramite l’intercessione dello stesso Aprosio, con Antonio Muscettola (Genova, Biblioteca Universitaria, ms. E.VI.12 e ms. E.II.4bis rispettivamente). Conobbe anche l’anonimo pittore noto come lo Pseudo Fardella, che gli dedicò nel 1662 due nature morte, e Carlo Cane, al quale rivolse un sonetto di lode nelle Sinfonie d’Euterpe (Milano 1678, pp. 52 s.).

Nel 1674 pubblicò Il ritratto di Milano, dedicato al cardinale Alfonso Litta ed edito presso Federico Agnelli.

Ultimato entro il novembre del 1672, il Ritratto si offre come una guida storico-artistica della città, modellata sui precedenti di Paolo Morigia e Galeazzo Gualdo Priorato, ma debitrice anche di numerosi aneddoti di carattere leggendario tratti da Galvano Fiamma. Per tale ragione, attirò svariate critiche e puntuali richieste di correzione da parte di anonimi contemporanei (sei manoscritti, difformi per ampiezza, sono conservati nella Biblioteca Ambrosiana, ai quali si aggiunge anche un sonetto alquanto irridente: Milano, Biblioteca Ambrosiana, mss. S.II.inf e Trotti 185). L’opera conobbe anche una ristampa postuma nel 1714 (Milano), «accresciuta» ma non emendata. Fu quindi ulteriormente criticata da Servilliano Latuada, ma difesa da Giovanni Andrea Irico e da Nicolò Sormani e, finalmente, visionata dal Manzoni della Colonna infame per ricostruire ambienti e costumi della Milano seicentesca.

Torre morì a Milano il 27 luglio 1679 all’età di settant’anni, lasciando una vasta eredità letteraria, poetica e prosastica, che tocca i generi del romanzo, del poema eroicomico, della pastorale, del dramma teatrale e dell’agiografia.

Fonti e Bibl.: Le notizie sulla nascita sono desumibili dall’Archivio di Stato di Milano, Registri mortuari, Atti di governo, popolazione parte antica, numero di corda 136, anno 1679. Le principali informazioni sulla vita di Torre sono riportate nel Ritratto di Milano, Milano 1714, pp. 36, 102 s., 341, 349, 388, 410; a esso si aggiungono le schede biobibliografiche redatte da F. Picinelli, Ateneo dei letterati milanesi, Milano 1670, pp. 130-132; A. Aprosio, La Biblioteca aprosiana, Bologna 1673, pp. 597-600; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium, II, Mediolani 1745, coll. 1538-1540. Per la carriera ecclesiastica v. Milano, Archivio storico diocesano, Registri ordinazioni, R. 293 e 294 (anni 1627-46); Collationes beneficiorum, voll. 135 ss.; Vite pastorali e documenti aggiunti, sez. X, cc. 74r-75v; C.P. Vignolo, Torre, Carlo, in Dizionario della Chiesa ambrosiana, VI, Milano 1994, pp. 3688-3691; C. Carminati, Lettere di Federigo Meninni al padre Angelico Aprosio, in Studi secenteschi, XXXVII (1996), pp. 211-214 (lettera VIII).

G. Cirillo - G. Godi, Le nature morte del Pittore di C. T. (pseudo-Fardella) nella Lombardia del secondo Seicento, Parma 1996, pp. 90-92; D. Daolmi, Le origini dell’Opera a Milano (1598-1649), Turnhout 1998, pp. 521, 525; M. Corradini, T., C., I Numi guerrieri, in Sul Tesin piantarò i tuoi laureti (catal.), Pavia 2002, pp. 297-299; A. Bragalini, Le due edizioni del Ritratto di Milano di C. T., in Tracce di letteratura artistica in Lombardia, a cura di A. Rovetta, Bari 2004, pp. 135-157; U. Motta, L’ombra del Pastor fido. Guarini e gli autori milanesi dell’età barocca, in Rime e lettere di Battista Guarini. Atti del Convegno..., Padova... 2003, a cura di B.M. Da Rif, Alessandria 2008, pp. 259-292; G. Alonzo, Due planctus urbis secenteschi a Milano: l’Oda per le passate calamità di Brunoro Taverna e il Navilio grande inaridito da’ Francesi di C. T., in Studi e problemi di critica testuale, LXXXVII (2013), pp. 123-157; G. Arbizzoni, La burla mitologica: Francesco Bracciolini e C. T., in L’eroicomico dall’Italia all’Europa. Atti del Convegno..., Losanna... 2011, a cura di G. Bucchi, Pisa 2013, pp. 55-77.

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