CARLO da Forlì

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARLO da Forlì

Franca Petrucci

Appartenne all'Ordine dei benedettini di Cluny e fu licenziato in diritto canonico. Nel 1451 era priore del monastero di S. Maiolo a Pavia, quando compì per incarico dell'arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, del quale era vicario, un accertamento sui proventi dell'ospedale di Brolo. L'anno successivo era ancora vicario arcivescovile ed espletava questa sua funzione nella Fabbrica del duomo di Milano. Nel febbraio del 1453 presenziò ad un inventario compiuto nel duomo milanese, inventario in cui egli viene ricordato anche come donatore di un piviale. Nel 1455 fu uno dei commissari pontifici incaricati di raccogliere le decime, i proventi delle quali erano destinati a finanziare la crociata progettata da Callisto III. Dopo il 1453 divenne abate del monastero di S. Celso, del quale fece restaurare la porta maggiore, come è ricordato in una iscrizione ivi conservata.

Morto il 12 sett. 1457 l'arcivescovo di Milano, Gabriele Sforza, fratello di Francesco I, allora duca di Milano, questi ottenne dal papa di poter designare il successore all'arcivescovo defunto. La scelta di Francesco Sforza cadde su C. ed il pontefice, acconsentendo al desiderio del duca, lo elesse all'alta carica il 23 ottobre dello stesso anno. In data non precisata C., partendo da S. Celso, accompagnato dal clero, dai nobili della città e dallo stesso duca, si recò a ricevere la consacrazione episcopale e gli omaggi delle autorità religiose e civili nel duomo; mantenne però la sua residenza abituale nel monastero di cui era stato abate. Uno dei primi documenti che il nuovo arcivescovo ricevette dal papa fu quello col quale gli fu concesso di autorizzare gli agostiniani del monastero di S. Maria Incoronata di Milano di entrare in possesso dell'eredità a loro legata dal defunto arcivescovo Gabriele Sforza. Nel 1458 C. accolse in Milano la Congregazione dei gesuati, fondata dal beato Giovanni Colombini nel secolo precedente, e concesse loro di stabilirsi nel cenobio di S. Gerolamo fuori porta Vercellina, donato loro da Francesco Sforza. Alla decisione non dovettero certo rimanere estranei i buoni rapporti che legavano C. ad Antonio Bettini, dei gesuati, il quale in quello stesso anno 1458 era stato inviato pontificio a Milano presso il duca Francesco Sforza.

Data la brevità del suo episcopato, l'attività pastorale di C. non fu molto intensa, né particolarmente significativa. Oltre a dirimere una questione patrimoniale fra la Fabbrica ed i canonici del duomo, fece demolire la chiesa di S. Tecla, perché il duomo potesse avere di fronte a sé una grande piazza; il corpo di s. Galdino, sin'allora conservato in S. Tecla, fu da lui traslato con solenne processione nella cattedrale. Con un decreto generale richiamò i fedeli all'obbligo pasquale e compì una visita pastorale a Rosate. Concesse inoltre indulgenze all'Ospedale Maggiore, a quello di Bovio ed alla chiesa di S. Babila.

Morì al compimento del suo quarto anno di arcivescovato, il 14 ott. 1461, e fu sepolto nel monastero di S. Celso.

Fonti e Bibl.: Annali della Fabbr. del duomo, II, Milano 1885, p. 80; I. P. Puricelli, De SS. martyribus Nazario et Celso, Mediolani 1656, pp. 600-602; G. A. Sassi, Archiepiscoporum Mediolanensium series historico-chronologica…, Mediolani 1755, II, p. 588; III, pp. 925-33; G. Bugati, Memorie stor. critiche intorno alle reliquie ed il culto di s. Celso martire, Milano 1782, p. 150; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XI, Venezia 1856, p. 255; M. Caffi, L'antica badia di S. Celso…, in Archivio stor. lomb., XV(1888), p. 355; V. Forcella, Iscriz. delle chiese di Milano, I, Milano 1889, pp. 62, 367; M. Magistretti, Due inventari del duomo di Milano del sec. XV, in Archivio storico lombardo, s.4, XII (1909), pp. 332 s., A. Bertagnoni-Ricotti, Cronologie e stemmi degli arcivescovi che ressero la diocesi di Milano, in Rivista del Collegio araldico, XXVII(1929), p. 566; G. C. Bascapé, Antichi diplomi degli arcivescovi di Milano, Firenze 1937, p. 140; E. Cazzani, Vescovi ed arcivescovi di Milano, Milano 1955, p. 229; C. Marcora, C. da F. arcivescovo di Milano (1457-1461), in Mem. stor. della diocesi di Milano, II(1955), pp. 235-333; C. Eubel, Hierarchia catholica, II, Monasterii 1914, p. 208.

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