MINORETTI, Carlo Dalmazio

Dizionario Biografico degli Italiani (2015)

MINORETTI, Carlo Dalmazio

Giovanni Battista Varnier

MINORETTI, Carlo Dalmazio. – Nacque il 17 settembre 1861 a Cogliate San Dalmazio in provincia e archidiocesi di Milano, settimo di undici figli, da Fabio e Giuseppina Camagni, medi proprietari terrieri. Giovanissimo entrò nel seminario del capoluogo lombardo, ricevendo, il 22 dicembre 1883, l’ordinazione sacerdotale dall’arcivescovo monsignor Luigi Nazari dei conti di Calabiana. Prima ancora di quella data, nel 1882, fu nominato professore nel seminario ginnasiale di Poleggio (Svizzera) e poi, nel 1887, di filosofia scolastica nel seminario di Lugano e dal 1893 al 1896 tenne la stessa cattedra a Monza. Nel 1897 conseguì la nomina a professore di teologia dogmatica del corso superiore S. Tommaso d’Aquino e a dottore effettivo nel collegio teologico del seminario arcivescovile di Milano, dove dal 1899 al 1909 insegnò anche economia sociale. Dal 1901 fu dottore collegiato e professore nella facoltà teologica milanese, fu inoltre collaboratore e poi direttore della rivista Scuola cattolica. Dal 1895, caso allora possibile per un ministro di culto, fu eletto nel Consiglio comunale del proprio paese natale, ufficio nel quale restò consecutivamente per quattordici anni, mentre dal 1909 al 1915 ricoprì identico mandato a Seregno, centro commerciale e artigianale di origine medievale in provincia di Milano, partecipando sia alla vita civile sia a quella religiosa.

Nel maggio del 1909 (forse perché ritenuto vicino al modernismo o più verosimilmente per una forma di tutela rispetto a possibili accuse) lasciò l’insegnamento e fu nominato prevosto a Seregno. Rimase in quella sede fino al 6 dicembre 1915, allorché il pontefice Benedetto XV lo elesse vescovo di Crema, sede vescovile suffraganea di Milano, non estesa ma di rilievo nella geografia religiosa lombarda. Resse la diocesi dal 22 aprile 1916 al 17 maggio 1925 e già dall’esordio il suo fu un episcopato segnato da zelo pastorale: sostenne il seminario, depauperato di chierici partiti per il fronte, si attivò a favore del Comitato di Crema per gli orfani di guerra, intervenne per il soccorso delle famiglie dei caduti e nel 1919 pubblicò una importante pastorale sulle conseguenze del conflitto. Curò la pietà popolare e vigilò sulla condotta del clero e nel 1916, per governare e coordinare il locale movimento cattolico, creò la giunta diocesana di Azione cattolica, nel 1923 celebrò il sinodo diocesano mentre negli anni 1918-19 e 1923-24 compì due visite pastorali.

Rilevante fu il suo profilo culturale, che manifestò fin da giovane interesse per lo studio e per la trasmissione del sapere. Formatosi nel clima del rinnovato tomismo di Leone XIII e nella linea di interesse per gli studi sociali a seguito della Rerum Novarum, attraversò gli anni dell’affermarsi del modernismo, unendo la fedeltà alla Chiesa a un serio approfondimento culturale. In uno scritto pubblicato nel 1906 ne La Scuola Cattolica sottolineò l’indeterminazione dell’errore che si vorrebbe colpire col nome di modernismo, mentre nei volumi Appunti di economia sociale (pubblicati all’inizio del XX secolo e che furono anche libri di testo in uso nella pontificia facoltà giuridica di Milano per il corso di economia politica) sono presi in esame i concetti generali sulla produzione, il lavoro, il capitale, la proprietà privata, le forme di distribuzione, il consumo. Fedele al motto dello stemma episcopale: Una quies in veritate, si distinse per uno stile spoglio di retorica e la lettura dei suoi discorsi ci consegnano una oratoria semplice e comprensibile, fondata su un solido pensiero tomistico e ampie aperture sociali. Commemorandolo a venti anni dalla morte l’arcivescovo Giuseppe Siri sottolineò: «Al Cardinale Minoretti si deve il rifatto clima della sacra predicazione, il senso profondo del primato della catechesi, la necessità capita della cura oratoriale dei ragazzi e dei giovani» (Rivista diocesana genovese, XLXV (1958), p. 108).

Il 16 gennaio 1925 Pio XI lo promosse alla cattedra arcivescovile di Genova, dove fece ingresso il 30 maggio.

A metà degli anni Trenta la sede genovese contava 212 parrocchie e 638 sacerdoti, con una popolazione di circa 700.000 abitanti, di cui la metà stanziati nel capoluogo cittadino. Nella linea della propria formazione culturale l’episcopato genovese di Minoretti si caratterizzò per l’ampia visione dell’apostolato sociale, pur restando necessariamente distaccato dalla dimensione politica. In particolare, la nuova guida, oltre a porre termine all’instabilità nel governo diocesano e ai travagli di un quindicennio di contrasti, produsse una rinascita della vita religiosa, assicurando un governo pastoralmente e culturalmente autorevole; soprattutto rappresentò per clero e laicato una ventata di novità, con una speciale attenzione per l’Azione cattolica. Dalla sua presenza ricevettero impulso i movimenti intellettuali e lungo la via tracciata dal presule maturarono un clero e un laicato formatisi secondo moderni orientamenti culturali.

Incrementò le vocazioni sia con la cura di quelle adulte ma soprattutto con l’impegno per la formazione di sacerdoti teologicamente preparati e fece in modo che i più versati proseguissero gli studi negli atenei pontifici, per meglio perfezionarsi. Risolse la crisi, testimoniata anche dall’avvicendarsi di una serie di direttori, del quotidiano cattolico genovese Il Cittadino, che nel 1928 cessò le pubblicazioni e le riprese come Il nuovo Cittadino il 1° gennaio 1929, quando uscì con un fondo dello stesso arcivescovo.

Oltre a rappresentare per la diocesi lacerata da anni di polemiche e lutti una guida autorevole, Minoretti fu il primo arcivescovo dopo più di un secolo a essere creato cardinale durante la permanenza in sede, ricevendo il 16 dicembre 1929 il titolo cardinalizio di S. Eusebio all’Esquilino.

Nel 1926 volle accompagnare a Tripoli un’effigie della Madonna della Guardia, per la collocazione nel santuario mariano colà eretto. Nel 1931 fronteggiò localmente la crisi tra Stato e Chiesa per l’Azione cattolica, particolarmente complicata nel capoluogo ligure poiché i provvedimenti governativi, che imponevano lo scioglimento dei circoli cattolici, vennero a coincidere con la visita di Vittorio Emanuele III per l’inaugurazione del monumento in ricordo dei caduti nella Grande Guerra. In quella occasione da parte delle autorità di polizia si temette una reazione dell’arcivescovo, il quale aveva fatto sapere che non avrebbe partecipato alle cerimonie ufficiali se non fosse stato rilasciato il presidente diocesano degli Uomini cattolici, Giovanni Santolini, arrestato per misura precauzionale in occasione dell’arrivo del sovrano. Minoretti intervenne alla celebrazione solo dopo il rilascio di Santolini, presente accanto al presule.

Nel 1933 celebrò l’anno giubilare e i settecento anni di Genova come sede metropolita e il 18 marzo partecipò a Savona come legato pontificio alle feste per il quarto centenario dell’apparizione della Madonna della Misericordia. Sostenne il movimento liturgico già attivo in diocesi e nel 1934 accolse a Genova la celebrazione del primo Congresso liturgico nazionale.

Nell’intento di conseguire un aggiornamento pastorale per garantire un’efficace presenza nel mutato contesto sociale e politico, nel 1935 convocò il sinodo diocesano (l’ultima assise sinodale risaliva al 1909) e per rispondere alle trasformazioni della città di Genova, fondò nuove chiese e riordinò le parrocchie, trasferendone alcune dal centro storico nei quartieri periferici di recente espansione.

Frizioni con il regime si ebbero in quegli anni a causa dei balli pubblici talvolta promossi dalle organizzazioni del dopolavoro fascista in occasione delle feste patronali, ma nel 1937, grazie al formale avvicinamento tra Stato e Chiesa allora in atto, fu ricollocata nel porto di Genova la Madonna della Città, secentesca effigie della Vergine rimossa ufficialmente per ragioni di viabilità sessanta anni prima, in tempo di acceso anticlericalismo.

Più in generale negli anni Trenta le organizzazioni di Azione cattolica, dopo gli assalti ai circoli giovanili, lo scioglimento degli Esploratori cattolici e l’arresto del presidente degli Uomini cattolici, avevano trovato l’ambito, pur circoscritto, in cui operare. Se l’attività del movimento cattolico poteva dunque apparire allineata con quella del regime, nella sotterranea opposizione al fascismo si formarono gli elementi più attivi della futura classe dirigente democristiana, che contribuì alla lotta di liberazione e alla ricostruzione postbellica del capoluogo ligure.

Ultimo significativo atto di governo fu la Lettera collettiva dell’Episcopato ligure per la S. Quaresima del 1938, dettagliata analisi in cui sono prese in esame le cause del comunismo, individuandone gli errori teorici, morali, sociali ed economici e osservando poi come tali errori abbiano a ripercuotersi su individui, famiglie e società.

Per gli anni genovesi il maggiore esito della sua azione pastorale fu di avere messo termine al difficile periodo apertosi dalla fine del 1911 con la morte dell’arcivescovo Edoardo Pulciano, chiudendo definitivamente la crisi di direzione spirituale della diocesi. In sede storica è ormai acquisito che la Chiesa genovese poté contare dagli anni Trenta agli anni Cinquanta su di un clero numeroso e preparato e un laicato partecipe proprio del rinnovamento impresso dall’azione pastorale di Minoretti. In particolare, la pastorale degli anni genovesi, quale emerge attraverso l’analisi dei bollettini di parrocchia, chiese e santuari (allora particolarmente diffusi), rivela le caratteristiche di una vita sacerdotale fondata su pietà popolare, cultura, specialmente sociale, e modernità nel culto, con il promuovere la devozione dei nuovi santi e nel contrastare gli abusi devozionali delle confraternite e delle altre organizzazioni laicali maschili e femminili non inquadrate nell’Azione cattolica. Inoltre evidenzia scarsa simpatia per quella frazione del clero regolare arroccato negli antichi privilegi ecclesiastici e ai benefici economici.

Attraversò stagioni diverse: dal socialismo anticlericale al fascismo prima movimento e poi regime, fino al neo confessionismo concordatario. Conosciuto nel mondo cattolico per il suo impegno di presiedente delle Settimane sociali dei cattolici italiani, fu considerato vescovo sociale e di sentimenti democratici e, anche grazie alle garanzie concordatarie, poté fronteggiare il fascismo.

Morì il 13 marzo 1938 e fu inumato nel sepolcreto sottostante l’altare maggiore della cattedrale genovese. Rapida in questo caso fu la successione e, poiché era imminente la visita di Mussolini nel capoluogo ligure, appena due giorni dopo il decesso del presule venne designato alla guida della sede genovese il gesuita cardinale Pietro Boetto.

Opere: Appunti di economia sociale,I, Parte prima, Milano 1902; II, Parte seconda, Milano 1903; Il modernismo. Parole recitate al Circolo di Cultura fra il Clero in Milano per avviare la discussione sull’argomento, in La Scuola Cattolica, novembre 1906, pp. 449-458; Lettera pastorale per la Quaresima del 1919 di S.E. Mons. Dalmazio Minoretti alla Diocesi di Crema, Milano 1919;  Synodus cremensis decima septima quam illustrissimus et reverendissimus Dominus Carolus Dalmatius Minoretti episcopus diebus 5, 6, 7 Iunii a. D. 1923 celebravit, Cremae 1923;

Synodus dioecesano Ianuensis ab eminentissimo et reverendissimo D.D. Carolo Dalmatio tit. S. Eusebii S.R.E. Presbytero Cardinali Minoretti januensis archiepiscopo habita in templo metropolitano diebus XII, XII, XIV novembris an. MCMXXXV,Genuae 1936; Omelie Discorsi Panegirici,I, 1909-1929; II, 1930-1933, Torino 1934; Ideali umani, a cura di L. Caboara, Brescia 1963; numerosi scritti di Minoretti sono in Rivista diocesana genovese; Il Nuovo Cittadino; La Settimana religiosa, anni dal 1925 al 1938.

Fonti e Bibl.:

Archivio segreto Vaticano, Congregazione Concistoriale, Relat. Dioesesum; Indice 1169, 397Ianuen., anni 1909; 1931; 1936; 269Cremen., anni 1912 e 1920; Indice 1207, Cancelleria Apostolica, Reg. litt. Apost.,b. 12, f. 48, nomina alla sede di Crema (6 dicembre 1915); b. 30, f. 51, nomina alla sede di Genova (16 gennaio 1925); b. 41, f. 21, assegnazione del titolo cardinalizio di S. Eusebio (19 dicembre 1929); Genova, Archivio diocesano, numero di inventario 1518, faldone Minoretti, Genova,  Biblioteca del seminario arcivescovile, faldone Card. Minoretti (miscellanea contenente lettere pastorali e altri scritti a stampa).

A. Cappellazzi, Pel solenne ingresso di Mons. C. Dalmazio Minoretti Vescovo di Crema, Crema 1916; Pastore buono. Straordinario di “A Noi Giovani” in occasione delle Feste d’Omaggio e di Saluto a S.E. Mons. Minoretti nostro Vescovo, Arcivescovo di Genova,Crema, 17 maggio 1925; Per la Messa d’Oro di Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Arcivescovo Carlo Dalmazio Minoretti. Filiale Omaggio dell’Archidiocesi Genovese. MCMXXXIII, Genova 1933; L. De Simoni, Nella Cattedra di San Siro. Il Cardinale Arcivescovo Carlo Dalmazio Minoretti. Il Cardinale Pietro Boetto. Nuovo arcivescovo di Genova,estratto dalla rivista municipale Genova, aprile 1938, pp. 25-30; G. Siri, Ricordando il card. Minoretti arcivescovo di Genova. Discorso pronunciato in Cattedrale per il Ventesimo Anniversario della morte,in Rivista diocesana genovese, XLXV (1958), pp. 105-110; A. Rimoldi, L’Istituto di perfezionamento Maria Immacolata e la Facoltà Giuridica nel Seminario di Milano (1855-1928), Varese 1973; G. Varnier, La Chiesa genovese dalla “grande guerra” alla Resistenza. Cenni storico-istituzionali,in Italia contemporanea, aprile-giugno 1978, n. 131, pp. 45-62; Id., Le organizzazioni cattoliche genovesi e il fascismo (1922-1939), in Annali della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Genova, IV-V (1976-77), Milano 1978, pp. 615-761; D. Veneruso, Il dibattito politico-sociale nella Chiesa genovese durante l’episcopato del card. Carlo Dalmazio Minoretti, in Chiesa, Azione cattolica e fascismo nell’Italia settentrionale durante il pontificato di Pio XI (1922-1938), a cura di P. Pecorari, Milano 1979, pp. 3-62; G.B. Varnier, Il movimento cattolico a Genova durante il pontificato di Pio XI. Primi risultati e prospettive di ricerca,ibid., pp. 97-107; A. Rimoldi, Gli studi teologici nel Seminario di Milano durante l’episcopato del card. Andrea Carlo Ferrari (1894-1921),in La Scuola cattolica, CVIII (1980), 6, pp. 562-599; D. Veneruso, Minoretti, Carlo Dalmazio, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980,II, I protagonisti,a cura di F. Traniello - G. Campanini, Casale Monferrato 1982, pp. 391-394; Id., La “Liguria del Popolo” e i cattolici integralisti genovesi dalla fine della prima guerra mondiale all’apogeo del regime fascista, in Saggi di storia del giornalismo in memoria di Leonida Balestreri,Genova 1982, pp.229-310; Id., Uno dei centri della riflessione teologica e della spiritualità tra le due guerre. Genova tra il 1920 e il 1945, in Problemi di storia della Chiesa. Dal Vaticano I al Vaticano II, Roma 1988, pp.127-173; Id., Azione pastorale e vita religiosa del laicato genovese durante l’episcopato del cardinale Carlo Dalmazio Minoretti (1925-1938), Genova 1990; M. Bertazzoli, Dalla fine dell’Ottocento al Vaticano II: il cammino di una Chiesa,in Storia religiosa della Lombardia. Diocesi di Crema, a cura di A. Caprioli - A. Rimoldi - L. Vaccaro, Brescia 1993, pp.138-147; P.L. Derchi, Una scelta di campo. Documenti e ricordi genovesi sull’Avanguardia Cattolica Italiana, Genova 1993, pp.13-17; M. Bertazzoli, Il movimento cattolico nella diocesi di Crema (1861-1962), Cremona 1995; D. Veneruso, Certezze e contraddizioni: l’età contemporanea,in Il cammino della Chiesa genovese dalle origini ai nostri giorni,a cura di D. Puncuh, Genova 1999, pp. 476-498; G.B. Solera, I Vescovi di Crema (1580-1928), Crema 2002, pp. 156-179 (l’opera in questa parte del testo è stata aggiornata da A. Zavaglio); S. Riboldi, Le fonti per la storia del movimento sociale cattolico nell’Archivio storico diocesano di Crema, in Bollettino dell’Archivio per la Storia del movimento sociale cattolico in Italia, 2007, n. 1, pp. 21-30; G. Farris, La fatica di essere Chiesa. Impegno religioso e culturale dei cattolici savonesi dal 1920 al 1940,Savona 2007; L. Nuovo, Genova, II. Dal XVI al XX sec., in Le Diocesi d’Italia, a cura di L. Mezzadri - M. Tagliaferri - E.Guerriero, II, A-L, Cinisello Balsamo 2008, pp. 542-543; S. Antonini, Storia della Liguria durante il fascismo, III, Lo Stato fascista: 1926-1929, Genova 2006; Id., IV, L’età aurea del regime: 1930-1936,Genova 2008, ad indicem; G. Parodi, Card. Dalmazio Minoretti, Arcivescovo dal 1925 al 1938, in Agenda “Il Cittadino” 2008/2009, Genova 2008, ad indicem.

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