CARLO I re d'Inghilterra e di Scozia

Enciclopedia Italiana (1931)

CARLO I re d'Inghilterra e di Scozia


Da Giacomo I d'Inghilterra e da Anna di Danimarca, nasceva il 19 novembre 1600 C., che riceveva i titoli di duca di Albany e di York. La morte del fratello primogenito Enrico ne faceva, il 1612, l'erede presuntivo al trono; e nel 1616 egli diventava principe di Galles. E già venivano avanzate per lui combinazioni matrimoniali: prima, nel 1613, con Cristina di Francia, figlia di Enrico IV; poi, dal 1616-7, con l'infante Maria, figlia di Filippo III di Spagna. Un momento interrotte, le trattative vennero riprese quando Giacomo volle assicurarsi l'aiuto della Spagna per rimettere nel Palatinato suo genero Federico; e nel marzo 1623 C. si recò di persona a Madrid, insieme con il duca di Buckingham. Ma il progetto andò in fumo; nell'ottobre il giovane principe ritornava a Londra, l'anno seguente sposava Enrichetta Maria di Francia, figlia di Enrico IV. Poco dopo, la morte del padre lo portava sul trono (27 marzo 1625).

Era il nuovo re d'ingegno aperto e fine, di solida cultura, appassionato per le lettere e le arti; ma contrastavano alcuni difetti del carattere, la mancanza di lealtà e di sincerità e, a un tempo, la debolezza. Il Buckingham lo dominava, allora, completamente, ciò che creava al re opposizione e malcontento, nell'ambiente dei parlamentari, già preoccupati per le questioni religiose. Così, il primo Parlamento dovette essere quasi immediatamente sciolto; e nel secondo, convocato nel 1626, il re si trovò di fronte a un'opposizione decisa; tanto decisa che C. fece imprigionare alcuni degli oppositori, e minacciò la Camera dei comuni, ricordandole con alterezza i suoi diritti di re. Alle minacce, la Camera rispose col chiedere le dimissioni del Buckingham.

Motivo e argomento di contrasto offrivano le continue richieste di denaro, che il re faceva al Parlamento, spinto dalle necessità della sua politica estera. La quale era fonte di grossi guai. C. s'era alleato con l'Olanda contro la Spagna; aveva promesso aiuti a Cristiano IV di Danimarca, impegnato in Germania; s'era infine mosso contro la Francia, a sostegno dei calvinisti di La Rochelle. Orbene, falliva una spedizione contro Cadice; e quella che il Buckingham in persona aveva guidato all'isola di Rhé (La Rochelle), terminava parimenti con un completo insuccesso. E pertanto C., bisognoso di fondi, dovette riconvocare un terzo Parlamento (2 gennaio 1628), ma si vide presentare la Petizione dei diritti (Petition of Rights), che proibiva gl'incarceramenti arbitrarî e altri atti illegali del governo. Solo dopo l'approvazione di un simile atto, i parlamentari avrebbero concesso i sussidî. Vennero rinviati per il momento a casa, finché l'assassinio di Buckingham e il fallimento della seconda spedizione a Rhé costrinsero il re a ricorrere nuovamente a essi. Ma l'opposizione si manifestò così forte e vivace, che, questa volta, il Parlamento fu sciolto e i dirigenti arrestati.

Da allora, per undici anni, C. governò senza convocare il Parlamento. Ma, pur evitando di levare le tasse proibite nella petizione dei diritti, egli riuscì a raccogliere denaro con tributi sui costumi, con il tributo delle navi (shipmoney), con monopolî e con multe, con sequestri di beni in Irlanda e con processi d'invalidità di titoli. Con simile sistema di governo, il re provocava la diffidenza della popolazione, ch'era per di più perplessa e inquieta per la politica religiosa di C., che abbondava in concessioni verso i cattolici.

E proprio una questione religiosa determinò la prima lotta armata. Di fronte all'imposizione del re, che introduceva in Scozia l'anglicanismo laudiano, gli Scozzesi si levarono in armi; e il 28 novembre 1639 l'assemblea scozzese, per quanto sciolta, ristabilì in Scozia la religione presbiteriana. C., fattosi innanzi con un piccolo esercito per intimidire i ribelli, dovette cedere e acconsentire a portare la disputa davanti all'assemblea e al Parlamento. Ma questo, convocato il 13 aprile 1640, fu sciolto già il 5 maggio per la sua ostilità ai progetti regi; C. riprese di nuovo le armi; ma gli Scozzesi, sostenuti dagl'Inglesi avversi al re, entrarono in Inghilterra, sconfissero a Newburn l'esercito regio e occuparono Newcastle e Durham. C. fu costretto a concludere il trattato di Ripon, e a convocare nuovamente il Parlamento, il 5 novembre 1640 (che fu il famoso Parlamento lungo, the long Parliament). Il frangente era estremamente difficile; e il re, con la sua politica incerta e subdola, lo aggravava sempre più. L'episodio Strafford svelava in pieno quanto poco egli fosse ormai padrone degli eventi; svelava anche la sua mancanza di buona fede. Nel novembre 1640 il re aveva chiamato il suo fedele servitore a Londra, assicurandolo che nulla avrebbe avuto da temere. Ma quando Strafford fu condannato a morte, C. non solo rimase inerte, baloccandosi con vani progetti di portare un esercito a Londra e d'impossessarsi della Torre dov'era rinchiuso Strafford; ma il 10 maggio firmò la sentenza di morte, e il giorno dopo avanzò per lui una domanda di grazia, con un poscritto di tal fatta: "Se egli deve morire, sarebbe un atto di vera carità se la sua esecuzione fosse sospesa fino a sabato".

Subito dopo, con altro atto di debolezza gravissima, C. rinunziava alla sua prerogativa di sciogliere il Parlamento; e questo si affrettò ad abolire tutti i tribunali eccezionali e le imposte extralegali, che formavano la base del governo di C. E allora, con nuovo mutamento di condotta, il re cercò di ricorrere alla forza, e di raccogliere un esercito per marciare contro Londra. Cercò per questo di cattivarsi Scozzesi e Irlandesi; ma le trattative naufragarono malamente, e il 25 novembre 1641 C., che si era recato in Scozia, ritornava a Londra, vinto e screditato. Subito gli fu presentata dal Parlamento la Grand Remonstrance, in cui fra l'altro si chiedeva un ministero responsabile. C. accordò per il momento cariche ad alcuni dirigenti dell'opposizione; ma il 4 gennaio 1642 cercò di arrestare di sua propria mano nella Camera dei comuni, cinque fra i capi dell'opposizione stessa, che riuscirono a fuggire. Il 10 gennaio C. lasciò Londra e si diede a preparare la guerra; il 22 agosto inalberò la sua bandiera a Nottingham e avanzò verso Londra. Seguì la guerra civile (v. inghilterra: Storia); il colpo decisivo fu inferto a C. il 14 giugno 1645 a Naseby; C. tentò di raggiungere Montrose in Scozia, ma fu fermato dall'esercito parlamentare e le poche forze rimastegli furono sconfitte il 2 luglio a Marston Moor e il 24 settembre definitivamente a Rowton Heath, presso Chester. Il re decise allora di porgere orecchio alle proposte di pace che il Parlamento aveva più volte avanzato. E cominciò trattative coi varî partiti; queste però furono conosciute e distrussero le ultime tracce di fedeltà alla monarchia e le ultime speranze in un aggiustamento. C. infatti progettava piani, quale la levata di truppe straniere, e anche di 10.000 Irlandesi, per schiacciare la nazione; sognava la restaurazione della monarchia e della Chiesa, con l'aiuto del papa, che avrebbe dovuto essere compensato con la tolleranza concessa ai cattolici. Ormai senza sostegno in Inghilterra, si rifugiò presso gli Scozzesi (5 maggio 1646). Ma anche con essi ruppe in breve; gli Scozzesi chiedevano il Covenant e il pieno e stabile riconoscimento della chiesa presbiteriana in Inghilterra; C. avrebbe voluto far tali concessioni solo per tre anni: conseguenza di questo fu che il 30 gennaio 1647 gli Scozzesi si ritirarono.

Condotto a Hoemby House dai delegati del Parlamento, C. poco dopo mandò la sua risposta alle ultime condizioni delle Proposte di Newcastle (Propositions of Newcastle): egli acconsentiva per un certo tempo a concedere al Parlamento il comando sulle truppe e accettava il ristabilimento del presbiterianismo. Ma il 3 giugno il re fu preso dall'esercito, condotto a Hampton Court, e dall'esercito gli furono allora presentati i Capi delle proposte (The Heads of the Proposals).

La Chiesa e i vescovi venivano lasciati com'erano; si chiedeva solamente una completa libertà religiosa per tutte le sette protestanti e si domandava che fosse tolta alla Chiesa la facoltà d'infliggere penalità civili. L'autorità del Parlamento doveva essere assicurata dal diritto di non poter essere sciolto senza il suo consenso; la sua elezione doveva essere fatta per una durata di due anni e sulla base di nuove prerogative e l'assemblea attuale doveva essere sciolta. Gli affari esteri e l'esercito dovevano essere governati dal Consiglio di stato, con l'approvazione del Parlamento. L'autorità della Camera dei lord doveva essere soggetta a quella della Camera dei comuni.

Su queste basi un accordo sarebbe stato possibile, ma C. intendeva trattare con tutti i partiti, non per arrivare a un accordo ma per accrescere le loro gelosie e i loro disaccordi e per trarne profitto. Le trattative erano destinate a fallire, e infatti l'11 novembre 1647 C. fuggì da Hampton Court al castello di Carisbrooke nell'isola di Wight; nel gennaio del 1648 il Parlamento prese la risoluzione di non rivolgersi più a lui.

Intanto C. compiva l'ultimo passo fatale col firmare un trattato (The Engagement) segreto con gli Scozzesi, obbligandosi a riconoscere per 3 anni il presbiterianismo e a sopprimere gl'indipendenti, mentre gli Scozzesi s'impegnavano dal canto loro a invadere l'Inghilterra e a rimettere sul trono il re. Ma furono sconfitti dal Cromwell a Preston, e il sollevamento dei realisti in varie parti dell'Inghilterra fu facilmente domato.

E allora Cromwell, che prima si era mostrato favorevole al re nelle varie trattative, si voltò contro di lui e si unì con gli ufficiali dell'esercito che domandavano il processo di C. Il 1° dicembre C. fu condotto a Hurst Castle e di là il 23 dicembre a Windsor. Nel frattempo tutti i membri sospetti di essere favorevoli al re furono allontanati dalla Camera dei comuni. I membri rimasti dichiararono C. colpevole di tradimento e incaricarono l'alta corte di giustizia di giudicarlo. Il processo, iniziatosi il 20 gennaio 1649 nel Westminster Hall, si concluse il 27 gennaio con la condanna a morte.

Il 30 gennaio, alle due pomeridiane, a Banquetting House in Whitehall, C. ascese il patibolo. Egli lasciò sei figli viventi: Carlo, nato nel 1630, poi Carlo II; Giacomo, nato nel 1633, poi Giacomo II; Enrico, duca di Gloucester, 1639-1660; Maria, sposa di Guglielmo d'Orange e madre di Guglielmo III, 1631-1660; Elisabetta, 1635-1650; ed Enrichetta, sposa del duca d'Orléans. (V. tav. XIV).

Bibl.: Per il regno di Carlo I l'opera principale è quella di S. R. Gardiner, History of England from the accession of James I to the outbreak of the Civil War, 1603-42, voll. 10, Londra 1883, e History of the Great Civil War, voll. 9, Londra 1893 (del Gardiner v. pure l'articolo nel Dictionary of National Biography). Per le fonti e la numerosa bibliografia sulla vita e l'opera di Carlo v. la bibliografia della Cambridge Modern History, IV (cap. VIII, IX, X, XI), Cambridge 1904, e la Bibliography of British History, Stuart period, 1603-1714, di G. Davies, Oxford 1928. Fra i lavori divulgativi, J. Skelton, Charles I, Londra e Parigi 1898; Muddiman, Trial of Charles I, Londra 1928.

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