GIULIO, Carlo Ignazio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GIULIO, Carlo Ignazio

Vittorio Marchis

Nacque a Torino l'11 ag. 1803 da Carlo Stefano e Barbara Millet, figlia di commercianti di origine francese.

Il nonno paterno del G., Domenico, aveva esercitato la professione notarile e aveva avuto tre figli: Giacomo, sacerdote, Filippo, anch'egli notaio, e Carlo Stefano.

Carlo Stefano, nato a San Giorgio Canavese il 6 dic. 1757 e morto a Milano il 1° maggio 1815, fu medico e scienziato. Professore di anatomia e fisiologia presso l'Università di Torino, si interessò anche di elettricismo animale, di demografia e di economia agraria e fondò il Giornale scientifico, letterario e delle arti, i Commentarij bibliografici e la Bibliothèque italienne. Al tempo della Rivoluzione francese sposò gli ideali giacobini e durante l'occupazione francese del Piemonte assunse incarichi di governo, costituendo tra il 1800 e il 1801 con Carlo Botta e Carlo Bossi la cosiddetta Commissione dei tre Carli, l'esecutivo istituito per affiancare il generale J.-B. Jourdan nel governo del Piemonte. Fu prefetto del Dipartimento della Sesia (1804-14), cavaliere della Legion d'onore e nel 1810 fu nominato da Napoleone barone dell'Impero con una rendita di 3000 lire. Già affiliato alla massoneria di Torino (loggia Ausonia), contribuì a fondare la prima loggia massonica di Vercelli (6 nov. 1809) denominata Coeurs unis.

Il G. frequentò le scuole elementari e il ginnasio a Vercelli. Dopo la caduta dell'Impero napoleonico, con la conseguente destituzione del padre dalle cariche che occupava, si trasferì a Torino dove fu seguito negli studi da Giovanni Giorgio Bidone, idraulico insigne e professore di meccanica razionale all'Università. Qui, nel 1823, dopo aver frequentato i corsi di matematica e fisica, divenne "ingegnere civile, ossia architetto idraulico". Quattro anni di pratica nella professione gli valsero l'aggregazione al Collegio dei dottori della facoltà di matematica e quindi il titolo di ingegnere collegiato nel 1827 (Discorso di Giulio torinese, ingegnere idraulico, per essere aggregato al Collegio amplissimo di filosofia e belle arti per la classe di matematica nella Regia Università di Torino, Torino 1827) e tre anni più tardi ottenne la "reggenza" della cattedra di meccanica.

La carriera accademica del G. che, come il padre, era affiliato alla loggia massonica di Torino, si svolse tutta nell'ambito dell'Università del capoluogo piemontese: nel 1832 divenne professore ufficiale di scienze fisiche e matematiche e di meccanica e, nel 1834, docente presso la facoltà di scienze fisiche e matematiche (classe di matematiche per gli studenti di matematica e architettura); nel 1844, infine, fu eletto rettore.

Nel suo insegnamento universitario di meccanica il G. si ispirò ai risultati più recenti raggiunti soprattutto in Inghilterra nella scuola di Robert Willis che riguardavano essenzialmente una classificazione delle macchine in base al meccanismo costituente, non alla trasformazione del moto (pubblicò: Corso di meccanica razionale e macchine [programme pour l'an 1850-51], Torino 1850; Elementi di cinematica applicata alle arti, 2a ed., ibid. 1854).

Nel 1839 fu eletto socio dell'Accademia delle scienze di Torino, alla serie delle cui Memorie collaborò attivamente sin dal 1834 per un lungo periodo di tempo su temi scientifici e tecnici (Sur la détermination de la densité moyenne de la terre déduite de l'observation du pendule faite à l'Hospice du Mont-Cenis par M. Carlini en septembre 1821, s. 2, II [1840], pp. 379-384; Expériences sur la force et sur l'elasticité des fils de fer, III [1841], pp. 275-434; Sur la torsion des fils métalliques et sur l'elasticité des ressorts en hélices, IV [1842], pp. 329-383; Parere intorno a una memoria del cap. Giovanni Cavalli intitolata: Mémoires sur les nouvelles bouches à feu se chargeant par la culasse…, VIII [1846], pp. 299-357; Di una proprietà meccanica del circolo e di altre figure e dell'uso di questa proprietà per la costruzione di pendoli compensatori, XI [1851], pp. 187-229).

Nel 1840 Torino ospitò il II congresso degli scienziati italiani e il G. vi partecipò per la "categoria" della meccanica (cfr. Expériences sur la résistance à la flexion et sur la résistance à la rupture des fers forgés, dont on fait le plus d'usage en Piémont, Turin 1840). Ebbe così modo di entrare in contatto con numerosi scienziati europei fra i quali il britannico Charles Babbage. Fu presidente della Commissione pesi e misure, cui contribuì anche con lavori scientifici in collaborazione con Amedeo Avogadro, sulla determinazione del nuovo sistema metrico decimale, redigendo in particolare le Tavole di ragguaglio (Torino 1849. Ma si vedano anche, in proposito, le sue Quattro lezioni sul sistema metrico decimale, dette nella Scuola di meccanica applicata alle arti le sere delli 20, 23, 27 e 30 giugno 1846, ibid. 1846; nonché le Quattro lezioni sul sistema metrico decimale, ibid. 1846). Nel 1847 partecipò a una missione scientifica in vari paesi d'Europa.

Membro sin dal 1840 della Commissione superiore di statistica del Regno di Sardegna, il G. pubblicò inoltre numerosi lavori di statistica e demografia, sollecitato anche dai suoi interessi allo sviluppo civile, industriale e commerciale dello Stato sabaudo (vedi, per esempio, Sulle leggi del movimento della popolazione negli Stati di terraferma di s.m. il re di Sardegna, ibid. 1843, in cui dedicò particolare attenzione alle disagiate condizioni dei contadini vercellesi).

Sino ai primi anni Quaranta il G. collaborò, con lo pseudonimo di Luca Ligorio, alle Letture popolari (divenute dal 1842 Letture di famiglia) di L. Valerio. Erano gli anni nei quali si palesava l'inferiorità dei paesi agricoli e si avvertiva la necessità di passare da un'economia a base prevalentemente artigianale a una manifatturiera. L'Associazione agraria subalpina, fondata nel 1841, era al centro di nuovi progetti di promozione economica e sociale e, dal canto suo, il G. si preoccupava di istituire nuove scuole per la formazione tecnica e scientifica di quanti si trovavano a operare nelle nuove manifatture, sempre maggiormente meccanizzate. Oltre alla ricerca scientifica e tecnica i suoi interessi si rivolsero, infatti, sia alla riforma dei curricula scolastici, anche in qualità di membro della Commissione governativa per le scuole dal 1845 (sue le Relazioni dell'anno 1844 lette nell'adunanza generale della Società delle scuole infantili il 4 di maggio 1845, Torino 1845), sia alla formazione professionale di tecnici e artigiani, favorito in questo dall'appoggio di Camillo Cavour. A tale proposito promosse e partecipò attivamente alle Scuole di meccanica e di chimica applicate alle arti che fece istituire (r. brevetto del 3 maggio 1845) presso l'Accademia delle scienze di Torino (cfr. Per l'apertura delle scuole di meccanica e di chimica applicate alle arti. Lezione proemiale, ibid. 1846; Relazione sul primo anno di corso nella R. Scuola di meccanica applicata alle arti…, ibid. 1846; Sunti delle lezioni di meccanica applicata alle arti, dette nelle R. Scuole tecniche di Torino l'anno 1846-47, ibid. 1847).

Da questa esperienza nascerà l'Istituto tecnico torinese, nucleo originario della Scuola di applicazione per gli ingegneri che sarà prevista dalla legge Casati (1859) e di cui il G. non vedrà l'attuazione per la sua prematura morte.

Nel 1844 venne nominato relatore generale dell'Esposizione industriale di Torino e presiedette la commissione di cui facevano parte C. Cavour, L. Menabrea e A. Sobrero. In questa occasione ebbe modo di redigere una relazione (Giudizio della Regia Camera di agricoltura e di commercio di Torino, e Notizie sulla patria industria, Torino 1844) in cui delineava con grande chiarezza lo stato economico e industriale del paese e intuiva le linee di sviluppo della rivoluzione industriale in Piemonte (v. in partic. la recensione di C.I. Petitti, apparsa in Annali universali di statistica, 1845, vol. LXXXIV, pp. 9-57).

Nel 1845 divenne consigliere di Carlo Alberto per "gli affari dell'industria e del commercio", e membro della Camera di commercio di Torino. Nello stesso anno divenne membro dell'Accademia di agricoltura di Torino. Negli anni successivi pubblicò Della tassa del pane, Torino 1847 (relazione della commissione nominata il 24 dic. 1846), e La banca ed il Tesoro, ibid. 1853. Nel 1848 fu nominato senatore e partecipò attivamente alle sedute del Senato.

Tra i principali riconoscimenti accademici, si ricorda la nomina a membro dell'Istituto veneto di scienze lettere ed arti, dell'Accademia delle scienze di Bologna, dell'Accademia pontificia dei Nuovi Lincei, della Societé physique d'histoire naturelle di Ginevra, della Commission centrale de statistique del Belgio e dell'Accademia di arti e manifatture di Firenze. Tra le onorificenze e gli incarichi istituzionali si ricordano le medaglie dell'Ordine mauriziano e dell'Ordine al merito civile di Savoia, la nomina a primo ufficiale del ministero dei Lavori pubblici e a membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Nel 1855 fu inoltre nominato membro del giurì internazionale per l'Esposizione internazionale di Parigi, nel 1856 consigliere di Stato e nel 1859 vicepresidente della Commissione di vigilanza per il debito pubblico.

Il G. morì a Torino il 29 giugno 1859.

Fonti e Bibl.: L'archivio (ne esiste un inventario dattiloscritto: A. di Ricaldone, L'Archivio Giulio, Torino 1977) e la biblioteca della famiglia Giulio sono conservati a Torino presso la Biblioteca di storia e cultura del Piemonte, alla quale sono pervenuti con un lascito nel 1967; un precedente fondo di manoscritti era stato depositato nel 1920 presso il Museo del Risorgimento di Torino. La bibliografia sul G. prende l'avvio dalla Autobiografia (manoscritto datato 27 maggio 1857, in Torino, Museo del Risorgimento, Carte Giulio) e dalla Commemorazione letta alla R. Accademia delle scienze di Torino il 21 nov. 1869 da Prospero Richelmy, suo successore alla cattedra di meccanica (in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, V [1869-70], pp. 91-126).

Si vedano inoltre: V. Arnò, Ricordi di meccanica, Torino s.d., ad indicem; A. Manno, Il patriziato subalpino (dattiloscritto), in Arch. di Stato di Torino, ad nomen; E. Passamonti, Un maestro di Quintino Sella, in Boll. storico-bibliografico subalpino, I-II (1929), pp. 41-57; A. Garino Canina, Il pensiero politico-economico di C.I. G., in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, LXX (1934-35), pp. 107-176; L. Einaudi, Di un economista e statistico piemontese non abbastanza pregiato, in Riforma sociale, XLII (1935), pp. 98-106 (poi in Id., Saggi bibliografici e storici intorno alle dottrine economiche, Roma 1953, pp. 201-212); C. De Marchi, C.I. G. (dattiloscritto, 1956), in Torino, Biblioteca di storia e cultura del Piemonte; A. Garino Canina, C.I. G. economista, uomo politico, Torino 1959; Id., Le provvidenziali iniziative del G. per il restauro del Castello del Valentino (1857), in Atti e rassegna tecnica della Società degli ingegneri e architetti in Torino, X (1959), p. 370; C. Salvi, Il senatore G., in Alba del Risorgimento, Torino 1967, ad indicem; M. Abrate, C.I. G., in Studi piemontesi, I (1973), pp. 82-88; Mostra permanente dei cimeli di Casa Giulio (catal.), Torino 1976; P. Condulmer, Tecnica e umanità in C.I. G., in Piemonte. Realtà e problemi della regione, IV (1977), pp. 56-58; V. Marchis, Dalle scuole di ingegneria al Politecnico. Un secolo di istituzioni tecniche in Piemonte, in La formazione dell'ingegnere nella Torino di Alberto Castigliano, Genova 1984, pp. 19-44; Id., La formazione professionale. L'opera di don Bosco nello scenario di Torino, città di nuove industrie, in Torino e Don Bosco, a cura di Giuseppe Bracco, Torino 1989, pp. 217-238; Id., Alla scuola di C.I. G. Una raccolta di problemi di "meccanica" nel Piemonte del Risorgimento, in Le culture della tecnica, giugno 1994, pp. 97-104; R. Romani, L'economia politica del Risorgimento italiano, Torino 1994, ad indicem; W. Canavesio, La Biblioteca di storia e cultura del Piemonte, Torino 1997, ad indicem.

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