SOMMIER, Carlo Pietro Stefano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SOMMIER, Carlo Pietro Stefano (Stephen)

Francesco Surdich

– Nacque a Firenze il 20 maggio 1848 da genitori francesi: a ventun anni chiese e ottenne la cittadinanza italiana.

Portò sempre il nome di Stephen in memoria del padrino Stephen Lombre.

Fin da giovane ebbe contatti con illustri cultori delle scienze naturali come Alessandro Herzen, Paolo Mantegazza, Enrico Giglioli, Emilio Levier e Odoardo Beccari, determinanti per la sua formazione, che lo avrebbero accompagnato nelle sue esplorazioni più importanti. Malfermo di salute e debole di vista, riuscì a coltivare gli studi botanici grazie all’aiuto della sorella maggiore Berta e all’amicizia di Filippo Parlatore, che a Firenze aveva creato un Erbario centrale italiano destinato a un ruolo di rilevanza internazionale. Su suggerimento di quest’ultimo, nella primavera del 1870 intraprese la sua prima erborizzazione metodica sul monte Argentario e sempre nello stesso anno si recò con Levier in Valtellina; nel marzo del 1871 visitò l’isola d’Elba in compagnia di Beccari ed Edilio Marcucci, con il quale andò pure in Sardegna. Nel 1872 operò in Abruzzo, Toscana e Liguria e l’anno successivo nelle isole di Lampedusa e Linosa.

A partire dal 1878 si avventurò in viaggi all’estero, raggiungendo in quell’anno Capo Nord; nella primavera del 1879, con Mantegazza, percorse la Lapponia fino a Hammerfest, per studiare un popolo ancora poco conosciuto e cercare di capire come potesse riuscire a sviluppare una propria cultura in un ambiente tanto ostile come la regione artica. Tornò in Italia con una considerevole raccolta di campioni botanici e reperti etnografici e una grande quantità di dati antropometrici.

Nel 1880 si recò, da solo, nel cuore della Siberia occidentale sfruttando la via dei suoi grandi fiumi, per colmare le lacune sulle conoscenze floristiche dell’immenso bioma della tundra. Raccolse informazioni sulle popolazioni native ancora pressoché sconosciute allo stesso governo russo.

Da Mosca attraversò gli Urali e raggiunse Tobolsk da dove, percorrendo gran parte dell’altopiano siberiano, con un viaggio tutt’altro che agevole di circa tremila chilometri costeggiò l’Irtisch fino a Samarowa, alla sua confluenza con l’Ob, di cui raggiunse la foce. Tornato a Tobolsk, sempre per via d’acqua proseguì fino alle steppe dei Kirghisi, attraversò gli Urali meridionali e, passando per Oremburg, Samara e Pensa, rientrò a Mosca.

Durante le escursioni all’interno della tundra artica riuscì a realizzare un intenso lavoro di esplorazione botanica, compiendo dettagliate osservazioni sulla flora e descrivendo la vegetazione di questo ecosistema ancora poco studiato, con risultati di grande valore scientifico. La raccolta di campioni di piante produsse un erbario di rilevante interesse botanico, con la presenza di almeno 459 specie diverse. Anche le osservazioni e le raccolte relative ai diversi popoli siberiani (sirieni, ostiacchi e samoiedi), furono di notevole spessore dal punto di vista etnoantropologico.

Nell’inverno del 1884, insieme all’amico Giovanni Cosimo Cini, percorrendo la penisola scandinava portò a compimento la prima ascensione invernale di Capo Nord (Un viaggio d’inverno in Lapponia, 1887). Attraversarono poi, nella stagione più rigida, la Lapponia e la Finlandia, dalla costa occidentale fino al golfo di Botnia. Tre anni dopo tornò negli Urali, da dove si diresse alla volta di Astrakan, Baku, Tiflis, in Crimea, e Odessa: ebbe così la possibilità di prendere visione della carta etnografica della regione di Perm, studiando la distribuzione esatta dei gruppi di ceremissi, vogùli, votiàchi e baskiri.

Nel 1890 compì, assieme a Levier, un lungo viaggio nelle regioni più selvagge e remote del Caucaso: sbarcati a Batum, sul Mar Nero, risalirono la valle dell’Adjari-Tskali nell’Anticaucaso e giunsero a Tiflis e Kutais. Successivamente, attraverso il colle di Latpari (3000 metri), entrarono nella Svanezia e nell’Abkasia, per raggiungere poi il monte Elbrutz. I due esploratori salirono sino a spingersi sul bordo dei ghiacciai a 3800 metri di altezza; discesero quindi il Kuban e, attraverso le steppe dei Kabardini e dei Cosacchi, raggiunsero la ferrovia per tornare nuovamente a Batum dopo aver percorso 660 chilometri e aver messo assieme una preziosa raccolta di piante, prelevate in 85 località diverse per un totale di 1627 specie, fra le quali circa 250 risultarono essere nuove entità tassonomiche per la scienza.

Ricoprì incarichi di notevole importanza nell’ambito della comunità scientifica delle scienze botaniche. Nel 1874, in occasione del Congresso botanico internazionale che si svolse a Firenze, Filippo Parlatore lo volle come segretario effettivo del Congresso e lo dichiarò «un botaniste distingué». scegliendolo come suo collaboratore nell’illustrare le collezioni botaniche ai congressisti. Rilevante fu anche il ruolo che Sommier assunse nell’ambito della Società botanica italiana istituita nel 1888 a Firenze, di cui fu uno dei soci fondatori: fece parte della direzione per ben 28 anni, ricoprendo di seguito le cariche di consigliere, vicepresidente e presidente, restandone a capo dal 1898 fino al 1902. Nel 1907, quando rappresentò la Società botanica italiana alle feste linneane, gli fu concessa la laurea honoris causa in medicina all’Università di Uppsala.

A causa della guerra, nel 1916 si trasferì in Svizzera, da cui nella primavera del 1920 tornò a Firenze, dove morì il 3 gennaio 1922.

Alcune specie botaniche portano ancora oggi il suo nome, come il Limonium sommierianum dell’isola del Giglio o la Potentilla sommieri e il Ranunculus sommieri scoperti nel Caucaso. Della sua attività di raccoglitore ci rimane l’Erbario Sommier, donato dai suoi eredi al Museo di storia naturale dell’Università di Firenze, che conta circa 60.000 campioni con esemplari provenienti dalle isole del Mediterraneo, dalla Siberia e dal Caucaso; mentre nella sezione di antropologia ed etnologia dello stesso Museo sono conservati numerosi reperti etnografici e fotografie dei popoli artici da lui visitati, che costituiscono una preziosa testimonianza etnologica. Fra le raccolte etnografiche si possono considerare di particolare importanza i diversi amuleti e oggetti di culto che, come il tamburo sacro e gli idoli di legno scolpito, testimoniano la pratica dello sciamanesimo degli abitanti delle remote terre della Siberia.

Opere. La sua imponente produzione scientifica annovera ben 138 fra pubblicazioni e comunicazioni di botanica e 37 di carattere geografico, antropologico e geografico. Fra quelle di maggior rilievo segnaliamo: Studi antropologici sui Lapponi, in Archivio per l’antropologia e l’etnologia, X (1880), pp. 173-201 (con P. Mantegazza); Cenni intorno a un viaggio alle foci dell’Ob, in Bollettino della Società geografica italiana, s. 2, VI (1881), pp. 351-378; Viaggio in Norvegia ed in Lapponia, in Bollettino del Club alpino italiano, XV (1881), pp. 36-97; Un’estate in Siberia, Firenze 1885; Prima ascensione invernale al Capo Nord e ritorno attraverso la Lapponia e la Finlandia, in Bollettino della Società geografica italiana, s. 2, XI (1886), pp. 332-384; Osservazioni sui Lapponi e sui Finlandesi settentrionali fatte durante l’inverno 1884-85, in Archivio per l’etnologia e l’antropologia, XVI (1886), pp. 111-155; Ostiacchi e Samoiedi dell’Ob, ibid., XVII (1887), pp. 71-222; Un viaggio d’inverno in Lapponia. Lettere ai nipotini, Firenze 1887; Note di viaggio, Firenze 1889; Enumeratio plantarum anno 1890 in Caucaso lectarum, Firenze 1900 (con E. Livier), ancora oggi uno degli scritti di riferimento per la conoscenza floristica di questa catena montuosa ricca di rari endemismi; L’isola del Giglio e la sua flora, Torino 1900; Flora dell’Ob inferiore: studio di geografia botanica, Firenze 1900; La flora dell’arcipelago toscano, Firenze 1903; Le isola pelagie, Firenze 1908; Flora melitensis nova, Palermo 1912-1915 (con A. Caruana Gatto); Flora dell’isola di Pantelleria, Firenze 1922.

Fonti e Bibl.: Nella Biblioteca del dipartimento di biologia vegetale dell’Università di Firenze si conserva il carteggio, costituito da diecimila documenti, intercorso tra Sommier e ben cinquecento corrispondenti. Un fondo Sommier, costituito da tre raccoglitori (XXX-XXXII) contenenti complessivamente 286 cartelle con una o più fotografie relative alle popolazioni della Lapponia, del Caucaso e della Siberia, si trova nell’Archivio fotografico del Museo di antropologia ed etnologia dell’Università di Firenze. Un album fotografico, intitolato Iter Rossicum (1887), con didascalie scritte a mano da Sommier e da lui donato all’amico Giovanni Cosimo Cini, si trova a San Marcello Pistoiese presso la famiglia Cini-Dazzi.

P. Mantegazza, Un viaggio in Lapponia con l’amico S., Milano 1881; E. Levier, A travers le Caucase, Paris 1894. R. Pampanini, Stefano Sommier, in Nuovo giornale botanico italiano, n.s., 1922, vol. 29, pp. 5-28; F. Parlatore, Naturalisti esploratori dell’Ottocento italiano, Firenze 1967, pp. 249-267; S. Ballo Alagna, Un naturalista italiano in Lapponia e al Capo Nord: S. S. (1848-1922), in Bollettino della Società geografica italiana, s. 10, 1982, vol. 11, pp. 389-410; D. Gheno, Digressioni ugrofinniche del botanico S., in Settentrione, II (1992), pp. 132-155, III (1993), pp. 80-91; Id., In viaggio con S., ibid., XVII (2005), pp. 66-74 (sul viaggio in Lapponia del 1885); Il Museo di storia naturale dell’Università di Firenze, II, Le collezioni botaniche, a cura di M. Raffaelli, Firenze 2009, ad ind.; S. Mazzotti, Esploratori perduti. Storie dimenticate di naturalisti italiani di fine Ottocento, Torino 2011, pp. 200-204; Il Museo di storia naturale dell’Università degli studi di Firenze, V, Le collezioni antropologiche ed etnologiche, a cura di J. Moggi Cecchi - R. Stanyon, Firenze 2014, ad indicem.

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