CARPI

Enciclopedia Italiana (1931)

CARPI (A. T., 24-25-26)

Mario LONGHENA
Albano SORBELLI
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Comune del basso Modenese (Emilia). Il centro capoluogo è una graziosa città (28 m. s. m.), un tempo circondata da mura che sono state demolite per lasciare il posto a lunghi viali fiancheggiati da villini. È ricca d'opere benefiche e di istituzioni culturali; ha una scuola media, scuole professionali, una buona biblioteca, un bel teatro, e dal 1775 è diocesi. È sede di pretura.

Il comune di Carpi (131,67 kmq.) è costituito da terreni piani. Lo attraversano canali e cavi: il canale detto di Carpi che muove dal Secchia e che serve ai bisogni dell'irrigazione e anche alle industrie; il cavo Tresinaro che fa da confine verso ovest, per un tratto, con la provincia di Reggio Emilia; il cavo Lama a oriente del capoluogo e che si scarica nel colatore Pappacina. Gran numero di strade corre per il carpigiano: principale fra tutte è quella che, passando per Carpi, unisce Mantova con Modena; altre vanno nel senso trasversale congiungendo Carpi con Bastiglia, con Correggio, con Novellara.

La fertilità del suolo è grande: sono coltivati i cereali, la vite, la canapa, i gelsi e anche molti altri vegetali dànno buon frutto. Il bestiame bovino e suino è assai curato, e non minori attenzioni ha l'allevamento dei cavalli e quello del pollame. Accanto al commercio di questi prodotti si sono sviluppate industrie vere e proprie, quali il caseificio, la lavorazione e l'insaccamento della carne suina, la fabbricazione delle paste alimentari, l'industria molitoria, gli stabilimenti enologici, le fabbriche di liquori, di birra, di cera ed altre industrie minori.

Ma l'attività più intensa è quella della lavorazione del truciolo e del tagal. Col truciolo si fanno cappelli e cesti, col tagal oggetti d'ornamento. Il salice dà le sottili striscioline, che, intrecciate, tinte e lavorate in mille guise, si esportano un po' dappertutto.

La popolazione del comune di Carpi è di 30.880 ab., cioè 234 per kmq., dei quali 11.272 vivono nel capoluogo e gli altri nelle case sparse.

Carpi è stazione delle linee ferroviarie Modena-Mantova e Carpi-Reggio.

Monumenti. - Il monumento più importante di Carpi è il Castello dei Pio, costruito fra i secoli XIV e XVI, con un cortile bramantesco, tracce d'affreschi in alcune sale e una serie d'affreschi di dubbia attribuzione con storie della vita della Vergine nella cappella, che contiene anche quattro terrecotte robbiane con gli Evangelisti. La sala detta del Principe ha uno splendido soffitto in legno intagliato. Nel castello v'è una piccola raccolta di oggetti d'arte. La piazza Vittorio Emanuele è circondata da due lati da ampî portici, dal Portico Lungo (1505) e dal Portico del mercato del grano (secolo XV). Nel duomo, iniziato su disegni di Baldassarre Peruzzi, ma alterato posteriormente, si conserva un Cristo del Begarelli fra due statue di Prospero Spani. La chiesa di S. Maria in Castello, detta la Sagra, costruzione romanica accorciata nel 1515, ha alcuni affreschi bizantineggianti del sec. XIII, un pergamo, ricomposto, con sculture del secolo XII nella maniera di Niccolò, e il monumento sepolcrale di Manfredo Pio (1351). Il campanile fu costruito fra il 1217 e il 1221. Vanno inoltre ricordate le chiese del Crocifisso (1724), con una Madonna del Begarelli; di S. Francesco (1681-1742), col sepolcro di Marco Pio morto nel 1418, di scuola toscana sotto influenza di Jacopo dell'Aversia; di S. Niccolò, eretta su disegno di B. Peruzzi fra il 1483 e il 1520, con affreschi di Giovanni del Sega, seguace di Melozzo da Forlì.

Storia. - Le prime memorie storiche risalgono al sec. VIII, nel diploma di re Astolfo a favore di Nonantola (753). Era una chiesa che fu poi fatta matrice e indipendente così dal vescovo di Modena come da quello di Reggio, che se la contendevano. Condizione, questa, che rimase poi sino alla costituzione del vescovato carpense che tale stato consacrò. Attorno al 1000 Carpi era un castello fortificato (carta del 1001), appartenente alla Casa degli Attoni. Matilde di Canossa diede a Carpi particolari concessioni e la lasciò poi alla Chiesa. Verso la metà del sec. XIII, la terra fu data al comune di Modena. Sul principio del '300, si contendevano il primato in Carpi le famiglie dei Tosabecchi e dei Brocchi. Ne approfittò il cavaliere modenese Manfredo Pio, che nel 1319 riuscì a farsi signore della città con dipendenza nominale dagli Estensi di Modena. I Pio (v.) tennero Carpi sino al 1525, quando Carlo V ne spogliò l'ultimo e più famoso dei Pio, Alberto III, e la diede al duca di Modena. Caduta così sotto gli Estensi, Carpi seguì le sorti del Ducato sino al 1859. Nel periodo del Risorgimento Carpi segnò una bella pagina per i suoi valorosi uomini. Di Carpi erano infatti Ciro Menotti (1798-1831; v.), Antonio Lugli (1763-1838; v.) e Manfredo Fanti (1806-1865; v).

Bibl.: Per la storia di Carpi fondamentale è la collezione: Memorie storiche e documenti sulla città e sull'antico principato di Carpi, a cura della Commissione municipale di storia patria, voll. 10, Carpi 1877-1911. Si veda inoltre: C. Maggi, Memorie historiche della città di Carpi, Carpi 1707; P. Guaitoli e altri, Miscellanea di notizie carpigiane, voll. 2, Carpi 1882-85; id., Bibliografia carpigiana, Carpi 1876; H. Semper, F. O. Schulze, W. Barth, Carpi, ein Fürstensitz der Renaissance, Dresda 1882. Sui monumenti e le opere d'arte, v.: Lettere e documenti interssanti la storia del Duomo e della collegiata di Carpi, Modena 1863; Guida artistica di Carpi compilata dalla Commissione di storia patria, Carpi 1875; A. Sammarini, L'antica pieve di Carpi. Memorie stor.-artist., in Mem. stor. e documenti sulla città e sull'antico principato di Carpi, IV (1886); id., Il duomo di Carpi, Modena 1894; P. Schubring, Das Grabdenkmal d. Marco Pio in Carpi, in Mitteil. d. kunsth. Instituts in Florenz. I (1908-11), pp. 15-21; P. Foresti, La cappella Pio nel castello comunale di C., in Boll. d'arte, VI (1912), pp. 303-22; A. Venturi, Storia dell'arte it., VII, ii, Milano 1913, p. 8 (per gli affreschi di G. del Sega in S. Nicolò); Min. della pubbl. istruzione, Elenco degli edifizî mon., XXVI, Roma 1920; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927 (v. l'indice).

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