CARPO

Enciclopedia Italiana (1931)

CARPO (lat. carpus; fr. carpe; sp. carpo; ted. Handwurzel; ingl. wrist)

Dante BERTELLI
Riccardo DALLA VEDOVA

Segmento della mano fra l'estremità inferiore dell'antibraccio e il metacarpo. Lo scheletro è formato da due file di quattro ossa corte, irregolarmente cuboidi, di tessuto spugnoso coperto da un sottile strato compatto. Le ossa prossimali dall'esterno all'interno sono: il navicolare (scafoide), il semilunare, il piramidale e il pisiforme; le ossa distali sono: il trapezio, il trapezoide, il grande osso (capitato) e l'uncinato.

Il carpo nel suo insieme ha forma irregolarmente ellíttica con l'asse maggiore trasversale. La faccia palmare è scavata in forma di doccia longitudinale dal solco del carpo, per il quale passano i tendini dei muscolì flessori, vasi sanguiferi, linfatici e nervi. La faccia dorsale è convessa e su di essa decorrono i tendini dei muscoli estensori, vasi sanguiferi, linfatici e nervi. Il margine superiore si articola con l'estremità inferiore del radio e con il menisco dell'articolazione del carpo (legamento triangolare), il margine inferiore con il metacarpo.

Il carpo è sede di alterazioni morfologiche trascurabili nella mano torta congenita: deformità infrequente e la cui patogenesi si accentra piuttosto nello scheletro antibrachiale.

Attorno al carpo, ma specialmente nel suo lato dorsale, si manifestano con discreta frequenza, nell'età funzionalmente più attiva, i gangli: formazioni cistiche, a contenuto gelatinoso, abitualmente comunicanti con la sierosa articolare o più di rado in rapporto con la sinoviale d'uno dei tendini.

Le guaine tendinee del carpo vanno soggette a infiammazioni (acute o croniche) e a tumori, che acquistano importanza varia a seconda della loro natura, della loro sede e della loro estensione.

Conseguenze funzionali sempre notevoli hanno i processi infiammatorî acuti o cronici, che colpiscono il carpo nelle sue articolazioni o nelle sue ossa. Fra i primi, il processo infettivo riconosce di frequente come causa il diplococco di Neisser; fra i secondi, la tubercolosi suol essere in causa, iniziandosi spesso in sede ossea. Con differente durata di decorso, tanto l'una che l'altra sinovite sogliono condurre all'anchilosi, nell'atteggiamento della mano che è stato consentito durante l'evoluzione del processo. Complica spesso la osteo-sinovite tubercolare del carpo nella sua evoluzione (tanto se l'invasione ossea sia stata primitiva che secondaria) lo sconfinamento del processo verso la superficie, con formazione di ascessi freddi e fistolizzazione, oppure quello verso il metacarpo e verso l'antibraccio.

Ma particolare attenzione da parte del medico nella patologia del carpo vuole essere richiamata sulle lesioni violente. Le nostre conoscenze in merito si sono sviluppate soltanto dopo l'utilizzazione dei raggi Röntgen a scopo dianostico; infatti prima le lesioni o passavano inosservate o più di frequente venivano interpretate erroneamente quali semplici distorsioni, tanto che era sorta la convinzione, e non solamente nel volgo, che le distorsioni del polso fossero spesso susseguite da debilitazioni più gravi che non le stesse fratture. Fra le lesioni violente tipiche del carpo mantengono il primato la frattura dello scafoide e la lussazione perilunare.

Lo scafoide che partecipa ad ambedue le articolazioni (radio-carpica e medio-carpica) fra tutte le ossicine carpali è il più esposto a sollecitazioni nei movimenti articolari; ed è particolarmente soggetto a traumatismi, restando compresso fra l'epifisi radiale e il blocco costituito dai carpali e i metacarpali. Esso può andare soggetto a fratture da causa diretta e a fratture da causa indiretta; queste ultime sono le più frequenti e possono interessarne il corpo o la tuberosità; riconoscono tre meccanismi diversi. o lo strappamento o la compressione o la flessione. Le fratture del corpo dello scafoide evolvono di frequente in pseudo-artrosi.

Può essere sospettata l'esistenza della frattura nella constatata enfiagione circoscritta o prevalente nel lato radiale del polso con scomparsa della fossetta della tabacchiera anatomica, specialmente quando sia possibile constatare un dolore circoscritto, destato dalla pressione profonda nella tabacchiera stessa ed esista limitazione dei movimenti della mano verso il dorso e il lato radiale, senza che siano rilevabili alterazioni nel rapporto delle apofisi stiloidi del radio e dell'ulna; ma la diagnosi di certezza può esser fatta solo con la radiografia. L'allontanamento chirurgico dei frammenti trova sempre più numerosi sostenitori.

Mentre la frattura più frequente dei carpali colpisce lo scafoide, la lussazione più frequente è quella perilunare (che può accompagnarsi con frattura di una o di ambedue le apofisi stiloidi, o con frattura dello scafoide). È una lussazione dorsale della mano nella radio-carpica con permanenza dei rapporti fra il radio e il semilunare; ma quest'ultimo è ruotato sul suo asse trasversale (di solito secondariamente). La deformità (a dorso di forchetta o con sporgenza volare), l'accorciamento del carpo, l'aumento del suo diametro antero-posteriore, l'atteggiamento fisso della mano in iperestensione dorsale, con le dita irrigidite in semiflessione e con disturbi da stimolo del nervo mediano e talora dell'ulnare, costituiscono un complesso sintomatico che consente di solito di stabilire la diagnosi: questa trova controllo nella radiografia (specialmente importante la proiezione laterale). La riduzione incruenta di questa lussazione offre notevoli difficoltà, tanto che spesso si è dovuto ricorrere alla riduzione cruenta del semilunare, e qualche volta all'estirpazione di quest'osso per riportare il carpo nei suoi rapporti col radio.

Le altre fratture delle ossa del carpo (frattura del semilunare, del piramidale, del pisiforme, dell'uncinato, del capitato, del trapezoide e del trapezio) e le lussazioni della radio-carpica, dell'intercarpea, della carpo-metacarpica, come pure quelle isolate dello scafoide, del pisiforme, tlell'uncinato, nel capitato, del trapezoide e del trapezio sono state tutte constatate nella clinica come possibili, ma rappresentano eventualità rare e possono essere considerate lesioni traumatiche atipiche.

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